Charles rimase in silenzio finché non incrociò i suoi occhi. «Non pensi che sarebbe un sollievo per Mallory sapere dove è sepolta sua madre?»
«No, Charles, davvero. Mallory è una creatura forte.»
«E tu non sei curiosa di scoprire dove sia il corpo, Augusta?»
«No.» Medicò la ferita con il contenuto di una boccetta scura.
«Perché sai dov'è. Il Finger Bayou è un dito puntato sul sito della sua tomba, non è così? È per quello che diventasti esecutrice testamentaria, per far cessare l'uso di diserbanti lungo i confini della proprietà. I giacinti d'acqua, crescendo a dismisura, soffocarono il bayou rendendolo impraticabile alle barche. Quindi piantasti degli alberi sulla strada che portava a Casa Trebec, per scoraggiare i visitatori.»
«È una teoria interessante. Nel corso degli anni ho udito ipotesi peggiori.» Rimise il pipistrello nella scatola.
«È nel tuo stile, Augusta. Per te la giustizia ordinaria non era sufficiente, così hai optato per una forma di vendetta molto originale.»
«E quando avrei avuto il tempo per nascondere il corpo? Fu Henry a trovarlo.»
«Lui denunciò il fatto il giorno dopo. Avesti tutta la notte per occuparti del cadavere.»
«Quella notte non udii la folla inferocita, né le grida di Cass, è la verità.»
Fin lì le credeva. «Il linciaggio si consumò in silenzio, ma quella notte maledetta tu sentisti i lamenti del cane, lo vedesti da questa finestra e andasti in suo soccorso. Faresti qualsiasi cosa per aiutare un animale ferito.» La gatta gli aveva rivelato il suo carattere. Benché l'animale rappresentasse una minaccia per i suoi preziosi uccelli, lei lo aveva salvato. E ora stava salvando la vita di un pipistrello che una volta aveva definito "cibo per gufi".
«Charles, stai parlando a vanvera.»
«Come ha detto Mallory, le prove dell'assassinio erano in bella vista. Nessuno tentò di nascondere il delitto. Ma lo sceriffo mi disse che la scala di servizio era stata ripulita. Non credo che Mallory lo sappia. Se l'avesse saputo, avrebbe capito prima di me. Portasti giù il corpo da quelle scale, e poi cancellasti le tue tracce e quelle lasciate da Kathy mentre fuggiva.»
«Lo sceriffo passò al setaccio ogni centimetro della mia proprietà.» Stimolò il pipistrello con un dito finché la bestiola non si risvegliò dal sonno indotto dalle erbe. «Tom fece perfino dragare il Finger Bayou.»
«Nascondesti provvisoriamente il corpo di Cass da qualche parte. Dopo, avesti tutto il tempo per seppellirla in un tratto di terra che lo sceriffo aveva già perlustrato. Probabilmente il cadavere è sepolto sotto qualcosa di pesante che gli impedisce di riaffiorare. Un mucchio di sassi, per esempio. Come quello su cui ti sei arrampicata il giorno in cui hai dato da mangiare all'alligatore.»
«Charles, hai un vero talento nell'inventare storie.»
«Mi chiedo se lo sceriffo apprezzerebbe le mie invenzioni. Credo che sarebbe disposto ad affrontare molte difficoltà pur di scoprire dove è Cass Shelley.»
«Se racconti in giro questa tua storia, causerai a Mallory più dolore di quel che pensi.»
Ah, bel colpo, Augusta! Conosceva i suoi punti deboli.
«Quella all'estremità del Finger Bayou è la tomba di Cass Shelley, vero?»
«Charles, so che non faresti nulla che possa danneggiare Mallory. Quindi terrai questa folle storia per te. Ciascuno di noi ha bisogno di un po' di mistero nella propria vita. E tu ne hai bisogno più di ogni altro.»
Era buio quando Mallory lasciò la casa. Gli uccelli facevano più baccano del solito, quando invece avrebbero dovuto placarsi e prepararsi per la notte. Era passata l'ora in cui Augusta era solita rinchiudere il cavallo nella stalla, ma l'animale stava ancora correndo su e giù nel paddock.
Mentre percorreva il viale delle querce, lo spolverino nero le sbatteva contro gli stivali. Che cosa spaventava gli animali? Provò a chiamare col cellulare l'ufficio dello sceriffo, ma di nuovo non ci fu risposta. Stava camminando sul sentiero che portava al cimitero quando sentì la donna.
