Stava per mettersi a correre, quando sentì un tonfo sordo. Guardò indietro. La statua si era mossa? Impossibile. La stava semplicemente guardando da un'altra angolazione.
Ritornò al vialetto fiancheggiato da piccole cappelle bianche. La vecchia signora doveva aver svoltato in qualche altro viottolo della città delle tombe, e adesso era svanita.
«Signorina Augusta?»
Alle sue spalle, qualcosa di pesante cadde a terra. Ne avvertì le vibrazioni attraverso le suole delle scarpe, ma la paura gli impedì di voltarsi. Con la coda dell'occhio colse un movimento fulmineo. Allora vide che l'angelo era sparito e che il piedistallo era vuoto. In fondo al vialetto, la signorina Augusta stava tornando a prenderlo, la sua sagoma rimpicciolita per effetto della nebbia.
«Signorina Augusta?»
Una voce di donna lo chiamò. «Jimmy.» Una mano si posò sulla sua spalla e cominciarono a tremargli le ginocchia. Poi la mano si ritrasse, e lui prese a correre verso Augusta. Ma si fermò di botto, e indietreggiò piano, finché le sue gambe non si bloccarono e lui rimase immobile come un animale ipnotizzato dal fascio di luce di una macchina in corsa. La figura in fondo al sentiero era un altro angelo, più piccolo di quello che aveva lasciato il suo piedistallo. Era la statua di Kathy, la figlia di Cass, alla quale era spuntato un paio di ali. Avanzava verso di lui sui piccoli piedi di pietra. Le sue manine macchiate di sangue reggevano pietre insanguinate.
La statua interruppe la sua avanzata e lentamente si sollevò in aria. Jimmy cadde in ginocchio.
«Io non ho fatto niente» gemette. E quella era una bugia. La bambina di pietra lo sapeva. Era venuta a chiedergli conto dei suoi peccati.
«Cass stava per dirlo» balbettò. «Stava per dirlo a tutti quanti.»
La bambina era sospesa in aria, immobile, come se stesse ascoltando.
Jimmy si coprì la faccia con le mani. «Mi dispiace, mi dispiace.»
Lei lo chiamò con voce dolce: «Jimmy».
Le mani si staccarono dal viso e il ragazzo spalancò gli occhi.
L'angelo volteggiava nell'aria mentre le pietre schizzavano dalle sue braccia, atterrando nella nebbia senza rumore. Si avventò su di lui, colpendolo con il suo corpo e con le ali. Non era più fatta di pietra, era una bambina calda e pulsante contro il suo petto. Pochi secondi dopo era volata via.
Alcune piume volteggiarono lentamente fino a terra.
Jimmy chiuse gli occhi e cadde in avanti, con il volto nella ghiaia. Poi sollevò il capo e guardò indietro. L'angelo di Cass era di nuovo sul piedistallo; la bambina di pietra giaceva priva di ali tra le sue braccia.
Cominciò a piangere, e dopo poco si ritrovò a guaire come un cane.
Tra un verso e l'altro baciava la ghiaia e cantilenava frasi senza senso.
«È completamente pazzo» disse la voce di Augusta Trebec.
La nebbia così spessa che fino a un attimo prima aveva coperto il terreno si stava magicamente dissolvendo. I piedi della vecchia donna erano accanto alla sua testa. E ora altre persone si andavano raccogliendo intorno a lui. Mentre sollevava gli occhi lentamente, Jimmy si chiese se avessero in mano delle pietre.
Quando le urla isteriche cessarono, Augusta si inginocchiò accanto al giovane tremante. «Andiamo, Jimmy, vieni con me. Ti preparerò una bella tazza di tisana bollente.» Lo prese per un braccio per sollevarlo. Mallory, dopo essersi tolta la bandana nera dal viso, gli afferrò l'altro braccio. Mentre conducevano il piccolo uomo lungo il sentiero per Casa Trebec, Augusta ripeteva: «Andrà tutto a posto».
Riker pensò che la vecchia stesse mentendo spudoratamente. Uscì da dietro la tomba e schiacciò una delle pietre di cartapesta sotto i piedi.
Charles aveva un telo nero drappeggiato sul corpo, e somigliava più a un prete che a un mago. Fissava il revolver impugnato da Riker con espressione inorridita.
