Il giovane dottore continuò a medicare la ferita. «Non c'è bisogno di punti. È un taglio poco profondo. Non riesco a credere che a provocarlo sia stata una macchina fotografica; anche se ci fosse stato un pezzo di metallo sporgente…»
«Come le ho già spiegato,» lo interruppe Stella «quel turista mi è venuto addosso con la sua stupida macchina fotografica. Ero davanti alla porta di casa, stavo chiamando un taxi…»
«Non lo metto in dubbio.» Il dottore si allontanò dal lettino e disse: «Anche se continuo a pensare che questo taglio sia provocato da un rasoio».
Gli occhi di Martha Sutton s'illuminarono di una luce impercettibile. Sussurrò: «Bella battuta, tesoro, davvero buona».
«Ma è stata una macchina fotografica» protestò Stella.
Martha Sutton indicò un uomo oltre la porta di vetro. «Vedi quel tipo? È un giornalista. Tu vuoi fare carriera, vero?»
«Oh» disse Stella. Due lettere, un mondo di significati. Aveva capito, aveva visto la luce. Ad alta voce disse, in tono drammatico: «Sono stata ferita con un rasoio».
«Così ti voglio» disse Martha Sutton. «Assicurati che il giornalista non sbagli a scrivere il tuo nome.» Fece per andarsene, poi si fermò. «Ti ho fissato un appuntamento per un'altra audizione. Qualcosa di diverso, una stazione di polizia. Ho parlato con un poliziotto di SoHo. Cercano delle attrici bionde: per caso hai una camicia con una grossa "X" sulla schiena?»
Stella annuì. «Qualche bastardo me l'ha rovinata con un pennarello.»
«Splendido, tesoro. I poliziotti lo stanno cercando. Speriamo che non sia successo niente di grave, così con un po' di fortuna vedremo la tua faccia in televisione. Che ne dici? E porta con te quella camicia, farà un grande effetto, te lo giuro.»
«Ma non ce l'ho più» disse Stella. «L'ho buttata nell'immondizia.»
«No, tesoro, non dire così. Adesso guardami negli occhi e dimmi che hai conservato quella camicia.»
Stella capì: non sarebbe stato difficile disegnare una "X" su un'altra camicia.
«Scherzavo. Certo che l'ho tenuta.»
«Così mi piaci…»
Due ore dopo Stella era di nuovo a casa. Si fece una doccia, poi aprì una lattina di birra nella speranza che attenuasse il dolore al braccio. A quel punto, vide un paio di scarpe da ginnastica nascoste sotto un mucchio di vestiti. Scartò l'idea. La sua agente l'aveva riempita di Valium e legare i lacci sarebbe stata un'impresa. Afferrò un paio di sandali da sotto la sedia e si lasciò sprofondare nel divano impolverato. Sfogliò una copia di «Backstage». La pagina delle audizioni non segnalava niente per quel giorno. Eppure le pareva di avere un appuntamento nel pomeriggio. Se l'era scordato. Pazienza. Prese il telecomando e smanettò finché non trovò un programma per bambini. Bene. I cartoni animati non erano impegnativi. Lo schermo del televisore si fece nero, nessun pulsante del telecomando riuscì a farlo tornare come prima. Brutto segno, ma Stella non era completamente demoralizzata, non ancora. Chissà quanto ancora sarebbe durato quel momento di sfortuna?
Qualcosa si stava arrampicando sulla sua gamba. Un mezzo urlo, poi si bloccò e sorrise. Era solo un ragno. Lo scacciò dalla gamba e lo guardò zampettare sul pavimento. Sua madre e sua nonna dicevano sempre che un ragno in casa porta fortuna. Ma quello era davvero troppo grosso. Arrotolò il giornale e spiaccicò il ragno sul pavimento. Si chinò e sollevò la giacca macchiata di sangue. Frugando nelle tasche, trovò un messaggio scritto nella grafia della sua agente. Ecco l'appuntamento, quell'audizione. Lesse l'indirizzo della stazione di polizia di SoHo e l'ora dell'appuntamento. Quel posto era vicino, poteva andarci a piedi, aveva ancora un'ora di tempo.
