C’erano nove di quelle Cose. Thomas aveva imparato a pensare ad esse come a delle Cose negli ultimi istanti in cui aveva lanciato la sua sfida, ritornando alla ragione. Ma cos’erano in realtà, qual era la loro forma?
Uomini. Uomini visti dall’altra parte. Forse da dietro? Sì, come il rovescio di un ricamo, lo stesso disegno, ma rozzo e deformato. Quelle Cose erano la deformazione dell’umanità.
Ce n’erano nove, raccolte in quel luogo, in gruppi di tre intorno a un ampio tavolo da conferenze. Erano uomini, ma con mille particolari sbagliati. Orecchi umani ma con qualcosa di suino; nasi simili a musi, e tuttavia né troppo larghi, né malformati, semplicemente mal disegnati; occhi fatti come quelli umani, e tuttavia chi guardava da quelle orbite non era umano. Non erano uomini, anche se Thomas era sicuro di averne conosciuto qualcuno nelle vesti di un uomo. Erano Programmati. Cose.
— Buona sera, mie brave macchine — disse Thomas, sedendosi spavaldamente a capotavola, anche se non era quello il posto che gli indicavano.
— Non lì! — urlò uno di quelli che Thomas aveva conosciuto nelle vesti di un uomo. — Quello è riservato al Sacro Ouden!
— è qui che intendo sedermi! — E Thomas si sistemò. — Ah, un giorno dissi a Paul che avrei dovuto scoprire da solo il nome del vero Re di Astrobia. Ecco, ora lo so: è lo stesso Ouden! Lasciamo che il Vecchio Nulla si trovi un altro posto. Non ho intenzione di scomodarmi per un qualsiasi pezzo di latta. E quelle specie di trampolieri, là fuori, appartengono al vostro stesso partito? Siete voi che li controllate? Siete stati voi ad attirarmi in quel vicolo cieco?
— Naturalmente — disse uno di loro, con voce troppo soave per essere umana. — Io sono Boggle e questi due che formano con me una trinità creativa sono Skybol e Swampers. La nostra specialità è la regressione.
— Siete degli sciacalli — ribatté Thomas, e quei tre, infatti, erano molto simili a sciacalli. Uno sciacallo che abbia assunto un aspetto umano si distingue per il pelo fitto e la forma delle orecchie. E tuttavia il loro aspetto era tipicamente umano, anche se erano molto più estranei, per l’uomo, di tre sciacalli autentici.
Tre serpenti cominciarono a muoversi nella mente di Thomas. I serpenti reagivano in simpatia con le tre Cose, dovevano essere le loro estensioni.
— Regredite, allora — ripeté Thomas. — Andate a scavare le vostre tane nella testa di qualcun altro!
— Io sono Northprophet — disse il capo del secondo gruppo. — I miei compagni, qui, sono Knobnoster e Beebonnet, e la nostra specialità è l’astinenza.
— Siete dei cani — imprecò Thomas, e tutt’e tre avevano infatti qualcosa che ricordava il cane. Era singolare come queste creature si manifestassero su tre livelli, umano, animale e meccanico. E Thomas intuì che c’era anche un quarto livello, comune a tutti loro, quello spettrale.
Ah, questo Northprophet era stato candidato alla Presidenza di Astrobia. L’avevano scambiato per un uomo, ma poi era arrivato il momento in cui non gli era stato più possibile farsi passare per un uomo. Era troppo diverso. I Programmati lo avevano costruito proprio per la carica di Presidente. Era stato disegnato con grande perizia. Sarebbe stato un perfetto Presidente del Mondo, dal punto di vista dei Programmati.
Altri tre serpenti si agitarono nella mente di Thomas, e uno dei tre era enorme. Questo Northprophet era uno dei grandi, fra quelli della sua razza.
— Sbrigatevi a far tintinnare i vostri sonagli, Cose! — esclamò Thomas, rudemente. — Il mio tempo è limitato, e così pure la mia vita. E la vostra compagnia non mi è particolarmente gradita.
— Io sono Pottscamp — disse il capo del terzo gruppo. Ed era, naturalmente, la vecchia conoscenza di Thomas, che l’aveva visto come un uomo, il quarto dei Tre Grandi. Ma adesso aveva un aspetto molto diverso, l’aspetto che le cose assumono in un incubo. E Thomas dovette pensare a lui in maniera diversa, ora che non era più un amico, ora che non era più un umano, bensì un Programmato, e che aveva un Serpente mentale come estensione e come demone al suo servizio.
