Charles riconobbe i versi più sensuali del Cantico dei Cantici, anche se reinterpretati e fuori sequenza. Si voltò a guardare una signora anziana seduta dietro di lui. Aveva gli occhi fissi sul predicatore come se fosse il suo amante. E, naturalmente, lo era.
Malcolm luccicava di sudore sotto la luce. La sua voce seducente stava offrendo al pubblico sesso consacrato. Arrivava a toccarli tutti, uomini e donne senza distinzione, ad accarezzarli con gli occhi, con la voce, sfiorando tutti i punti sensibili, eccitandoli in un crescendo di « Amen! » Era la versione pseudo-religiosa di una rockstar; pura sensualità al servizio del Signore.
«Fratelli e sorelle!» gridò. «Posso sentire Babe dentro di me: mi sta riempiendo il corpo col fluido dell'amore, il potere di Dio Onnipotente. Io ho il potere!»
Rivolse al cielo un braccio con il pugno chiuso.
« Amen! » strillò la folla con rinnovato fervore.
Charles fissò l'enorme gigantografia e ascoltò la folla che ripeteva il nome di Babe, alzando e abbassando le mani ritmicamente, più e più volte, imitando il gesto di Malcolm.
Così, quella era la New Church, che prendeva in prestito qualcosa dalla Bibbia e qualcosa da Hitler.
Affascinante.
Malcolm adesso reggeva una brocca di vetro e un calice di cristallo. Versò un fiotto d'acqua trasparente nel calice, ma il cristallo si riempì di un liquido rosso intenso, e la gente trattenne il respiro.
Aveva osato trasformare l'acqua in vino.
Charles aveva visto questo trucco altre volte, ma mai in un contesto religioso. I cristalli colorati erano nascosti in fondo al bicchiere, nella parte coperta dalla mano.
Malcolm bevve, poi girò le spalle al pubblico guardando in alto verso l'immagine del fratello. Il bicchiere cadde e andò in frantumi. Lui sollevò le braccia come crocifisso e il suo corpo fu scosso dalle convulsioni. La folla si era zittita. Quando Malcolm tornò a girarsi, era diverso. La bocca sembrava più larga, con il labbro inferiore sporgente; gli occhi più grandi, i capelli impiastricciati di sudore: nei suoi tratti c'era una nuova espressione di crudeltà.
Avanzò da un capo all'altro del palco, zoppicando appena. Protese la mascella, raddrizzò la schiena, gonfiò il petto trasudando tracotanza da ogni poro della pelle sudata. Aveva uno sguardo folle mentre si spingeva fin in fondo al palco e tornava di nuovo alla ribalta. Tese le mani in un gesto di supplica. Il corpo era scosso dagli spasmi.
«È Babe!» strillò un uomo in prima fila. Tutto il tendone ammutolì. La moltitudine era ipnotizzata dalla resurrezione e dalla luce.
E poi, di colpo, senza tanti complimenti, lo spettacolo mutò. Fu la volta dei tipici mostri circensi, una donna con le braccia in continua convulsione e un uomo che camminava sulle mani trascinando le gambe. Mancava solo il ragazzo dalla faccia di cane e la donna barbuta. La banda suonava invitandoli a salire sul palco, zoppicando, strisciando, agitandosi violentemente. La reincarnazione di Babe Laurie impose le sue mani su di loro, uno per uno, e poi l'orchestra suonò di nuovo mentre storpi e zoppi si allontanavano danzando, risanati ed estatici.
Dopo di loro, malati meno gravi ma più onesti si fecero largo tra la folla, implorando Malcolm di risanarli. A uno a uno furono condotti al centro del palco. Malcolm premette le mani sulla fronte di un uomo sorretto da due bastoni. L'uomo cadde all'indietro fra le braccia di due adepti, pronti ad afferrarlo. Con gesto teatrale Malcolm spezzò i due bastoni, e l'uomo tornò zoppicando al suo posto, per nulla guarito, cadendo prima ancora di aver raggiunto la seggiola. Nessuno se ne accorse: tutti gli occhi erano incollati al palcoscenico.
