Fred Hoyle - L’insidia di Andromeda

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L’insidia di Andromeda: краткое содержание, описание и аннотация

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Si perché il romanzo «L’insidia di Andromeda» non solo è il seguito del primo «A come Andromeda» ma si inserisce cronologicamente dove quest’ultimo termina, con gli stessi personaggi e l’evoluzione della vicenda…

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«E tutto questo è accaduto soltanto ieri notte?» mormorò.

Furono fatti salire su una lancia della polizia, dove Preen venne sdraiato sul fondo, comodamente avvolto in coperte. Un agente fu lasciato sull’isola, a guardia dei due cadaveri, che sarebbero stati portati via più tardi, quando la polizia scientifica di Inverness avesse finito di fare i soliti controlli sul posto.

Fleming e André dissero addio a Preen quando sbarcarono a Skye. Il loro ospite involontario sembrò piuttosto sconvolto da questa separazione. «Dovete tornare,» disse.

«Se riusciremo mai ad uscire dalla Torre di Londra, lo faremo senz’altro,» ghignò Fleming.

Profondendosi in morbide scuse scozzesi, il sergente del posto di polizia li avvertì che, appena arrivati a Portree, avrebbe dovuto metterli in prigione.

«È pur sempre un caso di assassinio, capirà,» disse, «ma sarà l’ispettore a decidere se trattenervi o no. Io permetterò alla signorina di rimanere con lei. Ho la sua parola che non ci saranno guai, vero, signore?»

«Naturalmente,» disse Fleming, «le siamo grati per la sua ospitalità.»

Dovettero aspettare in cella un paio d’ore. La moglie del sergente aveva mandato loro due fumanti piatti di stufato di montone; entrambi mangiarono avidamente. Fu bello mangiare un vero pasto, dopo la dieta di minestre e verdura in scatola di Preen.

Quindi arrivò Quadring. Sorrideva, ma non con aria di trionfo. Al contrario, sembrava felice di vederli entrambi vivi e vegeti.

«Ci ha fatto fare delle ricerche d’inferno, Fleming,» disse. «Sta bene, mia cara?» aggiunse poi, guardando a malapena André. «Bene, come potete immaginare, i capi sono molto eccitati per il modo in cui siete rispuntati fuori, e particolarmente il dottor Geers. Temo di dovervi portare a Londra immediatamente, sono le istruzioni. Credo che stia atterrando proprio ora un aeroplano da trasporto del Comando.»

«Me lo aspettavo,» Fleming rispose. «Spero soltanto che metterà in atto la stessa abilità da segugio per scoprire chi siano quei signori che ci hanno fatto visita l’altra notte.»

«Ha qualche idea?» domandò Quadring.

Fleming esitò. «Nulla di definito,» rispose poi.

Il fallimento del tentativo fatto dalla Intel per rapire Fleming e André aveva riempito Kaufmann di costernazione e di rabbia. Egli aveva imparato a rinunciare completamente ad ogni genere di principio, quando era al servizio di qualcuno che lo pagava, ma non amava la violenza personale. Aveva cercato di spiegare tutto ciò ad un tribunale per criminali di guerra, nel 1947, sedendo sul banco degli accusati, al fianco di alcune canaglie provenienti da certi campi di concentramento minori. Aveva anche violentemente protestato di non aver mai alzato una mano su di un solo ebreo o zingaro in stato di prigionia. Il suo solo legame con la sezione incaricata dello sterminio era stato il fatto di fornire delle liste ordinate e complete dei prigionieri che non potevano lavorare o erano troppo vecchi. La corte, tuttavia, era rimasta sorda; lo aveva condannato a sette anni, ridotti poi a cinque per condotta esemplare.

L’affascinante signore che aveva preso contatto con lui quando era uscito, per offrirgli un lavoro di fiducia alla Intel, era stata la prima persona che avesse apprezzato le virtù della vita di Herr Kaufmann. «Ci fa piacere impiegare uomini come lei,» aveva detto.

Ed ora aveva tradito nel peggiore dei modi la fiducia di questi datori di lavoro così pieni di considerazione e generosità. Due uomini morti d’un colpo, ed un terzo che doveva uscire dal paese al più presto possibile. Il rapporto frenetico che aveva fatto per telefono a Salim non era un’esperienza che avrebbe voluto ripetere. Le cose più scortesi erano state dette, e si era parlato perfino di tradimento. Aveva avuto l’impressione che Salim ripetesse le parole di qualcun altro nella stanza, a giudicare dalle sue continue pause. Alla fine, gli aveva detto di andare all’aeroporto di Oban, e di aspettare che lo venissero a cercare. Uno dei direttori della Intel, proveniente da Vienna. Kaufmann, fino ad allora, non aveva mai incontrato nessun dirigente, al di sopra del direttore di zona.

