«Non si tratta soltanto della morte di Junior. È l’assassinio di mio padre. Non è un segreto che a volte il loro matrimonio ha avuto gravi problemi, perciò certa gente sospetta che sia stata lei a ucciderlo. Non so se riuscirà a sopportarlo.»
«Prima del nostro incontro con Remmy forse potresti provare a vedere se ti dice che cosa conteneva di tanto importante il suo scomparto segreto.»
Eddie restò allibito. «Pensavo che ci fosse soltanto la sua fede nuziale, un po’ di contanti e qualche altro prezioso.»
«No, c’era dell’altro. Qualcosa che tua madre bramava riavere a tal punto da spingerla a offrire una cifra esorbitante a Junior perché gliela restituisse.»
Eddie strinse il volante spasmodicamente. «Cosa diavolo potrebbe essere?»
«Spero che tu riesca a scoprirlo. Se mai Remmy dovesse confidarlo a qualcuno, presumo che lo direbbe solo a te.»
«Ci proverò, Michelle. Ce la metterò tutta.»
Eddie la riaccompagnò a casa e la seguì fino alla porta.
«Quando verrete a parlare con la mamma poi fate un salto da me, che vi mostro i miei quadri.»
Michelle si illuminò in volto. «Mi piacerebbe, Eddie, mi piacerebbe moltissimo. Be’, grazie per la splendida serata. Era da tanto che non mi divertivo così.»
Eddie si esibì in un inchino galante e quando rialzò il busto le offrì in dono il suo cappello piumato. «Per lei, milady.» Poi aggiunse: «Perdinci, era da almeno vent’anni che non mi divertivo così».
Rimasero là in piedi sulla porta di casa, imbarazzati, senza guardarsi negli occhi, per un lungo momento; poi Eddie tese la mano, che Michelle si affrettò a stringere immediatamente. «Be’, buonanotte» disse.
«Buonanotte, Eddie.»
Mentre ripartiva con il suo fuoristrada, trainandosi dietro il rimorchio del cavallo, Michelle restò immobile a tastare con dita carezzevoli il cappello da cavalleggero, con lo sguardo fisso su di lui.
Ben di rado Michelle si era concessa di pensare a una relazione sentimentale a lungo termine con un uomo. Prima era venuto l’obiettivo di diventare una campionessa olimpica, poi quello di entrare in polizia come agente in servizio attivo, quindi nei dieci anni successivi si era fatta strada tra le mille intricate difficoltà e le dure avversità di essere un agente del Servizio segreto. Erano state quelle le sue aspettative, i suoi obiettivi di carriera; li aveva affrontati a testa bassa e se li era conquistati. Ora, a trentadue anni, essendosi stabilita definitivamente in una cittadina di provincia e avendo avviato una nuova professione, certi pensieri erano tornati a fare capolino nella sua mente riguardo alla possibilità di avere qualcos’altro oltre al lavoro, oltre al puro e semplice fatto di farsi largo con bravura e coraggio nel proprio mestiere. Non si era mai effettivamente immaginata nei panni di una madre di famiglia — benché non avesse nessun motivo per credere di non poter essere una buona madre — però riusciva a vedersi come moglie.
Restò a fissare il vortice di polvere rimasto in sospeso nell’aria dietro il fuoristrada di Eddie ormai scomparso.
E ancora una volta le risuonò negli orecchi l’eco dell’avvertimento di Sean. Eddie era sposato, anche se infelicemente. E così per lei questo poneva fine a tutta la questione.
Entrò in casa e trascorse l’ora successiva a distrarsi dal suo pesante fardello.
Mentre Michelle era alla rievocazione storica, King ricevette una telefonata di Sylvia Diaz alla sua casa galleggiante.
«Al funerale e al ricevimento non ti abbiamo vista» le disse.
«Cosa vuoi, non conoscevo bene i Battle, ed evidentemente non sono stata invitata al ricevimento. E poi partecipare a tutti i costi a un avvenimento del genere non mi sembrava un’idea particolarmente geniale.»
«Ti sei persa alcuni sviluppi interessanti.» Le spiegò di Remmy e Lulu Oxley, ma non accennò a Sally Wainwright scoperta presso la tomba di Junior. Al momento, meno persone erano al corrente del particolare meglio era, pensò.
