Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Здесь есть возможность читать онлайн «Филип Дик - Ma gli androidi sognano pecore elettriche?» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Год выпуска: 1996, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
- Автор:
- Жанр:
- Год:1996
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Ma gli androidi sognano pecore elettriche?: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
«Oltre a lei sono l'unico», disse Isidore. «E non la voglio certo disturbare». Si senti abbattuto. La sua offerta, che possedeva la qualita di un vero e proprio rituale antico, d'anteguerra, non era stata accettata. Anzi, pareva che la ragazza non se ne fosse nemmeno accorta. Oppure non aveva capito a cosa potesse servire un panetto di margarina. L'impressione che ne ricavava era quella; la ragazza sembrava piu che altro sconcertata. Come se fosse uscita da un abisso tutto suo e galleggiasse disorientata su onde concentriche di paura che adesso andavano ritraendosi. «Il buon vecchio Buster», disse Isidore, cercando di farle abbandonare quella rigidita. «Le piace? Io lo guardo tutte le mattine e poi di nuovo la sera quando torno a casa. Lo guardo mentre ceno e assisto anche alla sua trasmissione della notte, fino a che non vado a letto. Cioe, lo facevo prima che il mio televisore si rompesse».
«Chi...» comincio a dire la ragazza, ma si interruppe; si morse il labbro come se fosse terribilmente arrabbiata. Evidentemente con se stessa.
«Buster Friendly», spiego lui. Gli pareva ben strano che la ragazza non sapesse nulla del piu buffo comico televisivo della Terra. «Ma da dove viene?» chiese curioso.
«Non vedo cosa c'entri». Gli lancio dal basso un veloce sguardo deciso. Aveva visto qualcosa che pareva stemperare la sua preoccupazione; si rilasso in modo evidente. «Mi fara piacere avere compagnia», gli disse, «magari piu avanti, quando mi saro sistemata. Adesso, mi pare ovvio, non se ne parla neanche».
«Perche non se ne parla neanche?» Era disorientato, tutto in lei lo disorientava. Forse, penso, ho abitato qui da solo per troppo tempo. Sono diventato strano. Dicono che ai cervelli di gallina capita spesso. Il pensiero lo rese ancora piu abbattuto. «La potrei aiutare a disfare le valigie», oso proporre; la porta, adesso, gli si era quasi chiusa in faccia. «A sistemare i mobili».
La ragazza disse, «Non ne ho di mobili. Tutta ' sta roba...» e indico la stanza dietro di lei, «era gia qui».
«Ma non serve a nulla», disse Isidore. Bastava un'occhiata per capirlo. Le sedie, la moquette, i tavoli - s'era tutto guastato, erano sfiancati da una comune rovina, vittime della dispotica forza del tempo. E dell'abbandono. Per anni nessuno aveva abitato nell'appartamento, era in uno stato pressoche completo di rovina. Isidore non riusciva a immaginarsi come sarebbe riuscita a vivere in quelle condizioni. «Senta», le disse serio. «Se setacciamo tutto il palazzo, probabilmente possiamo trovare qualcosa di meno scassato. Una lampada in un appartamento, un tavolo in un altro».
«E quel che faro», disse la ragazza. «Da sola, se non le dispiace».
«S'infilerebbe in quegli appartamenti da sola?» Non ci credeva.
«Perche no?» di nuovo ebbe un brivido nervoso e fece una smorfia, rendendosi conto di aver detto qualcosa che non andava.
Isidore disse, «Io ci ho provato. Una volta sola. Dopo di allora quando torno a casa entro dritto filato nel mio appartamento e me ne frego del resto... degli appartamenti dove non abita nessuno. Sono centinaia, pieni di cose, gli oggetti personali di chi ci abitava, come le foto di famiglia o i vestiti. Quelli che sono morti non si sono potuti portar via nulla e quelli che sono emigrati non hanno voluto. L'intero palazzo, escluso il mio appartamento, e completamente andato in palta».
«"In palta"?» La ragazza non capiva.
«Si. La palta e fatta di oggetti inutili, inservibili, come la pubblicita che arriva per posta, o le scatole di fiammiferi dopo che hai usato l'ultimo, o gli involucri delle caramelle o l'omeogiornale del giorno prima. Quando non c'e piu nessuno a controllarla, la palta si riproduce. Ad esempio, se quando si va a letto si lascia un po' di palta in giro per l'appartamento, quando ci si alza il mattino dopo se ne ritrova il doppio. Cresce, continua a crescere, non smette mai».
