Pelio si sporse per scrutare le acque scure del lago sotto di loro, poi richiuse il portello del boccaporto con un colpo rabbioso e tornò al proprio sedile. — Portaci fuori di qui, Bre’en. Subito!
Il diplomatico dovette scorgere nei suoi occhi un’insospettata luce omicida, perché obbedì all’istante.
Il principe sembrò notarlo appena. — Tru’ud deve essersi teletrasportato in un’altra parte del lago nel momento stesso in cui ha toccato l’acqua. Era impossibile riuscire a riprenderlo. Adesso siamo proprio sistemati. L’esercito scoprirà nel giro di pochi minuti che il re ci è sfuggito e il fatto di avere Bre’en come ostaggio non servirà a nulla. Hai sentito, Bre’en? Morirai con noi, a meno che tu non riesca a tenerci lontano dalle altre navi.
Per un attimo il diplomatico non rispose. Nel frattempo, anche il nuovo lago di transito incominciò a riempirsi di imbarcazioni dell’esercito.
— Hai proprio ragione, principe Pelio — disse infine Bre’en. — I tuoi crimini sono così grandi che il mio re sarà senz’altro disposto a pagare qualunque prezzo, pur di punirti. — Il suo sguardo si rivolse ad Ajao e Yoninne. — Ma voi due siete solo dei complici, e la collaborazione che potreste offrirci è ancora molto gradita. Non vedete che la situazione è tutta in vostro favore? Avete anche le armi, no? Consegnate il ragazzo, e arrendetevi. Non vi sarà fatto alcun male.
Pelio si girò verso la ragazza, ma non disse nulla. Con ogni probabilità le promesse di Bre’en sono bugie, pensò Leg-Wot, ma quale scelta abbiamo?… — No! — esclamò in tono deciso, senza nemmeno controllare che Ajao fosse d’accordo. Non era disposta a tradire Pelio un’altra volta. — Continua a rengare questa barca a nord, uomo delle Nevi.
Bre’en la fissò con espressione minacciosa, ma obbedì. Il lago successivo era più o meno identico a quelli che lo avevano preceduto, un’oasi nel deserto all’alba. Qualche secondo più tardi, le navi dell’esercito piombarono nell’acqua attorno a loro. Pelio guardò Yoninne con quell’espressione speciale che lei aveva tanto rimpianto dopo la loro ultima discussione a Grechper.
— Che cosa faremo, Ionina? Gli unici posti in cui Bre’en può portarci sono sotto il controllo di Tru’ud. Dovunque andiamo ci affonderanno.
Prima che lei potesse rispondere il silenzio mattutino fu spezzato dal rumore di uno schianto sul lato orientale dello scafo. Dal punto d’impatto scaturì un tuono che andò a perdersi nel cielo, le schegge si dispersero tutt’intorno e Samadhom guaì di dolore. Yoninne ruotò sul sedile, per guardare meglio. Sembrava che qualche oggetto dalla sagoma ottusa fosse piombato contro la parte superiore della nave, producendo un foro irregolare. Oltre il quarzo scheggiato e il rivestimento di legno a brandelli, lei vide le navi nemiche a solo trenta metri di distanza. Gli uomini del Re delle Nevi rengavano aria da mezzo mondo di distanza e la scagliavano contro la loro barca a una velocità di centinaia di metti al secondo. Nell’arco di solo due secondi gli attaccanti colpirono altre tre volte, aprendo una falla nello scafo che arrivava fino al livello dell’acqua. Poi Bre’en compì un altro salto e il mattino ritornò di nuovo immobile.
Samadhom! Leg-Wot si tese per guardare l’orso più da vicino. Da una delle spalle pelose sporgeva una scheggia di legno lunga dieci centimetri, e la pelliccia si stava lentamente macchiando di rosso. L’animale cercò di leccarsi la ferita e la guardò con i profondi occhi verdi contornati di bianco. Non doveva trattarsi di niente di grave, altrimenti Bre’en avrebbe già avuto tutto il tempo di ucciderli. Yoninne incominciò a slegare le cinghie, con l’intenzione di allontanare subito Samadhom dalla paratia semidistrutta, ma proprio in quel momento cinque navi nemiche piombarono sulle acque scure dell’oasi.