«Ho bisogno di parlarti. Sei libero per cena stasera?»
«Mi sembri molto stanca. C’è qualche problema?»
«Sean, credo proprio che ci sia un grosso problema.»
Quella sera King raggiunse in auto un ristorante alla periferia di Charlottesville. Sylvia non avevo voluto incontrarsi a Wrightsburg. La sua replica criptica alla domanda di King aveva lasciato quest’ultimo pieno di curiosità. Non appena furono seduti a un tavolo appartato, nella sala più interna, King non perse tempo. «Okay, cosa c’è in ballo?»
Sylvia si infervorò mentre gli spiegava la sua scoperta dei furti a opera di Kyle di analgesici prescrivibili solo sotto controllo medico e del suo incontro con la donna misteriosa all’Aphrodisiac.
King si abbandonò contro la spalliera della sedia, sconcertato. «Non l’hai riconosciuta dalla voce?»
«No, era attutita dalla porta. Evidentemente neppure Kyle sapeva chi fosse. Ed era armata, sicché non ho voluto approfittare oltre della mia buona stella per tentare di scoprirlo.»
«No, hai fatto la cosa giusta. Un migliaio di dollari a consegna; questo dovrebbe restringere la cerchia delle persone sospette.»
«Ovviamente si tratta di una donna molto facoltosa, o che ha accesso a capitali liquidi.»
«Pensavo che in quelle camere alloggiassero solo le ballerine.»
«Be’, non sono certa che non si trattasse di una di loro» replicò Sylvia. «Da quanto ho sentito si è esibita in una specie di spogliarello davanti a Kyle, sebbene lui si sia parecchio alterato quando la cosa non è sfociata in un rapporto sessuale. Ricordo di averlo sentito chiaramente gridare per avergli mostrato “il bel culetto nudo” e poi non avergli permesso di “farsela”, o qualcosa di altrettanto volgare. Grazie al cielo al lavoro non ho mai di certo avuto occasione di scoprire questo suo lato.»
«Di che genere di farmaci si tratta?»
«Per la maggior parte analgesici, ma molto potenti. Pastiglie che, se ingerite con tempi troppo ravvicinati che eludono il componente chimico a rilascio graduale, o se se ne prendono troppe, possono provocare uno shock, con effetti allucinogeni, a volte mettendo in pericolo di vita.»
«E l’hai vista uscire dal club qualche ora dopo?»
«Penso che fosse lei, anche se non posso essere sicura al cento per cento. Se era lei, se ne è andata al volante di una Mercedes-Benz sportiva, un modello vecchio ma di lusso, sai, come un’auto d’epoca. Non sono riuscita a leggere la targa, e non saprei dire con esattezza di che colore fosse perché era notte, ma era scura, forse verde o blu scuro. Perciò se era lei, suppongo che non fosse una delle ballerine. Altrimenti sarebbe rimasta al club.»
«Dovremmo essere ancora in grado di rintracciare la macchina.»
«Che cosa dovrei fare con Kyle?»
«Pare si tratti di una faccenda di competenza della polizia. Tu hai le prove dei furti e sei una testimone oculare.»
«Pensi che dovrei affrontarlo?»
«No! Non si può mai dire che cosa potrebbe fare. Ne parlerò con Todd domattina e vedrò cosa ne pensa. Ma faresti meglio a pensare fin da ora a trovarti un nuovo assistente.»
Sylvia annuì lentamente. «Avrei dovuto prevederlo. Kyle ha sempre giocato sul filo del rasoio. L’altro giorno l’ho scoperto al computer nell’ufficio amministrativo e mi ha propinato una balla mostruosa sull’acquisto di scorte d’ambulatorio. Probabilmente stava alterando l’inventario della farmacia proprio sotto il mio naso.»
«È più che evidente che è bravo a mentire, e anche se sembra il classico pacifista non violento, sono proprio i tipi come lui quelli da cui guardarsi. Sarà la prima cosa di cui mi occuperò domattina.»
Sylvia gli sorrise. «È bello che qualcuno si prenda cura di me, tanto per cambiare.»
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