Carrick si voltò e si allontanò. King e Michelle lo osservarono salire su una MG inglese decappottabile restaurata alla perfezione e allontanarsi velocemente nel chiarore rosato dell’alba ormai imminente.
Michelle si rivolse a King. «Sono veramente dispiaciuta per Harry. È amico dei Battle, eppure è l’avvocato di Junior Deaver e anche il consulente legale dell’ospedale in cui Bobby è morto.»
King annuì. «Mi sa tanto che un’azione legale contro il Wrightsburg General Hospital sia praticamente inevitabile. Che ironia! Fare causa a un’istituzione che porta il tuo nome sulla targa dell’edificio.»
«Non credo che questo scoraggerà minimamente Remmy Battle.»
«Non stavo pensando che l’avrebbe scoraggiata.» King si stirò e sbadigliò. «Sono combattuto tra l’andare direttamente in ufficio o tornare sulla houseboat a dormire.»
«Io andrò a farmi una corsa» disse Michelle. «Perché non vieni anche tu? Le endorfine fanno bene al cervello.»
«Correre?» esclamò King. «Ma se sei appena reduce da una sessione di kick boxing!»
«Quella è stata ieri, Sean.»
«Persino Dio si è preso un giorno di riposo, lo sai?»
«Se fosse donna non lo avrebbe fatto.»
«Okay, mi hai convinto.»
Michelle rimase stupita. «Vieni a fare jogging con me?»
«No, andrò a riposare. Se a un certo punto era abbastanza per Dio, è abbastanza anche per me.»
L’ufficio postale aveva l’ordine tassativo di inoltrare immediatamente alla polizia qualsiasi busta sospetta indirizzata alla “Gazette”. La lettera relativa a Diane Hinson giunse il giorno successivo all’assassinio di Bobby Battle. Era alquanto concisa.
Un avvocato di meno, a chi importa? Stavolta confido che capiate chi non sono. A presto.
Nel frattempo Sylvia Diaz aveva rinunciato a rimanere a letto nonostante si sentisse poco bene, e alla fine aveva eseguito l’autopsia di Robert Battle.
Adesso era seduta con King e Michelle nel suo studio. Li informò che il capo Williams e Chip Bailey avevano entrambi assistito all’autopsia di Battle.
«Penso che a questo punto Todd si sia del tutto abituato alle autopsie, purtroppo solo per una questione di numeri» commentò Sylvia.
«Dunque di che cosa è morto Bobby?» domandò King.
«Non lo saprò per certo finché non arriveranno gli esami tossicologici, più o meno tra una settimana, ma dai primi accertamenti pare che qualcuno abbia iniettato una dose massiccia di cloruro di potassio nella sacca della soluzione fisiologica. In meno di dieci minuti si è diffusa, attraverso la soluzione somministrata per fleboclisi, nel tubicino collegato al braccio e quindi nel corpo di Battle. Subito il cuore è entrato in fibrillazione. Nelle sue condizioni già deboli la fine è stata la più rapida e indolore possibile.»
«Tutto ciò suggerisce una certa conoscenza medica» disse King.
Sylvia rifletté un momento. «È vero che il cloruro di potassio non è usato spesso a scopi omicidi. Tuttavia, pur avendo pratica di medicina, l’assassino è stato un po’ approssimativo.»
«In che senso?»
«Battle riceveva per via endovenosa il cocktail di farmaci necessario a supportare le funzioni vitali: l’eparina come anticoagulante, un flacone di soluzione zucchero-salina, una sacca di soluzione fisiologica, un antibiotico per combattere l’infezione polmonare contratta per essere stato collegato così a lungo al respiratore e la dopamina, un farmaco specifico per tenere sotto controllo la pressione sanguigna.»
«D’accordo, allora questo cosa ci dice?» chiese Michelle.
