Nel giro di cinque minuti il presidente avrebbe presentato Ekstrom e il suo staff. Poi, con un teatrale collegamento dai confini del mondo, la NASA si sarebbe unita a Herney per rivelare la notizia. Un breve resoconto della scoperta, il significato per la scienza spaziale, qualche reciproca pacca sulle spalle, quindi la NASA e il presidente avrebbero passato la mano al celebre scienziato Michael Tolland e al suo documentario di quasi quindici minuti. Alla fine, con la credibilità e l'entusiasmo di tutti al culmine, Ekstrom e il presidente avrebbero augurato la buonanotte, promettendo ulteriori informazioni nei giorni successivi attraverso una serie di conferenze stampa della NASA.
Mentre attendeva la battuta di ingresso, sentì insinuarsi dentro di sé un oscuro senso di vergogna. Sapeva che l'avrebbe provato. Lo aspettava.
Aveva mentito…
Eppure, in quel momento, quelle menzogne sembravano irrilevanti. Un peso ben più grande lo opprimeva.
Nella caotica redazione dell'ABC, Gabrielle Ashe si trovò gomito a gomito con decine di estranei, tutti con il collo proteso verso la fila di monitor che pendevano dal soffitto. Quando arrivò il momento, calò il silenzio. Gabrielle chiuse gli occhi, pregando di non vedere immagini del proprio corpo nudo.
Nel salotto del senatore Sexton, l'atmosfera era festosa. Tutti gli ospiti si erano alzati in piedi, gli occhi incollati al megaschermo del televisore.
Zach Herney si era presentato davanti al mondo e, incredibilmente, aveva salutato con un certo imbarazzo.
"Sembra scosso" pensò Sexton. "Che cosa insolita."
«Guardate» mormorò qualcuno «devono essere brutte notizie.»
"La stazione spaziale?" si chiese il senatore.
Herney guardò dritto nella telecamera e trasse un profondo respiro. «Amici, mi sono chiesto per molti giorni come fare questo annuncio…»
"Tre parole soltanto" gli suggerì Sexton. "L'abbiamo chiusa."
Herney si soffermò un momento a deprecare che la NASA fosse diventata un argomento tanto scottante in quelle elezioni e a dichiarare che, stando così le cose, lui sentiva di dover far precedere da scuse l'imminente annuncio.
«Avrei preferito darvi questa notizia in un qualunque altro momento. La tensione politica che è nell'aria tende a trasformare in scettici i sognatori, eppure io, come vostro presidente, non ho altra scelta che condividere con voi quanto ho appreso di recente.» Sorrise. «A quanto pare, la magia del cosmo non rispetta gli ordini del giorno degli esseri umani… neppure quelli del presidente.»
Tutti, nel salotto di Sexton, sembrarono fare un balzo indietro. "Cosa?"
«Due settimane fa, il nostro scanner orbitante per la rilevazione della densità polare, il cosiddetto PODS, è passato sopra la banchisa di Milne, vicino all'isola di Ellesmere, una terra remota situata oltre l'ottantesimo parallelo, nel mare Artico settentrionale.»
Sexton e gli altri si scambiarono occhiate perplesse.
«Questo satellite della NASA ha individuato una grande roccia molto compatta sepolta sotto settanta metri di ghiaccio.» Herney sorrise per la prima volta, prendendo l'abbrivio. «Alla ricezione dei dati, la NASA ha immediatamente sospettato che si trattasse di un meteorite.»
«Un meteorite?» farfugliò Sexton. «E che razza di notizia sarebbe?»
«La NASA ha inviato una squadra sulla banchisa per eseguire alcuni carotaggi. È allora che è stata fatta…» seguì una pausa «… insomma, la scoperta del secolo.»
Sexton, incredulo, mosse un passo verso il televisore. "No…" Gli ospiti cambiarono posizione, a disagio.
«Signore e signori» annunciò Herney «alcune ore fa, la NASA ha estratto dal ghiaccio artico un meteorite di otto tonnellate che contiene…» il presidente fece un'altra pausa, dando a tutto il mondo il tempo di incollarsi allo schermo «… un meteorite che contiene fossili di organismi viventi, a decine. Prova inequivocabile dell'esistenza della vita extraterrestre.»
