Fred Hoyle - La voce della cometa

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La voce della cometa: краткое содержание, описание и аннотация

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Fred Hoyle, nato nel 1915 nello Yorkshire, astronomo e matematico, è autore di romanzi di fantascienza basati su ipotesi rigorose. Tra essi «La nuvola nera» (1957), «A per Andromeda» (1962), «Inferno» (1974).

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«Va bene. Comunque il materiale tecnico in realtà è tuo, in qualità di rappresentante del laboratorio, per cui non si può dire che lo abbiamo rubato.»

«Proprio così. Per quanto il nostro comportamento possa apparire piuttosto strano, e benché noi si sia corso qualche antipatico rischio, il nostro operato è più o meno giustificabile riguardo ai dischi e alla documentazione tecnica. Ma per quanto riguarda il materiale di proprietà personale di Mike Howarth, la situazione è un’altra. Qui ci troviamo davanti a un vero e proprio furto, per cui dobbiamo liberarci di quella roba immediatamente. La cosa più semplice sarebbe di scaraventarla da qualche parte, in una pattumiera, ma sarebbe una mascalzonata, per così dire, perché potrebbe trattarsi di cose importanti — ci potrebbero essere il testamento di Howarth o i titoli di proprietà della casetta. Così, quando avrai riordinato il materiale, devi andare a Newmarket con la macchina, chiudere il materiale in tanti pacchi di dimensioni tali da consentirne la spedizione per posta e indirizzare questi pacchi al cappellano del Saint John’s College. Serviti di un grosso pennarello nero e scrivi l’indirizzo in stampatello a tutte maiuscole, in maniera che…»

«OK. Ho capito. E tu, che cosa farai, se mi è permesso chiedertelo? Resterai a letto, affondato nei cuscini come adesso?»

«Siccome sono esausto, è esattamente quello che farò, usando nel contempo il telefono. Cerca di essere di ritorno da Newmarket prima delle undici.»

«Dove metto i dischi?»

«Dammi i calzoni e la giacca.»

«Non si può dire che sei molto attivo, eh?»

«Nessuno con il cervello a posto si aspetterebbe che lo sia», rispose Isaac Newton, estraendo le chiavi della macchina dalla tasca e un fascio di banconote da un portafoglio. «Compera una di quelle valigie per campionari, una valigetta che tu possa portare con te sull’aereo. Sarà meglio che prendi anche questi franchi svizzeri. E comprami delle lamette da barba.»

Alle undici e venti Frances Margaret ritornò. Con un tocco della sua vecchia spavalderia annunciò, entrando nella stanza: «Beh, ce l’ho fatta. Ma vorrei vedere te fare dei pacchetti postali a Newmarket. Ho dovuto girare tutta la città per trovare le buste abbastanza grandi, le forbici, il nastro adesivo, il pennarello. Basta chiedere una cosa per sentirti rispondere che non ce l’hanno. Ho trovato però una valigetta molto carina per i dischi».

«Allora sistemali con molta attenzione, in maniera da sapere come sono disposti. Se alla dogana svizzera ti dovessero chiedere qualcosa in proposito, non raccontare balle. Di’ che stai portando del materiale scientifico da Cambridge al CERN. Ho già telefonato a Kurt Waldheim a Ginevra — lui era il fisico teorico più importante nel gruppo impegnato nello studio del top quark. Lui o sua moglie verranno a prenderti all’aeroporto. La moglie di Kurt si chiama Rosie. Sono entrambi sulla trentina. Se dovessi avere storie con la dogana, lascia che se la sbrighi Kurt. L’aereo parte da Heathrow alle 6,10 del pomeriggio. Dobbiamo andare a prendere il biglietto a Newmarket — ho preferito servirmi di un’agenzia di viaggio di laggiù — e ho noleggiato una macchina che ti porterà all’aeroporto. Si troverà al White Hart Hotel nella High Street di Newmarket alle due. Tu avrai bisogno di andare prima a Cambridge a prepararti il bagaglio, il più leggero che puoi. Potrai comprare tutto ciò che vorrai mentre i dischi saranno sotto esame. Ho pagato il conto del motel e ho convinto quelli del bureau a lasciarmi usare la loro macchina per scrivere.»

«Sei un organizzatore perfetto, eh?»

«E’ per questo che mi tengono.»