«Be’, se chi ha commesso questo delitto avesse iniettato il cloruro di potassio direttamente nel tubicino invece che nella sacca della soluzione fisiologica, avrebbe ottenuto lo stesso esito fatale, ma non sarebbe stato scoperto. Dovete sapere che la soluzione fisiologica contiene già il cloruro di potassio, e di conseguenza ne conteneva anche il sistema circolatorio di Battle. Sono stata in grado di determinare che qualcuno ha aggiunto del cloruro di potassio ulteriore nel sacchetto solo comparando le concentrazioni del sacchetto con quelle delle comuni preparazioni. Ce n’era più del triplo del normale, più che sufficiente per uccidere Battle.»
«Perciò stai dicendo che se il cloruro di potassio fosse stato iniettato direttamente nel tubicino e non nella sacca non te ne saresti mai accorta?»
«Proprio così. Il residuo nel tubicino sarebbe stato insufficiente per sollevare sospetti. Anzi, ci sarebbe stato di che sospettare solo se non fosse stato presente un residuo di cloruro di potassio. E, come ho detto, Battle ne aveva già in circolo nel sangue. Viene assorbito per via naturale, il che spiega perché da un’autopsia solamente non sarebbe risultata una conferma di overdose.»
«Dunque è come dire che l’assassino aveva qualche conoscenza in campo medico ma non era un esperto?» disse King.
«Oppure» intervenne Michelle «voleva che si scoprisse che Battle è stato assassinato. Come se l’orologio e la piuma non bastassero.»
«C’è mancato poco che non bastassero» le ricordò King. «La piuma era scivolata sul pavimento e l’orologio era nascosto sotto i braccialetti di plastica e i tubicini delle fleboclisi.»
«Non ha molto senso, però» osservò Sylvia. «Cioè, non è forse la regola numero uno di un assassino il delitto perfetto? E se è così, quale maggiore perfezione di far apparire come se non fosse avvenuto nessun omicidio?»
Michelle e King scossero entrambi la testa, incapaci di elaborare una teoria che spiegasse il comportamento dell’assassino.
Sylvia sospirò. «Non che importi poi molto, ma Battle mostrava segni evidenti di arteriosclerosi. C’erano anche delle insolite irregolarità sulla superficie dell’aorta. Poi aveva un piccolo tumore nel polmone destro, forse l’inizio di un cancro. Il che non era certo sorprendente in un fumatore accanito della sua età.»
«E che cosa ci dici della causa di morte di Diane Hinson?» domandò King. Poi si affrettò ad aggiungere: «Sebbene risulti abbastanza evidente».
«È morta per una massiccia emorragia interna conseguente alle ferite multiple da arma da taglio. Queste le hanno leso l’aorta e perforato il cuore e il polmone sinistro. Anche per lei la morte è sopraggiunta in pochi minuti.» Sylvia soggiunse: «Benché non nel modo indolore di Battle».
«È stata stuprata o aggredita a scopo sessuale?» chiese King.
«Dall’autopsia non è emersa alcuna traccia, ma non sono ancora arrivati i risultati dal laboratorio. A proposito: ho sentito del collegamento con Florence Nightinghell. Immagino che riceveremo presto una lettera in quel senso.»
«La lettera relativa all’omicidio Hinson indicava che presto l’avremmo rivisto all’opera, e così è stato» disse Michelle. «Se non altro è un uomo di parola.»
King fece notare: «Prima una spogliarellista, poi due ragazzi delle superiori, quindi un avvocato e ora Bobby Battle».
«È come se l’assassino volesse assumersi rischi sempre maggiori con la vittima successiva» commentò Sylvia.
«Cominciare da una spogliarellista che può avere abbordato in un bar per poi spararle e abbandonarla nei boschi e finire ad avvelenare un uomo d’affari immensamente ricco che giace in coma in un letto d’ospedale non ha molto senso» disse King. «Non per sembrare insensibile, ma com’è che sceglie le sue vittime questo tizio? In base alle avventure di una sola notte o al pubblico registro?»
«Come ho detto poco fa, questo tizio sta agendo al di fuori di ogni regola» rispose Sylvia, sfregandosi gli occhi iniettati di sangue.
King la osservò attentamente. «Hai una faccia da far paura» disse con un sorriso disarmante. «Dovresti essere a letto.»
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