Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Название:Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Год:1996
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Da ogni parte c'erano agenti in uniforme, seduti o in piedi, che portavano avanti i loro compiti quotidiani; nessuno alzo lo sguardo ne presto loro attenzione mentre Phil Resch guidava Rick attraverso l'atrio fino all'ascensore.
«Quel che mi preoccupa», disse Resch mentre aspettavano l'ascensore, «e che quel Garland avesse tra i suoi componenti un allarme automatico di morte. Comunque,» alzo le spalle, «sarebbe gia scattato, ormai; altrimenti, non serve a un granche».
Arrivo l'ascensore; diversi uomini e donne dall'aspetto generico di poliziotti sbarcarono dalla cabina e si avviarono ticchettando nell'atrio verso i propri incarichi. Nessuno fece caso a Rick o a Phil Resch.
«Secondo te, il tuo dipartimento sarebbe disposto ad assumermi?» s'informo Resch appena le porte della cabina si richiusero su di loro. Spinse il pulsante della terrazza e l'ascensore prese a salire silenzioso. «Dopo tutto, da questo in momento in poi, sono disoccupato. Per non dire altro».
Con cautela, Rick disse, «non vedo... perche no. L'unico problema e che di cacciatori di taglie ne abbiamo gia due». Devo dirglielo, penso Rick. Eimmorale e crudele non dirglielo. Signor Resch, lei e un androide, disse tra se e se. Mi ha tirato fuori da questo posto ed ecco la sua ricompensa: lei e tutto quello che entrambi odiamo. L'essenza di quello che siamo impegnati a distruggere.
«Non riesco a capacitarmene», disse Phil Resch. «Non mi sembra possibile. Per tre anni ho lavorato al servizio di androidi. Perche non ho mai sospettato... voglio dire, abbastanza per fare qualcosa?»
«Forse non e stato cosi sin dal principio. Magari si sono infiltrati in questo edificio solo da poco».
«No. Sono sempre stati qui. Garland e stato il mio superiore sin dall'inizio, in tutti i miei tre anni di servizio».
«Secondo quel che mi ha detto il coso», gli spiego Rick, «il loro gruppo e arrivato sulla Terra tutto insieme. E questo non e certo successo tre anni fa; sono qui solo da pochi mesi».
«Allora vuoi dire che una volta esisteva un Garland vero», concluse Resch. «E che a un certo punto l'hanno sostituito». Il suo viso scarno, vagamente somigliante a uno squalo, si contorse in una smorfia mentre si sforzava di capire. «Oppure, mi hanno impregnato con un sistema di memoria fasullo. Magari solo io mi ricordo di Garland per l'intero periodo. Pero...». I suoi lineamenti, pervasi da un crescente tormento, continuavano a contorcersi in modo spasmodico. «Solo gli androidi vanno in giro con sistemi di memoria fasulli; si e visto che negli umani non funzionano».
L'ascensore smise di salire; le porte scorrevoli si aprirono e davanti a loro si presento l'ampia terrazza di volo della stazione di polizia, deserta a parte i veicoli parcheggiati vuoti.
«Ecco la mia macchina», disse Resch, aprendo la porta di un'aereomobile li vicina e facendo segno a Rick di sbrigarsi a entrare; poi sali anche lui, si mise al volante e accese il motore. Dopo un attimo erano gia in aria e virarono verso nord, diretti di nuovo verso il Teatro dell'Opera costruito in ricordo della guerra. Preoccupato com'era, Phil Resch guidava automaticamente; il corso dei suoi pensieri, che si faceva via via sempre piu cupo, assorbiva tutta la sua attenzione.
«Senti una cosa, Deckard», disse a un tratto. «Dopo aver ritirato Luba Luft, voglio che tu...» La voce, rauca e tormentata, s'interruppe. «Be', sai, voglio che tu mi sottoponga al test di Bonelli o a quella scala di empatia che hai tu. Per controllarmi».
«A questo ci possiamo pensare dopo», rispose evasivamente Rick.
«Non vuoi che faccia l'esame, vero?» Phil Resch gli lancio un'occhiata piena di comprensione. «Immagino tu gia sappia quale sara il risultato; Garland deve averti detto qualcosa. Dati che io ignoro».
Rick disse, «sara gia difficile per tutti e due incastrare Luba Luft; e un tipo tosto, piu di quanto io sia riuscito a gestire, in ogni caso. Cerchiamo di concentrarci su questo compito».