Isaac Newton porse a Frances Margaret un foglio dattiloscritto soggiungendo: «Difendi questo foglio a costo della vita. Sono le istruzioni alla mia banca di Ginevra perché tu possa riscuotere il mio bonifico».

«Non dovresti essere «tu» a pagare per questa roba.»

«No, non dovrei», convenne Isaac Newton, «ma il fine sarà molto più grande del mezzo con il quale sarà ottenuto, lo scommetto.»

Frances Margaret vide che le schede tecniche erano ben sistemate in una scatola.

«Ho avuto anche la scatola dal bureau», spiegò Isaac Newton. «Magari potresti chiuderla nel bagagliaio della macchina mentre mi faccio la barba e la doccia.»

Erano le 12,45 quando, dopo essere andati a ritirare il biglietto dell’aereo, Isaac Newton parcheggiò la Mercedes al White Hart Hotel, osservando, mentre spegneva il motore: «Siamo ancora in tempo per fare colazione. Accidenti, non avrei mai creduto di farcela».

Ci volle ancora un quarto d’ora perché la sala da pranzo dell’albergo si riempisse, per cui non ebbero difficoltà a trovare un tavolo.

Isaac Newton decise: «In barba al pericolo di emboli nel sangue, questa volta non puoi bere vino a tavola. Dobbiamo avere le idee chiare. Ci rimane solo un’ora prima della tua partenza, ma tu non mi hai ancora spiegato l’importanza dei cubi di ghiaccio e delle uova nello spazio. Che ne diresti di continuare nella tua spiegazione, per quanto il pasto te lo permetterà?»

«Beh», cominciò Frances Margaret, «sai che cos’è una cometa raschiasole?»

«Una cometa che raschia il Sole, immagino.»

«Sono poco comuni, con orbite che le portano quasi dentro il Sole, ma non proprio. Osservazioni dirette hanno stabilito che le comete raschiasole si spaccano, parecchio tempo dopo, in due o più pezzi, come se il calore ricevuto dal Sole le avesse indebolite. Dicono che il pezzo più grosso risultante dalla scissione non sia molto più grande degli altri, il che è importante. Gli astronomi riescono a vedere i pezzi mentre si separano. Il fenomeno è lento, il che dimostra che la cometa raschiasole non viene demolita da una violenta esplosione interna.»

«Perché si spacca, allora?»

«Gli astronomi pensano che ciò avvenga in seguito alla rotazione della cometa; questa, per lo meno, è una delle spiegazioni.»

«Non esiste una certa cosa chiamata limite di Roche? Mi sembra di ricordare che abbia qualcosa a che fare con gli effetti di marea dovuti all’interazione gravitazionale.»

Frances Haroldsen scosse violentemente la testa in segno di diniego. «Non in questo caso. Decisamente no. Il limite di Roche vale solo se puoi ignorare la forza interna di un corpo. In un corpo piccolo come una cometa, la forza interna supera di gran lunga gli effetti di marea, di vari ordini di grandezza. Ma affrontiamo il primo grosso problema. Benché gli effetti dovuti alla rotazione siano più importanti degli effetti di marea, tuttavia non sembrano ancora sufficienti.»

«Per che cosa?»

«Per superare la resistenza alla rottura del ghiaccio a temperatura bassissima, la materia di cui si compongono, sembra, le comete. Delle piccole sfere di ghiaccio, si potrebbe dire. Per conto mio non sono riuscita a trovare un’altra spiegazione del dilemma se non quella che non si tratta affatto di sfere di ghiaccio. Sembrano più simili a un «uovo», appena deposto dalla «gallina», solo che l’uovo ruota intorno a se stesso. Se uno di queste uova viene a trovarsi in un’orbita che lo porta molto vicino al Sole, il grande calore spezza il guscio dell’uovo rotante, il quale poi si rompe lentamente in un certo numero di pezzi in seguito alla rotazione. Di solito, le comete sono naturalmente rotonde, non a forma di uovo, benché finiscano per assomigliare molto a un uovo mentre si spaccano.»

«Beh, e che cosa c’è che non va in tutto questo?»

«Perché risolvendo un problema ne sorge un altro. Ecco, vedi, le comete percorrono la massima parte della loro esistenza lontane dal Sole, quasi tutte alla periferia del sistema solare, al di là dei pianeti più lontani, dove si raffredderebbero subito.»

«Capisco… l’uovo nello spazio diventa più duro della pietra.»

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