Carol O'Connell - La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio

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Un'anziana ex prostituta viene aggredita, ferita e poi impiccata in uno squallido monolocale di New York. Candele e barattoli pieni di insetti ne circondano il corpo senza vita. La polizia pensa al sinistro rituale di un folle, ma Kathy Mallory, agente della omicidi dai trascorsi misteriosi e dalla mente contorta non è convinta. Comincia a scavare negli archivi della centrale, a caccia di indizi su un delitto avvenuto anni prima. E scopre che da quel momento qualcuno aspetta che venga l'ora della giustizia. Della vendetta.

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«Cosa vuoi?»

Pssst.

«C'è un dettaglio che mi incuriosisce.»

Charles ritornò alle fotografie scattate in ospedale. Il relativo rapporto, redatto nella rigida grafia di Mallory, portava la firma di Edward Slope. Indicò la fotografia della cicatrice. «Evidentemente Slope l'ha esaminata a fondo, ma nei tuoi appunti, Mallory, non c'è traccia delle sue osservazioni.»

«È una vecchia storia» disse lei. «Non ha niente a che fare con questo caso.»

«Allora sai com'è successo.»

Pssst.

Riker si allontanò da loro in tutta fretta. Era un avvertimento per Charles: stava addentrandosi nel personale campo minato di Mallory.

«È una vecchia ferita da arma da taglio. Molto vecchia. Una perdita di tempo.» Strappò la fotografia dalla parete. «Non dovrebbe nemmeno essere qui.»

«Ma hai detto a Coffey che Sparrow era abile con il coltello.»

«Nessuno era più abile di lei.» Charles intuì il lavorio di un cervello brillante dietro quegli occhi verdi.

A causa del suo handicap, quella faccia che tradiva ogni emozione, le persone comunemente credevano che Charles non fosse in grado di capire quando gli altri mentivano. Era uno sbaglio che Mallory non aveva mai commesso. Charles sapeva che lei si stava chiedendo quale mezza verità convenisse raccontargli.

«Non è stata una rissa» disse lei. «Sparrow non vide il coltello arrivare.»

«Qualche problema di vista?»

«Non esattamente.» Mallory appallottolò la fotografia, poi la rigirò tra le mani. Abbassò la voce. «O meglio, era accecata da uno scherzo.» La palla di carta sparì nel pugno di Mallory. «Quando fu accoltellata, Sparrow stava ridendo.» Mentre Charles era ancora concentrato sulla sparizione della pallina di carta nella mano di Mallory, un'altra mano puntò un indice laccato di rosso contro il suo petto. «Vedi di dimenticare quella cicatrice» ordinò. «Intesi?»

Mallory attraversò la stanza e uscì. Charles sperava che sbattesse la porta, avrebbe significato che era arrabbiata, che lui l'aveva semplicemente infastidita. Ma le cose non stavano così. L'aveva ferita. Non avrebbe mai più menzionato la cicatrice di Sparrow, mai più. Aveva capito che in qualche modo quella cicatrice era anche quella di Mallory. In ogni caso, la fotografia era ben impressa nella sua mente. Non poteva ignorarla. A quel punto cominciò a collegare tutti gli elementi, un vecchio scontrino della libreria di Warwick, la dedica a una bambina sul frontespizio di un romanzo western. Quando Mallory aveva assistito a quell'episodio di violenza?

Adesso che il campo era di nuovo sicuro, Riker gli tornò accanto spegnendo il cellulare: «Charles, ho esaudito il tuo desiderio. Ho dato a Duck Boy un vero incarico. Accompagnerà Geldorf a interrogare il detective che trovò il corpo di Natalie Homer. Contento adesso?»

Contento non era la parola giusta.

Deluthe aveva scritto in cima alla pagina il nome della persona interrogata, il primo a entrare nell'appartamento di Natalie Homer. Aveva descritto l'appartamento di Alan Parris, annotando la tappezzeria logora, i muri scrostati, la polvere e lo sporco. Era la casa di un uomo che aveva toccato il fondo prima di compiere quarantadue anni. Il fascicolo personale di Parris riportava solo i dati della sua breve carriera nella polizia di New York, ma il cestino della spazzatura, stracolmo di lattine di birra, indicava un serio problema di alcolismo. Il lavandino della cucina straripava di piatti sporchi. S'intravedeva una tazza da tè incrinata, con un disegno raffinato, forse lasciata dall'ex moglie quando il matrimonio era finito, vent'anni fa, qualche mese prima che Natalie Homer venisse uccisa.

