Kate Wilhelm - La casa che uccide

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La casa che uccide: краткое содержание, описание и аннотация

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«Potrebbe essere una versione convincente se gli altri fossero disponibili a collaborare» disse Charlie prudentemente. «Ma dopo aver cercato di incastrare Bruce credo che non possa contare molto sulla sua disponibilità, e probabilmente nemmeno su quella di Maddie, e quando Beth si renderà conto che stava cercando di approfittarsi di lei per le sue azioni, non so come andrà a finire. Uno di loro potrebbe anche ricordare che lei non era presente quando tutti gli altri hanno udito la risata che pensavano appartenesse a Gary.»

«Beth crederà soltanto a quello che le dirò io, gli altri non contano.» Jake si sporse in avanti e disse con un tono di voce basso ma intenso: «Quando sarà finita, Charlie, la verrò a cercare. Avrò a disposizione molte risorse finanziarie, molte più di quante lei possa immaginare.»

«Quarta considerazione» disse Charlie. «Ha pensato a Laura? Ha visto Milton prendere la sua pistola ad acqua sul tetto. Un giorno o l’altro potrebbe ricollegare questo particolare all’assassino di Rich.»

«Può fare tutte le congetture che vuole, ma non è in grado di provare niente riguardo alla morte di Gary e Rich. E lei lo sa, altrimenti non starebbe certo qui a cercare di raggiungere un accordo.»

«In che stato erano quando li ha trovati?»

Per un momento Charlie pensò che Jake non gli avrebbe risposto, ma poi fece un respiro profondo e disse in un roco sussurro: «Sembravano degli zombie, tutti e due. Stavano morendo. So riconoscere delle lesioni cerebrali. Lei non può capire, nessuno può capire cosa avrebbe significato per un uomo come Gary. Vedere una mente come la sua perduta per sempre, distrutta. Forse avrebbero potuto essere rianimati, ma erano comunque morti. Magari sarebbero sopravvissuti, ma non come esseri umani con delle capacità intellettive. Gary…» Jake abbassò ulteriormente la voce finché diventò quasi impercettibile. «Era un demonio, e allo stesso tempo era un dio, e io lo adoravo. Ho fatto quello che dovevo, quello che avrebbe voluto che facessi se fosse stato in grado di chiedermelo.»

Charlie scosse la testa. «Molte persone sono riuscite a uscire indenni da incidenti come questi.»

Jake sembrava non aver sentito. Il suo volto era sofferente, la sua espressione cupa. «Ho aperto la porta con in mano la pistola ad acqua, ho mirato verso il punto in cui pensavo che sarebbe stato Rich. Erano tutti e due a terra, storditi, e Rich si trovava davanti a Gary. L’ho rimesso in piedi e l’ho trasferito nell’ascensore principale per portarlo giù e chiedere aiuto, ma in quel momento è collassato e ha perso conoscenza. Gary giaceva semisvenuto nel piccolo ascensore e gemeva. Erano spacciati! Non volevo dar loro il colpo di grazia, ma ho dovuto farlo o altrimenti saremmo stati tutti quanti rovinati. E poi erano già più di là che di qua. Certo, respiravano ancora, seppure a fatica, ma era come se fossero stati morti, non si poteva più fare niente per salvarli.»

Gli occhi di Jake fissavano qualcosa in modo penetrante, non lo spazio ma il tempo, come se fossero tornati a quella notte. Riprese a parlare con una voce bassa e roca. «Rich cadde a terra e guardandolo riuscii a immaginare esattamente tutto quello che sarebbe accaduto: Smart House sotto accusa, tutto il lavoro andato in fumo, il sogno infranto, ogni speranza perduta. Non doveva passare per un incidente. Lo avevo capito ancora prima di aiutare Rich ad alzarsi, persino prima di sapere cosa dovevo fare. Gary avrebbe voluto che salvassi la società a ogni costo. A ogni costo. Che salvassi Smart House, il suo sogno… Ho cercato di far capire alla polizia che il computer non poteva aver fatto una cosa simile. Chiunque possedesse un minimo di dimestichezza con i computer si sarebbe reso conto che non poteva essere responsabile del rilascio dell’insetticida, delle luci che si accendevano e si spegnevano, della messa in funzione della copertura della vasca idromassaggio. Nessun computer avrebbe potuto fare una cosa simile, ma quegli stupidi non hanno voluto sentire ragione nonostante tutti continuassimo a ripeterglielo.»

