Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Название:Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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- Год:1996
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«Mezz'ora», disse Eldon Rosen. Lui e Rachael si diressero uno dietro l'altra verso la porta, in silenzio. Avevano detto quello che dovevano dire, penso Rick. Adesso toccava a lui.
Mentre Rachael si accingeva a chiudere la porta alle proprie spalle, Rick disse in modo brusco: «Siete riusciti a incastrarmi alla perfezione. Avete registrato il mio fiasco. Sapete che il mio lavoro dipende dall'impiego della scala di Voigt-Kampff e siete i proprietari di quella stramaledetta civetta».
«Ormai e suo, caro mio», disse Rachael. «Non ricorda? Gli legheremo l'indirizzo di Rick Deckard alla zampa e lo spediremo giu a San Francisco. Esso l'aspettera a casa quando torna dal lavoro».
Esso, penso Rick. Ha usato ilpronome neutro invece di quello femminile. «Scusate un secondo», disse. Ferma sulla porta, Rachael disse, «Si e deciso?»
«Voglio», le rispose, aprendo la valigetta, «farle ancora una delle domande dal questionario di Voigt-Kampff. Si risieda».
Rachael cerco lo zio con lo sguardo. Egli annui e lei rientro a malincuore, sedendosi al posto di prima. «A che serve?» domando, con le sopracciglia inarcate dal disgusto - e dalla circospezione. Lui colse la tensione muscolare, la noto per esperienza professionale.
Ora Rick aveva il fascio di luce puntato sull'occhio destro della ragazza e le aveva di nuovo applicato la piastra a ventosa alla guancia. Rachael fissava irrigidita la luce, e l'espressione di estremo disgusto era tuttora ben visibile.
«La mia valigetta», disse Rick nel rovistare al suo interno per estrarne i moduli del Voigt-Kampff. «Bella, no? E del dipartimento».
«Si, si», disse Rachael con tono distante.
«Pelle di bambino», disse Rick. Carezzo il rivestimento nero della valigetta. «Cento per cento pura pelle umana di bambino». Vide i due indicatori dei quadranti agitarsi freneticamente. Ma si erano mossi dopo una pausa.
La reazione aveva avuto luogo, ma troppo tardi. Sapeva quale doveva essere il tempo di reazione, senza sbagliarsi di una frazione di secondo, l'esatto tempo di reazione: non ci doveva essere nessun tempo di reazione. «Grazie, signorina Rosen», disse e raccolse di nuovo tutta l'apparecchiatura: aveva concluso il supplemento d'esame. «E tutto».
«Se ne va?» chiese Rachael.
«Si», rispose. «Mi sono convinto».
Con circospezione Rachael chiese, «E gli altri nove soggetti?»
«L'indice ha funzionato adeguatamente nel suo caso», rispose. «Posso estrapolare da quello che ho raccolto; chiaramente e ancora efficace». Rivolto a Eldon Rosen, che si era appoggiato curvo e cupo allo stipite della porta, chiese: «La ragazza lo sa?» A volte essi non se ne rendevano conto; diverse volte erano state sperimentate delle false memorie, generalmente con la malposta intenzione che grazie ad esse le reazioni ai test sarebbero state modificate.
Eldon Rosen rispose: «No. L'abbiamo programmata da cima a fondo. Ma penso che alla fine abbia sospettato qualcosa». Rivolto alla ragazza disse: «Ci sei arrivata quando ti ha chiesto di fare altre domande, vero?»
Pallida, Rachael annui con espressione assente.
«Non aver paura di lui», la rassicuro Eldon Rosen. «Non sei un androide fuggito illegalmente sulla Terra; sei proprieta dell'Associazione Rosen, utilizzato a scopi promozionali per gli aspiranti coloni». Si avvicino alla ragazza, le mise una mano sulla spalla per confortarla; nel sentirsi toccata la ragazza sobbalzo.
«Certo», disse Rick. «Non ho alcuna intenzione di ritirarla, signorina Rosen. Buona giornata a tutti». Si mosse verso la porta, poi si fermo un attimo. Rivolto ai due chiese, «La civetta e vera?»
Rachael lancio un rapido sguardo al vecchio Rosen.
«Tanto se ne va in ogni caso», le disse Edon Rosen. «Non ha nessuna importanza. La civetta e artificiale. Di civette non ce n'e piu nemmeno una».
«Mmm», mormoro Rick, e usci come inebetito nel corridoio. I due lo guardarono allontanarsi. Non c'era piu nulla da dire. Allora, e cosi che funzionano ipiu grandi fabbricanti di androidi, disse Rick tra'se e se. Sono subdoli, infidi; gente cosi non ne aveva mai incontrata prima d'allora. Un nuovo tipo di personalita, strano e contorto; non c'era da sorprendersi se gli organismi di pubblica sicurezza si trovavano in difficolta con il Nexus-6.