— I miei compagni, qui, sono Holygee e Gandy — disse Pottscamp, — e la nostra specialità è l’estrapolazione.
— Siete lupi feroci — rinfacciò loro Thomas. — Ululate più forte di quanto si possa udire, in una brughiera più desolata di quante se ne possano trovare in questo mondo. Va bene, allora estrapolate pure, miei cari nove, accidenti a voi! Regredite! Astenetevi! Voi siete nove, e non sono forse le vostre estensioni quei nove serpenti che si annidano nella mia mente?
— Naturalmente, Thomas — disse Pottscamp. — Tu sei la nostra missione. Nessun altro uomo ha mai avuto tanti e importanti… ah, serpenti. Questa è la conversazione che ti avevo promesso, Thomas. Ti avevo detto che tengo già i Tre Grandi dentro il mio stomaco. Essi discutono per decidere chi di loro sia il burattinaio, e chi i burattini, ma io sono il teatro dove essi danno il loro piccolo spettacolo. Ti avevo promesso che avresti visto il rovescio del ricamo, l’altro lato, quello autentico. È un mondo che ha molto più significato di quello al quale sei abituato.
— Sembra avere un disegno molto strano, Pottscamp — osservò Thomas. — Pullula di serpenti, non è vero?
— Niente affatto, Thomas. Visti dal lato giusto non sono serpenti, ma bende regali piegate in mistiche curve. Thomas, è solo a causa della nostra antica amicizia che tu oggi ti trovi qui. E devo dire che la tua è una delle menti più interessanti in cui mi sia mai annidato. Gli altri si proponevano di eliminarti immediatamente e di sostituirti con una replica, che naturalmente sarebbe stata dei nostri.
— Questo è impossibile, Pottscamp. Sono invisibile in Replica.
— La replica che avevamo in mente per te sarebbe stata visibile. E l’avremmo fatta più simile a te di quanto non sia tu stesso. E si sarebbe comportata esattamente come te, ma senza le tue momentanee ribellioni.
— Avanti, Pottscamp, fammi vedere quest’altro lato del ricamo, dal momento che sono qui e devo ascoltare. Tu estrapoli, non è vero? E allora, fallo.
— Siamo noi stessi l’estrapolazione dell’umanità — l’interruppe Northprophet, che in quella gerarchia sembrava superiore allo stesso Pottscamp. — Ti diremo come stanno le cose, Thomas, dal momento che non puoi far nulla. Confesso che in noi è stato programmato un certo atteggiamento teatrale, e che ci piace godere dei nostri successi. Tu non potrai servirti in alcun modo di quanto sentirai ora. Ma, allo stesso modo, noi non siamo in grado di cancellarti. Questa è la vera ragione per cui non l’abbiamo ancora fatto. Sappiamo che la tua vita è in qualche modo protetta, e che è impossibile ucciderti finché la tua ora non sia giunta. Tuttavia, potremmo facilmente nasconderti e mettere un altro al tuo posto. E ci sarebbe anche possibile tagliarti a pezzi in modo orribile, fino a farti quasi morire. Potremmo farti diventare una specie di vegetale, un vegetale che soffre, ma tu non moriresti fino al momento fissato per te dal destino.
— Anche i Programmati sono pazzi come gli uomini, che credono nel destino? — domandò Thomas. Vedere senza luce da occhi altrui era un po’ come vedere sott’acqua. Era come vedere sullo stesso piano la superficie e la profondità. Si poteva vedere, ma senza capirlo, sia il funzionamento interiore di queste entità, sia l’orrore alla superficie; s’intravedeva confusamente l’essenza di Northprophet, quella che ululava come un cane, e di Pottscamp, quella del lupo feroce. Dentro di essi c’erano spettri con sembianza di animale, e percependoli attraverso le estensioni dei loro stessi occhi si vedeva questa essenza spettrale. — Pensavo che voi Programmati foste soltanto degli interessanti giocattoli. Ora scopro che siete dei giocattoli contorti, ma tuttavia siete ancora Cose. Ritornate nelle vostre scatole, non siete altro che dei babau, degli spauracchi, dei fantocci a molla!
Читать дальше