Riker rimise l'arma nella fondina e guardò lo strano trio che si allontanava. Quel giovane uomo fragile e spaventato era il genere di indiziato nel quale ogni investigatore sperava di imbattersi in caso di mancanza di prove materiali.
Guardò Charles. «Hai avuto ragione a crederle. E io torto.»
Charles non sembrava particolarmente compiaciuto. Fece un vago cenno col capo mentre toglieva il telo nero dalla statua della bimba con le ali.
Riker lo raccolse; «Ah, è così che l'hai fatta sparire.» Un altro telo cadde dal carrello. «Non c'era abbastanza nebbia stasera? C'era proprio bisogno di affittare una macchina per fabbricarne altra?» chiese Riker.
Charles scosse il capo. «Era solo ghiaccio secco e un po' di acqua calda.»
Quando anche l'ultimo residuo di nebbia artificiale si fu disperso, Riker poté vedere le ruote e i congegni responsabili del movimento dell'angelo.
Charles si curvò sulla statua e con delicatezza le pulì il sangue dalle mani.
«Quando ho coperto la statua e liberato gli uccelli, non mi aspettavo che gli volassero addosso a quel modo» disse. «Il ragazzo ha pensato che fosse l'angelo ad attaccarlo ed è quasi svenuto dal terrore.»
Riker assentì. «Non fartene un cruccio, Charles. Cass Shelley doveva essere molto più spaventata quando vide le pietre volare.»
«All'epoca, Jimmy Simms aveva solo tredici anni.»
«Gli assassini minorenni diventano ogni giorno più giovani. A New York ne abbiamo preso uno di appena nove anni.»
Ovviamente, l'informazione non poteva consolare Charles, che si accaniva a sperare in un mondo sano e giusto.
«Sai, Riker, per la verità Jimmy non ha detto di aver gettato le pietre.»
Di fronte a tanta ostinazione, Riker sorrise.
«Siete stati bravi» ammise poi. «Io impiego giornate intere per far crollare un sospetto, mentre voi ci siete riusciti in meno di dieci minuti. A dire il vero, pensavo che Mallory gli avrebbe fatto sputare qualcosa di più, che ci sarebbe andata giù ancora più pesante… Comunque, se ho capito bene, Jimmy è il futuro testimone per l'accusa nel processo per l'omicidio di sua madre, non è così?»
Charles annuì. «Finalmente ci sei arrivato.»
C'era ancora molto lavoro da fare. Quella notte sarebbe stata insolitamente lunga. Riker salutò l'amico e si avviò al seguito delle due donne e del loro prigioniero.
Fatto qualche passo si voltò e vide Charles che sistemava l'angelo nella posizione giusta sul piedistallo, con il viso rivolto a sud. Henry, sul sentiero, spingeva il carrello con l'angelo più piccolo, una copia della bambina che era stata Kathy Mallory.
Davanti a lui, Jimmy inciampò e Kathy si inginocchiò per aiutarlo a rimettersi in piedi. Augusta gli accarezzò la testa come se fosse un cane. Quando furono entrati in casa, Riker aprì la porta, attento a non farla cigolare.
Arrivò in fondo all'atrio e sbirciò in cucina.
Oh, Mallory, no, non così.
Le due donne erano sedute al tavolo, davanti a un registratore in funzione. Mallory teneva una mano sulla spalla del sospetto; era quasi una carezza. Ma a colpire Riker come un pugno allo stomaco fu l'espressione di lei: uno strano, disperato tentativo di sorriso. Mallory sapeva che solo così, sforzandosi di guadagnarsi la fiducia di Jimmy, poteva sperare di indurlo a vuotare il sacco.
Riker si schiarì la gola. Kathy alzò lo sguardo e lui le fece cenno di raggiungerlo fuori della cucina, subito.
Gli si piazzò davanti a braccia conserte.
«Fuori dai piedi, Riker. Vattene via.»
«Lo interrogherò io» disse lui. «Ho più esperienza.»
«Fuori!»
«Non puoi farlo tu. Sai che ho ragione.»
Gli voltò le spalle. Se ne sarebbe andata, se non le avesse messo le mani sulle spalle per trattenerla accanto a sé. «Ascoltami, Mallory. Questa è la fase più delicata delle indagini. Se mandi a monte questa occasione, non se ne presenterà un'altra. Jimmy parlerà con gli altri colpevoli e quelli fuggiranno.»
Читать дальше