Carol O'Connell - La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio

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Un'anziana ex prostituta viene aggredita, ferita e poi impiccata in uno squallido monolocale di New York. Candele e barattoli pieni di insetti ne circondano il corpo senza vita. La polizia pensa al sinistro rituale di un folle, ma Kathy Mallory, agente della omicidi dai trascorsi misteriosi e dalla mente contorta non è convinta. Comincia a scavare negli archivi della centrale, a caccia di indizi su un delitto avvenuto anni prima. E scopre che da quel momento qualcuno aspetta che venga l'ora della giustizia. Della vendetta.

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«La polizia cerca questa donna.» Il giornalista mostrò la fotografia di Susan Qualen. Charles notò la somiglianza. Accanto alla foto della sorella di Natalie comparve quella di Stella Small. «Se avete visto una di queste due donne, chiamate il numero in sovraimpressione. E adesso la parola al sergente Riker.»

Il detective si avvicinò al microfono. «La signorina Qualen può darci delle informazioni sull'attrice scomparsa. Dobbiamo trovare Stella entro stasera. Questa ragazza è nei guai, ha bisogno del nostro aiuto.»

«In questo momento,» proseguì il giornalista «il nostro programma va in onda anche in Wisconsin.» Si rivolse a Riker: «Dunque avete ragione di credere che Susan Qualen si trovi nei pressi di Racine?».

«Potrebbe essere diretta là» rispose Riker.

«Se Susan Qualen ha delle informazioni importanti, perché sta scappando, detective Riker?»

«Perché non le importa nulla se Stella Small vive o muore.»

Bel colpo, Riker.

Nessuno avrebbe potuto riassumere la questione in maniera più chiara.

Sapeva come accelerare il battito cardiaco, e sapeva come rallentarlo o arrestarlo. Non gli piaceva questo lavoro, ma nemmeno gli dispiaceva.

Quasi pronto.

L'uomo salì sul water, così che non si vedessero le scarpe da sotto la porta, e si accovacciò. Aprì lentamente la borsa di tela e prese la macchina fotografica, ignorando il barattolo con le mosche perché non gli interessava il terrore su scala ridotta. Alcune erano vive, altre stavano morendo. Tramortite dall'insetticida si arrampicavano una sull'altra cercando di guadagnare l'orlo del barattolo.

Chiuse la borsa, gli insetti ronzavano nel buio. Puntò l'obiettivo sulla porta socchiusa. Guardò la bionda accanto al lavandino, tremava, non riusciva a mettersi il rossetto. Prese un fazzoletto e si tamponò le labbra. Inspirò l'odore di insetticida proveniente dai vestiti di lui. Una lucina dentro la macchina fotografica passò da gialla a verde.

Come se Stella avesse percepito quel cambiamento, fece cadere il rossetto e sussultò quando rotolò ai suoi piedi. Raccolse le scarpe, la borsa e i sacchetti. Si precipitò fuori dal bagno, scalza.

Charles si alzò dal divano, si stiracchiò e raggiunse l'ufficio di Mallory. Deluthe non c'era. Mallory lavorava al computer, le dita correvano lievi sulla tastiera.

«Mallory?» Charles si piegò a raccogliere dalla stampante un altro pacco di fogli. Aveva già studiato centinaia di pagine di giornale, senza approdare a nulla. «Non ho trovato niente.» Quando lo spaventapasseri viveva a Green County, i ragazzi si comportavano bene, almeno stando ai quotidiani. «Forse è una perdita di tempo.»

Mallory continuò a battere sulla tastiera. Se si era accorta di lui, non voleva darlo a vedere. Charles si avvicinò con cautela.

Santo cielo, cosa le succede?

Gli occhi di Mallory erano chiusi come se stesse dormendo, ma continuava a digitare sui tasti, e quel movimento ripetitivo produceva soltanto composizioni di lettere senza senso. L'afferrò per le braccia, provò a scuoterla, studiò con grande preoccupazione il viso addormentato. Mallory non rispondeva. La portò nel suo ufficio, dove i computer non potevano arrivare, e la adagiò sul divano. Poi strinse le mani di Mallory e cercò di interrompere il movimento meccanico delle dita.

Il magazzino era deserto e inquietante. Nessuna traccia di clienti o commessi. Nessun incendio, niente sirene, né fumo. Stella attraversò i reparti vuoti. I manichini la fissavano e adesso, riflessa negli specchi, sembrava uno di loro. Immobile, paralizzata, vedeva solo quella borsa di tela grigia appoggiata al pavimento.

