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Algis Budrys: Il giudice

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Algis Budrys Il giudice

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Ecco un bellissimo esempio di classica distopia fantascientifica: un mondo futuro rigidamente stratificato in classi separate da un ferreo codice sociale, in cui il giudice è anche il freddo esecutore materiale delle sue sentenze. Chi ce lo propone è Algis Budrys, un veterano della fantascienza degli anni cinquanta (e questo romanzo breve appartiene al suo periodo migliore), un autore noto per alcuni suoi ottimi romanzi come (Progetto Terra), e , ma che ha prodotto anche un’incredibile quantità di bellissimi racconti ingiustamente dimenticati.

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Joyce si avvicinò ai due. Non aveva ancora deciso come comportarsi con Kallimer. Quell’uomo era arrogante. Sembrava che provasse molto gusto a parlare in termini che Joyce non era in grado di capire. Ma era un uomo intelligente ed ambizioso. La sua ambizione lo avrebbe portato a difendere gli stessi principi che difendeva Joyce, e la sua intelligenza ne avrebbe fatto un superbo Giudice Capo quando Joyce se ne fosse andato.

Alla luce di queste riflessioni, Joyce era incline a sorvolare sul discutibile comportamento del giorno prima. Forse, dopo tutto, Kallimer aveva avuto ragione nel chiedergli di riconsiderare il verdetto.

Ancora una volta fu dolorosamente consapevole della sua incapacità di farsi un’opinione precisa sugli avvenimenti del giorno prima. Si fermò di fronte a Kallimer e Pedersen scrollando leggermente il capo e solo in quel momento si rese conto quanto dovesse apparire strano ai due quel gesto.

— Buon giorno, Giudice — disse secco Kallimer.

Joyce lo scrutò per trovare qualche indicazione del suo stato d’animo, ma non c’era nulla a parte quell’espressione perennemente crucciata.

— Buon giorno, Giudici — disse infine. — O forse sono stati confermati i risultati delle elezioni, Legislatore? — chiese a Pedersen.

Pedersen aveva il viso tirato. — Sì, signore, i risultati sono stati confermati. Ma io mi sono dimesso.

Joyce inarcò le sopracciglia. Ricomponendosi, cercò di sorridere — Allora ritornate al Foro?

Pedersen scosse il capo. — No… uh… — disse con voce rauca, — sono qui in veste di testimone per… uh… ieri. — Era mortalmente pallido.

Kallimer sorrise gelido. — Il signor Pedersen ha deciso di ritirarsi dalla vita pubblica, Giudice Joyce. Ora considera inadeguato il suo primo tentativo di dissociarsi dal Foro.

Joyce spostò lo sguardo da Kallimer a Pederson. Si accorse all’improvviso che il giovane era terrorizzato.

— Blanding è morto, sapete? — disse Kallimer senza alcuna inflessione. — Ieri pomeriggio è stato colpito alla testa da un blocchetto di porfido. Le circostanze non sono chiare, ma un membro della Guardia Civile ha dato la notizia. — Kallimer sorrise a Pedersen. — Ed ora, il nostro ex-collega, dal momento che i suoi presentimenti si sono dimostrati corretti, farà presto un viaggio all’estero… nella Confederazione dei Laghi, vero?

— Ho dei lontani parenti a St. Paul — confermò brusco Pedersen. — E a Toronto c’è un ramo di famiglia dell’Ontario. Intendo assentarmi per un certo tempo. Un ampio giro.

Kallimer continuava a sorridere. — La parola chiave in questa affermazione dovrebbe essere lontano , vero, signor Pedersen?

Pedersen arrossì di rabbia, ma Joyce interpretò come rassicurante l’atteggiamento di Kallimer. Voleva dire che la codardia di Pedersen non era un atteggiamento generale. Al momento questo sembrava più importante della notizia della morte di Blanding.

La sua mancanza di sbalordimento lo portò a considerare con stupore le proprie reazioni. Era sconvolto al punto che la notizia dell’assassinio di un Giudice non lo toccava? Si era davvero spinto così avanti nell’accettare l’incredibile?

Sapeva, o almeno lo sapeva la parte della sua mente governata dalla calma e dalla logica, che prima di ieri si sarebbe considerato un pazzo anche soltanto a pensare che qualcuno potesse attaccare la Legge. Oggi, invece, poteva anche accettarlo. Non con leggerezza, ma riusciva ad accettarlo nonostante tutto.

— Siete sicuro dell’informazione, Kallimer? — chiese.