«Lei era troppo intelligente per loro» disse Charlie. «Così sarà questa la sua versione, due morti accidentali e l’autodifesa nei confronti dell’aggressione di Milton. Potrebbe funzionare.»

Jake riportò di scatto lo sguardo su Charlie e scosse la testa. «Non ho la minima idea di come Gary e Rich siano morti. Questa è la mia versione dei fatti, e Milton mi ha puntato contro una pistola. Dev’essere stato lui a ucciderli, e ha pensato che lo avessi scoperto. Questa è la mia versione e funzionerà. Sono bravo con i dettagli, Charlie, ricorda? Funzionerà. Farò in modo che funzioni e se la berranno.»

«Dwight, le basta?» disse Charlie stancamente. «Comincio a essere stufo.»

Le luci si accesero e Dwight Ericson uscì dallo stanzino dietro al bar. Altri due uomini con in mano una pistola uscirono dall’oscurità.

«Maledetto figlio di puttana!» gridò Jake incredulo e in preda allo stupore. «Ha mentito!»

Charlie si strinse nelle spalle. «E lei ha cercato di uccidere mia moglie.» Posò il bicchiere e la voce musicale del computer disse: «Grazie, Charlie. Desideri qualcos’altro da bere?» Charlie guardò Jake. «Abbiamo cominciato a registrare ogni cosa fin dal nostro arrivo al bar, è tutto inciso su nastro. Gli altri sono radunati nella sala da pranzo e hanno sentito ogni parola. Mi dicono che queste tracce audio siano infallibili, e se lei sosterrà che quella voce non le appartiene dovrà sconfessare l’affidabilità dell’intero sistema di sicurezza, non è così?»

Per un istante gli occhi di Jake scintillarono come se avessero riconosciuto e accettato il finale di una bella partita, pensò Charlie, o come se in quel modo avessero voluto esprimere il loro apprezzamento. Ma le sue erano solo congetture, e probabilmente si sbagliava.

Il sole stava tramontando, il cielo a occidente era incendiato da striature rosse, l’azzurro del mare orlato di bianco. Charlie e Constance si trovavano nel soggiorno con il resto del gruppo. Charlie guardava il panorama di cielo e mare fuori dalla finestra, Constance era seduta accanto a lui su una sedia a schienale rigido. "Incantevole" fu il giudizio di Charlie. "Davvero incantevole." Gli altri stavano ancora prendendo posto e si voltò verso di loro. Beth si era accomodata su una poltrona a schienale alto che la faceva apparire più piccola e ancora più pallida. Laura e Harry si erano seduti alle estremità opposte di un divano, Maddie aveva avvicinato una sedia a Bruce, ma lui la ignorava. Bruce era seduto in maniera scomposta, i vestiti e i capelli in disordine, le scarpe da ginnastica slacciate. Alexander non aveva ancora scelto dove fermarsi, e passeggiava per la stanza muovendosi a scatti come se stesse cercando un posto speciale in cui appollaiarsi. Dwight Ericson e i suoi uomini se n’erano andati, e con loro anche Jake.

«Alexander, se potesse prendere posto da qualche parte, vorrei concludere questa vicenda» lo esortò Charlie.

«Mi scusi, mi scusi» rispose Alexander rapido come un colibrì, e si sedette sulla punta della sedia più vicina.

Charlie annuì. «Tutti ormai avete visto il piccolo ascensore, e sapete che i computer portatili potevano controllare il funzionamento di ogni cosa all’interno della casa, anche dell’ascensore segreto. Cercherò di essere il più breve possibile. Sin dall’inizio ci sono state parecchie domande a cui bisognava trovare una risposta. Durante il gioco dell’assassino, per esempio, perché Jake non ha ucciso Rich pur avendone avuto più di un’occasione? Lo aveva ereditato come vittima all’inizio del pomeriggio dopo aver eliminato Beth, eppure non aveva cercato di avvicinarlo per tutto il resto del pomeriggio e della sera. Perché Gary si è comportato in un modo scorretto durante il gioco inventato da lui, cercando di convincere Maddie a testimoniare ben sapendo che non partecipava come giocatrice? Perché Gary si è messo a ridere nel giardino? Di chi rideva? Dalla ricostruzione di quella sera sembrava che tutti si trovassero altrove a quell’ora, che non ci fosse nessuno con lui. Perché Gary non ha preparato i popcorn nella sua camera o nel suo ufficio? Perché quella sera dopo le undici l’ascensore principale non funzionava? Mi sono posto tutte queste domande quando mi avete riferito del gioco e dei vostri spostamenti.»

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