Kate Wilhelm - La casa che uccide

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La casa che uccide: краткое содержание, описание и аннотация

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«Sì, la sua ricostruzione potrebbe essere convincente» disse Dwight dopo un’altra pausa di riflessione. «E Dio solo sa quanto vorrei che lo fosse, ma non c’è un solo modo per provarla.»

Charlie allargò leggermente le braccia. «Né Rich né Gary erano sotto l’effetto di droga o alcol. Probabilmente non sono stati ipnotizzati e costretti a sdraiarsi per morire, non è stato un rito vudù a provocarne la morte, né sono stati convinti a farsi ammazzare con la promessa di dolci e caramelle. Non si può ordinare a un uomo di sdraiarsi e di smettere di respirare, anche sotto la minaccia di una pistola. Dovevano trovarsi in una condizione di stordimento, incapaci di opporre resistenza a quanto stava per accadere loro, ma in grado di camminare se sorretti e aiutati. È lo stordimento provocato dall’anossia. Le loro teste non sono state tenute a forza dentro ai contenitori per la frutta, né sono stati costretti a entrare in una di quelle strutture sperimentali che si trovano nella serra. Si trattava di un luogo accessibile, un luogo che non li avrebbe messi in allarme costringendo l’assassino a ingaggiare con loro una lotta. È per questo che ho pensato all’ascensore. Ha ragione, Dwight, non ci sono prove, ma non è una novità.» Si appoggiò al divanetto con il braccio steso sullo schienale e la mano appoggiata alla spalla di Constance. «E poi» aggiunse «sapevo fin dall’inizio che questa dannata casa era colpevole.»

«Immagino che lei sappia anche chi ha voluto correre un simile rischio solo per scagionare Smart House.»

«Certo» rispose Charlie. «Ma sarà molto complicato provarlo.»

19

Erano quasi le otto e Charlie aveva appena finito di caricare i bagagli sull’auto presa a noleggio, quando Beth e Jake lo videro. Beth era pallida come un cencio, gli occhi sgranati e spaventati. Jake sembrava più preoccupato per lei che per gli evidenti preparativi per la partenza di Charlie.

«Alexander ci ha detto che stava andando via!» gridò Beth dalla veranda, mentre Charlie le andava incontro. «Perché? Cosa sta facendo la polizia? Perché hanno tolto un pezzo di pavimento sul balcone? Charlie, cosa sta succedendo?»

Charlie la prese per un braccio e la spinse verso l’ingresso. «Si calmi, non si agiti. Saremmo venuti a cercarla per salutarla. Dov’è adesso Alexander? Dove sono tutti gli altri? Pensavamo che steste cenando e non volevamo disturbarvi.»

«Ma chi riesce a mangiare in questa situazione?» gridò Beth.

«Sono nella sala da pranzo a far finta di tenersi occupati» rispose Jake con estrema compostezza. «Che sta succedendo?»

Charlie guardò l’ora e disse con una certa rassegnazione: «Beth, potrebbe dire a Constance che sono al bar del giardino? Andiamo a bere qualcosa» disse poi rivolto a Jake.

Beth si mordicchiò le labbra, si avviò a balzi su per le scale e disse: «Torno subito.»

«Ci vuole qualcosa da bere» mormorò Charlie, e condusse Jake lungo il corridoio sino all’atrio, dove cominciò a esaminare l’assortimento di bottiglie dietro al bancone del bar. Jake era seduto su uno sgabello di fronte a lui. Il sole era molto basso, ormai, ma alcuni raggi filtravano ancora dalla cupola di vetro e illuminavano la parete di roccia in fondo alla stanza dove l’acqua della cascata scorreva emanando bagliori. Quella parte era ben illuminata, mentre intorno al bar avevano cominciato a formarsi delle zone d’ombra. Charlie canticchiava a bassa voce senza seguire alcuna melodia e rovistando tra le bottiglie tirò fuori un Drambuie. Lo ripose a malincuore e scelse un bourbon con ghiaccio. Quando Charlie gliene offrì, Jake scosse la testa.

