Dorothea vide l’espressione terrorizzata sul volto della cognata ed esclamò: «Mio Dio, Savannah, cos’è successo?».
La ragazza puntò un braccio in direzione delle scuderie poco distanti e strillò con voce strozzata: «Ho trovato… ho trovato Sally. Nelle scuderie. È morta. Con la testa fracassata. O mio Dio, è morta!».
Dorothea si guardò freneticamente intorno come se l’assassino potesse essersi nascosto nell’ingresso di casa sua. Poi risalì le scale di corsa fino in camera da letto, dove Eddie stava ancora dormendo.
«Eddie! Savannah ha trovato Sally morta nelle scuderie. Eddie!»
Suo marito giaceva immobile sotto le coltri. Dorothea si avvicinò al letto. «Eddie!» Gli posò una mano sulla spalla e lo scosse violentemente. «Eddie! Svegliati!»
Non ottenne nient’altro che un gemito sommesso. Gli controllò il polso. Pulsava appena, molto debolmente, così come debolissimo era il respiro. Dorothea afferrò un bicchiere d’acqua sul comodino e glielo rovesciò in faccia. Senza provocare la benché minima reazione. Gli sollevò la palpebra dell’occhio destro. La pupilla sembrava una punta di spillo. Esperta di antidepressivi e stupefacenti, comprese subito quello che significava. Afferrò il telefono sul comodino e chiamò il 911, poi tornò di corsa di sotto, dove Savannah si era seduta rannicchiata vicino alla porta d’ingresso e piangeva, scossa dai singhiozzi. Indossava la sua tenuta da equitazione, notò Dorothea, e i suoi stivali sporchi di fango avevano inzaccherato tutto l’ingresso.
Todd Williams si sollevò dal fianco del cadavere e fece un cenno di assenso. Sylvia si fece avanti per esaminare Sally mentre l’équipe della Scientifica setacciava la scena del crimine a caccia di indizi. Chip Bailey era in piedi in prossimità del portone delle scuderie a osservare le operazioni di rito. Williams andò a raggiungerlo.
«Come sta Eddie?» chiese Bailey.
«È ancora incosciente. Non so se è stato avvelenato o che cosa. Non so più cosa diavolo stia succedendo. Voglio dire, chi poteva volere la morte di Sally e di Eddie?»
«Non penso che la ragazza c’entrasse qualcosa in tutti questi omicidi e tentati omicidi.»
Sylvia si alzò dal fianco del cadavere dopo pochi minuti e venne a unirsi ai due uomini.
«Le hanno tagliato la gola quasi da un orecchio all’altro. L’emorragia è terrificante. La morte deve essere avvenuta in sessanta o settanta secondi al massimo. Dopo di che le ha ridotto la faccia in una poltiglia sanguinolenta.»
«È sicura che le abbia prima tagliato la gola?» domandò Bailey.
«Sì. Era già morta quando ha cominciato a colpirla con il rastrello.»
«Ora presunta del decesso?»
«Non più di quattro ore fa. Ho rilevato la temperatura rettale, e il grado di rigor mortis comprova l’orario.»
Williams guardò l’orologio. «Perciò diciamo intorno alle cinque e mezzo di stamattina.»
«Così sembra. Non ci sono segni di stupro o di violenza a scopo sessuale. Chiunque sia stato l’ha aggredita da dietro e non è mancino. Il taglio alla gola è stato eseguito da sinistra a destra.»
«Ed è stata Savannah a trovarla?» disse Bailey.
«Era venuta qui per andare a cavallo e ha scoperto il cadavere» disse Williams. «O almeno è quello che penso abbia detto. Piangeva disperatamente e talmente forte che in realtà non potrei esserne certo.»
«Ed è andata alla ex rimessa delle carrozze a cercare aiuto?» chiese Bailey.
«È più vicina alle scuderie rispetto alla villa o alla dépendance dei domestici in cui alloggiava Sally» fece notare Williams.
«E Dorothea è venuta ad aprirle, ha cercato di svegliare Eddie e poi ha chiamato i soccorsi.»
«Esatto.»
Bailey rimuginò sulle informazioni. «Perciò Dorothea e Eddie erano a letto insieme. Dorothea stava bene, ma a Eddie era stato somministrato qualche veleno o sostanza letale.»
«Non ho ancora raccolto a verbale la testimonianza completa di Dorothea» disse Williams.
