«Pensavo che da queste parti nascessero tutti con in braccio un fucile da caccia!»
Un altro colpo sollevò la polvere davanti a loro. «Be', stanno facendo progressi» ammise Mallory.
Una bottiglia con uno straccio acceso alla sommità veleggiò al di sopra delle loro teste e centrò la finestra accanto a quella del tiratore. L'interno si illuminò di colpo tra il crepitare delle fiamme. Gli spari cessarono. Charles si guardò intorno in cerca di Augusta, ma non riuscì a vederla.
Continuarono a camminare. La gente rimasta li seguiva a una certa distanza. Charles si chiese perché: Mallory adesso non era più armata.
Finalmente giunsero a pochi passi dal filare d'alberi che separava Owltown da Dayborn.
Charles diede uno sguardo ai suoi due compagni. Chissà, forse ce l'avrebbero fatta a sopravvivere, dopotutto.
Un attimo dopo sulla strada comparve un uomo, seguito da due adolescenti. Il costume scintillava con un milione di piccoli fuochi. L'uomo aveva un fucile fra le mani. Dietro i ragazzi c'erano altri due uomini. Uno era armato di una mazza da baseball e l'altro impugnava due sassi.
Lo sceriffo teneva gli occhi fissi sulla strada. La luna si era nascosta fra le nuvole e i fari della macchina illuminavano dettagli di alberi e cespugli lungo il percorso: tutto quel che non rientrava nel raggio degli abbaglianti era oscurità. Giunto alla svolta per Owltown, vide le fiamme e disse: «Smonta. Adesso».
Lilith aprì la bocca per parlare.
Lui fu più veloce. «Questa è una faccenda personale, Lilith. Quel che sto per fare potrebbe non essere del tutto legale. Non vorrai mica passare le tue vacanze in tribunale, vero? A testimoniare contro di me?»
La vicesceriffo stava per rispondergli a tono, quando lui allungò la mano per aprire la portiera e la spinse fuori. Accelerò e la osservò nello specchietto retrovisore mentre si rialzava, si spazzolava la polvere di dosso e rimaneva a fissare i fanali posteriori che si allontanavano lungo la strada.
Malcolm alzò il fucile e lo puntò su Charles.
Il corpo di Riker pendeva inerte tra lui e Mallory: la ferita alla testa continuava a sanguinare, segno del fatto che era ancora vivo.
«Se ti muovi sei morto» ringhiò Malcolm.
Charles pensò che il predicatore sbagliava a tenere sotto tiro lui e non Mallory. Poi sorrise fra sé: aveva trovato il dono d'addio da offrirle. La sua morte le avrebbe regalato i secondi necessari a scappare.
«Malcolm, sei un povero deficiente» sibilò Mallory, stillando disprezzo da tutti i pori. «Un idiota.»
Charles pensò che quello era il momento meno adatto per gli insulti.
«A quanto mi risulta, l'idiota è morto» disse Malcolm con un ghigno.
Lei scosse il capo. «Fai sempre lo stesso errore. Lasci la scena prima che il lavoro sia completato. Ira è ancora vivo. Hai mandato di nuovo tutto a puttane, eh?»
Malcolm abbassò il fucile, ma di poco. Charles era ancora nel mirino.
«Grazie a te lo sceriffo potrà risalire a ben tre omicidi.» Il pubblico si faceva più vasto mano a mano che altre persone si avvicinavano.
«Chiudi il becco!» ordinò Malcolm, puntando il fucile su di lei. «Chiudi il becco, cazzo!»
Naturale, questo era il suo pubblico e non poteva permettere che Mallory gli rubasse la scena.
«Se no cosa mi fai? Che c'è, per una volta hai deciso di sporcarti le mani?» Mallory sembrava quasi annoiata. «Secondo il testimone, andasti via dalla casa di mia madre prima del linciaggio. Lasciasti che fossero i tuoi fratelli a sbrigare il lavoretto al posto tuo. Se anche fossi stato processato, probabilmente te la saresti cavata.»
A un tratto comparve la macchina dello sceriffo. A sirene spiegate, lasciò la statale e puntò dritto su di loro.
«Fermatelo!» urlò Malcolm.