Poi cominciò la processione di anziani: la mano di Malcolm si posò sulla fronte di una vecchia e lei volò all'indietro, come se fosse stata colpita da un fulmine. Scese le scale ancora sotto choc, stordita e incerta nei passi: la sua espressione sofferente poteva essere presa per esaltazione, poiché aveva gli occhi sgranati e traboccanti di lacrime.
Quindi Malcolm si dedicò ai miracoli collettivi, ovviamente preceduti dalla colletta.
«Siete credenti?» Malcolm ora aveva smesso la pelle del fratello per tornare a diffondere il suo carisma personale. «Dite amen.»
« Amen! » .
«Date tutto quello che avete. Ogni dollaro che avete nel portafoglio, ogni centesimo che avete in tasca. Date tutto ciò che avete e riceverete più di quel che avete donato. Volete un miracolo? Dite amen.»
« Amen! »
Nei piatti della colletta si stavano ammucchiando pile di denaro. La gente in prima fila stava davvero vuotando i portafogli mentre ripeteva il nome di Babe e fissava la sua immagine.
Babe era un dio e Malcolm era il suo officiante sulla terra.
«È tempo di dimostrare la vostra fede. Volete comprare un miracolo?»
« Amen! »
«Allora svuotate quei portafogli! Non pensate al domani.»
Come Charles ricordava, Cristo aveva detto qualcosa del genere a Giuda, ma solo per impedirgli di chiedere l'elemosina in un raduno simile a quello.
«Liberatevi di quel contante, e vi tornerà centuplicato e ancor di più. Vivrete nella luce della fede e sarà vostra ogni cosa buona della vita. Ve lo garantisco. Riceverete quel che il vostro cuore desidera in proporzione alla vostra fede.»
Charles aveva scoperto la clausola-scappatoia nel contratto offerto da Malcolm. Se il miracolo non si verificava, allora il postulante aveva delle carenze di devozione e fede. Non era colpa di Malcolm, e non era previsto alcun rimborso per gli uomini di poca fede.
«Voglio che scaviate in quelle tasche e mi portiate tutte le vostre banconote. Aprite i portafogli e versate la vostra fede nei piatti della colletta per le opere di Dio. Aiutandoci l'un l'altro, partecipiamo al flusso positivo che rigenera il mondo. È un cerchio sacro, non si può interromperlo, non si può impedirgli di tornare a voi, purché abbiate fede. Dovete dimostrarla, la vostra fede. Dovete avventurarvi nella notte con indosso soltanto la vostra fede. Dite amen!»
« Amen! »
«E voi donne!» Batté con forza un piede sul palco. «Vuotate quelle borsette. Vi dico di scavare in cerca del denaro. Non vorrete tornare a casa e scoprire che vi siete tenute anche una sola moneta? La vostra fede si ridurrà in cenere e per il resto dei vostri giorni sarete tormentate dal dolore per questa occasione perduta.»
Charles si guardò intorno. La maledizione era stata un colpo di genio. A due posti di distanza da lui, in terza fila, una donna fino ad allora incerta, frugava tutta agitata in fondo alla borsetta. Alla sua sinistra, un'altra donna si era svuotata la borsa in grembo: fazzolettini di carta e involucri di gomma da masticare si sparsero in terra. Charles fissò stupito la quantità di medicinali che si portava appresso. Le sue mani erano deformate, orribili. Era giovane per soffrire di una forma tanto avanzata di artrite.
I volti dei credenti erano pervasi da un desiderio ardente, immenso. Tutti si alzarono in piedi, gemendo per il potere che scorreva dentro di loro nel nome di Babe Laurie. Urlarono i loro amen, e Charles sentì una grande energia nell'aria.
«Credete voi?»
E la massa ruggì a una voce: « Io credo! » .
Erano tutti concentrati su Malcolm, eccetto Charles, solo con le sue paure di fronte all'enorme animale che ruggiva e s'impennava tutt'intorno. Da un momento all'altro la folla avrebbe potuto smascherare il non credente seduto in prima fila.
Il gomito di un fedele colpì la testa di Charles che si voltò. In piedi nel corridoio centrale c'era Henry Roth che lo cercava. Charles si alzò ed Henry lo salutò con un cenno della mano, poi cominciò a dirgli di venir via subito. C'era molta insistenza nei movimenti delle mani e nei suoi occhi.
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