Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Название:Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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«Affare fatto», disse Rick.
Firmo il contratto di rateizzazione, sborso i suoi tremila dollari di anticipo - in pratica, tutti i soldi delle taglie che aveva incassato - e dopo poco si ritrovo, un po' stordito, accanto alla sua aereomobile mentre gli addetti vi caricavano la cassa con dentro la capra. Adesso posseggo un animale, disse tra se e se. Un animale vivo, mica elettrico. Per la seconda volta in vita mia.
La spesa, l'indebitamento contrattuale in cui s'era messo, lo spaventava a morte; si sorprese a tremare tutto. Ma dovevo farlo, si disse. L'esperienza che ho avuto con Phil Resch... devo assolutamente riconquistare la fiducia in me stesso, nel-, le mie capacita. O non potro piu continuare a fare il mio mestiere.
Con le mani intorpidite fece decollare l'aereomobile e si diresse a casa, da Iran. Vedrai che s'arrabbiera, si disse. Perche la responsabilita le dara da pensare. E dato che lei sta sempre a casa, gran parte della manutenzione ricadra su di lei. Si risentiva un'altra volta depresso.
Dopo esser atterrato sulla propria terrazza, rimase a lungo seduto in macchina a intessere una storia densa di verosimiglianza. Il mio lavoro lo richiede, penso, raschiando il fondo per trovare una scusa. Sai, ilprestigio. Non potevamo mica andare avanti con la pecora elettrica: e una cosa che minava il mio morale. Magariposso dirle cosi, decise.
Uscito dalla macchina, si diede da fare per scaricare la cassa dal sedile posteriore e dopo molti sforzi e molto ansimare riusci a calarla sulla terrazza. La capra, che nel corso del trasbordo era stata un po' sballottata di qua e di la, lo guardava con occhi lucidi e perspicaci, ma senza emettere neanche un gemito.
Rick scese al suo piano e segui il percorso familiare lungo il corridoio fino alla porta del suo appartamento.
«Ciao», lo saluto Iran, impegnata in cucina con la cena. «Come mai cosi tardi, stasera?»
«Sali un attimo in terrazza», le disse. «Voglio farti vedere una cosa».
«Hai comprato un animale!» Iran si tolse il grembiule, si rassetto i capelli come per riflesso e lo segui fuori dall'appartamento; percorsero il corridoio a grandi passi impazienti. «Non avresti dovuto comprarlo senza di me», disse Iran, quasi senza fiato. «Ho il diritto di partecipare alla decisione, l'acquisto piu importante che abbiamo mai...»
«Volevo farti una sorpresa».
«Oggi hai incassato qualche taglia», gli disse lei, in tono accusatorio.
«Si, ho ritirato tre droidi», disse Rick. Entrarono nell'ascensore e insieme salirono piu vicini a dio. «Ho dovuto fare questo acquisto», spiego lui. «Oggi, qualcosa e andato storto; non so, qualcosa che riguarda i ritiri che ho fatto. Se non avessi comprato un animale non sarei riuscito ad andare avanti». L'ascensore era arrivato in terrazza; guido la moglie nelle tenebre notturne fino alla gabbia; poi, accendendo i faretti - che erano li a disposizione di tutti gli inquilini - in silenzio le indico la capra e attese la sua reazione.
«Oh mio dio!» esclamo sottovoce Iran. Si avvicino alla gabbia, fissando l'animale; poi fece il giro per osservare la capra da tutte le angolazioni. «E proprio vera?» chiese. «Non e una di quelle finte?»
«Assolutamente vera», rispose lui. «A meno che non mi abbiano dato una fregatura». Ma era una cosa che avveniva molto di rado; la multa per una truffa del genere era enorme: due volte e mezzo il valore di mercato dell'animale vivo. «No, non mi hanno dato una fregatura».
«E una capra», disse Iran. «Una capra nubiana nera».
«Femmina», aggiunse Rick. «Percio un domani possiamo perfino farla accoppiare. E avremo anche del latte con cui fare il formaggio fresco». «Possiamo farla uscire di li? Possiamo metterla insieme alla pecora?» «Dovrebbe stare legata, almeno per i primi giorni».
Con una strana vocina, Iran canticchio: «"La mia vita e amore e gioia". E una vecchissima canzone di Josef Strauss. Te la ricordi? Quando ci siamo incontrati...» Gli appoggio delicatamente una mano sulla spalla, gli si accosto e gli diede un bacio. «Tanto amore. E tantissima gioia».