Nervosamente, gironzolò attorno al fabbricato dell’aeroporto. Passò un’ora, poi un’altra. Rivoli di sudore scivolavano dalla sua testa semirapata, a dispetto della giornata fredda. Avrebbe voluto fuggire, ma non osava. Da una parte, sarebbe stato disobbedire agli ordini; dall’altra, egli era impegnato con la Intel a vita; c’erano tante di quelle cose che aveva fatto per conto loro, che rimanevano nei dossier della polizia, in una dozzina almeno di paesi…

«Allora, eccola qua…»

Era una voce di donna. Kaufmann girò su se stesso, e vide Janine Gamboul. Ghignò sollevato. Così, avevano deciso di usare il vecchio trucco delle attrattive femminili, per impadronirsi di Fleming. Ma doveva essere cauto.

«Scusi?…» disse con la sua voce gutturale. «Lei è…»

Ella ignorò la domanda. «Lei è Kaufmann,» disse, «dov’è Fleming?»

«Ma il colonnello Salim mi ha detto che un direttore venuto da Vienna…» mormorò Kaufmann.

Ella tagliò corto. «E naturalmente lei immaginava un uomo.»

«Lei è?…» balbettò lui, diventando tutto deferenza e gentilezza. «Mi dispiace, non me ne ero reso conto.»

«Glielo chiedo di nuovo: dov’è Fleming? Forse lo ha spaventato tanto da farlo scappare?»

«È sempre nello stesso posto. Nell’isoletta, Non è stata colpa mia; sono stati uccisi due uomini. E io non sono un gunman.»

Ella si diresse verso il caffè dell’aeroporto, senza curarsi di guardare se la seguiva. Kaufmann si affrettò per arrivare ad aprirle la porta. Quando furono seduti ad un piccolo tavolo, in un angolo tranquillo, essa accese una sigaretta e aspirò una profonda boccata di fumo.

«Questa volta sistemeremo le cose meglio,» mormorò, «dobbiamo avere Fleming rapidamente; non c’è niente di più essenziale.»

«Posso chiedere perché?» mormorò lui.

Essa lo fissò con impaziente disprezzo. «Perché ci aiuti a metter su un certo macchinario; ha delle nozioni che ci sono necessarie.» Lo gratificò di un sorriso freddo. «Tutto ciò è, in effetti, il risultato delle sue commendevoli attività per conto della compagnia. Per quanto stupido possa essere, lei è leale ed energico. Credo che avrebbero dovuto dirglielo prima.»

Abbassò la voce ad un sussurro. «Quando abbiamo saputo che dallo spazio un messaggio era giunto sulla Terra, si ricorderà che le abbiamo chiesto di mettersi in contatto con il professor Dennis Bridger, il collaboratore di Fleming. Lo fece bene, Kaufmann. Riuscì ad ottenere da Bridger la conferma della notizia che si stava facendo un calcolatore per interpretare il messaggio.»

«Non ne venne mai fuori niente,» disse Kaufmann luttuosamente, «Bridger… ehm… si è ucciso.»

«E così lei crede che non ne sia venuto fuori niente?» rise lei. «Abbiamo costruito una copia di quel calcolatore nell’Azaran. Ma ora abbiamo bisogno di un piccolo consiglio di un esperto. Salim è riuscito ad ottenere la professoressa Dawnay, la quale, però, se ne interessa solo indirettamente. Forse ci sarà utile; ma Fleming ci è essenziale.»

Kaufmann si sentì molto sollevato, quasi felice. Accese perfino un sigaretto.

«Così, vede, Herr Kaufmann,» terminò Janine Gamboul, spegnendo la sigaretta, «questa volta non devono esserci errori, nell’arruolamento del professor Fleming nel nostro gruppo.»

4

Segnalazione di tempesta

I segretari del Palazzo delle Nazioni, a Ginevra, notavano tra loro che non c’era stata, da molti anni a questa parte, un’altra conferenza internazionale che fosse andata avanti liscia come quella. I russi annuivano cordialmente, quando i loro interpreti ripetevano le opinioni più convinte del delegato americano. Persino i francesi incoraggiavano ogni sforzo a collaborare. Tutto l’insieme, infatti, risultava piuttosto noioso.

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