— A volte essere pazzi è una cosa bellissima — mormorò lui. — Dovremo riparlarne.
— Sì… — disse la ragazza.
Poi Davis comunicò le coordinate perché le macchine fotografiche venissero puntate nella giusta direzione. Il bolide avrebbe dovuto arrivare seguendo un angolo di trecentocinquanta gradi, da nord a sud. Il punto di caduta previsto era poco oltre la posizione del panfilo, ma poteva variare leggermente da est a ovest. Morton aveva bisogno di quante più fotografie fosse possibile e nelle quali si vedessero le stelle.
A un tratto dall’aria venne un rombo continuo, e poco dopo si videro le luci di alcuni aerei. Sembravano stelle in movimento. Nick tornò di corsa sul ponte. — Gli apparecchi ci hanno chiamato — riferì. — Hanno l’ordine di osservare qualunque fenomeno insolito che si verifichi tra le ventuno e le ventiquattro, ora di Manila. Traducendo in linguaggio comune ne risulta che il governo delle Filippine li ha spediti a dare un’occhiata.
— Bene — brontolò Davis. E dopo aver guardato il cronometro aggiunse: — Adesso sono le nove e cinque.
La prua dell’“ Esperance ” si alzava e si abbassava seguendo i movimenti delle onde, e sotto la cupola nera spruzzata di stelle risuonava ininterrotto il rombo degli aerei che sorvolavano la zona. I minuti passarono, lentissimi. Alle nove, dodici primi, ventidue secondi, nel cielo, in direzione nord, apparve una luce, che andò aumentando d’intensità. Raggiunto il massimo splendore cominciò a diminuire. Ma dopo alcuni secondi riprese vigore.
Terry si trovò a guardare nel riquadro della macchina fotografica quasi senza rendersene conto. Scattò una fotografia e girò la pellicola, scattò ancora e ancora azionò la levetta.
La luce diventò ancora più fulgida, tanto da permettere di vedere le connessure nell’impianto del ponte dell’“ Esperance ”. Dopo un’altra vampata ancora più splendente la luminosità del bolide parve stabilizzarsi di nuovo. “Missile a più stadi?” pensò Terry. Infine la luce incandescente lasciò il posto a una luminosità rosso cupo. Terry puntò ancora la macchina fotografica e azionò il grilletto. La luce passò sopra lo yacht e finì nel mare, due miglia dietro l’“ Esperance ”. Pochi secondi dopo le onde d’urto causate dall’impatto si infransero contro le fiancate del panfilo mentre dal mare si levava una nuvola di vapore.
Poi più niente tranne il ronzìo degli aerei che sorvolavano l’oceano. Infine un rumore di tuono che rotolò lontano in direzione nord: il rombo del bolide in corsa che arrivava quando il corpo che l’aveva prodotto era sparito in mare.
A bordo dello yacht erano ammutoliti tutti. Nick fece una corsa giù in cabina e risalì poco dopo.
— Gli aerei riferiscono di aver notato il fenomeno — disse. — Domandano se devono continuare a sorvolare la zona nel caso che succeda qualcos’altro.
— Niente in programma per il momento — rispose Davis, in tono ironico.
— Avvertili che lo spettacolo è finito. Lo yacht riprese il suo viaggio e Davis scese in cabina radio per mettersi in contatto con Morton.
Terry e Deirdre cercarono un angolo tranquillo dove poter chiacchierare indisturbati. Fu un discorso molto importante il loro, ma non aveva niente a che fare né con pesci né con meteoriti né con oggetti strani di plastica. Fu comunque un colloquio soddisfacente per entrambi, almeno a giudicare dalle loro espressioni del mattino seguente quando il panfilo entrò nelle acque calme della laguna di Thrawn.
Nick fermò le macchine e l’“ Esperance ” accostò dolcemente al molo. Gli uomini della stazione-osservatorio erano tutti lì ad aspettarli, e il dottor Morton salì subito a bordo. Il suo umore era chiaramente pessimo.
