Jack non replicò. Sapeva esattamente dove voleva arrivare Veronica. Per tutta la sera aveva tenuto un atteggiamento da martire, girando per casa con aria impavida, reggendo piatti colmi di crostini, peperoni alla griglia e tapénade, un sorriso triste e coraggioso sul viso. Ma ciò che realmente voleva era un po' d'attenzione, qualche piccolo contrasto che movimentasse la serata.
«Non mi stai ascoltando, eh?» osservò lei, mentre estraeva l' hummus dal contenitore, battendo sonoramente il cucchiaio sul bordo. «Pensavo che almeno fossimo ancora amici, e invece sembra che non possiamo neanche parlare.»
«Non abbocco, Veronica», mormorò Jack, gettando il tappo nel cestino e recuperando una bottiglia di Medoc dalla dispensa. Non aveva più energie per lei, quella sera. Il party era di per sé un sacrificio: il suo tempo era molto prezioso. «Non ho voglia di litigare, quindi smettila.»
«Cristo», esclamò lei, scuotendo la testa, rassegnata. «Sei fuori di te, Jack. Sei davvero fuori di te. Penso che dovresti farti vedere da qualcuno, lo penso sul serio.»
«Sei ubriaca.»
«È ovvio che non lo sono. Che coraggio, dire una cosa del genere!» Sbatté la ciotola su un vassoio e all'improvviso il suo viso apparve calmo, come se non fosse successo assolutamente nulla. «Allora», proseguì, prendendo uno strofinaccio, «che cosa facciamo col Piper Heidsieck? Hai tolto le bottiglie dal congelatore? Esploderanno se le lasci lì dentro ancora per un minuto.» Poi, con noncuranza, si avvicinò alla finestra, sollevò le tende, diede un'occhiata fuori come per cercare qualcosa oltre il suo riflesso e mormorò, in tono di disapprovazione: «Ah, quei bambini…» Lasciando ricadere la tenda, aggiunse: «È troppo tardi per loro. Non dovrebbero essere ancora svegli. Non combineranno niente di buono là fuori, sappilo».
La serata era calda e le porte finestre erano aperte, ma forse gli ospiti, come i moscerini radunati intorno alle lampade alogene della veranda, percepivano il peso della pioggia incombente. E infatti solo i bambini erano usciti in giardino. Gli adulti rimanevano all'interno, divisi in piccoli, educati gruppi, tenendo in equilibrio piatti e bicchieri, sollevando di tanto in tanto lo sguardo per controllare il proprio riflesso nei vetri. Nessuno fece cenno al caso di Birdman, come se bastasse un sussurro per avvelenare il party. Col Sancerre in una mano e il Médoc nell'altra, Jack girava nel soggiorno, riempiendo i bicchieri. Si fermò soltanto per permettere a Marilyn Kryotos di passargli un triangolino di pane nan.
Ma lei approfittò dell'occasione per sussurrargli: «Jack… T'interessa ancora Thomas Cook? Non sei più venuto da me e…»
«Oh, merda.» Lui cercò di asciugarsi la bocca col dorso della mano senza versare il vino. «Accidenti, mi dispiace: ho iniziato un'altra cosa e mi sono completamente dimenticato.»
«Parte domani con un volo Air India da Heathrow alle due del pomeriggio. Potrei andarci io e…»
«No, no. Lascia pure che parta. Stavo solo… Non so… Cercavo disperatamente una via d'uscita.»
Lei posò il piatto e prese il bicchiere perché lui glielo riempisse di nuovo. «D'accordo, ma se cambi idea…»
S'interruppe. La sua figlia più piccola, Jenna, era entrata di corsa dal giardino, avvinghiandosi alle sue gambe, scuotendo la testa e strillando: «Mamma! Mamma!»
«Che c'è?» domandò Marilyn, chinandosi. «Dillo alla mamma.»
«Qualcunoingialdino…»
«Qualcuno chi?»
«Un mostlo.»
«Jenna…» Marilyn prese la manina chiusa a pugno della figlia e la scosse lievemente. «Parla in modo chiaro, per favore.»
«Un mostlo nel… nel…» Si fermò per prendere fiato, guardandosi alle spalle, e ripeté: « Nel gialdino… »
Marilyn girò lo sguardo verso gli altri e poi alzò gli occhi al cielo. «Ci stavamo giusto mettendo comodi e arriva un mostro in giardino…»
«È vero, mamma.» Dean, il fratello maggiore di Jenna, apparve sulla porta finestra, il viso pallido come la luna. «Lo abbiamo sentito.»
