Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

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Ma gli androidi sognano pecore elettriche?: краткое содержание, описание и аннотация

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CAPITOLO NONO

All'interno dell'enorme pancia della balena d'acciaio e pietra modellata a formare il teatro dell'opera costruito per resistere a lungo, Rick Deckard vide che avevano luogo delle prove rumorose che riecheggiavano piuttosto malcerte. Entrando riconobbe la musica: Il Flauto Magico di Mozart, le scene finali del primo atto. Gli schiavi del moro - in altre parole, il coro - avevano attaccato la loro parte con una battuta d'anticipo, rovinando completamente il ritmo semplice delle campanelle magiche.

Che piacere, Il Flauto Magico gli piaceva da morire. Si sedette in una poltrona della prima galleria (nessuno parve notarlo) e si mise comodo. Ora Papageno con il suo fantastico piumaggio si era unito a Pamina per cantare parole che riuscivano sempre a far salire lacrime agli occhi di Rick, quando e se gli accadeva di ricordarsele.

Konnte jeder brave Mann solche Glockchen finden, seine Feinde wurden dann ohne Muhe schwinden.

Be', penso Rick, nella vita vera non esistono campanelle magiche del genere, che fanno scomparire i nemicisensialcuno sforzo. Peccato. E Mozart, non molto tempo dopo aver finito Il Flauto Magico, era morto - a soli trentacinque anni - di una malattia ai reni. Ed era stato sepolto in una fossa comune, come un povero senza nome.

Seguendo questi pensieri si chiese se Mozart avesse avuto qualche intuizione del fatto che il futuro non esisteva, che aveva gia usato tutto il poco tempo che gli spettava. Forse l'ho usato tutto, anch'io, penso nel guardare le prove che procedevano. Queste prove fniranno, lo spettacolo finira, i cantanti moriranno, con il tempo anche l'ultimo spartito verra distrutto, in un modo o nell'altro; infine il nome "Mozart" scomparira e la polvere avra vinto. Se non su questo pianeta, su un altro. Possiamo sfuggirle per un po'. Come i droidi riescono a sfuggirmi e a sopravvivere un po'piu a lungo, ma sempre per un tempo comunque deffnito. Perche poi li prendo io, o li prende qualche altro cacciatore di taglie. In un certo senso, penso, faccio parte anch'io delprocesso dell 'entropia che distrugge tutto. Quelli dell'Associazione Rosen creano e io distruggo. O cosi almeno loro devono vedere la questione.

Intanto, sul palcoscenico, Papageno e Pamina erano impegnati in un dialogo. Interruppe la riflessione introspettiva e si mise ad ascoltare. Papageno: «Figlia mia, cosa dovremmo dire ora?» Pamina: «La verita. Questo diremo».

Chinandosi in avanti e scrutando con attenzione, Rick studio Pamina agghindata in abiti pesanti ed elaborati, con il soggolo che le reggeva il velo sulle spalle e sul volto. Rilesse il foglio informativo e si appoggio allo schienale, soddisfatto. Ho visto il mio terzo androide Nexus-6, riflette. Luba Luft. Un po' ironico, il sentimento che suscita il suo ruolo. Per quanto vitale, attivo e di bell'aspetto, un androide in fuga non potrebbe certo dire la verita; riguardo a se stesso, perlomeno.

Sul palcoscenico Luba Luft cantava, e Rick rimase sorpreso dalla qualita di quella voce; era al livello delle migliori, anche di quelle famose nella sua collezione di registrazioni storiche. L'Associazione Rosen l'aveva costruita bene, doveva ammetterlo. E di nuovo vide se stesso sub specie aeternitatis, i l distruttore della forma evocato da cio che sentiva e vedeva li. Forse, quanto meglio funziona, quanto piu lei sa cantare bene, e tanto piu c'e bisogno di me. Se gli androidi fossero rimasti su standard inferior, come i vecchi q-40 costrutti dalla Derain Associates, il problema non esisterebbe e non ci sarebbe bisogno di quello che so fare io. Mi chiedo quando dovrei farlo, si disse. Il piu presto possible, probabilmente. Appena fintta la prova, quando rientra in camerino.

