Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Название:Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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Per sentirsi un po' in compagnia accese l'autoradio e si sintonizzo sul programma radiofonico di Buster Friendly che, come la versione televisiva, andava in onda ventitre ininterrotte roventi ore al giorno... mentre l'altra ora era occupata da una sigla di fine-delletrasmissioni di carattere religioso, seguita da dieci minuti di silenzio e poi da una sigla di ripresa-delle-trasmissioni sempre di carattere religioso.
«...contento d'avervi di nuovo all'ascolto e in visione», stava dicendo Buster Friendly. «Allora, Amanda; sono due giorni interi che non veniamo a trovarti. Hai in programma qualche nuovo film, cara?»
«Eppene, io folevo antare a fare film ierri, ma penza, loro folere me partire a le zette...»
«Le sette del mattino?» la interruppe Buster Friendly.
«Ciusto, tel matino, Buuster; a le zette!» Amanda Werner scoppio nella sua famosa risata, imitata quasi quanto quella di Buster. Amanda Werner e varie altre belle ed eleganti signore straniere dal bel seno conico, provenienti da vaghi paesi mai specificati, piu alcuni cosiddetti umoristi bucolici, costituivano il nocciolo duro delle perpetue repliche di Buster. Le donne come Amanda non facevano mai film, non avevano mai parti in teatro; vivevano le loro stravaganti belle vite come ospiti nello spettacolo senza fine di Buster, comparendo sullo schermo - Isidore una volta l'aveva calcolato - anche la bellezza di settanta ore a settimana.
Come faceva Buster Friendly a trovare il tempo di registrare sia lo spettacolo radiofonico che quello televisivo? A Isidore sarebbe piaciuto saperlo. E come faceva Amanda Werner a trovare il tempo di fare l'ospite un giorno si e l'altro no, mese dopo mese, anno dopo anno? Come facevano a parlare in continuazione? Non si ripetevano mai, per quanto poteva accorgersene lui. Le loro battute, sempre sagaci, sempre nuove, non le provavano. La chioma di Amanda risplendeva, gli occhi le luccicavano, i denti brillavano; non calava mai di tensione, non si stancava mai, non si trovava mai disorientata quando doveva escogitare una battuta spiritosa in risposta alla continua raffica di frizzi e lazzi, facezie e arguzie di Buster. Il Buster Friendly Show, audioteletrasmesso via satellite su tutta la Terra, si riversava anche sugli emigranti dei mondi colonizzati. Alcune trasmissioni sperimentali erano state lanciate anche verso Proxima, nel caso la colonizzazione umana fosse arrivata tanto lontana. Se il Salander 3 fosse giunto a destinazione, i membri dell'equipaggio avrebbero trovato il Buster Friendly Show ad attenderli. E loro ne sarebbero stati contenti.
Ma c'era qualcosa in Buster Friendly che indispettiva John Isidore, un particolare inquietante. In modo subdolo, quasi senza dare nell'occhio, Buster ridicolizzava le scatole empatiche. E non una volta sola, di continuo. Infatti, lo stava facendo proprio adesso.
«...non troverai segni di sassate sul mio corpo», ciangottava Buster con Amanda Werner. «E se proprio devo scalare il fianco di una montagna, voglio portarmi dietro almeno un paio di bottiglie di birra Budweiser!» Il pubblico in studio scoppio a ridere, e Isidore senti uno scroscio di applausi. «E rendero pubblica la mia denuncia, minuziosamente documentata, da lassu — l a rivelazione che avra luogo esattamente tra dieci ore!»
«Fenco angh'io, tezoro!» proruppe Amanda. «Pottami con te! Io fenire con te, quanto loro tirare noi pietra io proteccere te!» Il pubblico esplose un'altra volta, e John Isidore si senti deriso e provo una rabbia impotente salirgli nel petto fin quasi a sgorgare. Perche Buster Friendly continuava a prendere in giro il Mercerianesimo? La cosa non sembrava dar fastidio a nessun altro; perfino l'O.N.U. approvava. Eppure sia la polizia americana che quella sovietica avevano dichiarato pubblicamente che il Mercerianesimo riduceva il tasso di criminalita, rendendo i cittadini piu consapevoli delle condizioni del proprio prossimo. L'umanita ha bisogno di maggior empatia, aveva dichiarato piu volte Titus Corning, il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Forse Buster e geloso, i potizzo Isidore. Certo, potrebbe essere una spiegazione; lui e Wilbur Mercer sono in concorrenza l'uno con l'altro. Ma in concorrenza per cosa?