Attraversò il cerchio d'alberi, seguendo il suono del pianto. Estrasse la pistola dalla fondina e avanzò circospetta, fermandosi ogni pochi passi.
All'estremità sud, trovò Darlene Wooley inginocchiata che, curva sul corpo di Ira, gli cullava la testa insanguinata fra le braccia.
Ira la lasciava fare. Aveva superato la paura del contatto umano, ma non era ancora morto.
«Così tu saresti il testimone» disse Ira, mentre Mallory si piegava su di lui, per valutare le sue condizioni.
Darlene la guardò. «Era in ritardo per cena. Così sono venuta a prenderlo per…»
«Così tu saresti il testimone» disse ancora Ira.
Mallory fece il numero per le chiamate d'emergenza. Quando il centralino rispose, passò il telefono a Darlene, «Di' loro che hai bisogno di un'ambulanza».
Darlene obbedì e Mallory cominciò a occuparsi delle ferite di Ira. C'erano tutti i segni di un violento pestaggio ma i danni più gravi probabilmente erano interni. Gli ripulì il sangue dalla bocca. Non c'erano denti spezzati, ma aveva una brutta ferita alla testa e un braccio rotto. «Andrà tutto a posto, Ira.» Si avvicinò a un vecchio albero e ne strappò un ramo secco. Poi, servendosi del cavetto del palmare, gli immobilizzò il braccio.
Ira la guardava in silenzio, gli occhi sgranati e colmi di speranza.
Mallory sorrise, accennando a bocca chiusa il motivo che ricordava dalla loro breve infanzia. Anche Ira cominciò a canticchiarlo, mentre Mallory strappava un lembo della sua camicia insaguinata e la madre piangeva al telefono.
Dopo qualche minuto, Darlene, coprendo il cellulare con una mano, le disse: «Sono fuori tutti, ambulanze, autopompe. Una delle fabbriche di prodotti chimici è andata a fuoco e l'incendio si è propagato a un campo di canna da zucchero. Il centralino mi ha collegato alla macchina dello sceriffo».
«Non fare il mio nome.» Mallory avvolse la striscia di stoffa sulla ferita alla testa. Non sentiva nessuna puzza di fumo: l'incendio doveva essere parecchio distante.
Darlene interruppe la comunicazione e chiuse il cellulare. «Lo sceriffo sta uscendo dalla statale. Sarà qui a minuti.»
Mallory controllò le pupille di Ira. Stava tenendo duro. Darlene invece non se la cavava altrettanto bene.
Tentò di confortarla a modo suo. «So chi è stato. Lo farò fuori per te.»
Darlene, confusa, scosse il capo. «No, Kathy.» Ora aveva assunto un tono materno. «Cass non lo vorrebbe, e nemmeno io. Tutto questo deve finire, capisci?» La sua mano si strinse intorno al braccio di Mallory. «Il male non può continuare per sempre. Tutti questi anni, tutto questo male.»
Mallory si alzò. Mentre attraversava il cimitero, Darlene gridò: «Kathy, ti prego, non uccidere nessuno».
Nel tono di quella preghiera, Mallory riconobbe la stessa preoccupazione che aveva avvertito a volte nella voce di sua madre. Controllò la camera del revolver e smise di ascoltare Darlene.
Era diretta a Owltown.
Augusta guardò attraverso il cannocchiale. Stava ammirando il paesaggio? Charles ne dubitava. «Non stai osservando gli uccelli, vero Augusta?»
«Al momento no, ma in generale trovo gli uccelli molto più interessanti degli uomini. Considera il modo in cui fu uccisa Cass: nessuna passione. Dovresti vedere come strappano e dilaniano la carne gufi e falchi. Ma la morte è veloce. Ti volti un attimo, ed è finita.»
«Sono certo che tu non te ne perdi una.» Ma cosa stava guardando?
«Oh, non so. Passo un po' del mio tempo a guardare le stelle. Ma anche lì c'è una certa violenza. L'intero universo si muove sull'onda di una spinta crudele. Io lo osservo e cerco di adattarmi. Dovresti provarci anche tu.»
Ma quella sera il cannocchiale non era rivolto alle stelle. «Augusta, tu non ti limiti a osservare. Tu agisci.»
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