Charles si era allontanato dallo sportello di qualche passo, quando fu spintonato da un'infermiera. Riker sorrise alla reazione di Charles, che si precipitò a scusarsi per quello che lei aveva fatto a lui. L'infermiera accarezzò uno dei fiori di Charles e annuì. Poi indicò una camera in fondo al corridoio dove Charles avrebbe trovato Alma Furgueson e il suo visitatore, lo sceriffo.
Riker aveva preferito non partecipare al colloquio: non aveva voglia di assistere allo spettacolo di Jessop che torchiava quella poveretta.
Mentre usciva, si tastò le tasche per assicurarsi di avere sigarette e fiammiferi. La Mercedes di Charles non si vedeva. Fece due passi lungo il fianco dell'edificio e scorse la macchina parcheggiata sul retro, sebbene ci fossero una decina di posti liberi più vicini all'ingresso principale.
Interessante.
Si avvicinò alla macchina, ma si bloccò nel notare la finestra con il vetro rotto. Rimase stupito per un attimo, perché quello non era lo stile di Mallory. Forse aveva premura.
Si diresse verso il montacarichi che fungeva da ingresso di servizio. La porta era chiusa e non c'era segno di effrazione. Mallory doveva proprio essere entrata dalla finestra.
Provò ad aprire la portiera della macchina di Charles. Non era chiusa a chiave. Bene. Non aveva mai fatto partire una Mercedes senza chiave, ma collegare i fili dell'accensione non poteva presentare grosse difficoltà.
Riker represse la voglia di fumare e rientrò nell'atrio dell'ospedale. Qualche istante dopo, il farmacista percorreva il corridoio diretto alla caffetteria e una giovane prendeva il suo posto allo sportello della farmacia.
Riker si avvicinò e le chiese quando sarebbero state pronte le medicine per Charles Butler.
«Lei è fortunato. Gliele ha preparate prima di andare in pausa pranzo.» Fece scivolare il sacchetto sul banco. «Sono trenta dollari e venticinque centesimi, dottor Butler.»
Riker pagò e aprì il sacchetto. Dottor Butler? Le etichette dei medicinali erano molto eloquenti. Un antinfiammatorio, un antibiotico, e un potente antidolorifico.
Individuò la porta d'accesso al seminterrato. A pochi passi di distanza un infermiere aveva appoggiato una sedia a rotelle contro la parete e stava entrando nella toilette degli uomini. Adesso il suo piano era completo.
Aprì la porta e ispezionò il vano delle scale: era deserto. Riker prese la sedia a rotelle e con cautela la spinse giù per i gradini. Il piano inferiore era un labirinto. Sapeva di trovarsi nell'ala est, così percorse un corridoio e svoltò in direzione sud. Stava cercando la stanza corrispondente alla finestra con il vetro rotto. Durante la pausa pranzo, il silenzio nel seminterrato era assoluto.
Scelse una porta in fondo a un lungo corridoio. Nel raggiungerla notò il montacarichi che portava al parcheggio. Bingo! Evidentemente Dio approvava il suo progetto di aggressione e rapimento ai danni di Mallory.
Parcheggiò la sedia a rotelle accanto alla porta. Trasse di tasca un fazzoletto e svitò la lampadina appena sopra la porta in modo che la luce del corridoio non rivelasse la sua presenza. Girò la maniglia con forza e la serratura cedette. La porta si aprì silenziosa.
La stanza era buia, eccetto che per la piccola torcia nella mano di Mallory.
Era completamente assorbita dalla consultazione di uno schedario. Riker scorse una lampada da tavolo sul mobile alla sua destra. Allungò la mano per accenderla mentre con l'altra afferrava la ragazza alla spalla costringendola a girarsi. E, fatta luce, fu più sorpreso di lei.
«Guarda guarda, Jesse James in persona» esclamò, studiando l'insolita mise di Mallory. Lo spolverino era aperto, così poté scorgere il cinturone con la pistola. «Ragazza mia, faresti bene a ripassare un po' la geografia. Questo è il profondo Sud, non il vecchio West.»