Alla fine dell'atto la prova venne temporaneamente sospesa. Sarebbe ripresa, disse il direttore d'orchestra in inglese, francese e tedesco, dopo un'ora e mezza. Il direttore d'orchestra quindi usci di scena; gli orchestrali posarono gli strumenti e se ne andarono anch'essi. Alzatosi, Rick si diresse sul retro del palcoscenico, verso i camerini; segui gli ultimi della compagnia che stavano uscendo, senza fretta, decidendo sul da farsi. Emeglio cosi, meglio chiudere immediatamente la questione. Cerchero di passare il minor tempo possible a parlarle e a somministrarle il test. Appena ne sard sicuro... - ma tecnicamente non poteva avere certezze prima della fine del test. Forse Dave si e sbagliato sul suo conto, i potizzo. Spero di si. Ma in realta ne dubitava. Istintivamente, la sua professionals aveva gia reagito. E finora non s'era mai sbagliato... in tutti gli anni passati al dipartimento.

Fermo una comparsa e gli chiese qual era il camerino della signorina Luft; la comparsa, truccato e vestito da soldato egiziano, gli fece un cenno. Rick arrivo alla porta che gli era stata indicata, dove c'era affissa una nota scritta in inchiostro che diceva MISS LUFT NON DISTURBARE, e busso.

«Avanti».

Entro. La donna era seduta alla toletta con una partitura rilegata, evidentemente alquanto usata, aperta sulle ginocchia annotava qua e la la partitura con una penna a sfera. Indossava ancora il costume, tranne il soggolo che aveva sistemato su una rastrelliera, e non si era ancora tolta il trucco.«Si?» disse, alzando lo sguardo. Il trucco di scena le rendeva gli occhi pii grandi: enormi, color nocciola, lo fissavano senza alcun tentennamento. «Ho da fare, come puo vedere». La sua voce non tradiva alcun residuo d'accento straniero.

«Lei vince il confronto con la Schwarzkopf» esordi Rick.

«Ma lei chi e?» Il suo tono aveva in se un freddo riserbo e quell'altra freddezza, che lui aveva gia riscontrato in tanti androidi. Sempre lo stesso: un grande intelletto, la capacita di conseguire traguardi importanti, ma anche questa freddezza. La deplorava. Eppure, senza di essa, non sarebbe riuscito a identificarli.

«Sono del Dipartimento di Polizia di San Francisco», disse.

«Davvero?» I grandi occhi intensi non si mossero, non risposero in alcun modo. «Che ci viene a fare qui?» Il suo tono, stranamente, pareva cortese.

Sedendosi su una sedia vicina apri la valigetta. «Sono stato mandato a somministrarle un normale test sul profilo della personalita. Ci vorranno solo alcuni minuti».

«E proprio necessario?» Fece un cenno indicando la grossa partitura rilegata, «Ho un sacco da fare». Ora aveva iniziato a sembrare un po' in apprensione.

«E necessario». Estrasse gli strumenti per il Voigt-Kampff, e comincio a sistemarli.

«E un test per il quoziente intellettuale?»

«No, per l'empatia».

«Devo mettermi gli occhiali». Allungo la mano per aprire una cassetto della toletta.

«Se e in grado di annotare la partitura senza occhiali puo anche fare il test cosi com'e. Le faro vedere delle fotografie e le faro alcune domande. Intanto...» Si alzo e le si avvicino e, chinatosi, le applico la ventosa con i sensori sulla guancia alquanto colorita. «E poi questa luce», disse, regolando l'angolazione del sottile raggio, «e siamo pronti».

«Crede che io sia un androide? E per questo, no?» La voce le era quasi del tutto scomparsa. «Non sono un androide. Non sono mai nemmeno stata su Marte; un androide non l'ho mai nemmeno visto!» Le lunghe ciglia vibrarono involontariamente; Rick si rese conto che la cantante tentava di mantenere la calma. «Vi hanno informato che c'e un androide nella nostra compagnia? L'aiuterei con piacere, e le pare che se fossi un androide avrei piacere ad aiutarla?»

«A un androide», le disse, «non importa nulla di quello che succede a un altro androide. Questa e una delle indicazioni che cerchiamo di identificare». «Allora», disse Miss Luft, «lei deve essere un androide». La battuta lo fece fermare all'istante; la guardo.

«Perche», continuo, «il suo compito e quello di ucciderli, non e vero? Lei e uno di quei...» Cercava di ricordarsi.

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