Frederik Pohl - Gli antimercanti dello spazio

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Sono passati trent’anni da quando Frederik Pohl inventò quei
che Kingsiey Amis nelle sue
mise al disopra dello stesso
di Orwell. Fu allora che dagli uffici di Madison Avenue le grandi compagnie pubblicitarie assunsero il controllo della Terra, ma fecero lo sbaglio di mandare un’astronave sul pianeta Venere. Oggi Venere è il rifugio dei refrattari e dei ribelli, il simbolo dell’anti-pubblicità, la bandiera dei nemici della produzione e del consumo. I rapporti tra i due pianeti si fanno ogni giorno più difficili. La situazione insomma è così tesa, che Frederik Pohl ha sentito la necessità di scrivere un nuovo romanzo sullo scottante argomento. E l’ha scritto.

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Chiamai il cameriere, e gli mormorai qualcosa all’orecchio, mentre lei scambiava sorrisi e cenni della testa con dirigenti vari. — Mi dispiace di essermi intromesso nella questione di tua madre — dissi.

Lei alzò le spalle con aria assente. — Ho detto che la chiamerò. Non parliamone più. — Il suo viso si schiarì. — Come va il tuo lavoro? Ho sentito che il tuo nuovo progetto ha ottime prospettive.

Mi strinsi modestamente nelle spalle. — Ci vorrà ancora un po’ prima che possiamo dire se vale qualcosa.

— Sarà un successo, Tenn. Fino ad allora rimarrai nel ramo Religione?

Dissi: — Be’, sì, ormai me la cavo bene con quella. Credo che comincerò a seguire qualche altro corso, per accelerare la mia laurea.

Lei annuì, come se fosse d’accordo, ma disse: — Hai mai pensato di passare alla Politica?

Questo mi sorprese. — Politica?

Lei disse pensierosamente: — Non posso irti molto, per ora, ma potrebbe essere utile se cominciassi a metterci il naso.

Sentii un brivido corrermi lungo la schiena. Stava parlando del dopo ! — Perché no, Mitzi? Trasferirò la Religione al mio Numero Due domani stesso! E adesso… abbiamo la serata davanti a noi…

Lei scosse la testa. — Tu ce l’hai, Tenny. Io ho qualcos’altro da fare. — Vide la delusione sulla mia faccia. Sembrò dispiaciuta anche lei. Osservò il cameriere che portava la seconda ordinazione, poi disse: — Tenny, lo sai che ho un sacco di cose per la testa in questo momento…

— Capisco perfettamente, Mitzi!

— Credi davvero? — Ancora quell’espressione pensierosa. — Comunque, capisci che sono occupata. Però non so se capisci cosa sento per te.

— Del bene, spero!

— Del bene e del male, Tenny — disse lei tristemente. — Del bene e del male. Se avessi un po’ di buon senso…

Ma non mi disse cosa avrebbe fatto se avesse avuto un po’ di buon senso, e dal momento che sospettavo quello che poteva essere, lasciai la frase in sospeso. — Alla tua salute — disse, esaminando la nuova Mimosa come se fosse una medicina, prima di berla.

— Alla tua — dissi, sollevando il mio bicchiere. Non era una Mimosa. Non era neppure un Caffè Irlandese, anche se lo sembrava. In cima c’era il normale strato di Quasicrema montata, ma quello che c’era sotto era la cosa che avevo mandato il cameriere a prendere nel mio ufficio: un decilitro di Mokie-Koke pura.

5

La mattina seguente, per prima cosa, feci schioccare le dita. Dixmeister si materializzò istantaneamente sulla soglia, aspettando ordini o un invito a entrare e sedersi. Non gli diedi né gli uni né l’altro. — Dixmeister — dissi, — la Religione sta procedendo egregiamente adesso, perciò ho deciso di passarla a… come si chiama?…

— Wrocjek, signor Tarb?

— Appunto. Ho un paio di giorni liberi, così voglio mettere la Politica sul binario giusto.

Dixmeister si mosse a disagio. — Be’, in effetti, signor Tarb — disse, — da quando il vecchio signor Sarms se n’è è andato, mi sono occupato quasi sempre io della Politica.

— È proprio questo che dobbiamo raddrizzare, Dixmeister. Voglio che tutti i rapporti e i progetti vengano convogliati sul mio monitor per l’approvazione, e li voglio questo pomeriggio. No, fra un ora… no, pensandoci meglio, facciamolo subito.

Lui cominciò a balbettare: — Ma… ma… — Sapevo qual era il problema; c’erano almeno cinquanta memorie separate da esaminare, e prepararne un riassunto decente richiedeva almeno mezza giornata di lavoro. Ma di questo mi importava poco o niente.

— Datti da fare, Dixmeister — dissi con aria benevola, appoggiandomi allo schienale e chiudendo gli occhi. Ah, come mi sentivo bene.