Marilyn cambiò colore. «Dean, su, non dire stupidaggini. Ti ho detto che…»
«Sul serio, mamma…»
«Dean!» esclamò lei, alzando un dito. «Basta.»
«Ora ti dico una cosa, Jenna.» Maddox si tirò su le maniche e assunse il tono compunto di chi sa, per esperienza diretta, come si parla ai bambini. «Che ne dici se io e i miei investigatori andiamo fuori e arrestiamo il mostro? Naturalmente dovrai dirci con esattezza di che tipo di mostro si tratta. Così sapremo come ammanettarlo.»
«Non so che tipo di mostro sia», intervenne Dean in tono serio. «Non l'abbiamo visto, l'abbiamo sentito. Camminava tra le foglie.»
«Ah, va bene, allora.» Paul si alzò dalla sedia. «Probabilmente sono i mostri del concime.»
«Forse», annuì Dean, sempre serissimo.
«Ogni giorno abbiamo a che fare con un sacco di mostri di quel tipo. Persino la tua mamma potrebbe prenderne uno, e ci riuscirebbe anche con le mani legate dietro la schiena.»
« Nooooo! » si lamentò Jenna, afferrando la gonna della madre e pestando i piedini sul pavimento. «Mamma stai qui!»
Marilyn le accarezzò la testa. «Sì, sì, la mamma resterà qui. Guarda. La polizia si assicurerà che il mostro se ne vada.»
«Ecco i cacciatori di mostri!» gridò Paul. Balzò dalla veranda e atterrò sul prato in atteggiamento da guerriero, le mani tese come lame, gli occhi socchiusi, emettendo un verso acuto. «Mon-star contro Suzi Wong, fiore d'Oriente e grande Doshu della Via del Loto, padrona della tecnica segreta di slogatura kan e waza. »
Sulla veranda, l'ombra di un sorriso apparve sul volto di Dean.
«Ho colpito senza volerlo. Ki-ai! »
Jack, grato per il momento di distrazione, posò le bottiglie sul davanzale e si diresse verso il centro del giardino, mentre Paul mulinava le braccia in direzione degli arbusti, gettando ombre sul prato. Maddox lo seguiva facendo un gran chiasso, combattendo con gli arbusti e schivando il salice piangente. «No, nessuno qui!» gridava. «Nessun mostro qui!»
«Nessuno laggiù!» ripeté Jack a Jenna, che scostò il viso rigato di lacrime dalla gonna della madre e, dopo essersi infilata in bocca le nocche, tentò di guardare fuori, in giardino.
Paul si esibì in una serie di calci e pugni, dimostrando una sorprendente agilità per la sua taglia. «Suzie Wong dice: 'Colli se vuoi salvalti la pelle, mostlo! '»
Jenna sorrise timidamente, affondò il viso nella gonna di Marilyn – non più per paura, ma per timidezza – e fece un altro vago sorriso. «Suzie è un nome da donna, non da uomo», osservò, tirando su col naso. «Lui è stupido.»
«Vero, eh?» concordò Marilyn.
« Munen mushin! Ki-ai, ki-ai! »
«Sì, ki-ai, ki-ai », fece eco Jack, pazientemente, e si diresse di nuovo in casa, sorridendo agli ospiti che guardavano fuori della finestra illuminata. «Non ti senti molto più al sicuro sapendo che abbiamo uomini come Essex che ci proteggono?»
Marilyn girò la testa da una parte e dall'altra, osservando il giardino. «Ma come diavolo ha fatto quella vecchia canaglia?»
«Come ha fatto cosa?»
«È sparito.»
Jack si voltò. Il giardino era silenzioso.
Lei fece una risatina nervosa. «Dev'essere stato mangiato.»
«Hmm. Chissà che terribile pasticcio ha combinato.»
Maddox gli si avvicinò, rosso in viso, sogghignando, e gli porse il bicchiere perché glielo riempisse. «Mi sa che perfino un mostro avrebbe la peggio con Essex.»
«Non c'è da preoccuparsi», sospirò Jack. «Pulirò tutto domani mattina.»
«Non ti conviene», borbottò Maddox, scuotendo la testa. «Lascia perdere. Il maiale crudo fa bene alle rose.»
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