Il telefono squillò, e Stella ebbe un sussulto. Lasciò che rispondesse la segreteria. La ragazza dell'Ohio era troppo fragile in quel momento per avere a che fare con dei newyorkesi. Fissava la segreteria quando le parole Dipartimento di polizia catturarono la sua attenzione. Sollevò il ricevitore. «Salve, chiama a proposito dell'audizione a SoHo?… No? A Midtown? Pensavo che… Va bene. Mi dispiace, non lo sapevo… Certo che ci sarò.»
Adesso ricordava tutto: Martha l'aveva trascinata fuori dal pronto soccorso, anche se le avevano detto di aspettare l'arrivo della polizia. Se n'era andata in compagnia di un giornalista, la stampa veniva prima della legge. In quale guaio era andata a cacciarsi?
Aveva poco tempo, ma con un po' di fortuna e la collaborazione della metropolitana, sarebbe riuscita a essere puntuale a entrambi gli appuntamenti. Chissà se i colloqui a SoHo seguivano l'ordine alfabetico? Il messaggio di Martha Sutton le ricordava di portare con sé la camicia macchiata. Frugò nell'armadio e nei cassetti. I vestiti erano sparsi ovunque nel piccolo monolocale, e tutti gli sforzi della notte precedente, quando ubriaca aveva dato una ripulita alla stanza, non erano serviti a nulla. Era scoraggiante guardare quel disordine. Si voltò verso la fotografia della mamma e della nonna. Poteva mentire a loro, ma non a se stessa. Stava perdendo il controllo della sua vita.
Nella pila di vestiti trovò una vecchia camicia che faceva al caso suo. Raggiunse la cucina e frugò nei cassetti pieni di cianfrusaglie. Alla fine trovò un pennarello e disegnò quella dannata "X".
Il piano terra della stazione di polizia di SoHo era gremito di attricette di ogni taglia e colore, nonostante fosse stato specificato che la convocazione era riservata alle bionde. Jack Coffey si trovava nell'ingresso e osservava i furgoni dei telegiornali parcheggiati in doppia fila. I reporter affollavano il marciapiede.
Si rivolse al detective Wang: «Cos'hai detto alle agenzie?».
«Quello che mi ha suggerito lei. Che stavamo indagando su episodi di vandalismo in metropolitana.»
Il detective Desotho spense il cellulare, poi si rivolse al tenente: «Una delle agenti ha parlato con i giornalisti. Ha detto che stiamo cercando un maniaco sessuale che ha un debole per le bionde». Guardò i giornalisti che fremevano sulla strada. «Ma nessuno di questi bastardi ha collegato la storia alla Crimini Speciali.»
Il tenente Coffey ringraziò mentalmente l'amministrazione comunale che per risparmiare non aveva fatto mettere un'insegna con il nome della Sezione. «D'accordo, portate le ragazze in ufficio, dieci alla volta, mi raccomando. E nemmeno un accenno alla Crimini Speciali, ci siamo capiti? Non voglio vedere nessuno distribuire biglietti da visita a queste ragazze, non importa quanto sono carine. Prima, però, mandiamo a casa le brune.»
Coffey osservò le attrici che salivano le scale. Desotho non lasciava passare le ragazze con i capelli scuri. Il primo gruppo di bionde seguì il detective Wang al piano superiore. Erano tutte così giovani, così impreparate a ciò che le aspettava.
Pochi minuti dopo, quando il tenente Coffey entrò nell'ufficio, le attrici erano schierate in una fila ordinata, quasi sull'attenti. Il detective Janos recitava la parte del sergente di ferro. Passeggiando avanti e indietro passava in rassegna la truppa. «Se siete qui soltanto per avere il nome sul giornale, sarete accusate di ostacolare un'indagine. E per questo reato è previsto l'arresto.»
Janos aveva un'espressione brutale e la massa corporea di un piccolo pianeta. Le teste bionde scattavano da destra a sinistra seguendo i suoi spostamenti.
«Le nostre celle non sono molto pulite. Ci sono le pulci, milioni di pulci.»
Due ragazze abbandonarono la fila, mentre le altre avevano un'aria indecisa.
«E abbiamo un problema con i pidocchi.» Janos sospirò. «Quindi sarete spogliate e disinfettate con un'apposita doccia…»
Altre bionde abbandonarono la sala finché non ne rimase una sola. Janos la fissò a lungo. Infine lei scoppiò a piangere e corse verso la porta, altre dieci aspettavano il loro turno. Janos urlò: «Le prossime!».
Читать дальше