Come da programma, sullo schermo alle spalle del presidente comparve l'immagine luminosa e chiara di un fossile: una sorta di enorme insetto incastonato in una roccia carbonizzata.
Nel salotto di Sexton, sei imprenditori sobbalzarono sgomenti. Il senatore era pietrificato.
«Amici» continuò il presidente «il fossile dietro di me ha centonovanta milioni di anni. È stato scoperto nel frammento di un meteorite noto come meteora Jungersol, caduta nel mare Artico quasi tre secoli fa. Il nuovo satellite PODS della NASA ha rinvenuto questo frammento sepolto in una banchisa. Nelle ultime due settimane, la NASA e il suo direttore si sono preoccupati di controllare ogni aspetto di questa straordinaria scoperta prima di renderla pubblica. Nella prossima mezz'ora sentirete le conclusioni di numerosi scienziati, sia della NASA sia civili, e vedrete un breve documentario preparato da un viso a tutti voi ben noto. Prima di proseguire, tuttavia, voglio dare il benvenuto in diretta via satellite, dal Circolo polare artico, all'uomo che con la sua capacità manageriale, con la sua determinazione e il grande impegno è il vero artefice di questo momento storico. È per me un onore presentarvi Lawrence Ekstrom, direttore della NASA.»
Herney si voltò verso lo schermo con perfetto tempismo.
L'immagine del meteorite si dissolse per cedere il posto all'inquadratura di un gruppo di compunti scienziati della NASA seduti a un lungo tavolo, al centro del quale si stagliava l'imponente figura di Lawrence Ekstrom.
«Grazie, signor presidente.» Ekstrom si alzò per fissare la telecamera con un'espressione seria e compiaciuta. «Sono molto orgoglioso di condividere con tutti voi questo momento stupendo per la NASA.»
Ekstrom parlò con grande fervore dell'agenzia e della scoperta. Con sfoggio di patriottismo e di fierezza, commentò in modo impeccabile il documentario presentato dal celebre scienziato Michael Tolland.
Il senatore Sexton cadde in ginocchio davanti al televisore, le dita tra i folti capelli brizzolati. "Dio, no!"
Marjorie Tench, furibonda, si allontanò dalla gioiosa confusione che regnava fuori dalla sala stampa per rifugiarsi nel suo angolo privato nell'ala Ovest. Non era in vena di festeggiamenti. La telefonata di Rachel Sexton le era giunta del tutto inattesa.
E molto sgradita.
Sbatté la porta alle sue spalle, corse alla scrivania e chiamò il centralino della Casa Bianca. «William Pickering, NRO.»
Accese una sigaretta e camminò avanti e indietro per la stanza in attesa che gli trovassero Pickering. A quell'ora, in genere, era già tornato a casa ma, data l'importante conferenza stampa di quella sera, la Tench immaginò che fosse rimasto in ufficio incollato al teleschermo, curioso di sapere che cosa potesse essere successo nel mondo a sua insaputa.
La Tench imprecò contro se stessa per non avere dato retta al proprio istinto quando il presidente aveva manifestato la volontà di mandare Rachel Sexton a Milne. A lei era parso un rischio inutile ma Herney, molto convincente, le aveva fatto presente che il personale della Casa Bianca era diventato assai cinico nelle ultime settimane e che avrebbe messo in dubbio la scoperta della NASA se la notizia fosse arrivata dall'interno. Come previsto dal presidente, la spiegazione di Rachel Sexton aveva fugato ogni sospetto, evitato dibattiti e scetticismi, e tutto lo staff aveva fatto fronte comune. Ottimo risultato, aveva dovuto ammettere la Tench. Ma, a quel punto, Rachel Sexton aveva cambiato registro.
"La stronza mi ha chiamato su una linea non sicura."
Evidentemente, la Sexton era intenzionata a distruggere la credibilità della scoperta. L'unica consolazione era sapere che il presidente aveva registrato il discorso della Sexton al suo staff. Per lo meno si era procurato quella piccola assicurazione. Ne avrebbero avuto bisogno, forse.
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