— Ritorneremo in quel punto e vedremo di fare qualcosa di buono — riprese Davis. Ma era alquanto imbarazzato. — Morton sostiene che in fondo è un’idiozia, e che se anche riuscissimo a scattare delle fotografie nessuno ci crederebbe.
Dal suo tono di voce mi è parso seriamente preoccupato. Mi ha persino chiesto se potevo ottenere che Manila mandasse un aereo per assistere alla caduta del bolide. Vedrò se mi sarà possibile. — Poi, sempre più impacciato, aggiunse: — Naturalmente nessuno mi darebbe retta se spiegassi per quale motivo voglio l’aereo. Dovrò dire che secondo me è il caso di tener d’occhio la zona perché potrebbe accadere qualcosa di insolito. In tal modo la mia richiesta non sembrerà tanto strana, perché il “Pelorus” deve aver riferito che da quelle parti succedono effettivamente cose strane.
Terry diede l’impressione di voler dire qualcosa, ma poi evidentemente ci ripensò.
— Stavate per parlare — osservò Deirdre quando Davis si fu allontanato. — Cosa vi è passato per la mente?
— Pensavo al capitano Horta — rispose Terry. — Un brav’uomo, ma senza la più pallida nozione scientifica. Gli esperti non crederebbero una parola di ciò che possiamo raccontare noi, ma se ne parlo con Horta e lo prego di riferirlo a qualcuno che come lui non se ne intende di scienza, sono sicuro che la nostra storia verrebbe ad avere il massimo credito. Ad ogni buon conto avremmo degli ottimi testimoni: nel caso in cui le previsioni di Morton si avverassero. E se Morton si sbagliasse… — Terry si strinse nelle spalle — be’, io non ho una reputazione di scienziato da salvare!
— Magnifico — approvò Deirdre. — Mi occupo subito del vostro progetto.
La ragazza scomparve nel boccaporto. Pochi minuti più tardi l’“ Esperance ” compiva un’ampia virata e invertiva la rotta puntando nella direzione da cui proveniva. Deirdre rimase assente per parecchio tempo. Tornò infine per dire a Terry che Nick, incollato alla trasmittente, si era messo in contatto con la portaerei di stanza a Manila, la quale a sua volta si era messa in contatto con la centrale di polizia della città, e che stavano cercando il capitano Horta perché lui potesse parlargli.
Era quasi il tramonto quando la voce di Horta risuonò nella cuffia che Terry si era infilato appena sceso nella cabina radio del panfilo.
— Vi devo chiedere un favore — cominciò Terry. — Vorrei che un certo numero di persone di Manila venissero informate che questa notte succederà qualcosa di straordinario in mare. Queste stesse persone verranno in seguito chiamate a testimoniare di essere state informate in precedenza di quello che stava per accadere. Potete farlo?
— C’è bisogno di domandarlo? — ribatté la voce del capitano. — Siamo amici, no? Allora qual è l’avvenimento e a chi lo devo dire?
— L’avvenimento è questo — rispose Terry. — Alle ventuno e dodici un meteorite cadrà in mare esattamente nel punto in cui “ La Rubia ” va a pescare quando torna stracarica di pesce… No, è meglio che non diciate così. Aspettate un attimo che vi do le coordinate.
Davis, seduto accanto a lui, scrisse su un foglietto i gradi di latitudine e di longitudine comunicatigli da Morton, e glieli passò. Terry lesse le cifre al microfono.
— Avete preso nota, capitano? — chiese poi.
— Certo — rispose Horta, tranquillo come sempre. — Farò in modo che anche gli altri si segnino i dati. A quanta gente lo devo dire? Oh, sentite, ho notizie per voi. Jimenez…
— State bene attento, capitano — lo interruppe Terry. — Dovete farlo sapere a tutti quelli che si sono occupati de “ La Rubia ”. Mi interessa che qualcuno provi una certa incredulità, in modo da essere tentato di controllare per poter poi cantare vittoria su coloro che si sono dimostrati troppo creduloni.
— Ma allora la faccenda diventa complicata! — ribatté Horta. — Volete ripetere, per favore?