«Grazie», sussurro Rick, abbracciandola.
«Corriamo giu a ringraziare Mercer. Dopodiche possiamo tornare quassu e trovare subito un nome per la capra; ha bisogno di un nome. E magari troverai anche un pezzo di corda per legarla». Cosi dicendo, Iran si mosse.
Il loro vicino di casa, Bill Barbour, impegnato a strigliare la sua cavalla Judy, li chiamo: «Ehi, Deckard, ha proprio una gran bella capra. Congratulazioni. Buonasera, signora Deckard. Forse adesso avrete anche dei piccoli; magari potremmo fare a scambio: un puledrino per un paio di capretti».
«Grazie», disse Rick. Segui Iran, diretta all'ascensore. «Questa cosa fa bene alla tua depressione?» le chiese. «La mia sta gia meglio».
«Certo che fa bene alla mia depressione. Adesso potremmo confessare agli altri che la pecora e finta».
«E proprio necessario?» rispose lui, prudente.
«Ma si», insistette Iran. «Capisci? Ora non abbiamo piu niente da nascondere; quello che abbiamo sempre voluto si e avverato. Mi sembra un sogno!» Ancora una volta si alzo in punta di piedi, gli si accosto e gli diede un rapido bacio; il suo fiato, ansimante ed entusiastico, gli solletico il collo. Poi Iran allungo la mano per pigiare il pulsante
Rick ebbo co me un presentimento. Qualcosa che gli fece dire: «Non andiamo ancora giu nell'appartamento. Restiamo un po' qui con la capra. Sediamoci qui a guardarla e magari le possiamo dare qualcosa da mangiare. Mi hanno dato un sacchetto di avena per i primi giorni. E possiamo leggerci insieme il manuale di manutenzione della capra; hanno incluso anche quello nel prezzo. La capra la possiamo chiamare Eufemia». Ma l'ascensore era arrivato e Iran, saltellando, vi era gia entrata. «Iran, aspetta!» le disse.
«Sarebbe immorale non fonderci con Mercer in ringraziamento», rispose la moglie. «Oggi mi sono attaccata qualche secondo alle maniglie della scatola e la mia depressione e passata per un po' - molto poco, non come ora. Comunque sono stata colpita da un sasso, qui». Gli mostro il polso; Rick vide un piccolo livido. «E ricordo che ho pensato a quanto stiamo bene, a quanto stiamo davvero meglio, quando siamo con Mercer. Nonostante il dolore. Dolore fisico - ma fusione spirituale; ho sentito tutti gli altri, in tutto il mondo, che si erano fusi con lui nello stesso momento». Trattenne la porta dell'ascensore dal richiudersi. «Coraggio, Rick, sali. Ci mettiamo un attimo. Tu non ti sottoponi quasi mai alla fusione; vorrei tanto che tu trasmettessi lo stato d'animo in cui ti trovi a tutti gli altri; glielo devi. Sarebbe immorale tenercelo tutto per noi».
Aveva ragione, naturalmente. Cosi entro anche lui in l'ascensore e scesero di nuovo al loro piano. Arrivati in soggiorno, Iran fece scattare subito l'interruttore della scatola empatica, il volto animato da una crescente esultanza che l'illuminava come una falce di luna nuova. «Voglio che lo sappiano tutti», gli disse. «Una volta e capitato anche a me; mi sono fusa e ho trovato qualcuno che aveva appena comprato un animale. Invece un altro giorno...» I suoi lineamenti si incupirono per un attimo; il piacere era svanito. «Un giorno mi sono collegata con qualcuno il cui animale era appena morto. Pero altri di noi hanno condiviso con loro le nostre gioie diverse - be', sai, io non ne avevo alcuna in particolare e questo ha tirato un po' su i poverini. Magari potremmo raggiungere un potenziale suicida; quello che abbiamo, quel che proviamo, potrebbe perfino...»
«Si, loro avranno la nostra gioia», disse Rick, «ma noi ci perderemo. Scambieremo le nostre sensazioni con le loro. La nostra gioia andra perduta».
Lo schermo della scatola empatica ora era percorso da veloci rivoli di colori brillanti e senza forma; sua moglie trattenne il fiato e si attacco con forza alle due maniglie. «In realta non perderemo affatto le nostre sensazioni, perlomeno non se le terremo bene in mente. Tu non hai mai ben capito come funziona la fusione, vero Rick?»
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