Kallimer annuì, guardandolo in modo curioso. — Il testimone è attendibile. Ed ha portato anche l’arma. È un oggetto sconcertante. Vi interesserà.

Joyce sollevò educatamente un sopracciglio. — Davvero? — Vide Joshua Normandy entrare nell’aula e fece un cenno in direzione del Presidente. — L’udienza sta per cominciare. Verrà mostrata, naturalmente?

Kallimer era decisamente sconcertato dal suo atteggiamento. Joyce teneva il capo eretto e le spalle si erano raddrizzate di colpo.

— Sì, naturalmente.

— Bene. Vogliamo avviarci ai nostri posti? Buon giorno, signor Pedersen. È stato un piacere averla al banco con me. — Prese il braccio di Kallimer ed insieme si avvicinarono verso il lungo tavolo posto di fronte alle sedie dei Giudici minori.

Joyce sapeva quello che gli stava succedendo e la parte calma e imparziale della sua mente, a cui era stato dato qualcosa su cui riflettere, approvava.

Era stato preso dal panico. Il giorno prima, a mezzogiorno, le fondamenta della sua logica erano state distrutte. L’integrità dei Giudici e della giustìzia era stata attaccata, e la sua fiducia nel fatto che tutti accettassero la Legge del Messire si era dimostrata errata. Aveva scoperto, in un breve attimo cruciale, che vi erano persone che desideravano deliberatamente attaccare la Legge.

Si era trovato in grave imbarazzo. Non aveva precedenti a cui riferirsi per tale crimine, nessuna base su cui giudicare la situazione. Qualcun altro, forse, qualcuno come Kallimer o il Giudice Normandy, avevano le capacità mentali per capire. Ma Joyce sapeva di non essere un uomo brillante. Era solo un uomo onesto e sapeva quello che era al di fuori delle sue capacità. Nell’istante in cui si era fermato a guardare stupefatto l’arma sul selciato della piazza e la ragazza che si lanciava per afferrarla, aveva cessato di essere in grado di valutare la situazione legale e di prendere gli opportuni provvedimenti. Il panico poteva distorcere completamente la capacità di giudizio di un uomo.

Era questo che il Messire aveva cercato di fargli capire. Il mondo stava cambiando, e il Giudice Capo non era in grado di affrontare questo cambiamento.

Da uomo onesto, di fede sincera, era pronto a cedere le proprie responsabilità e a lasciare che fossero altri più adatti ad assumersele.

Fece un cenno al giudice Normandy e agli altri membri dell’Associazione, poi si sedette con calma a fianco di Kallimer, in attesa di vedere che cosa avevano capito della situazione gli uomini più intelligenti di lui.

Kallimer stava mostrando l’arma portata da Nyack. Joyce la guardò con curiosità.

Era pomeriggio inoltrato ed un buon numero di testimonianze erano già state messe a verbale. Pedersen aveva affermato di essersi accorto di movimenti rabbiosi nella folla quando Joyce aveva estratto l’arma, ma che la pistola era stata lanciata da un individuo sconosciuto prima che si potesse intervenire. Dopo la sparatoria, l’uomo e il gruppo che lo circondava si erano persi tra la folla. La folla stessa era rimasta sconcertata all’inizio, mostrando poi reazioni contrastanti. Nei primi momenti della rivolta non c’erano stati segni di un’azione concertata.

Il rappresentante della Guardia Civile aveva testimoniato che, per quel che ne sapeva, lui era l’unico superstite della squadra designata a mantenere l’ordine durante il processo. Si era impadronito dell’arma dopo che l’Imputata l’aveva lasciata cadere ed era corso al quartier generale per chiedere aiuto. La sua impressione era che i primi a rimanere uccisi tra i membri delle famiglie presenti al processo, erano stati vittima dei disordini spontanei scoppiati tra la folla e non di qualche azione premeditata.

Il Giudice Kallimer aveva commentato dicendo che anche lui aveva avuto la stessa impressione. Le uniche tracce di un piano organizzato, affermò, erano stati il taglio dei cavi ferroviari fuori da Nyack e l’attacco alla stazione radio, dove l’uomo della famiglia preposto alla sorveglianza aveva fracassato la trasmittente prima che qualcuno potesse impadronirsene. Venne inoltre sottolineata la fedeltà del personale tecnico della stazione.

Ora Kallimer disse: — Tenendo presenti le testimonianze precedenti, vorrei richiamare l’attenzione dei giudici sulla costruzione e sulla forma di quest’arma illegale.

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