Murray Leinster - L'incubo sul fondo

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I romanzi di Wiliam F. Jenkins, alias Murray Leinster, promettono fin dal titolo fantascienza, tutta fantascienza, niente altro che fantascienza. E chi ne ha letto anche uno solo (dei diciotto pubblicati in Urania dal n. 1 a oggi) sa che cosa significa per questo scrittore mantenere una promessa così allettante. Leinster non si ingombra di alti significati filosofici, non teorizza, non predica, non profetizza, non si impegna per nessuna buona o cattiva causa presente o futura. Leinster va dritto al suo scopo, che è di sbattere subito e con tutta naturalezza i suoi personaggi nella più fantastica, mostruosa, allucinante delle situazioni, per poi lasciarli lì a sbrogliarsi realisticamente da soli contro, per esempio, la cieca violenza di un nemico alieno che si annida nel fondo del Pacifico…

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— Sparate! — gridò Terry. — Sparate!

Nick e Jug fecero fuoco contemporaneamente. I proiettili colpirono il bersaglio ed esplosero con una detonazione appena percettibile. Il fuoco dei bazooka penetrò nelle carni della creatura mostruosa, e i tentacoli flagellarono l’acqua all’impazzata. Pareva che nella sua furia la bestia volesse distruggere l’intero universo.

I bazooka spararono ancora.

La battaglia si concluse all’ottavo colpo. Il corpo enorme si afflosciò, e il becco corneo smise di battere ritmicamente come se stesse sbranando il mondo. Solo i tentacoli armati di ventose continuarono a battere l’acqua ancora per qualche secondo. E anche quando smisero di levarsi nell’aria, continuarono ad essere scossi da tremiti convulsi. Poi, finalmente, la vita abbandonò l’essere mostruoso.

Soltanto allora gli uomini osarono accostarsi. Il corpo vero e proprio del polipo misurava un metro e mezzo di lunghezza. I maggiori esemplari catturati raggiungevano a mala pena i sessanta centimetri. Lo stesso Architeuthis Princeps, di tipo affine, arrivava a un metro e mezzo, ma compresi i tentacoli. Quello, invece, con i due tentacoli più lunghi, superava i dieci metri. Non era certo una creatura della laguna. Eppure si trovava lì.

Era quasi il tramonto quando gli ultimi palpiti della enorme massa di carne viscida si quietarono.

Terry non aveva nessuna voglia di cenare e restò a camminare su e giù per la veranda della stazione-osservatorio. Dall’interno veniva un rumore di voci e di piatti smossi. Fuori, la notte era calda e piena di stelle. Dalla scogliera giungeva fin lì il battere della risacca.

Deirdre uscì sulla veranda e gli andò accanto. Lo baciò.

— Ti fa ancora male la gamba? — gli chiese.

— Non lo so. Sono troppo occupato a pensare ad altro — rispose. — Due cose, soprattutto.

— Dimmene almeno una — invitò Deirdre, sorridendo.

— Vorrei sposarmi presto — rispose Terry.

— Davvero? E con chi?

— Dovresti averlo capito, ormai. Ma prima devo procurarmi un lavoro. Penso di ricominciare con le “ especialidades electronicas y fisicas ”, e allora…

— E l’altra cosa, quale sarebbe? — volle sapere Deirdre.

— Il mostro.

— Ormai l’avete eliminato! — esclamò Deirdre.

— Non sto pensando al polipo ucciso poco fa — spiegò Terry, — sto pensando a chi l’ha mandato qui nella laguna. Vorrei conoscere le sue intenzioni.

— Sei già riuscito a scoprire più di chiunque altro! Perché non ti riposi un po’, adesso? — protestò Deirdre.

— Non basta ciò che è stato fatto. Noi abbiamo appena smosso le acque. La creatura o le creature di cui ci stiamo interessando, hanno escogitato la storia dei pesci per avere informazioni sugli uomini: questo ormai è stabilito. E non dimenticare che uno dei banchi di schiuma ha inghiottito un battello completo di equipaggio!

— Sì, ma…

— Successivamente, noi abbiamo mandato giù la draga: e questo era un chiaro indizio di curiosità da parte nostra. In seguito, nello stesso punto è stato calato il batiscafo. Per scoraggiare le nostre ricerche, o per autodifesa, non so, la cosa ha distrutto l’apparecchio.

— La cosa, o “le cose”, Terry.

— Le cose, credo che sia più esatto — rispose Terry. — Eliminare i loro pesci-spia è stato un atto di insolenza da parte nostra, immagino. Il ronzìo all’ingresso della laguna ha taciuto per due giorni, e poi ha ripreso, e qui è arrivato quel polipo gigantesco. L’hanno mandato pensando che sapesse come difendersi da noi. Ma noi l’abbiamo ucciso. Ora che cosa affiorerà dagli abissi?

— Qualunque cosa ci mandino, saremo pronti a riceverla — commentò Deirdre, freddamente.

