Mo Hayder - Birdman

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In un'area industriale semiabbandonata della periferia londinese vengono scoperti i cadaveri di cinque donne mutilate e seviziate. Scattano immediatamente le indagini che vengono affidate al giovane ispettore Jack Caffery. Egli comprende all'istante che i delitti sono opera di un maniaco: le vittime sono state infatti sottoposte a procedure chirurgiche amatoriali per la riduzione del seno e sono state pettinate e truccate in modo da ricordare delle bambole. La morte tuttavia non è stata causata dalle orrende ferite, bensì da un'iniezione letale; inoltre il killer ha inserito nel petto delle vittime e cucito accanto al cuore un uccellino vivo, simbolo e firma del suo macabro operato.

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Ritornato al proprio posto, aggiustò lo specchietto di lato finché non riuscì a vedere, nel punto in cui la collina curvava, una Sierra grigia parcheggiata e quasi del tutto nascosta da una quercia gocciolante. L'autista del furgone non si girò. Con un movimento impercettibile allungò il pollice, tenendolo davanti al retrovisore.

Aspettò fino a che i due uomini nella Sierra non risposero, poi avviò il furgone e risalì la collina.

Nel suo giardino circondato da mura, Harteveld non si accorse dello scambio. Era appoggiato a una panchina di pietra e scrutava il mattino con occhi arrossati. Vicino a lui, in un prato di violette e margherite, giacevano una bottiglia vuota di pastis e un mucchietto di mozziconi di sigaretta. Era stato lì tutta la notte, ascoltando la tempesta e le sirene che s'inseguivano per Greenwich; non aveva cercato di ripararsi, ma aveva aspettato senza muoversi che le nuvole si gonfiassero ed esplodessero, riversandogli addosso la pioggia e trasformando il labirinto di sentieri in impetuosi canali di scolo. I lampi avevano reso blu la guglia color avorio della chiesa e, verso mattina, gli alberi da frutto avevano perso alcuni rami, i prati erano fangosi e gli incantevoli iris lungo il muro a ovest apparivano curvi, fiaccati. Le porte dell'aranciera erano aperte e la copia del Times, che era stata sollevata dal pavimento del salotto dal vento, giaceva sparpagliata nell'aranciera stessa e sulla veranda. La faccia di Kayleigh Hatch era appesa tra i rami del cedro del Libano.

Quando nel giardino le ombre presero a dileguarsi e il nuovo sole iniziò ad asciugare le ragnatele fradice di pioggia tra i faggi, Harteveld cominciò a svegliarsi.

Dentro la Sierra, Betts si girò e guardò Logan. Da qualche parte, nel vialetto vicino alla casa di Harteveld, un'auto era stata messa in moto. Poco dopo, le porte del garage si aprirono e una macchina verde, una meravigliosa auto d'epoca, uscì sul vialetto. Svoltò a sinistra su Croom's Hill e scomparve nel mattino luminoso.

La bocca di Betts si contorse leggermente mentre lui avviava il motore.

A cinque chilometri di distanza, a Shrivermoor, il telefono di Jack squillò.

«Detective Caffery? Sono Jane Amedure, la consulente della Scientifica. Ho ricevuto due sacchi per spazzatura col loro contenuto. Posso avviare le analisi del caso, confrontarli coi reperti autoptici e farle avere più tardi i risultati.» Poi, schiarendosi la voce, aggiunse: «Ah, stamattina mi è arrivato anche qualcos'altro dal sergente Essex».

«Sì», replicò Jack di malavoglia. Era esausto. «Quello era personale. Da parte mia.»

«Lo so, Essex mi ha informata. Se non ci saranno sviluppi, potrei farlo rientrare nell'operazione…»

«Buona idea.»

«Sì, be', ho saputo la storia.»

«C'è niente che possa dirmi?»

«Non molto, a prima vista. Si tratta di ossa vecchie e molto frammentate. Nel caso in cui venga provato che sono umane, effettuerò un test del DNA mitocondriale, quindi ho bisogno di sapere se sua madre è ancora viva… Pronto?»

«Sì, vada avanti.»

«Ho detto: sua madre è ancora viva?»

«Sì, è viva. Pensa siano umane?»

«Glielo farò sapere con certezza nel tardo pomeriggio… forse domani.»

«Grazie, dottoressa Amedure. Grazie mille.»

