«Be', le allergie possono creare problemi ulteriori agli autistici. Loro…»
«Può darsi» lo interruppe Betty finendo di versare il caffè. «Ma le iniezioni non lo fecero migliorare. Fece progressi solo quando, dopo la morte del padre, Darlene lo iscrisse a una scuola speciale.» Versò panna e zucchero in una tazza e la porse a Darlene. «Ricordo i tempi in cui Ira parlava tanto da stordirti. Quel bambino cominciò a parlare quando aveva… quanto, Darlene?»
«Diciotto mesi. Ma parlava alla gente più che con la gente» spiegò Darlene, come scusandosi.
«Eppure aveva tanto da dire» insistette Betty. «Per lo più, si dedicava ai suoi elenchi e alle sue stelle. Lei prende caffè nero, signor Butler, con tre zollette di zucchero, vero? Oh, sì, Ira contava tutto e memorizzava tutto.»
«Una volta,» disse Darlene, più animata «disegnò tutte le stelle che vedeva dalla finestra della sua camera. Fece una mappa che includeva il telaio della finestra e le tendine.»
«Quante cose sapeva sulle stelle!» continuò Betty. «Ancora oggi, non riesco a togliermele dalla testa. Ha presente le vecchie stelle, le stelle fredde? Un pezzettino grande quanto il palmo di una mano può arrivare a pesare una tonnellata.» Si piegò verso Darlene. «Ti ricordi la sera in cui lo sceriffo raccolse la denuncia di Ira sulla scomparsa di una stella?»
«Che gran momento, vero?» Lo sguardo di Darlene si spostò verso l'ufficio dello sceriffo, sull'altro lato della piazza. La luce era ancora accesa. «Dovrei andare da Tom a scusarmi per avergli fatto una sfuriata. Il giorno in cui prese le difese di Ira…»
«Lascia che racconti io, Darlene.» Betty cominciò a far oscillare adagio il dondolo. «Ira era molto piccolo allora. Quanto aveva, cinque anni?»
Darlene annuì e Betty continuò: «Eravamo seduti qui, come facciamo sempre dopo cena. C'era anche il vecchio Milton Hamlin. A quei tempi era un cliente fisso. Ora è morto; che liberazione! Non mi era mai stato simpatico, quello sciocco. Milton era uno di quei tipi che devono far sfoggio della propria cultura superiore ogni minuto della giornata. Conosce il genere, signor Butler?».
Charles fece cenno di sì.
«Così, il piccolo Ira era seduto sui gradini con la sua mappa delle stelle» disse Betty. «D'un tratto, guardò sua madre e annunciò che mancava una stella: era sparita tutto d'un tratto. Era sconvolto, come se avesse perduto un cucciolo. Allora Milton Hamlin cominciò a farci la lezione. Disse che le stelle non scomparivano così, ma formavano una palla di fuoco, e che Ira non avrebbe potuto rendersene conto.»
«Milton era un bibliotecario in pensione» spiegò Darlene. «Immagino pensasse che il semplice fatto di aver fatto la guardia a tutti quei libri lo avesse reso l'uomo più intelligente del mondo.»
«Venne fuori dopo che non sapeva un accidenti di astronomia.» Betty sospirò, come se la sua irritazione per il defunto Milton Hamlin non fosse ancora sopita.
«Io pensavo che Ira avesse contato male. Ma Darlene sapeva che il bambino non faceva mai errori del genere e così prese le difese del figlio. Milton era livido. Continuava a ripetere che Ira era solo un bambino piccolo e ignorante e non aveva mai visto una nova. »
Betty si stava entusiasmando con la sua storia, e si piegò in avanti a toccargli il braccio per segnalargli che adesso veniva il bello. «Allora, la sera seguente Tom Jessop arrivò sul portico, col buio, con il suo blocco e un sacco di documenti dall'aspetto ufficiale. Dio lo benedica! Si mise a scrivere il resoconto di Ira sulla stella scomparsa. Tom era molto serio. Chiese a Ira se potesse prendere in prestito la sua mappa delle stelle.»
Betty sorrise a Darlene. «Tom era un bell'uomo a quei tempi, eh?» Poi si girò verso Charles. «Sto divagando.»