«Ho capito». La ragazza l'osservava incerta: non sapeva se credergli o meno. Non era sicura che stesse parlando sul serio.
«C'e la Prima Legge della Palta», disse Isidore. «"La palta scaccia la nonpalta." Come la legge di Gresham sul denaro falso, ha presente? E in questi appartamenti non c'e nessuno a contrastare la palta».
«Cosi ha preso il sopravvento», concluse la ragazza. Annui. «Adesso ho capito».
«La sua casa, qui», le disse, «questo appartamento che ha scelto... E troppo nella palta per abitarci. Possiamo invertire il fattore-palta; possiamo fare come ho detto io, andare a cercare negli altri appartamenti. Pero...» Si interruppe.
«Pero cosa?»
Isidore disse, «Non possiamo vincere».
«Perche no?» La ragazza usci in corridoio, chiudendosi la porta alle spalle; le braccia pudicamente strette sul piccolo seno sodo, gli si mise di fronte, cercando di capire. O cosi gli parve. Almeno lo stava ad ascoltare.
«Nessuno puo battere la palta», disse, «tranne che per un po' di tempo e forse in un posto solo, come nel mio appartamento ad esempio, dove ho creato una specie di equilibrio tra la pressione della palta e della nonpalta, finche dura. Ma poi moriro o me ne andro, e allora la palta riprendera il sopravvento. E un principio universale valido in tutto l'universo; l'intero universo e diretto verso una stato finale di paltizzazione totale e assoluta». Poi aggiunse: «Tranne naturalmente che per l'ascesa di Wilbur Mercer».
La ragazza lo guardo attenta. «Non vedo alcun nesso».
«Ma e il succo del Mercerianesimo». Di nuovo si trovo spiazzato. «Ma, scusi, lei non partecipa alla fusione? Non ha una scatola empatica?»
Dopo aver riflettuto un attimo la ragazza, circospetta, spiego: «La mia non me la sono portata. Ero sicura di trovarne una qui».
«Ma la scatola empatica», disse balbettando per l'agitazione, «e l'oggetto piu personale che si possa avere! E una prolunga del proprio corpo; e lo strumento che ci mette in contatto con gli altri umani, che ci fa smettere di essere soli. Ma lo sa, no? Lo sanno tutti. Mercer permette che perfino quelli come me...» S'interruppe. Ma era troppo tardi; ormai gliel'aveva detto e dall'espressione che le era apparsa sul volto, dalla scintilla di improvvisa repulsione, si rese conto che lei aveva capito. «Ho quasi superato il test sul quoziente intellettivo», le disse con voce bassa e tremante. «Non sono molto speciale, solo un po'; non come alcuni che si vedono in giro. Ma di questo a Mercer non importa niente».
«Per quel che mi riguarda», disse la ragazza, «questa la si puo ritenere una delle maggiori pecche del Mercerianesmo». La voce era netta e neutra; Isidore si rese conto che la ragazza voleva solo enunciare un dato di fatto: e cioe quello che pensava dei cervelli di gallina.
«Allora io risalgo su», disse, e si allontano da lei, serrando il panetto di margarina che ormai si stava sciogliendo per la stretta della mano.
La ragazza lo guardo mentre si allontanava, ancora con quell'espressione neutrale sul volto. Ma poi lo richiamo: «Aspetti».
Voltandosi, Isidore le chiese: «Perche?»
«Mi servira. Per prendere dei mobili come si deve. Dagli altri appartamenti, come ha detto prima». Si mosse verso di lui, il tronco nudo, morbido e florido, senza un grammo di grasso in eccesso. «A che ora torna? Mi puo aiutare quando rientra dal lavoro».
Isidore disse: «Non e che potrebbe preparare la cena per tutti e due? Se le portassi gli ingredienti?»
«No, ho troppe cose da fare». La ragazza si libero della richiesta senza alcuno sforzo e lui lo noto, lo percepi senza capirlo.
Ora che le era passata la paura iniziale, cominciava a emergere qualcos'altro di lei. Qualcosa di piu strano. E, gli venne da pensare, deplorevole. Freddezza. Come, penso, un alito dal vuoto interposto tra i mondi abitati, cioe un alito dal nulla. Non si trattava di quello che diceva o faceva ma di quello che non diceva e non faceva. «Un'altra volta», disse la ragazza, e si ritrasse verso la porta dell'appartamento.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.