La folla si spostò sulla strada e accerchiò la macchina, costringendo il guidatore a rallentare e infine a fermarsi. La portiera fu spalancata e lo sceriffo venne strappato dal posto di guida. Mentre la folla lo depositava al suolo davanti a Malcolm, Charles vide che Jessop sanguinava. Un ragazzo si precipitò su di lui per disarmarlo.
«Ho chiamato rinforzi» disse lo sceriffo. «Stavolta, saranno qui prima che tu possa scappare. Arrenditi, Malcolm.»
«Non credo proprio.» Malcolm scosse il capo. «Non sento altre sirene, Tom.»
Teddy, il ragazzo che aveva tolto la pistola allo sceriffo, teneva gli occhi fissi su Malcolm mentre saltellava eccitato, sollevando la polvere coi piedi.
«Ecco la storia che i cittadini di Dayborn leggeranno sui giornali domattina» annunciò Malcolm. «Presa da furia omicida, la figlia di Cass Shelley ha sparato su un gruppo di cittadini inermi. Lo sceriffo Jessop è morto nell'esercizio delle sue funzioni. Spero che questo ti sia di conforto, Tom.» Malcolm abbassò il fucile. «Sparagli, Teddy!»
«Non farlo» disse Mallory al ragazzo. «Malcolm ha in mano un fucile,» continuò, «perché dovresti esser tu a sparare? Non ti sei chiesto perché non ammazza direttamente le sue vittime?» Si girò verso Malcolm. «Uccidilo tu, vigliacco.»
Charles rabbrividì.
Malcolm guardò furibondo il ragazzo con la pistola. «Ammazzalo adesso !»
Teddy gettò a terra l'arma e fuggì. Malcolm tornò a sollevare il fucile. «E va bene, lo farò io.»
«Tu non farai proprio un bel niente!» urlò una voce di donna.
Tutte le teste si girarono a fissare la vicesceriffo, in piedi sul tetto della macchina del suo capo. Aveva la faccia lucida di sudore, il petto ansante e la pistola puntata alla testa di Malcolm. «Spara!» la incitò Mallory.
La gente era ammutolita, guardava, aspettava.
Il volto di Malcolm era torvo, gli occhi fissi sullo sceriffo. «Metti giù quella pistola, ragazza, se non vuoi che lo ammazzi.» Arrischiò un'occhiata in direzione della vicesceriffo. «Mettila giù! Subito! Fa' quel che…»
Lilith sparò e la pallottola centrò la fronte di Malcolm. Sangue e frammenti di ossa schizzarono tutt'intorno.
Lui ebbe solo un attimo per registrare la sorpresa, poi stramazzò al suolo.
In quel preciso momento si sentirono le sirene.
Un convoglio di macchine della polizia rombava sulla statale, una ventina di lampeggianti nella notte. La folla si disperse, fuggendo lontano dalla luce di Owltown che bruciava.
Lilith Beaudare scese dal tetto della macchina. Si muoveva a scatti, senza la grazia fluida che normalmente la caratterizzava. Si avvicinò al cadavere e guardò stranita la propria pistola, chiedendosi a chi appartenesse quella mano assassina.
Mallory dovette chiamare il suo nome due volte per riuscire a riscuotere Lilith dal suo stordimento. Le due donne si fissarono. Il lampeggiante dell'auto dello sceriffo colorava di rosso i loro volti.
«Sarà meglio caricarlo in macchina» disse lo sceriffo. «Quella maledetta fabbrica continua a vomitare feriti. Se chiamassimo un'ambulanza, dovremmo aspettare tutta notte.»
Il giovane agente della polizia di Stato richiuse la sua valigetta di pronto soccorso: «Nessun problema. È meno malridotto di quel che sembra».
Charles pensò che Riker avrebbe potuto stare peggio solo da morto.
Aveva le costole spezzate, un braccio rotto e buona parte del viso bendata.
L'agente diede una mano a sistemare Riker sul sedile posteriore, accanto a Mallory. Lei lo coprì con una coperta, rimboccandogliela come fosse un bambino. Era ancora incosciente, e sbatteva le palpebre di continuo.
L'agente si accostò al finestrino aperto. «Ho avvisato l'ospedale del vostro arrivo. Non vi faranno attendere.»
«Grazie» disse Mallory.
Quando furono soli, con Riker assopito fra di loro, Charles disse: «Hai visto Augusta che dava fuoco a Owltown?».
«Faceva pulizia» rispose Mallory.
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