Mi ero quasi dimenticato di essere un mokomane.

Dicono che la Mokie-Koke dopo un po’ comincia ad avere degli strani effetti sulle decisioni che uno prende. Non è che non si riesca a prendere decisioni. Non è neanche che uno le prenda sbagliate. Quello che succede, è che uno si sente così preso dai suoi problemi che una decisione non gli basta più. Ne prende una, poi un’altra, poi un’altra ancora, e quando una persona normale non riesce più a tenergli dietro, il che capita sempre, perde la calma. Dixmeister probabilmente pensava che era proprio questo che mi stava succedendo, perché lo trattavo bruscamente piuttosto spesso. Ma io non ero preoccupato. Sapevo che avrebbe dovuto succedere questo, ma non avevo paura che succedesse a me. Oh, sicuro, forse fra molto tempo… dieci anni, cinque anni… tanto lontano nel futuro, comunque, che non avevo bisogno di preoccuparmi, dal momento che un giorno intendevo piantarla con quella roba. Alla prima occasione. E nel frattempo, tutto quello che toccavo si trasformava in oro. Perfino Dixmeister doveva ammetterlo. Passai due giorni sui progetti in corso, e ragazzi, come cambio il ritmo!

La prima cosa di cui mi occupai fu il dipartimento CAP. Sapete tutti cos’è un Comitato d’Azione Politica. È un gruppo di persone con un interesse particolare, disposte a tirar fuori i soldi per corrompere (be’ diciamo influenzare ) uomini politici affinché promulghino leggi e regolamenti che favoriscano quella cosa di cui si interessano. Ai vecchi tempi, i CAP appartenevano soprattutto agli uomini d’affari e a quegli che si chiamavano sindacati. Mi ricordo di aver visto quei vecchi sceneggiati storici con l’Associazione Medici Americani e i rivenditori di macchine usate… giovani e zelanti medici che conquistavano l’esenzione dalle tasse per le conferenze a Tahiti; commercianti di macchine usate che si battevano per l’inalienabile diritto di mettere segatura nel cambio. Spettacoli del genere vanno bene quando uno è giovane, ma quando uno cresce, e diventa cinico, non crede più che la gente sia così brava e buona… Comunque, quelle battaglie sono state vinte da lungo tempo, ma i CAP sono ancora in circolazione. Sono un affare quasi altrettanto buono quanto la religione. Li formate, raccogliete i loro soldi, e loro per che cosa li spendono? Alla lunga, in pubblicità! O per loro stessi, o per le campagne dei candidati che appoggiano. Così in un solo giorno misi insieme una dozzina di nuovi CAP. C’era il CAP dei collezionisti (presi l’idea da Nelson Rockwell), il CAP dei coltelli a serramanico Noi ne abbiamo bisogno per pulirci le unghie. È colpa nostra se i criminali li usano per altri scopi? , il CAP dei pedalatori di taxi, il CAP degli inquilini, che aveva lo scopo di assegnare per legge più ore di sonno prima che arrivassero gli inquilini di giorno… Oh, ero proprio lanciato!

Era quasi troppo facile. Mi rimaneva tanta energia alla fine di una giornata che non sapevo cosa farne. Avrei potuto continuare con gli studi, ma a che scopo? Quanta carriera in più mi avrebbe fatto fare una laurea? Avrei potuto trasferirmi in una nuova casa, ma l’idea di mettermi a cercarla e di fare trasloco mi deprimeva… E c’era un’altra cosa. Mi sentivo sicuro. Da come andavano le cose avevo tutte le ragioni per essere sicuro. Ma già un’altra volta mi ero sentito proprio sicuro, e come se fosse apparsa dal nulla, la mano del Destino mi aveva brutalmente colpito… Rimasi nel condominio a tempo parziale. Parlavocon Nels Rockwell quando ci capitava di essere svegli insieme, e guardavo l’Omni-V a tutte le ore, quando lui non lo era. Guardavo lo sport, i serial, i cartoni animati, e soprattutto i notiziari. Il Sudan era stato appena portato alla civiltà, utilizzando le medesime tecniche cambpelliane che erano state usate su di me. Provai un senso di orgoglio perché il mondo ogni giorno migliorava; e un po’ di fastidio e risentimento perché le tecniche cambpelliane non avevano dopo tutto migliorato granché il mio mondo. Una balena era stata avvistata al largo di Lahaina, ma ulteriori indagini avevano mostrato che si trattava solo di un serbatoio di olio di jojoba che era andato perso. Le Olimpiadi primaverili erano in corso a Tucson, e c’era stato un grosso rivolgimento nella gara di monociclismo. La signora Mitzi Ku, intervistata all’ingresso della Torre della T.G.&S. aveva negatole voci secondo cui era sul punto di lasciare l’Agenzia…

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