— Un bel guaio — disse a Davis. — Ho previsto di nuovo con esattezza il punto di caduta del bolide! Ho dovuto usare un altro valore di rallentamento per far quadrare i calcoli, e adesso naturalmente mi vengono chieste spiegazioni! Come faccio a dire a Washington che conoscevo già il punto di caduta e che mi sono limitato a calcolare il tempo?
— Scendiamo a esaminare le foto, poi ne discuteremo — rispose Davis.
I due amici scomparvero sottocoperta. Terry aveva già visto le fotografie scattate la sera prima. Doug le aveva sviluppate e stampate con la massima cura variando i tempi di sviluppo e i liquidi per il fissaggio a seconda dell’esposizione dell’oggetto luminoso. In complesso c’erano una ventina di buone fotografie del bolide, da quando era comparso nel cielo fino al momento della sua caduta in mare. Doug aveva anche fatto qualche ingrandimento delle meglio riuscite. In quasi tutte il meteorite appariva un po’ confuso, effetto dovuto anche all’alone di luce che l’accompagnava. Una sola fotografia era quasi perfetta. Ed era la meno convincente di tutte. Vi si vedeva la parte anteriore di un oggetto conico rivolto con la punta in avanti. Nessuno avrebbe creduto che quello fosse un meteorite. Aveva troppo l’aria di essere stato costruito.
Sul ponte, Terry e Deirdre assistevano alle animate discussioni del personale dell’osservatorio. Dal loro punto di vista quello della notte prima era stato senz’altro l’avvenimento più sensazionale di tutta la storia. Informando il capitano Horta, Terry era riuscito a far sì che la faccenda dei bolidi si diffondesse sino ad arrivare ai membri più importanti del governo, i quali se n’erano interessati immediatamente, tant’è vero che dietro loro richiesta la portaerei americana aveva inviato sul posto alcuni apparecchi con ordini che erano rimasti incomprensibili finché il corpo misterioso non aveva fatto la sua comparsa all’orizzonte. A questo punto tutti gli equipaggi degli aerei avevano capito perché mai erano stati inviati nella zona. Chiaro perciò che il dottor Morton, il quale aveva previsto l’avvenimento, era l’uomo che ne sapeva più di tutti sui meteoriti. Le sue dichiarazioni avevano quindi acquistato un immenso valore, e tutta Thrawn partecipava al suo trionfo professionale. Comunque la notizia non sarebbe apparsa sui giornali.
A quanto pareva quelli dell’isola non si preoccupavano più dei pesci. Avevano ben altro a cui pensare, adesso! Il loro capo aveva calcolato esattamente il punto e il momento di caduta di una massa meteorica proveniente dallo spazio, e l’aveva fatto quando ancora il bolide si trovava a novemila metri di altezza. Un successo straordinario dal punto di vista tecnico-scientifico.
Infine Davis e Morton risalirono per sbarcare subito insieme con i quattro studenti. Terry e Deirdre restarono a bordo con il radiotelegrafista dell’osservatorio.
— Ci sarà un ricevimento, con champagne e discorsi — disse il marconista.
— Ci verrete?
— Certo — rispose Terry. — Prima però voglio fare una nuotata. Non abbiamo più avuto occasione di fare un bagno in mare dall’ultima volta che siamo stati qui.
— Torneremo in tempo per il ricevimento — assicurò Deirdre, e scese in cabina a cambiarsi.
Il radiotelegrafista fece un ultimo tentativo per interessare Terry alla preparazione degli eccezionali festeggiamenti, poi sbarcò anche lui. Terry lo accompagnò a riva per procurarsi il fuoribordo già usato la volta precedente.
Poco dopo la leggera imbarcazione si staccò dal fianco dell’“ Esperance ” e scivolò via sulle acque tranquille della laguna.
Dalla scogliera ancora invisibile arrivava il rombo della risacca, unico rumore che turbava la quiete. Le palme muovevano appena le grandi foglie sotto l’effetto di un lieve vento.
— Dove andiamo a nuotare? — chiese Deirdre. — La laguna è tutta bella. Un posto vale l’altro… Terry spense il motore.
— C’è un punto abbastanza profondo, quello dove ho arpionato quei pesci. Meglio non avvicinarci troppo — disse.
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