«Non e solo questione di strutture di memoria fasulle», riprese Phil Resch. «A casa ho un animale; mica uno falso, uno autentico. Uno scoiattolo. Io adoro quello scoiattolo, Deckard; tutte le mattine gli do da mangiare e gli cambio il giornale - sai che cosa intendo, gli pulisco la gabbia - e poi la sera, quando stacco da lavoro lo lascio libero nel mio appartamento e lui scorrazza dappertutto. Ha anche una ruota, nella gabbia: hai mai visto uno scoiattolo che corre dentro la sua ruota? Corre e corre e fa girare la ruota, ma lo scoiattolo rimane sempre allo stesso punto. Pero a Buffy sembra piacergli un sacco».
«Mi sa che gli scoiattoli non sono poi tanto intelligenti», commento Rick.
Poi continuarono a volare in silenzio.
CAPITOLO DODICESIMO
Al teatro dell'Opera Rick Deckard e Phil Resch furono informati che le prove erano finite e che la signorina Luft se n'era andata.
«Ha detto mica dove era diretta?» chiese Phil Resch a un macchinista, mostrandogli il tesserino di poliziotto.
«Al museo qui vicino». Il macchinista esamino il documento d'identita. «Ha detto che voleva vedere la mostra di Edvard Munch che si tiene li. Domani finisce».
Invece Luba Luft, penso tra se e se Rick, finisce oggi.
Mentre camminavano fianco a fianco sul marciapiede, diretti al museo, Phil Resch disse: «Quanto ci scommetti? Secondo me, ha gia preso il volo; non la troveremo di certo al museo».
«Forse», rispose Rick.
Arrivarono al museo, controllarono a che piano era la mostra di Munch e salirono. Ben presto si trovarono a vagare tra quadri e incisioni. Molta gente era venuta a vedere la mostra, compresa una scolaresca; la voce acuta dell'insegnante attraversava tutte le stanze dedicate alla mostra e Rick penso: Ecco come ci si aspetta che un droide abbia la voce - e forse anche l'aspetto. Non come Rachael Rosen e Luba Luft. E non come il tizio che gli stava a fianco. O forse doveva dire il coso che gli stava a fianco.
«Hai mai sentito parlare di un droide che teneva un animaletto qualsiasi?» gli chiese Phil Resch.
Per qualche oscuro motivo Rick senti il bisogno di essere brutalmente franco; forse aveva gia cominciato a prepararsi per quello che lo aspettava di li a poco. «In ben due casi di cui sono al corrente, degli androidi possedevano animali e si prendevano cura di loro. Ma e raro. Da quel che so, in genere non funziona; l'androide non riesce a tener viva una bestiola. Gli animali hanno bisogno di un ambiente pieno di calore per star bene. Eccezion fatta per i rettili e gli insetti».
«E uno scoiattolo? Anche lui ha bisogno di un'atmosfera d'amore? Perche guarda che Buffy sta benissimo, ha il pelo lucido come una lontra. Lo spazzolo e lo pettino un giorno si e uno no». Phil Resch si fermo davanti a un quadro a olio e si mise a guardarlo con attenzione. Il quadro mostrava una creatura calva e angosciata, con la testa che pareva una pera rovesciata, le mani premute sulle orecchie e la bocca aperta in un immenso urlo muto. Onde contorte del tormento della creatura, echi del suo grido, fluttuavano nell'aria che la circondava; l'uomo, o la donna, qualunque cosa fosse, aveva finito per esser contenuta nel proprio urlo. Si era coperta le orecchie proprio per non sentirlo. La creatura era in piedi su un ponte e non c'era nessun altro presente; urlava nell'isolamento piu totale. Tagliata fuori dal suo sfogo - oppure, nonostante il suo sfogo.
«Di questo ha fatto anche un'incisione», disse Rick, leggendo il cartellino affisso sotto il quadro.
«Secondo me», disse Phil Resch, «e cosi che deve sentirsi un droide». Con un dito segui nell'aria le volute del grido della creatura che si vedevano nel quadro. «Io non mi sento cosi, percio forse non sono un...» S'interruppe perche diverse persone si erano avvicinate per guardare il quadro.
«Ecco la Luba Luft!» Rick la indico e Phil Resch smise di colpo la sua mesta riflessione e autodifesa; entrambi si diressero a passi misurati verso di lei, prendendosela comoda, come se non avessero niente da affrontare; come sempre era essenziale mantenere un'atmosfera di normalita. Le altre persone, non rendendosi conto della presenza di androidi tra loro, dovevano essere protette a qualsiasi costo... anche a costo di perdere la preda.
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