— Può darsi — mormorò Terry. — Un giorno tuo padre mi ha accennato a un apparecchio per studiare il profilo del fondo oceanico. Con qualche lieve variante quello strumento potrebbe esserci molto utile. Mi piacerebbe parlarne con i tecnici elettronici di questa stazione.

Dalla sala da pranzo venne un rumore di sedie mosse, e la gente cominciò a uscire, chiacchierando animatamente. Quel giorno a Thrawn non mancavano certo gli argomenti di conversazione.

Terry cercò gli specialisti in elettronica e spiegò loro le caratteristiche dell’apparecchio che gli serviva, informandosi se per caso qualcosa di simile non facesse già parte dell’attrezzatura dell’isola. Il suo funzionamento base era, in poche parole, lo stesso di un normale sonar, strumento che in Marina era già usato da parecchio tempo, solo che questo doveva anche essere munito di uno speciale congegno per trasformare in vibrazioni la carica elettrica che lo faceva funzionare. Vibrazioni che a un certo punto potevano diventare mortali.

Ne nacque una lunga discussione di carattere tecnico. Poi tre uomini accompagnarono il giovane nell’officina dell’isola, e insieme si misero al lavoro.

Tre ore più tardi un battello sconosciuto fece il suo ingresso in laguna. Era uno scafo piccolo e tozzo, con alberi bassi e bome massicce. Il rumore dei suoi motori Diesel copriva il rombo della risacca. Mentre entrava in laguna azionò un riflettore: il raggio illuminò il molo dove era attraccato l’“ Esperance ”.

Alcuni uomini della stazione corsero incontro al peschereccio che stava accostando.

Il capitano del battello, un tipo piccolo e tarchiato, si agitava sul ponte, sbraitando. Era chiaramente furibondo e voleva sapere che cosa diavolo avevano combinato “los americanos” per ostacolare la pesca de “ La Rubia ”. “Los americanos” volevano forse far morire di fame le mogli e i bambini dei poveri marinai de “ La Rubia ”? Lui avrebbe protestato presso le autorità filippine, avrebbe fatto conoscere a tutto il mondo di che cosa erano capaci “los americanos”! E urlava che bisognava immediatamente far tornare le cose com’erano prima!

Accanto a “ La Rubia ” un pesce balzò fuori dall’acqua tracciando una lieve scia luminosa. Anche gli spruzzi d’acqua che il pesce provocò ricadendo in mare erano fosforescenti. Il capitano del peschereccio smise di sbraitare per osservare la laguna. Anche sull’isola si accorsero che l’aspetto delle acque non era normale. Lievi bagliori azzurrognoli dicevano chiaramente che lì c’erano più pesci del solito: la laguna era improvvisamente diventata un’ottima zona di pesca. Certo bisognava fare attenzione per via delle rocce corallifere, ma…

Il capitano de “ La Rubia ” ricominciò a urlare. Il suo battello era andato come ogni volta nel posto in cui c’era tanto pesce, ma il giorno prima in quelle acque erano arrivati prima quello yacht e un’altra nave americana, e lui si era tenuto a distanza perché non voleva che “los americanos” scoprissero il suo segreto. Ma quando quegli altri due se n’erano andati, nella zona non c’era più pesce. Era scomparso anche quel ronzìo che sempre aveva accompagnato i buoni carichi de “ La Rubia ”. E adesso per le mogli e i bambini affamati dei suoi uomini non era rimasto niente! Adesso lui, capitano Saavedra, esigeva che loro ristabilissero le cose com’erano prima del loro intervento! “Los americanos!”

Davis avrebbe voluto dire qualcosa, ma il capitano “non smetteva di urlare e diventava sempre più teatrale nella sua collera.

Era inutile che “los americanos” negassero. Il ronzìo che accompagnava il pesce era sparito dall’oceano e adesso era nella laguna. E c’era anche il pesce, qui! “Los americanos” volevano tutto il pesce per sé! Ma i pesci sono di tutti, e soprattutto sono dei pescatori che hanno mogli e tanti bambini affamati! Quindi lui, capitano Saavedra, avrebbe pescato nella laguna, e voleva un po’ vedere chi glielo avrebbe impedito!

— Potete fare quello che volete — gridò in risposta Terry, che qualcuno era corso a chiamare perché rispondesse al capitano nella sua lingua, lo spagnolo: lingua che Terry parlava più correttamente degli altri. — Se volete vi metteremo in contatto con Manila, così potrete fare tutte le lagnanze che credete. Sono sicuro che gli altri pescherecci, i cui equipaggi con mogli e bambini sono già morti dì fame da un pezzo grazie a voi, saranno felicissimi di sapere finalmente dove va a pescare “ La Rubia ”! E soprattutto di sapere che questa volta non ha trovato pesce! Se invece volete pescare nella laguna, accomodatevi pure. Comunque, se volete ancora chiamare Manila, fatemelo sapere.

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