«Avevo intenzione di radunare il gruppo» disse Charlie dopo aver preso un sorso. «Ma forse è meglio così. Penso che tra lei e Milton ci sia stata una colluttazione. Milton le ha detto delle cose sgradevoli e le ha spianato contro la pistola, ma lei ha reagito e l’ha colpito. Quando ha cercato di disarmarlo, dalla pistola è partito un colpo che ha ferito di striscio Milton alla testa. A quel punto lei è stato preso dal panico e ha cercato di occultare l’accaduto. Non è chiaro come siano andate le cose e vi sono molte domande in sospeso ma, detto tra noi, in casi come questo sono sempre molte le domande che rimangono senza risposta.»

«Lei è impazzito!» disse Jake freddamente.

«Tutto considerato la sua versione dei fatti non è male» proseguì Charlie come se non avesse sentito. «L’infermità mentale temporanea, poi, di solito funziona come attenuante. In questo modo non dovrò raccontare dell’ascensore segreto, né del biossido di carbonio nella cella frigorifera, né dei popcorn lasciati qui in giardino, né della pistola sul tetto. E nemmeno del test di Turing al contrario e di come tutti quanti abbiate tentato di imitarvi a vicenda per trarre in inganno il computer. Naturalmente chiunque penserà che sia lei il responsabile della morte di Gary e di Rich, ma nessuno sarà in grado di provare nulla, e questo da un certo punto di vista sarà un bene. Agli occhi delle persone che contano Smart House ne uscirà indenne, e lei continuerà a esercitare la parte del leone in una società economicamente assai prospera. E non c’è dubbio che avrà bisogno di molti soldi. Il suo collegio difensivo le presenterà dei conti piuttosto salati. Conosce le tariffe degli avvocati per ogni telefonata, per ogni minuto in cui pensano al suo caso anche se sono al cesso?»

«Brutto figlio di puttana, sta cercando di incastrarmi e di ricattarmi!»

«Non le è rimasto molto tempo» disse Charlie tranquillamente. «Quando stasera il capitano sospenderà le ricerche gli racconterò la mia versione dei fatti, farò un resoconto ai suoi colleghi e partirò. Le ho detto in che punto hanno concentrato le ricerche i sommozzatori? A nord della spiaggia. Se oggi non riusciranno a trovare il portacenere e il lenzuolo allora domani faranno arrivare un elicottero per il trasporto del legname e cominceranno a giocare a sciangai con i tronchi sulla riva, e forse i sommozzatori passeranno a ispezionare il gruppo di scogli successivo, e poi quello dopo ancora. Lo ammiro proprio il capitano, è uno che non si perde d’animo. Insisterà finché non avrà trovato qualcosa, che si tratti di un lenzuolo, di un portacenere, di un paio di pantaloni sportivi, di una camicia o di qualsiasi altra cosa. Io però voglio andarmene da qui, per cui gli racconterò come penso siano andate le cose, e non mi interessa un accidente di niente quale versione sarà, se una versione che comprende giochi più o meno divertenti e stupidi, ascensori segreti e case assassine, o una versione che inizia e finisce con la morte di Milton.»

«Brutto bastardo, questa si chiama estorsione, e lei lo sa! Gliela farò pagare, com’è vero Dio!»

«Ci è quasi riuscito» disse Charlie gentilmente.

«La prossima volta non sarà altrettanto fortunato. Ha già raccontato queste cose a qualcuno degli altri?»

«No, non ho ancora parlato con gli azionisti. Ho deciso che prima le avrei lasciato scegliere la versione che le piace di più.»

Jake si guardò intorno disperatamente, come se stesse cercando un’arma, una pietra, una bottiglia, una pistola, qualsiasi cosa con cui colpirlo. Le mani appoggiate sul bancone erano diventate bianche per la pressione. Charlie però era dalla parte opposta, lontano da lui. Jake piegò le dita e disse: «È arrivato molto vicino a quello che è successo veramente.» La sua voce era dura, tesa, le parole mozzate. «Stavo facendo una passeggiata sul balcone quando Milton è impazzito e mi ha aggredito. Aveva in mano una pistola. Ho reagito per autodifesa, l’ho colpito e lui è caduto violentemente a terra battendo la testa. Era stato un incidente, ma mi sono fatto prendere dal panico e non ho più capito nulla.» Il volto di Jake era pallido, la sua espressione feroce.

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