Jack riagganciò e si appoggiò alla sedia, guardando fuori della finestra per diversi minuti. Sentiva un dolore sordo tra gli occhi. Era andato a dormire alle quattro. Al ritorno di Betts, aveva lavorato con lui per un'ora: mentre Veronica avvolgeva i bicchieri della madre e li riponeva in due ceste di vimini, Paul si era rinchiuso in salotto, etichettando le ossa e mettendole in un sacco con estrema cautela, neanche stesse maneggiando le emozioni di Jack. Per le dieci del mattino, proprio mentre iniziava la proroga del fermo di Gemini, tutti a Shrivermoor conoscevano la storia, sapevano di Ewan e di Penderecki, e comprendevano un po' meglio Jack. Le addette all'archivio lo guardavano in modo diverso, con qualcosa negli occhi che lui pensava fosse curiosamente simile alla paura. Se si fosse lasciato andare, sarebbe crollato ancor prima che la Amedure stendesse il suo rapporto.

«Hai un minuto?» Maddox era sulla soglia. «C'è qualcuno che vuole vederti.»

«Sì. Va bene.»

«Vuole restare solo?» chiese Maddox alla persona in corridoio. «Posso andarmene, se lo desidera.»

«Per me…» North, il proprietario dell'area industriale, entrò nella stanza. Polo bianca sotto la giacca, una pesante catena d'oro al collo e scarpe lucide. Sudava abbondantemente. Si sedette sulla sedia che Maddox gli offrì.

«Mi sento un vero stronzo qua dentro… Scusate l'espressione», disse in tono turbato.

Jack e Maddox rimasero seduti, appoggiarono i gomiti sui tavoli e incrociarono le mani.

«Sembrerebbe che lei abbia qualcosa da dirci», esordì Maddox.

«Penso di doverlo fare.» L'uomo afferrò la piega del pantalone all'altezza del ginocchio e la scosse leggermente, guardandola mentre si rimetteva a posto. «Mi ha tormentato negli ultimi giorni, e mia moglie… Be', lei è su tutte le furie, non mi avrebbe fatto uscire di casa se non con la promessa di fare la cosa giusta e venire qui.»

«Che cosa intende?»

«Quel ragazzo di Greenwich…»

«Come sa di lui?»

«La verità?»

«Sì. Se è disposto a…»

«Ho un amico in questo dipartimento.»

Jack e Maddox si scambiarono un'occhiata.

«È un ragazzo di colore, vero?»

«È importante?»

«In un certo senso.» North fissò di nuovo la piega del pantalone e Jack comprese che quell'uomo stava disperatamente tentando di non farsi prendere dal panico. «Potrei aver detto qualcosa a qualcuno… qualcosa di sbagliato.»

«Quand'è stato interrogato?»

«No, no… Parlo di dopo, nel pub.» Sul suo volto la tensione parve diminuire. «Mel Diamond. Il detective Diamond…»

Maddox sospirò. «Sì. Riguarda lui?»

«È un vecchio amico. Siamo entrambi tifosi del Charlton.» North si morse il labbro. «Guardi, mia figlia vive nella zona est di Greenwich. Ha problemi coi vicini. Nigeriani. Rumore, cattivi odori, sono bestie ignoranti, c'hanno i topi che passano nei buchi dei muri, sotto le assi del pavimento e nella camera dei bambini.» Tacque per un attimo, poi continuò: «Non che io ce l'abbia con loro, ma vanno in giro con le loro macchine vistose e Dio solo sa come le hanno perché nessuno lavora e c'è mia figlia che si fa in quattro per tirare avanti e non riesce ad avere un lavoro perché tutti i posti vanno ai neri, visto che il mondo va come va…»

«Dove vuole arrivare, signor North?» lo interruppe Maddox.

«Ho mentito.»

«Mentito?»

«Non riesce a capire la mia posizione? Anche lei lo avrebbe fatto se sua figlia vivesse dove vive la mia. Glielo assicuro.»

«Quando ha detto di aver mentito?»

«Va bene, va bene: ho detto a Mel Diamond che avevo visto un nigeriano in una macchina sportiva rossa che si aggirava nei dintorni.»

«Molti testimoni hanno confermato la segnalazione.»

North girò la fede nuziale sul dito grasso e livido. «Be', io non so, ma la pura verità è che non ho mai visto nessuno. Ecco. Ho fatto proprio una figura da stronzo. Spero siate contenti.»

«Signor North.» Maddox si alzò, tendendogli la mano. Il telefono squillò sulla sua scrivania. «Apprezziamo la sua onestà. Adesso, però, se vuole scusarci…»

Mentre North se ne andava, sollevò il ricevitore. Era Betts che chiamava per informare Jack che Harteveld aveva lasciato Croom's Hill.

L'interno della Cobra odorava di pelle e anche di catrame caldo, mentre il condizionatore risucchiava un po' del mondo esterno. Toby si fermò al semaforo nel punto in cui Tooley Street risaliva fino a incontrare il London Bridge. Era una giornata intensamente azzurra e il sole faceva scintillare i nuovi edifici lungo il Tamigi, facendoli somigliare a zollette di zucchero.

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