Guardò il borsone di tela grigia vicino alla bacheca. Un paio di calze di spugna erano abbandonate sul pavimento: evidentemente non funzionavano per simulare i piedi della figura sul muro. Nello spazio sotto il cappello da baseball c'era una fotografia che mostrava la nuca di un uomo: il tipo sospetto di cui aveva parlato Emelda Winston, l'uomo senza volto appostato sull'albero. Sotto la fotografia, appesa al sughero con delle puntine, c'era una maglietta e, immediatamente più giù, a comporre una figura umana, un paio di jeans. Al posto delle mani, un paio di guanti di lattice, da cui pendeva la tracolla di una Polaroid, altro dettaglio che corrispondeva alla descrizione di Emelda.
Interessante.
Il dettaglio più singolare era un contorno di mosche nere intorno al cappello da baseball. Un grosso moscone, infilzato con uno spillo, ronzava e si contorceva, ancora vivo.
Sentì dei passi e si voltò verso Deluthe. Valutandone la corporatura, Janos decise che i vestiti dello spaventapasseri erano suoi. Ma c'era una prova più evidente: Ronald Deluthe era arrossito, forse perché teneva in mano una mosca ancora viva infilzata su una spilla da balia.
«Deluthe, sei troppo giovane per essere così cinico.» Janos gli sorrise. Solo allora Deluthe capì di aver ricevuto un complimento, e ricominciò a respirare.
Avevano scelto quel posto per metterla a disagio, ma Daisy era troppo fatta per rendersi conto di essere in un bar frequentato esclusivamente da poliziotti. Un metro di bancone e cinque uomini con i rispettivi drink separavano Mallory da una prostituta di mezza età. La donna, scheletrica e con i capelli di un rosso elettrico, sedeva appollaiata su uno sgabello, lo sguardo fisso alla porta. Riker era in ritardo di dieci minuti, e lei non avrebbe aspettato a lungo. Quando la prostituta guardò nella sua direzione, Mallory si mise gli occhiali da sole. Ma non l'avrebbe riconosciuta comunque, erano entrambe molto cambiate: la piccola Kathy era diventata una donna e Daisy una specie di cadavere ambulante. In passato, la rossa aveva lunghi capelli biondi e si scambiava le siringhe con Sparrow. Quelle due avevano fatto di tutto insieme, anche vomitare nello stesso water.
Le labbra di Daisy si schiusero in un sorriso ammiccante. Guardava un uomo, che si voltò per richiamare l'attenzione della barista, un'altra testa rossa. Ma i capelli di Peg Baily, a differenza di quelli di Daisy, erano di un colore plausibile. Inoltre, Baily era piuttosto in carne, scoppiava di salute e in passato era stata un'ufficiale di polizia con parecchie decorazioni.
Il cliente sollevò il sopracciglio chiedendosi perché mai una prostituta dall'aspetto malandato fosse autorizzata a starsene lì così a lungo. La consuetudine voleva che Daisy fosse sbattuta fuori a calci nel sedere, letteralmente. Peg Baily sollevò due dita per informarlo che sarebbe uscita entro due minuti.
Guai in vista.
Il bar si era trasferito da poco, e forse era una coincidenza che Baily avesse scelto di lavorare nella zona di Riker, ma Mallory era convinta del contrario. La barista guardò l'orologio sopra il bancone, poi si rivolse a Mallory: «Se il tuo collega non si fa vedere entro cinque minuti, giuro che la sbatto fuori». Una prostituta con l'AIDS non fa bene agli affari.
Mallory guardò fuori dalla finestra, in cerca d'ispirazione. Angie, la ex signora Riker, stava aprendo la porta del negozio di barbiere dall'altra parte della strada. Guidava una processione di quattro ragazzini, frutto del suo secondo matrimonio. Mallory si chiese se Riker avesse fissato l'interrogatorio a quell'ora per controllare l'ex moglie. Si trattava di un caso?
La barista batté sul bancone per attirare l'attenzione di Mallory e disse: «Tempo scaduto, signorina».
«Solo una domanda, Baily. Tu conoscevi Riker quando era sposato, vero?»
«Perché me lo chiedi? Lo sai benissimo.» Improvvisamente lo sguardo di Peg Baily si fece ostile, chiedeva Dove vuoi arrivare? «Eravamo colleghi, lo sai perfettamente. Cosa diavolo vuoi insinuare?»