La maglietta di Alan Parris era macchiata, i calzoncini consunti e dai buchi dei calzini uscivano tre unghie luride. Lars Geldorf lo interrogava e lui sembrava sul punto di addormentarsi. In realtà era ubriaco.

«Stai mentendo!» Geldorf alzò la voce per scuoterlo dal torpore. «Sono sicuro che uno di voi bastardi ha spifferato i particolari. Tu o il tuo collega. Vuota il sacco!» Si avvicinò a un millimetro dalla faccia di Parris: «Non farmi incazzare, figliolo, non ti piacerebbe, credimi…».

Parris si limitò a sbuffare in segno di incredulità, dimostrando una notevole pazienza nei confronti del detective in pensione e delle sue patetiche minacce.

Lars Geldorf era davvero furioso, e Deluthe prese appunti, annotando ogni singolo insulto. Alla fine Geldorf abbandonò l'appartamento.

Deluthe disse: «Ancora qualche domanda, signore». Rivolse a Parris un accenno di sorriso e l'uomo alzò gli occhi al cielo.

Deluthe smise di sorridere. «E i vicini? Ricorda di aver visto qualcuno sul pianerottolo, in prossimità della scena del delitto? Magari qualcuno che…»

«È stato tanto tempo fa, figliolo.» Parris si chinò e spostò un giornale, facendo emergere una lattina di birra. Trangugiò un sorso.

«Si prenda pure il tempo che vuole» disse Deluthe. «Ho tutta la giornata a disposizione.» Questo particolare turbò Parris. Evidendemente aveva terminato la sua scorta di birra e doveva uscire al più presto per un rifornimento. «Ho visto le fotografie della scena del delitto. Al suo posto, io non avrei dimenticato niente di quella notte.»

«Giusto, figliolo. Ma la fuga di notizie non fu colpa mia.» Parris osservò la porta d'ingresso socchiusa e alzò la voce, intuendo che Geldorf fosse là fuori, in ascolto. «E puoi dire a quel vecchio bastardo che non ero io di guardia sul pianerottolo, ma il mio collega. È possibile che abbia lasciato entrare qualcuno…» Poi borbottò: «Ma è solo un'ipotesi. Harvey non ha più parlato di quella notte. Abbiamo lavorato insieme per anni e non ne abbiamo mai parlato».

«Mi ascolti bene, Parris: se il suo collega era di guardia alla porta, allora lei è rimasto nell'appartamento tutto il tempo.»

«No, solo qualche minuto. Io ho trovato il corpo. Dio, quell'odore, da svenire. Quando tornai a casa quella notte, me lo sentivo sui vestiti, nei capelli. Lo sento ancora adesso. Mi sembra di vedere gli scarafaggi che si arrampicano sulle mie gambe, e tutte quelle mosche, almeno un milione, Cristo santo.»

«Quindi è uscito, ha chiuso la porta e ha aspettato i detective e la Scientifica?»

«No, figliolo, non è andata così. Non avevo visto che aveva le mani legate. Io e Harvey concordammo che si trattava di suicidio. Come ho detto, sono stato lì solo pochi minuti, e per i suicidi non si scomoda la Scientifica. La centrale si limitò a mandare i detective.»

Deluthe tornò agli appunti del giorno prima. «Non c'era nessun altro sulla scena del delitto?»

«Il fotografo, è arrivato anche lui, ma era soltanto un ragazzo. Era più giovane di me, e io avevo appena ventidue anni. Si è sentito male e ha fatto cadere la macchina fotografica, l'ha rotta. Allora me ne sono fatta prestare una dai vicini, poi mi hanno mandato a comprare dei rullini. Due volte, ci sono andato.»

«Ascolti Parris, il suo collega le riferì della presenza di civili sulla scena mentre lei era via? Il suo collega si chiama Harvey…» Deluthe controllò gli appunti, come se non ricordasse il nome del suo superiore. Riker era stato molto chiaro, nessuno doveva sapere del collegamento tra Loman e quel caso. Indicò una pagina bianca. «Loman, giusto? Harvey Loman. È stato di guardia per tutto il tempo?»

«Sì, anzi no… A pensarci bene, no. Quando sono tornato dal negozio stava all'altra estremità del pianerottolo e discuteva con una signora anziana.» Parris fece una pausa, poi si coprì gli occhi con le mani. «Oh, cazzo!»

Deluthe spostò la matita sul taccuino. «Come dice?»

«C'erano due ragazzini appena fuori dalla porta, un maschio e una femmina. Harvey… Loman non li aveva visti. La porta era aperta per via del tanfo, e quei bambini corsero dentro l'appartamento prima che potessi fermarli. Chissà che incubi avranno avuto. Mi è spiaciuto, ma non avevo…»

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