Carol O'Connell - La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio

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Un'anziana ex prostituta viene aggredita, ferita e poi impiccata in uno squallido monolocale di New York. Candele e barattoli pieni di insetti ne circondano il corpo senza vita. La polizia pensa al sinistro rituale di un folle, ma Kathy Mallory, agente della omicidi dai trascorsi misteriosi e dalla mente contorta non è convinta. Comincia a scavare negli archivi della centrale, a caccia di indizi su un delitto avvenuto anni prima. E scopre che da quel momento qualcuno aspetta che venga l'ora della giustizia. Della vendetta.

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Lentamente, con fatica Kathy trascinò il corpo di Sparrow fuori dall'edificio, verso la luce…

Nella cucina della Butler & Company, Mallory si sentì mancare. Quando rinvenne, era distesa sul pavimento. Provò a rialzarsi, aggrappandosi alle gambe del tavolo. Raggiunse il lavandino e si sciacquò il viso. Doveva restare sveglia, o Stella Small sarebbe morta.

«Non funzionerà mai.» Riker si voltò. «Ci saranno dieci milioni di persone nel Wisconsin.»

«Facciamo quattro e mezzo» lo corresse Charles. «E poi stiamo controllando solo la piccola contea dove il bambino fu dato in affidamento.»

Riker scosse la testa. «Non abbiamo tempo. In questo momento, Stella Small potrebbe essere già appesa al soffitto, ancora viva.»

Mallory sollevò gli occhi dal monitor. «Cosa vuoi che faccia, Riker? Che vada di casa in casa con questa roba?» Indicò i ritratti ottenuti grazie alle indicazioni delle prostitute.

Anche Charles pensava che quei disegni valessero poco. Servivano più che altro a capire come non era fatto quell'uomo. Né magro né grasso, né africano né asiatico, i suoi capelli non erano né lunghi né corti.

Mallory tornò al computer. «Sto controllando gli archivi dei giornali. Se salta fuori qualcosa…»

«Ci vorrà un'eternità» disse Riker.

«Sì» rispose Mallory. «Grazie per il sostegno.»

Anche Charles adesso fissava lo schermo. «Esistono due possibilità: un fatto recente ha provocato le impiccagioni, oppure lo spaventapasseri ha manifestato inclinazioni criminali fin da ragazzo.»

«Gli archivi del tribunale dei minori non sono consultabili» disse Riker.

«Ma quelli dei giornali sì. La contea è composta in gran parte da piccole cittadine. Lì tutto quello che succede, qualsiasi episodio fuori dall'ordinario, finisce sui giornali.»

Riker non era convinto. Guardò l'orologio, un modo per dire che a Stella Small non rimaneva molto tempo, poi uscì facendo sbattere la porta. Mallory passò il cellulare a Charles. «C'è una detective del Wisconsin in linea. Lavora alla sezione minorile, puoi darle il profilo dello spaventapasseri?»

Il telefono sparì nelle enormi mani di Charles. Non si perse in giri di parole. Descrisse un bambino torturato, che aveva perso tutto, i genitori, la casa. Era stato mandato a vivere con degli estranei, ma aveva perso anche quelli. La custodia della polizia, l'affidamento, tanti cambiamenti e tanti sconosciuti. «Troppi traumi, uno in fila all'altro. Sto cercando qualcuno che abbia alle spalle piccoli reati e qualche episodio di violenza. Il comportamento sociopatico potrebbe essersi manifestato già intorno ai nove o dieci anni. O forse…» Charles vide Mallory che chiudeva gli occhi. Aveva allontanato le mani dal computer, lasciandole sospese a mezz'aria. Charles desiderò di essere morto. Non aveva descritto solo l'assassino, quello era anche il ritratto di Mallory. Rapidamente aggiunse un particolare, mai menzionato nei racconti dell'infanzia di Mallory. «Potreste trovare dei riferimenti alla tortura o all'uccisione di piccoli animali.»

Stella Small ascoltò il messaggio trasmesso dagli altoparlanti. Era scoppiato un piccolo incendio ai piani superiori e i clienti erano invitati a evacuare l'edificio con ordine. Indossava il vestito nuovo e l'aveva pagato, ma non era riuscita a cambiarsi le calze e una commessa le sbarrava la strada verso i camerini. Stella scrollò le spalle: aveva tempo di tornare a casa prima dell'audizione serale a Tribeca. Si unì al flusso di clienti diretti verso le scale mobili, ignorando le proteste dei commessi che cercavano invano di indirizzarli verso le uscite di sicurezza e le scale antincendio.