Il Nexus-6. Ci si era finalmente scontrato. Rachael, si disse, deve essere un Nexus-6. Ho visto uno di loro per la prima volta. Me l'avevano quasi fatta, accident/'. Sono andati a un millimetro dal distruggere il Voigt-Kampff, l'unico metodo che abbiamo per identificarli. L'Associazione Rosen si da un beel da fare - o almeno, si impegna a fondo - per proteggere i propri prodotti.
E devo affrontarne ancora se, penso, per finire il lavoro.
Si sarebbe dovuto sudare i soldi della taglia. Fino all'ultimo centesimo. Sempre ammesso che sarebbe riuscito a scamparsela fino alla fine.
CAPITOLO SESTO
Il televisore urlava. Scendendo le grandi scale vuote ricoperte dalla polvere del condominio verso il piano di sotto, John Isidore distingueva adesso la voce familiare di Blister Friendly, che ciarlava allegro rivolta all'immensa audience interplanetaria.
«...Oh-oh, gente! Zip click zip! E adesso due parole sul tempo di domani: cominciamo dalla costa orientale degli U.S.A. Il satellite Mangusta ci dice che la pioggia di polvere sara molto pronunciata intorno a mezzogiorno e poi tendera a diminuire. Percio tutti voi, cari amici, che vorrete avventurarvi all'aperto dovreste aspettare il pomeriggio, eh? E a proposito di aspettare, adesso mancano solo dieci ore alla grande notizia, alla mia speciale rivelazione! Dite a tutti i vostri amici di guardarci ! Vi svelero qualcosa di sorprendente. Ehi, non pensiate che sia solo la solita...»
Appena Isidore busso alla porta dell'appartamento la televisione si spense all'improvviso, scomparve nel non-essere. Non s'era solo zittita; aveva smesso di esistere, si era rifugiata in una tomba terrorizzata dal suo bussare.
Percepi, dietro la porta chiusa, la presenza di un'altra vita, oltre a quella della TV. I suoi sensi, tesi come una corda di violino, immaginavano o forse captavano un terrore spettrale e muto, di qualcuno che si ritraeva, qualcuno schiacciato con forza contro la parete piu lontana dell'appartamento nel tentativo di sfuggirgli.
«Ehi», grido. «Io abito di sopra. Ho sentito la TV. Presentiamoci, no?» Aspetto, con l'orecchio teso. Nessun suono e nessun movimento. Le sue parole non avevano incuriosito lo sconosciuto. «Le ho portato un panetto di margarina», disse, avvicinandosi alla porta nel tentativo di superarne lo spessore con la voce. «Mi chiamo J. R. Isidore e lavoro per il famoso veterinario Hannibal Sloat, ne avra sentito parlare. Sono una persona rispettabile, ho un lavoro. Guido il furgone del signor Sloat».
La porta si socchiuse appena e attraverso la fessura ebbe modo di vedere nell'appartamento una figura tutta storta e raggomitolata, una ragazza che si ritraeva, si faceva piccola per la paura e cercava di non farsi vedere, eppure continuava a tenere la mano sulla porta, come se cercasse un sostegno fisico. La paura le dava un aspetto malaticcio; le deformava i lineamenti: pareva che l'avessero fatta a pezzi e poi, con malizia, l'avessero ricucita insieme alla bell'e meglio. Gli occhi, enormi, le rilucevano fissi mentre cercava di sorridere.
Isidore provo un immediato moto di comprensione e le disse: «Credeva che nel palazzo non abitasse nessun altro. Che fosse abbandonato». Annuendo, la ragazza sussurro: «Si».
«Ma», disse Isidore, «avere dei vicini e un bene. Accipicchia, finche non e arrivata lei non ne avevo neanche uno». E, lo sapeva il cielo, non c'era molto da divertirsi.
«Lei e l'unico qui?» chiese la ragazza. «Voglio dire, in questo condominio, a parte me?» Pareva meno timida, adesso; raddrizzo il corpo, mentre si passava la mano tra i capelli scuri. Ora Isidore vide che aveva una bella figura, anche se era piccola, e dei bellissimi occhi molto marcati da lunghe ciglia nere. Colta di sorpresa, la ragazza indossava i calzoni del pigiama e nient'altro. E nel guardare oltre di lei scorse una stanza in disordine. Qui e la c'erano delle valigie aperte; il contenuto era mezzo sparso sul pavimento sporco. Ma era naturale; era appena arrivata.
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