— Alle ventuno e dodici di questa sera — ripeté Terry lentamente, — una specie di stella cadente precipiterà nel mare nella posizione esatta che vi ho comunicato prima, e cioè nel punto in cui va a pescare “ La Rubia ”.
— Una stella cadente? — chiese Horta. — Ma come si fa a sapere dove cadono, quelle?
— Per questa volta lo si sa. E lo sapete anche voi perché ve l’ho detto io. Allora, vi impegnate a farlo sapere a un certo numero di persone?
— È una pazzia, ma lo farò, ve lo prometto — rispose Horta. La comunicazione finì, senza che Horta, un po’ focoso, potesse terminare il suo discorso a proposito di Jimenez.
Al tramonto Doug preparò le macchine fotografiche, e tenne una vera e propria lezione dal ponte dell’“ Esperance ”, spiegando a tutti come dovevano puntare l’obiettivo, e in che modo bisognava impugnare la macchina, e qual era la levetta da schiacciare per far girare la pellicola. Lo preoccupava il fatto di non sapere quale fosse la luminosità dell’oggetto, perché senza quel dato non gli era possibile regolare l’apertura dell’obiettivo né stabilire quali flash usare. Un’altra preoccupazione gli veniva dalla velocità del bolide da fotografare. Comunque risolse il problema mettendo il fuoco all’infinito e fissando lo scatto a un centesimo di secondo.
Arrivarono finalmente nel punto in cui il ‘“Pelorus” aveva immerso il batiscafo. Il battello non c’era più. Il suo equipaggio doveva essere rimasto sconvolto dalla distruzione del preziosissimo apparecchio di profondità il cui prezzo superava di gran lunga il costo di qualsiasi altra attrezzatura per ricerche oceanografiche. Chissà in che modo avrebbero giustificato la perdita?
Lo yacht si diresse nel punto esatto in cui al mattino si era fermata la nave-laboratorio. Deirdre servì il pranzo sul ponte. Appena calato il sole il cielo si riempì di stelle eccezionalmente scintillanti. Tony portò su la chitarra e a bordo dell’“ Esperance ” esplose un’allegria contagiosa, dovuta più che altro alla tensione nervosa, e in parte all’idea che i nove decimi almeno dell’umanità li avrebbero davvero considerati pazzi se avessero anche solo lontanamente sospettato quali erano i loro progetti per quella sera.
Affascinante, però, l’appuntamento con una stella cadente. Appuntamento al quale si erano recati per un atto di cortesia professionale “di matti verso altri matti” pensava Terry.
Così, a bordo dell’“ Esperance ” si chiacchierava, si suonava e si cantava. Qualcuno accennò persino a ballare.
Infine Nick tornò giù dalla sua radio, pronto a ricevere qualsiasi chiamata. Doug ricontrollò per l’ennesima volta le macchine fotografiche.
Dopo un certo tempo Nick si sporse dall’oblò. — Il dottor Morton continua a tempestarci di chiamate — gridò. — Il bolide ha compiuto quattro giri orbitali, e al prossimo dovrebbe penetrare nell’atmosfera. Il dottor Morton dice che la caduta avrà luogo alle ventuno, dodici minuti e diciassette secondi. Gli ho detto che siamo pronti.
La testa del giovane scomparve. — Non dimenticate — disse ansiosamente Doug. — Una volta inquadrato l’oggetto nell’obiettivo, non lo perdete di vista. E siate pronti a premere la levetta per girare la pellicola!
Terry provò a impugnare la sua macchina fotografica: pareva proprio un fucile. E di colpo non credette più a niente: le ricerche dell’“ Esperance ”, i fenomeni osservati, le ipotesi fatte. Era pura pazzia! Provò una forte irritazione contro se stesso per essersi impegolato in una faccenda così ridicola!
Deirdre gli si accostò, e si protese a sussurrare: — Terry, ho appena avuto un attacco di buon senso! Cosa stiamo facendo qui? Dobbiamo essere impazziti!
Il giovane le strinse una mano, e il lieve contatto gli diede una sensazione straordinaria.
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