Solo una persona era immobile in mezzo alla folla, un uomo in attesa. Nonostante portasse gli occhiali da sole, Stella lo riconobbe subito. Era il suo ammiratore, quello che non si perdeva una puntata della sua soap opera. Portava lo stesso cappello da baseball e stava in piedi rigido come quella volta al negozio di vestiti firmati. Era lui che la seguiva, che le aveva regalato il buono acquisto. Anche il borsone da ginnastica le ricordava qualcosa, dove aveva già vista quella borsa grigia?

L'uomo non sembrava curarsi di nessuno, si fece strada con decisione in mezzo alla calca, finché fu di fronte a Stella. Senza mai guardarla negli occhi, le attaccò un biglietto al risvolto della giacca. Stella lesse il biglietto: « Posso toccarti quando voglio » .

Charles sprofondò nel divano di pelle, l'unico oggetto d'arredamento in grado di accogliere le sue gambe fuori misura. Aveva quasi finito di leggere tutti i documenti trasmessi via fax. Di tanto in tanto s'interrompeva per guardare il televisore. Mallory voleva che guardasse tutte le edizioni del telegiornale. Improvvisamente, un volto familiare comparve sullo schermo. «Mallory» gridò. «C'è Riker in televisione.»

Nessuna risposta. Probabilmente era troppo impegnata con i suoi computer nell'ufficio dall'altra parte del corridoio.

Povero Riker. Sembrava così pallido accanto alla faccia coperta di fondotinta del giornalista. Mostrò la foto di un testimone in fuga, la sorella di Natalie Homer.

Stella lottò con la marea di persone che scendeva dalle scale mobili. Vide un'uscita di sicurezza e corse in quella direzione, voltandosi per controllare gli spostamenti del cappello da baseball. Tutti i clienti erano stati allontanati dalle scale mobili e gli ascensori non erano in funzione. Un fiume di folla riempiva le scale antincendio. Prima Stella percepì l'odore dell'insetticida, poi la mano che le sfiorava il viso. Si voltò, l'uomo si stava dirigendo verso un'uscita di sicurezza. Stella non rimase a guardarlo.

I suoi occhi esplorarono tutti i muri, cercando invano un'altra uscita d'emergenza. La scala mobile era bloccata da tre energumeni che indirizzavano le persone verso l'unico accesso alla scala antincendio urlando: «Quella è l'uscita di sicurezza».

Raccontò loro d'essere inseguita da un pazzo, ma non riuscì a impressionarli. Provò a convincerli, li pregò di farla passare, ma di nuovo venne indirizzata verso le scale, l'unica uscita autorizzata, dove lui la stava aspettando. Stella aveva rispettato tutte le regole di New York. Non aveva mai cercato di consolare gli squilibrati che vagano sui marciapiedi della città, non aveva mai risposto a un loro sguardo. E proprio lei si trovava in quella situazione! Individuò un'altra via di fuga e corse in quella direzione. Chiuse a chiave la porta del bagno. Quel pazzo non avrebbe osato violare il bagno delle signore. Era deserto, tutte le porte delle toilette erano aperte. Stella non aveva mai considerato la possibilità di morire bruciata in un edificio in fiamme. Viveva a New York da troppo per prendere sul serio gli allarmi antincendio. Comunque non era quello il problema, adesso. Valutò l'idea di rimanere chiusa nel bagno finché l'allarme non fosse finito e clienti e commessi fossero tornati a popolare l'edificio, doveva solo trovare il modo di ammazzare il tempo. Si tolse i collant smagliati e indossò quelli nuovi. Mancava qualche ora all'audizione. Si guardò allo specchio, quel completo le donava. Il rossetto andava ritoccato, nessun problema, aveva tutto il tempo. Prese dalla borsa la bustina con i trucchi. Prima però doveva usare la toilette. Prese la borsa dal ripiano di marmo ed entrò in uno dei bagni. Nessuna newyorkese avrebbe lasciato la propria borsa incustodita, nemmeno in un bagno vuoto. Forza dell'abitudine. Era seduta sul gabinetto quando sentì la porta che si apriva. Passi pesanti, scarpe da uomo. La porta si richiuse all'istante. Un impiegato del magazzino, pensò Stella, chi altri poteva avere la chiave dei bagni? Rimase immobile, trattenendo il respiro, poi guardò sotto la porta e controllò, nessuno era entrato. Uscì dal gabinetto, il bagno era deserto, eppure si sentiva osservata. E cos'era quel rumore? Mosche?

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