Lui dov'era? La stava osservando? Scrutò quello spazio enorme, dov'era così facile nascondersi. Corse verso gli ascensori ma trovò il cartello «Fuori servizio» attaccato alla porta. Provò con le scale di servizio, ma la maniglia era bloccata. Un altro cartello indicava il montacarichi. Era aperto, come se aspettasse proprio lei. Entrò e schiacciò il bottone del piano terra. Stava calzando le scarpe nuove quando vide un uomo che teneva aperte le porte. Senza guardarla entrò nel montacarichi. Appoggiò il borsone sul pavimento. Stella poteva ancora fuggire, ma doveva fare in fretta, le porte si stavano chiudendo. Pregò le sue gambe di portarla fuori da lì. Troppo tardi, il montacarichi si era mosso. Stella guardò i numeri luminosi. Stavano scendendo. La borsa di tela sul pavimento era aperta, e all'interno scintillava la lama di un taglierino. Scesero in silenzio. L'unico rumore era il ronzio sordo proveniente dalla borsa. Lanciò un urlo. Ma solo nella sua immaginazione.

Mallory aprì gli occhi. Aveva la testa appoggiata sul grembo di Charles Butler.

Che ora era? Non ne aveva idea. Il suo orologio interno si era fermato.

Il frusciare della carta. La pila di fogli sul tappeto. Doveva alzarsi. Non c'era tempo.

Charles non si era accorto del suo risveglio e le accarezzava i capelli mentre leggeva. Ogni contatto umano, da quando aveva perso i Markowitz, aveva su di lei un effetto inebriante. Prima Helen, poi Louis. Dopo che era rimasto vedovo, Lou aveva insistito per baciarla sulle guance ogni volta che la vedeva, un goffo tentativo di colmare l'assenza di una madre. Non perdeva occasione per stringerla in un abbraccio avvolgente. Poi era morto.

La gente non faceva che abbandonarla.

Mallory chiuse gli occhi e ascoltò i passi nel corridoio. Sentì la voce di Riker. «Ehi, sono io. Come va?»

«Forse ho trovato qualcosa, anche se non è quello che mi sarei aspettato» disse Charles. «Dai un'occhiata a questo articolo.»

«Adozione con frode» lesse Riker. «Il titolo è promettente.»

«Il bambino fuggì dalla famiglia adottiva quando aveva dodici anni, ma la polizia non fu mai avvertita.»

«E quella gente continuò a incassare il sussidio?»

«Esatto» disse Charles. «Il ragazzo in questione fu loro affidato l'anno in cui il figlio di Natalie fu tolto ai Qualen.»

Riker posò una mano sulla spalla di Mallory poi le scostò una ciocca di capelli dal viso. «Non l'ho mai vista dormire» disse. «Pensavo che Mallory non dormisse mai. Ho sempre pensato che si appendesse al soffitto, come un pipistrello. Non voglio svegliarla.»

«E allora non farlo» suggerì Charles.

«Ma ho un regalo per lei… Susan Qualen. Si è presentata spontaneamente. Janos la sta portando qui… in manette.»

«Perché qui?» chiese Charles.

«È più tranquillo.»

Stella si schiacciò contro la parete del montacarichi e guardò l'uomo che apriva il pannello metallico con un mazzo di chiavi. Un guardiano? Perché non ci aveva pensato prima? I guardiani sono gli ultimi ad andarsene.

«Lavora qui?»

Nessuna risposta. Ma certo, quell'uomo lavorava lì. Per questo le aveva regalato un buono acquisto, probabilmente i dipendenti avevano degli sconti. E ora la stava semplicemente scortando in un posto sicuro. Stella decise di recitare la parte di quella che si fidava. Ma non avrebbe retto a lungo.

L'uomo chiuse il pannello mentre l'ascensore continuava a scendere verso lo scantinato. Il cuore di Stella batteva forte. Non appena le porte si aprirono, le gambe scattarono nel corridoio buio. Correva senza pensare, vedeva solo un'infilata di scatole contro le pareti. Nessuno la inseguiva. Perché avrebbe dovuto inseguirla, visto che il rumore dei tacchi segnalava perfettamente la sua posizione?

Che idiota.

Si tolse le scarpe e ricominciò a correre.

Tutte le emittenti televisive trasmettevano notizie e aggiornamenti sul caso di Stella Small. Erano riusciti a scovare le fotografie di Stella bambina e perfino le lettere spedite a casa. Le sue parole erano piene di sogni e speranze. Il successo era solo una questione di tempo.

«Cos'è stato?» Riker abbassò il volume, e avvertì più chiaramente qualcuno che bussava alla porta. «Dev'essere lei.»

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