Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

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Ma gli androidi sognano pecore elettriche?: краткое содержание, описание и аннотация

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La torcia laser non si mosse, poi l'ispettore Garland mormoro: «Oggi e stata una giornataccia, specialmente quando ho visto l'agente Crams portarla dentro; ho avuto una specie di intuizione - ecco perche sono intervenuto». Gradualmente abbasso il laser; rimase per un po' seduto stringendo la torcia tra le mani, poi alzo le spalle e la rimise nel cassetto della scrivania, lo chiuse a chiave e si rimise quest'ultima in tasca.

«Che risultati daranno le analisi di tutti e tre?» chiese Rick.

Garland esclamo: «Accidenti a quello scemo di Resch!»

«Ma davvero non lo sa?»

«Non lo sa; non lo sospetta neanche; non ne ha la piu pallida idea. Altrimenti non potrebbe fare la vita del cacciatore di taglie, un mestiere da uomini, non certo da androidi». Garland indico la valigetta di Rick. «Quelle altre veline, gli altri sospetti che deve testare e ritirare, io li conosco tutti». Fece una pausa, poi aggiunse: «Siamo arrivati tutti insieme da Marte sulla stessa astronave. Resch invece no; si e fermato un'altra settimana, per farsi installare il sistema di memoria sintetica». L'uomo tacque.

O meglio, l'androide tacque.

Rick disse, «Che cosa fara quando lo scoprira?»

«Non ne ho la piu pallida idea», disse Garland con distacco. «Da un punto di vista intellettuale e astratto, dovrebbe essere molto interessante: potrebbe uccidere me e se stesso; magari anche lei. Potrebbe uccidere quante piu persone puo, senza far distinzione tra umani e androidi. So che cose del genere possono accadere quando e stato installato un sistema di memoria sintetica. Quando uno e convinto di essere umano».

«Percio quando fate una cosa del genere, correte un grosso rischio».

Garland rispose: «Il rischio c'e in ogni caso quando si scappa e si viene qui sulla Terra, dove non siamo considerati neanche alla stregua degli animali. Dove ogni verme e ogni tarlo viene tenuto in maggiore considerazione di tutti noi messi insieme». Garland si tormentava nervosamente il labbro inferiore. «La sua posizione sarebbe migliore se Phil Resch superasse il test di Bonelli, se si trattasse solo di me. In quel modo i risultati sarebbero prevedibili: per Resch io non sarei che un altro droide da ritirare al piu presto. Percio neanche lei sta tanto bene, Deckard. Anzi, e nei guai almeno quanto me. Sa dove ho sbagliato? Non sapevo di Polokov. Deve esser venuto qui prima di me; e chiaro che e arrivato prima di me. Con tutto un altro gruppo, senza alcun contatto con il nostro. Quando sono arrivato io, lui s'era ormai inserito nel W.P.O. Ho corso il rischio di fargli fare l'analisi e ho sbagliato. Naturalmente anche Crams ha corso lo stesso rischio».

«Polokov a momenti faceva fuori anche me», disse Rick.

«Si, ma era un tipo strano. Non credo che avesse lo stesso tipo di unita cerebrale che abbiamo noi; deve esser stato truccato, potenziato - una struttura alterata, che non conosciamo neanche noi. Una gran bella struttura. Quasi perfetta».

«Quando ho chiamato casa mia», chiese Rick, «perche non ha risposto mia moglie?»

«Tutte le nostre linee videofoniche sono truccate. Deviano le chiamate in altri uffici di questo edificio. Qui stiamo all'interno di un'impresa omeostatica, Deckard. Siamo un circuito chiuso, isolato dal resto di San Francisco. Noi sappiamo tutto di loro, ma loro non sanno niente di noi. A volte capita che una persona isolata come lei entri qui per sbaglio o, come nel suo caso, venga portata qui - per proteggere noi stessi». D'un tratto si mise a gesticolare nervosamente verso la porta dell'ufficio. «Ecco che arriva quello zelota di Phil Resch con il suo comodissimo tester portatile del piffero. Non e in gamba, il ragazzo? Adesso distruggera se stesso, me e forse anche lei».

«Non si puo dire», osservo Rick, «che voi androidi siate molto bravi a proteggervi a vicenda quando la situazione si fa critica».