Dondolò un po' più forte, seguendo il ritmo della sua storia. «Milton uscì sul portico proprio mentre Ira stava mostrando allo sceriffo il punto dove aveva visto per l'ultima volta la stella. Milton rise di tutti e due, e offese ancora una volta Ira, poverino. Allora Tom concluse: "Hai ragione, Ira. Qualunque sciocco può vedere che la stella non c'è più". E disse questo al ragazzo, ma guardando fisso Milton Hamlin, ed era uno sguardo che gelava il sangue. Milton non disse più una parola, non quella sera, comunque.»
Betty dondolava sempre più veloce. «La sera seguente, subito dopo cena, ed era ancora chiaro, lo sceriffo passò e disse a Ira che la sua stella stava per tornare. "Stanotte" specificò. "Ed è una promessa"».
Betty diede una manata sul bracciolo del dondolo.
«A quella battuta, Milton Hamlin prese a ridere a crepapelle; temevo gli venisse un colpo. Lo sceriffo gli lanciò una tale occhiataccia. Fu come se gli avesse sparato; avesse visto la rapidità con la quale il vecchio sciocco smise di ridere!»
Betty cessò di dondolarsi e indicò l'estremità del portico. «Ira era seduto su quei gradini. Rimase lì per ore, a contemplare quel posto vuoto nel cielo. E la figlia di Cass Shelley, Kathy, che allora aveva solo sei anni, era al suo fianco. Ira aveva fiducia in Tom Jessop, e anche Kathy. I ragazzini aspettavano di veder riapparire la stella, capisce?»
Charles stava fissando i gradini del portico. Non avrebbe mai dimenticato l'immagine dei due bambini seduti l'uno accanto all'altra che, con una fede assoluta, aspettavano che la stella tornasse a casa.
«E quella stessa sera,» disse Betty «la stella tornò, proprio come aveva predetto Tom Jessop! Eccola lì, giusto dove Ira aveva detto che avrebbe dovuto stare. Dopo, Tom, Kathy e Ira rimasero sui gradini, quieti e silenziosi, ad ammirare la stella per lunghissimo tempo.»
Charles sorrise, pensando che Malcolm Laurie avrebbe preteso un prezzo salato per quel "miracolo". Capì quel che Tom Jessop aveva fatto. Non riusciva però a collegare l'uomo che amava i bambini con quello che aveva usato un cane pazzo per torturare il vicesceriffo Travis e Alma Furgueson.
«Allora, era una stella binaria in eclissi.» Charles lo disse piano, come se stesse pensando ad alta voce.
«Ecco, sì» sorrise Betty piacevolmente sorpresa. «Era esattamente così.»
Anche Darlene sorrideva. «Tom aveva chiamato l'osservatorio. Credeva che Ira avesse visto un satellite o una cometa. Ma gli esperti spiegarono che una stella oscura, spostandosi, si era sovrapposta a una luminosa, nascondendone la luce.»
Charles annuì. L'eclissi doveva esser durata solo qualche ora, ma le condizioni atmosferiche potevano aver oscurato la stella per alcuni giorni. Così lo sceriffo aveva usato quanto aveva appreso per allestire uno spettacolo di magia per Ira e Kathy.
«Si chiamava Algos» disse Darlene.
«Ma noi la chiamiamo la stella di Ira.» Betty agitò un dito per terminare la storia in bellezza. «E quel vecchio presuntuoso di Milton Hamlin morì entro l'anno» disse, come se si trattasse del giusto castigo per aver umiliato un bambino.
Il suo cammino era ben illuminato dai fari di una fitta fila di automobili che dalla statale si allungava fino al luogo della commemorazione. Benché avesse percorso un bel tratto a piedi dalla casa di Henry Roth, Charles andava più veloce delle automobili. Davanti a lui la gigantesca insegna luminosa «Miracoli in vendita» gettava la sua luce rossa sul tendone.
Superò il parcheggio sterrato, già pieno di automobili, e si aggregò a un gruppo che si dirigeva verso la struttura.
Una palla di fuoco girava intorno alla tenda come una stella cadente impazzita. Charles riconobbe uno dei trucchi magici usati dal cugino: strizzando gli occhi, riusciva a scorgere il binario-guida nella scia delle fiamme.
Si ricordò di quando il cugino Max aveva svelato i particolari di quel trucco a un anziano predicatore per ripagarne l'ospitalità.
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