Mallory sbatteva le palpebre per la luce e si torceva dal dolore. Quando Riker le lasciò la spalla, l'espressione di dolore sul volto di Mallory scemò. Lui scostò lo spolverino e toccò la grossa fasciatura sotto la blusa.
«Ah, Mallory, ti sei beccata una pallottola, vero?»
In silenzio, lei allontanò la sua mano. Non era felice di rivederlo. Riker le mostrò il sacchetto della farmacia. «La ricetta del dottor Butler? Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?»
Gli strappò di mano il sacchetto e ne controllò il contenuto, quasi lo sospettasse di aver rubato qualcosa. Riker sapeva che stava prendendo tempo, per imbastire una storia plausibile.
«Sto cercando i risultati di certi test che mia madre ordinò per un paziente. Tutte le analisi del sangue furono fatte qui.»
Poteva anche essere vero. A volte Mallory diceva la verità solo per confonderlo. Fogli di carta azzurra sbucavano dalle tasche del soprabito nero. «Che cos'hai lì?»
Lei ignorò la domanda e aprì un altro cassetto dell'archivio.
«Come stai, Riker? Hai un aspetto orribile.»
«E tu, allora? Ho visto la tua foto segnaletica in uniforme carceraria a righe. La fine del mondo!»
Nessuna reazione.
Ci voleva un'esca migliore per indurla ad abboccare.
«L'FBI ha trovato tracce della tua intrusione in un computer riservato, Mallory. È un reato federale, roba seria.»
Si ficcò il sacchetto della farmacia nella tasca dello spolverino. «Non ho lasciato tracce dentro quel computer. Quei bastardi cercano di inchiodarmi da anni, ma non sono in grado di provare nulla. E se non possono provarlo, io sono innocente.»
«Nessuna traccia, eh? Come fai a esserne tanto sicura?» Indicò la sua spalla bendata. «Non sei infallibile, Mallory. Errore numero uno: la pallottola. Errore numero due: non esserti disfatta dell'orologio di Markowitz. Lo sceriffo se ne è servito per risalire a lui. E poi c'è il vetro rotto. È stata tua l'idea di parcheggiare lì davanti la macchina di Charles in modo da attirare la mia attenzione? Io credo che l'FBI abbia davvero qualcosa su di te, forse abbastanza da portarti in tribunale.» Proseguì dopo una pausa a effetto: «I federali vogliono tutto quello che hai raccolto sulla New Church. Se non collabori, piomberanno su Dayborn come dei falchi. E il tuo piccolo progetto personale andrà in fumo».
«È un bluff. Non hanno niente in mano che li autorizzi a un'azione contro la New Church.»
Riker appoggiò un braccio sull'archivio, tanto per sondare le acque. Lei non si mosse. «Mallory, i federali ci hanno fatto un grosso favore. Non hanno trasmesso le tue impronte allo sceriffo e sono disposti a dimenticare l'episodio del computer. Ho un debito nei loro confronti. Conosci le regole.»
«Puoi dire ai tuoi amici che i membri della New Church non complottano per rovesciare il governo. Non dispongono di armamenti pesanti, niente esplosivi, né armi chimiche. L'FBI non ha nessuna scusa per venire qui e mettere sottosopra la città.»
«Non basta. Mi serve qualcosa di più.»
«Sono vent'anni che i federali hanno un dossier sulla New Church. Avrebbero dovuto accorgersi da un pezzo che quel dossier è pieno di balle.» Parlò rivolta all'archivio, scorrendo i vari fascicoli e fermandosi ogni tanto a tirarne fuori qualcuno. «Per anni sono stati convinti che Babe Laurie fosse un leader religioso carismatico e pericoloso. Forse adesso hanno finalmente capito che era l'idiota del villaggio. Non ci crederesti se ti dicessi la cifra che l'FBI ha speso per raccogliere informazioni fasulle. Sono convinta che abbiano tentato di ottenere dati più attendibili dall'Ufficio delle imposte. Ma quelli delle imposte si sono ben guardati dal lasciare che i federali ficcassero il naso nelle loro indagini.»
Era altamente improbabile che Mallory avesse pronunciato tutte quelle parole senza infilarci almeno una bugia. Riker decise che non doveva esistere alcuna indagine dell'Ufficio delle imposte sul conto della New Church.
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