«Penso che dovresti farlo al più presto.»
«No, io penso invece che la cosa migliore da fare al momento sia di chiamare Sean e Michelle» replicò Williams. «Sono stati loro a chiamarmi stamattina perché venissi da Sally, prima che ricevessimo la telefonata di allarme di Dorothea. Evidentemente sanno qualcosa di cui noi due siamo all’oscuro.»
Mentre King aspettava che Williams lo richiamasse, Michelle entrò nella stanza degli ospiti reggendo in equilibrio precario un vassoio sul braccio sano.
King la fissò con espressione accigliata. «Dovrei servirti io.»
«Ecco qui, questo ti farà bene.» Michelle gli depose sulle gambe il vassoio e gli indicò, enumerandole, le vivande che gli stava servendo. «Il mio famoso frullato superenergetico, cereali secchi con rondelle di banana e, come dessert, due fette di pane a basso contenuto di carboidrati spalmato con gelatina di avocado.»
«Di che cosa è composto il frullato energetico? No, lascia perdere, non voglio saperlo.» King assaggiò con prudenza un piccolo sorso di frullato e si affrettò a posarlo dov’era. «Credo che debba “respirare” un po’.»
«Non è vino, Sean.»
«No, questo è poco ma sicuro» commentò King con convinzione. Si pulì le labbra con il tovagliolo. «Non mi sono ancora azzardato a chiederti perché sei venuta da me così tardi stanotte.»
«Oh, maledizione, me n’ero completamente scordata! Billy Edwards, l’ex meccanico di Bobby Battle, ha richiamato da Los Angeles.»
King si tirò su di colpo. «Che cosa ti ha detto?»
Michelle gli riferì dei danni scoperti sulla Rolls-Royce da Edwards. Prima ancora che avesse concluso, King si era alzato dal letto e stava afferrando i vestiti.
«Che cosa fai?!» chiese Michelle sbalordita.
«Dobbiamo vedere una certa persona, e alla svelta.»
«Chi?»
«Roger Canney.»
Giunsero a casa di Roger Canney solo per scoprire che non c’era nessuno. Spiarono all’interno dalle finestre con i vetri oscurati e verificarono se ci fosse per caso qualche porta aperta, ma erano tutte chiuse a chiave. King notò il quotidiano del giorno sui gradini davanti all’ingresso. Stavano ancora indugiando sul vialetto d’accesso quando davanti alla villa passò un uomo che stava portando a passeggio due grossi bassethound, o piuttosto, erano i due bassethound che portavano a spasso lui.
«Non è in casa» gridò loro l’uomo, che aveva in testa un berretto da baseball dei Maryland Terrapins. «L’ho visto partire, ehm, circa due ore fa, quando sono passato di qui per il mio solito giro di jogging.»
King guardò l’orologio. «Era prestissimo.»
«Aveva con sé un paio di valigie che ha caricato sull’auto. Immagino sia partito per un viaggio.»
«Quale auto? La Beemer o la Range Rover?» chiese Michelle.
«La Range Rover.»
«Le ha per caso detto dov’era diretto?»
«No. È schizzato fuori di qui con la macchina talmente in fretta che per poco non mi ha investito.»
Ringraziarono lo sconosciuto, salirono sul fuoristrada di Michelle e ripartirono.
«Telefono a Todd e gli dico di emettere un mandato di arresto per Canney» fu il commento di King.
«Che cosa sta succedendo, Sean?»
«Prova a pensare a come è morta la signora Canney.»
«Aveva bevuto parecchio ed è morta in un incidente stradale. Ma tu hai ipotizzato che possa essere stata assassinata.»
«Giusto. Assassinata e fatta precipitare in una scarpata quando la sua vettura è stata urtata da una poderosa e pesante Rolls-Royce al cui volante c’era Bobby Battle. Entrambi i fatti sono accaduti tre anni e mezzo fa.»
«Stai insinuando che Bobby Battle ha ucciso la signora Canney. Per quale motivo?»
«E se non fosse stato Roger Canney a dare l’inizio a un piano ricattatorio ai danni di Battle? Forse fu la signora Canney a minacciare di rivelare che Battle era il padre naturale di suo figlio Steve, e Battle non reagì con la freddezza che si riprometteva di avere, oppure si era stufato di dare denaro alla ricattatrice. Poi Roger Canney iniziò a ricattarlo per la morte della moglie.»
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