«Perché non gli hai mai detto che la moglie lo tradiva?» Da bambina Mallory aveva scoperto molte cose origliando i discorsi dei genitori adottivi. «Sapevi che Angie era una stronza, ma non l'hai mai detto a Riker, neanche dopo il divorzio. Ancora adesso non sa che gli hai tenuto nascosto…»
«Non mi stai minacciando, vero, Mallory?» Baily si appoggiò al bancone. «Non mi piacerebbe. E se gli dici una sola parola ti riduco male.»
Mallory sorrise, perché era più giovane, più veloce e non aveva paura di niente. E poi era lei ad avere la pistola.
Riker si presentò in quell'istante. Scese dalla macchina e guardò Deluthe che si allontanava in cerca di parcheggio.
Le due donne restarono in silenzio. Il bar aveva le luci basse. Mallory e Baily lo fissavano senza essere viste, Riker era in pieno sole e aveva il riflesso della vetrina negli occhi. Si voltò lentamente, ricambiando il saluto di Angie. Angie lasciò i bambini sul marciapiede e attraversò la strada, evitando il traffico e urlando un gioioso Ciao! Mallory guardò l'ex signora Riker avvicinarsi al suo collega, e si rese conto che i capelli di Peg Baily erano stati tinti della sua stessa tonalità.
Riker scrutava la vetrina in silenzio, fingeva di leggere gli orari del suo bar preferito, mentre l'ex moglie si avvicinava alle sue spalle. Angie era ancora una bella donna, aveva un'aria allegra, anzi felice, probabilmente stava chiedendo a Riker come gli andassero le cose. Per Riker era già tanto essere lì, ad ascoltare le sue chiacchiere. Non parlava più con Angie, non avrebbe mai più parlato con lei. Era troppo difficile.
La donna appoggiò la mano sul braccio dell'ex marito.
Peg Baily strinse i pugni.
Riker s'irrigidì, in silenzio. Fissava la vetrina, senza vedere nulla, senza ascoltare nulla, finché lei si mise a gesticolare. Le mani di Angie dicevano Nessun rancore. Poi si allontanò e attraversò la strada.
A quel punto, Peg Baily perse la pazienza e se ne andò per preparare una bibita all'ex collega. Mallory lo osservava mentre si fissava le scarpe e pensava ai fatti suoi. Dubitava che Riker avesse avuto una storia con Sparrow. Era ancora innamorato della sua ex. Perché avrebbe dovuto stare con una puttana quando poteva avere Peg Baily? Riker entrò e salutò la barista, che gli offrì la bibita. Lui la fermò e chiese del bourbon.
Altri guai.
Si allentò la cravatta e si sedette accanto a Daisy, che prontamente ordinò un cocktail di champagne.
Riker beveva il suo secondo bourbon ascoltando quella cantilena, del tutto simile a quella di Sparrow. Anni prima erano molto amiche, due ragazzine del Sud contro la città intera. Fino a quel momento, l'interrogatorio si era rivelato inutile. Riker decise di rivangare il passato: «Ti ricordi quella bambina bionda che stava sempre con Sparrow?».
«Non solo con Sparrow. Quella bambina ci conosceva tutte.» Daisy fece segno a Baily di prepararle un altro cocktail.
«Come si chiamava?»
«Tesoro mio, aveva tantissimi nomi. Qualcuno la chiamava Pulce Volante, Sparrow la chiamava Baby.»
«E tu come la chiamavi?»
«La chiamavo "Hei tu!", ecco come la chiamavo. La prima volta che l'ho vista era in una crackhouse.» Si interruppe per bere il drink. «Era venuta a cercare Sparrow. Aveva il faccino sporco. E quegli occhi, piccoli fuochi, verdi e freddi, così freddi. Non sembrava umana. Ed era maleducata. Tesoro, non hai idea di quanto fosse maleducata. Una volta, però, l'ho vista pulita. Era bella come un angelo, ma non voglio essere blasfema, mia madre mi ha tirato su come si deve, sono una persona per bene, io…»
Ci sarebbe voluto un po' di tempo, prima che Daisy terminasse il suo racconto. Riker non aveva idea di come facesse a guadagnarsi da vivere sui marciapiedi della città, dove il tempo è denaro.
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