Garland scatto: «Mi sa tanto che ha ragione; a quanto pare manchiamo di un particolare talento che voi umani avete. Credo che si chiami empatia».

La porta dell'ufficio si apri; apparve la sagoma di Phil Resch, con in mano un'apparecchiatura da cui pendevano dei cavetti. «Eccoci qui», disse, chiudendosi la porta alle spalle; poi si sedette e collego l'apparecchio a una presa della corrente.

Garland tiro fuori la mano destra e la punto verso Resch. Immediatamente sia Resch che Rick Deckard si gettarono dalle sedie e rotolarono sul pavimento; allo stesso tempo Resch estrasse una torcia laser e sparo un raggio a Garland prima ancora di toccare terra.

Il raggio laser, sparato con grande abilita, basata su anni di addestramento, spacco in due la testa dell'ispettore Garland che cadde in avanti. Dalla sua mano una torcia laser miniaturizzata rotolo sul piano della scrivania. Il cadavere rimase un attimo in bilico sulla sedia, poi scivolo come un sacco di patate da una parte e s'accascio a terra.

«Il coso qui s'era scordato», disse Resch, rialzandosi, «che lo faccio per mestiere. Posso sempre predire la prossima mossa di un androide. Immagino anche tu». Ripose la sua torcia laser, si chino ed esamino con curiosita il corpo del suo ex superiore. «Che cosa t'ha detto mentre ero via?»

«Che lui - esso - era un androide. E che anche tu...» Rick s'interruppe, i circuiti del suo cervello vibravano, calcolavano, sceglievano; cambio la frase che aveva iniziato, «... te ne saresti accorto», la completo. «Tra pochi minuti».

«Nient'altro?»

«Si, che l'intero edificio e infestato di androidi».

Resch riflette a voce alta: «Il che complichera la nostra fuga. Nominalmente, e chiaro, io ho l'autorizzazione a uscire da qui quando voglio. E anche di portare con me un prigioniero». Si mise in ascolto; dall'esterno dell'ufficio non giungeva alcun suono. «Immagino non abbiano sentito niente. E chiaro che non hanno microspie qui dentro, per controllare tutto... come dovrebbero fare». Con cautela, tocco il cadavere dell'androide con la punta del piede. «Certo che e notevole l'abilita psionica che si sviluppa in questo mestiere; prima ancora di aprire la porta dell'ufficio sapevo gia che avrebbe provato a spararmi. A esser franchi, sono sorpreso che non t'abbia fatto fuori mentre ero di sopra».

«Be', l'ha quasi fatto», disse Rick. «Per un po' mi ha puntato addosso una grossa torcia laser. Ci stava pensando. Ma era di te che si preoccupava, non di me».

«Quando il cacciatore lo bracca», osservo Resch senza un filo d'ironia, «l'androide scappa. Spero ti renda conto che dovrai tornare al teatro dell'Opera per beccare Luba Luft prima che qualcuno riesca ad avvertire la ragazza di come e andata a finire qui. Dovrei dire: avvertire la cosa. Anche tu li consideri cose?»

«Una volta si», rispose Rick. «Quando ogni tanto mi rimordeva la coscienza per il lavoro che dovevo fare; mi proteggevo considerandoli cose, ma non lo ritengo piu necessario. D'accordo, andro subito al teatro dell'Opera. Sempre che tu riesca a farmi uscire di qui».

«E se rimettessimo Garland seduto al suo tavolo?» propose Resch; isso il cadavere dell'androide sulla sedia, sistemandogli gambe e braccia in modo che la sua posizione sembrasse abbastanza naturale - se non si guardava troppo da vicino, cioe se nessuno entrava nell'ufficio. Premette un tasto sull'interfono e disse: «L'ispettore Garland ha chiesto che non gli si passino telefonate per la prossima mezz'ora. E impegnato in un compito che non puo essere interrotto».

«Si, signor Resch».

Dopo aver rilasciato il tasto, Phil Resch disse a Rick: «Finche resteremo nell'edificio dovro ammanettarti. Una volta che saremo in aria, naturalmente ti libero». Tiro fuori un paio di manette, ne fece scattare una attorno al polso di Rick e l'altra attorno al proprio. «Andiamo; cerchiamo di risolvere questa cosa». Raddrizzo le spalle, tiro un gran respiro e spalanco la porta dell'ufficio.

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