Due colonne di spruzzi, accompagnati dal caratteristico tuono, si alzarono di colpo sulla superficie del lago. Poi gli uomini del Re delle Nevi aggiustarono il tiro e i dardi di vento ultrasonico si abbatterono sulla piccola nave, producendo altri squarci nello scafo.
— Ci stanno usando dei riguardi — urlò Bre’en per sovrastare il rumore del bombardamento. In quel momento sembrava sofferente e spaventato, molto meno viscido del solito. — Potrebbero rengarci addosso intere tonnellate di acqua o di roccia.
— Salta, maledizione, salta! — gridò Leg-Wot in lingua natale, ma l’altro capì comunque il senso. Saltarono, e a lei parve di perdere momentaneamente l’equilibrio, mentre le cinghie la trattenevano. Erano saltati a est invece che a nord. Non si spostavano più per andare da qualche parte, ma solo per evitare il nemico. Fatica sprecata. Il nuovo lago era già occupato. La nave tremò sotto i colpi incessanti. Il ponte si inclinò verso le voragini che si aprivano sulla superficie dell’acqua.
— Siamo in trappola — disse Pelio, senza rivolgersi a nessuno in particolare. — Devono aver piazzato le loro navi in ogni lago di transito per molte leghe tutt’intorno. Continueranno a colpirci, qualunque direzione scegliamo. — Un altro schianto. Una serie di schegge di legno si alzò dal ponte e l’imbarcazione si inclinò di lato. Le navi nemiche incominciavano ad avvicinarsi, come se seguissero lo schema di una delicata operazione, pezzo per pezzo. Tutto sommato, sembrava proprio che intendessero salvare la vita di Bre’en. Yoninne vide il prigioniero compiere un altro tentativo per raggiungere la piastrina d’argento e sventolò il maser nella sua direzione. Se anche lui riusciva a fuggire, il nemico avrebbe lasciato perdere i riguardi.
E proprio allora, quando la nave incominciava già a sgretolarsi sotto di loro, il vecchio Bjault se ne uscì con una delle sue insensate domande. — Se non ho capito male, avete imparato a sengare questa parte di mondo quando eravate soldato? — disse, rivolto a Bre’en. Leg-Wot non seppe se ridere o imprecare. Possibile che il vecchio fosse impazzito fino al punto di non accorgersi che la fine avrebbe tardato ormai solo pochi secondi?
Per tutta risposta, il diplomatico grugnì. — Allora — continuò Ajao imperterrito — avrete senz’altro imparato a sengare anche angoli molto più sperduti di un lago di transito. Dovete conoscere ogni genere di nascondigli…
— Ma certo! — esclamò Pelio sopra gli scrosci di acqua e di vento. — I luoghi adatti alle imboscate o ai rifornimenti! Puoi portarci in almeno un centinaio di posti dove i soldati non ci troveranno per ore.
Nella luce sempre più luminosa dell’alba, la faccia di Bre’en tradì un odio ormai impossibile da nascondere. — No! — protestò con voce stridula. C’è andato così vicino, pensò Yoninne. Stava per catturarci di nuovo, salvando anche la pelle. Rivolse la canna tozza del maser contro di lui e cercò di ignorare l’acqua che ormai le arrivava alle caviglie. — Ancora un altro salto, Bre’en. Portaci in qualche posto che nessuno visita più da molto tempo.
Il salto. Un gemito, simile al suono di una lacerazione si sprigionò dal ventre della nave. Il ponte si squarciò nel mezzo e Yoninne si trovò a fissare in alto il cielo e in basso la superficie dell’acqua. Attorno a lei, tavolati e pezzi di legno volavano in ogni direzione. Alla fine, tutto si placò e lei rimase a testa in giù, semisospesa alle cinture del sedile. Dondolò per un attimo dolcemente avanti e indietro. Il silenzio era rotto solo da un debole sgocciolio alle sue spalle. Dal terreno acquitrinoso a un metro dalla sua testa, un arbusto protendeva le dita rigide e scheletriche fino a pochi centimetri dal suo viso, portando con sé un odore di melma e di sostanze in putrefazione.
Читать дальше