Per le nostre menti, concluse. Litigano per il controllo della nostra psiche; la scatola empatica da un lato, gli sberleffi e le allusioni maligne di Buster dall'altro. Devo dirlo a Hannibal Sloat, si disse risoluto. Devo chiedergli se e vero; lui lo sapra senz'altro.
Parcheggiato il furgone sulla terrazza della Clinica per Animali Van Ness, Isidore porto subito la gabbia di plastica con il finto gatto ormai esanime giu nell'ufficio di Hannibal Sloat. Quando entro, il signor Sloat sollevo lo sguardo da una pagina di un catalogo di componenti e il volto grigio e segnato dall'eta gli si increspo come acqua percorsa dal vento. Troppo vecchio per emigrare, Hannibal Sloat, anche se non era uno speciale, era destinato a guadagnarsi a fatica il resto della vita sulla Terra. La polvere, per anni, l'aveva logorato; gli aveva fatto divenire i lineamenti grigi, i pensieri grigi; l'aveva ingobbito, gli aveva indebolito le gambe rendendogli malfermo il passo. Hannibal vedeva il mondo attraverso lenti letteralmente ispessite dalla polvere. Per chissa quale motivo, Sloat non si puliva mai gli occhiali. Era come se si fosse arreso; aveva accettato le scorie radioattive che avevano gia da molto tempo intrapreso l'impresa di seppellirlo. Intanto, gli avevano gia oscurato la vista. Nei pochi anni che gli restavano la polvere gli avrebbe degradato anche gli altri sensi fino a che alla fine gli sarebbe rimasta solo la voce stridula da uccello, e poi se ne sarebbe andata anche quella. «Che cos'hai chiese il signor Sloat.
«Un gatto con un cortocircuito all'impianto di alimentazione». Isidore appoggio la gabbia sulla scrivania del capo, completamente coperta da fogli.
«E perche lo porti a me?», domando Sloat. «Portalo giu in officina da Milt». Eppure, pensieroso, apri la gabbia e ne estrasse l'animale. Un tempo anche lui aveva fatto riparazioni. Era stato un ottimo meccanico.
Isidore disse: «Secondo me, Buster Friendly e il Mercerianesimo si combattono per ottenere il controllo delle nostre anime psichiche».
«Se e cosi», disse Sloat, mentre esaminava il gatto, «Buster sta vincendo».
«Sta vincendo adesso», disse Isidore, «ma a lungo andare verra sconfitto».
Sloat alzo la testa, e lo guardo. «Perche?»
«Perche Wilbur Mercer si rinnova continuamente. E eterno. In cima al colle viene abbattuto; sprofonda nel mondo della tomba, ma poi inevitabilmente risorge. E noi con lui. Cosi, anche noi siamo eterni». Si senti soddisfatto, per aver parlato tanto bene; di solito quando aveva a che fare con il signor Sloat balbettava.
Sloat disse: «Anche Buster e immortale, come Mercer. Nessuna differenza».
«Ma come fa? Lui e solo un uomo».
«Non lo so», disse Sloat. «Ma e vero. Non l'hanno mai ammesso, ovviamente».
«E per questo che Buster Friendly riesce a fare quarantasei ore di spettacolo al giorno?»
«Esatto», disse Sloat.
«E allora Amanda Werner e quelle altre donne?» «Immortali anche loro».
«Rappresentano forse una forma di vita superiore proveniente da un altro sistema?»
«Questo non sono mai riuscito a stabilirlo per certo», disse il signor Sloat che intanto stava ancora ispezionando il gatto. Adesso si era levato gli occhiali coperti dalla polvere e osservava da vicino la bocca socchiusa. «Come invece ho stabilito con definitiva certezza nel caso di Wilbur Mercer», concluse, in tono quasi impercettibile. A quel punto comincio a imprecare: un rosario di insulti, parolacce e bestemmie che a Isidore parve durare un minuto buono. «Questo gatto», disse alla fine Sloat, «non e finto. Sapevo che un giorno o l'altro ci sarebbe capitato. E morto». Riabbasso lo sguardo e fisso il cadavere del gatto. E riprese a imprecare.
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