Durante la cena Davis annunciò, preoccupato: — Ho parlato con Manila. Il posamine che era alla fonda nel porto è salpato ieri. La portaerei si è messa in contatto con l’unità, e ci avverte che il posamine arriverà qui domani. Ho detto loro della schiuma, ma la cosa non li ha impressionati. Il polipo sì, ma la schiuma li ha lasciati del tutto indifferenti. Del resto non mi sono impegnato molto per convincerli! Il fatto è che mi risulta difficile convincere qualcuno di una cosa della quale nemmeno io sono pienamente convinto.
Poi il discorso si spostò su Giove e sui suoi probabili abitanti. — Perché parliamo esclusivamente di Giove? — intervenne a un tratto Deirdre. — Buona parte di Venere è sommersa dalle acque. Anche su quel pianeta potrebbe esistere una civiltà abissale. Alla discussione si unirono i quattro studenti, ma con prudenza, dato che questa volta si trovavano alla presenza di veri esperti. E venne la mezzanotte. Il mare aperto, al di là della scogliera, non presentava niente di insolito. La luna non era ancora comparsa.
Le due. A bordo dell’“ Esperance ” Davis e Terry non riuscivano a dormire per l’ansia.
Deirdre e gli studenti invece se ne andarono tranquillamente a letto.
— Ho la sensazione che quelle cose siano ormai arrivate in superficie — disse Davis, a disagio, — ma che stiano aspettando qualche condizione favorevole. Il polipo deve aver incontrato delle difficoltà ad entrare in laguna, e quelli probabilmente non vogliono correre rischi.
Terry scosse la testa. — Devono aver saputo della morte del loro polipo — osservò. — Forse adesso hanno mandato su qualche bestia adulta a fare da schermo mentre si preparano ad una resistenza assai più… resistente di quella del polipo. Potrebbero ricorrere alla schiuma, per esempio. Come sapete, un intero veliero è già stato inghiottito da un ammasso di schiuma, ed è scomparso di schianto come se fosse precipitato in un baratro apertosi improvvisamente nel mare.
— Lo so — mormorò Davis.
— Ma quelli della portaerei non mi hanno creduto quando l’ho detto.
Alle due e mezzo Davis e Terry risalirono sull’“ Esperance ” dopo essersi spinti sino all’estremità del molo per osservare più lontano. Da “ La Rubia ” venivano lievi rumori. Forse l’equipaggio stava finendo di sistemare il carico. Finalmente spuntò un quarto di luna che illuminò le acque tranquille.
Un po’ dopo le tre i Diesel del peschereccio si misero in moto e la sagoma scura del peschereccio scivolò verso l’imbocco della laguna. Terry imprecò fra i denti.
— Quell’imbecille di Saavedra! Gli avevo detto di non salpare senza avvertirci! Chissà che cosa c’è là fuori… Ma a lui preme di arrivare a Manila prima che il carico si deteriori!
Saltò sul molo e corse al fuoribordo. Davis si affrettò a seguirlo. Prima che lo raggiungesse Terry aveva già messo in moto e il padre di Deirdre fece appena in tempo a saltare dentro l’imbarcazione.
Il fuoribordo fendeva le onde lunghe della laguna lasciandosi dietro una scia luccicante.
Il rombo dei Diesel aumentò il ritmo. Probabilmente Saavedra riteneva di aver dato la meritata lezione agli “americanos” che avevano radunato tutto il pesce in quella maledetta laguna dove le reti andavano in pezzi. È vero che gli avevano dato tutto il grosso polipo molto pregiato, ma il fatto restava! Comunque da quel carico il capitano sperava di ricavare un guadagno senza precedenti. Quando vide il fuoribordo lanciato al suo inseguimento, Saavedra spinse i motori al massimo, e quando la piccola imbarcazione si affiancò al battello e Terry gli urlò di fermarsi e di tornare indietro lui sorrise soddisfatto e proseguì.
“ La Rubia ” arrivò all’imbocco che portava in mare aperto con il fuoribordo sempre affiancato, e Terry che gridava freneticamente. Ma il capitano Saavedra non ascoltava o forse non capiva. Le onde grosse dell’oceano sballottarono come un fuscello il piccolo scafo e Terry fu costretto a rallentare. “ La Rubia ” li distanziò in un attimo, diretta verso il mare aperto.
— Non ci ascoltano! — esclamò Davis angosciato. — A questo punto non resta che sperare che riescano a cavarsela!
Il fuoribordo si fermò e rimase lì, sballottato dalle onde. “ La Rubia ” accese le luci di posizione, e puntò verso sud. In breve il rumore dei suoi motori si perse e il battello rimpicciolì in lontananza.
Terry si voltò e vide l’“ Esperance ” che si avvicinava. Sul ponte si muovevano alcune sagome nere. Terry urlò un richiamo, da bordo gli risposero. Lo yacht fermò i motori mentre il piccolo scafo accostava. Poi Terry e Davis salirono a bordo e uno dei ragazzi si incaricò di assicurare il fuoribordo con una gomena.
— Non avevamo alcuna intenzione di addentrarci nella zona pericolosa — disse Terry, — ma, visto che siete venuti a prenderci, andiamo a dare un’occhiata per vedere se succede qualcosa. “ La Rubia ” prosegue…
Ma “ La Rubia ” non proseguì. Le luci colorate indicavano che il peschereccio aveva invertito la rotta. Poi tornò a virare di bordo, e il faro dell’albero maestro prese a ondeggiare. Il battello non avanzava più. Per qualche motivo il peschereccio si era fermato in mezzo all’oceano.
Nessuno sull’“ Esperance ” diede ordini, ma i motori cominciarono a pulsare. Lo yacht scattò in avanti. Terry mise in funzione il registratore e il potentissimo proiettore sonoro. Davis accese il riflettore. Due dei ragazzi imbracciarono i bazooka.
A un tratto dal ponte de “ La Rubia ” partì un razzo che si alzò nel cielo illuminando alberi e sartie. Anche a quella distanza si sentivano le urla dei marinai del peschereccio; si sentivano, nonostante il rumore delle onde e il frastuono dei motori dell’“ Esperance ”.
Il razzo percorse un arco e ricadde in mare. Immediatamente ne partì un secondo.
Il riflettore dell’“ Esperance ” spazzò il buio. Le urla continuavano. Un terzo razzo, mentre l’“ Esperance ” avanzava prendendo di fianco le pesanti ondate oceaniche.
Mezzo miglio. Un quarto di miglio. “ La Rubia ” rollava come in preda a una burrasca, e sul ponte l’equipaggio gridava disperato. Poi il peschereccio si piegò in avanti, e un mostro spaventoso, conico, luccicante, emerse a qualche metro appena dalla murata del battello. Gli enormi occhi della bestia luccicarono sotto il raggio del riflettore. Un tentacolo immenso si protese verso la poppa del peschereccio.
Un altro razzo illuminante partì dalla tolda de “ La Rubia ” e andò a cadere sulla pelle lucida del mostro che ebbe un sussulto. “ La Rubia ” venne scossa da prua a poppa come un giocattolo. Terry premette un pulsante e il proiettore sonoro entrò in azione. L’effetto fu istantaneo. Il mostro cominciò a tremare convulsamente. Era impressionante: due o tre volte più grosso di quello ucciso in laguna.
— I bazooka, presto! — urlò Terry.
I proiettili fiammeggianti partirono verso il polipo, e Davis lanciò una delle sue granate, mentre lo yacht puntava sul disgraziato peschereccio ormai a metà sommerso. La bomba a mano centrò bersaglio e nello stesso tempo le lingue di fuoco dei bazooka, capaci di penetrare l’acciaio, morsero la carne del polipo.
L’essere da incubo balzò dalle onde con il corpo dilaniato: orrore infame scaturito dagli abissi dell’oceano, spandendo intorno, ultima arma di difesa, il liquido nero di cui sono forniti tutti gli esseri di quella specie. E l’inchiostro era fosforescente.
La bestia ricadde in mare e le onde inondarono il ponte de “ La Rubia ” che quasi si capovolse. Il mostro lottava e si dibatteva in un parossismo di dolore.
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