Tuttavia, come appresero ben presto dopo avere interpellato un’altra volta l’infermiera caporeparto, entrare e uscire dall’ingresso posteriore non comportava le difficoltà che avevano immaginato in un primo momento. Il codice della serratura era molto semplice, 4-3-2-1, ed erano anni che non veniva cambiato. Nell’ospedale c’era un’infinità di gente che lo conosceva e che probabilmente l’aveva rivelato ad altre persone.
«C’è qualche idea su cosa è stato iniettato nella sacca della soluzione fisiologica?» domandò Michelle.
«Il laboratorio analizzerà il contenuto alla ricerca di sostanze tossiche» disse Williams. «Fortunatamente c’è stato un occhio di falco che ha scoperto il forellino nel sacchetto prima che tutto fosse smontato ed eliminato.»
«Dov’è Sylvia?» chiese King.
Williams scosse il capo. «In malattia. Sta da cani. Ieri sera ha terminato l’autopsia alla Hinson, si è presa non so quale bacillo e in questo momento sta vomitando l’anima in gabinetto. Almeno è quello che intendeva fare quando ho riattaccato. Sarà qui non appena possibile.»
Bailey prese la parola. «Anche l’FBI. Questo è il quinto omicidio in serie, o almeno di cui siamo al corrente. D’ora in poi saremo una presenza molto più attiva. Mi dispiace, Todd.»
«Allora forse vuoi parlare tu a Remmy. Quando quella donna scoprirà cos’è successo, vorrà a tutti i costi la mia pelle.»
King disse: «Se fossi in voi eviterei l’incontro finché non avremo ricevuto una lettera dall’assassino. La presenza dell’orologio al polso e della piuma rende quasi certo che Bobby è un’altra vittima, ma dobbiamo esserne assolutamente certi prima di sollevare un vespaio con Remmy».
«Ottima osservazione» concordò Bailey.
«Non manca niente in camera di Bobby?» domandò Michelle. «Il tizio che stiamo cercando ha sottratto qualcosa a tutte le altre vittime.»
«Non lo sapremo di sicuro finché non avremo parlato con Remmy» fece notare Williams. «Adesso voglio stabilire con precisione la successione dei fatti.» Il capo lasciò la stanza un momento e ritornò ancora una volta con il medico di guardia e la caporeparto.
«Potreste ricominciare dall’inizio?» domandò loro Williams.
«Sì, signore» rispose l’infermiera. «La signora Battle è rimasta qui dalle 16 alle 22 circa, minuto più minuto meno. È sempre stata in camera per tutto il tempo. Il signor Battle era vivo ed è sempre stato bene fino a pochi minuti dopo le 22, quando l’infermiera lo ha controllato per l’ultima volta. Durante tutto questo tempo non ci sono state altre visite.»
«E prima che arrivasse la signora Battle?» domandò Michelle.
«Dopo pranzo è venuta sua figlia Savannah, ed è rimasta per un po’. Non so esattamente quanto. E dopo di lei è venuta a trovarlo anche Dorothea Battle, direi intorno alle 14.30.»
«Sono entrate dall’ingresso sul retro?» domandò Bailey.
«Savannah sì, Dorothea Battle dall’ingresso principale» rispose la caporeparto.
«Ci servirà l’orario preciso di queste due visite» disse loro Williams.
«Benissimo, lo stabiliremo di sicuro» dichiarò il medico in tono sostenuto. «Ora potete scusarmi? Devo occuparmi di altri pazienti.» L’uomo stava sicuramente pensando alla causa legale che sarebbe di certo arrivata ad alleggerire il suo portafoglio e il bilancio dell’ospedale, pensò King.
«Spero che sia più fortunato con loro» replicò seccato Williams, che evidentemente aveva colto lo stesso messaggio nel tono del medico.
Dopo che se ne fu andato, Williams continuò a fare domande all’infermiera. «Quindi alle 22.15 le condizioni di Battle sono cambiate?»
La caporeparto annuì. «Ha subito un arresto cardiaco. Il segnale era piatto quando è arrivata la prima infermiera. L’équipe medica d’emergenza ha tentato di rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare.»
«Perciò nei dieci o quindici minuti intercorsi tra l’ultimo controllo dell’infermiera e la morte clinica l’assassino ha colpito e il veleno, se è di questo che si tratta, e lo scopriremo, ha avuto effetto» disse King.
«Pare sia andata proprio così» concordò Bailey.
«Ho notato che la stanza ha una telecamera a circuito chiuso» osservò King.
«Ce n’è una in ogni stanza. In questo modo possiamo monitorare tutti i pazienti dall’infermeria.»
«Ma nessuno ha visto entrare qualcuno nella stanza dopo che Mrs Battle se n’è andata?»
L’infermiera parve un po’ agitata. «A volte l’infermeria è incustodita.»
«Come durante il cambio di turno?» disse King.
«Sì. Perciò, se qualcuno è entrato dopo che Mrs Battle se n’era andata, di certo è entrato dall’ingresso sul retro, altrimenti qualcuno lo avrebbe notato.»
«Ho capito» disse King.
«Ci vuole un bel fegato per farlo con la gente che va e viene» commentò Williams.
«Be’, se qualcuno voleva tentare qualcosa del genere» disse l’infermiera «ha scelto proprio il momento giusto per farlo.»
«Già, questo è poco ma sicuro» disse King.
King e Michelle erano diretti all’uscita quando King si fermò davanti alla saletta dell’infermeria.
«Le dispiace se do un’occhiata?» domandò alla caporeparto.
Andò dietro la grande consolle e studiò le immagini in diretta sui monitor. «Non vengono registrate su videocassetta, vero?» domandò.
«No. Le telecamere sono state installate non per motivi di sicurezza, ma per il benessere dei pazienti.»
«Be’, mi sa che dovrete riconsiderare questo tipo di filosofia.»
«Che cosa pensavi di scoprire?» chiese Michelle dopo che ebbero lasciato il reparto.
«Mi è venuto in mente che una persona che abbia familiarità con le procedure dell’ospedale avrebbe anche saputo delle telecamere. Quando stai assassinando qualcuno non vuoi essere ripreso in TV; sarebbe una zappa sui piedi per la tua difesa legale. In tutte le altre stanze la telecamera era posizionata in modo da vedere tutto il letto e le apparecchiature ai lati. Nella stanza di Battle l’inquadratura riprendeva solo il letto e la parte destra della stanza.»
Michelle disse: «L’assassino ha spostato la telecamera in modo da non essere visto mentre agiva, nel caso che qualcuno stesse guardando il monitor».
«Esatto.»
Uscendo dall’ospedale si imbatterono proprio sulla porta d’ingresso in Harry Carrick. Benché fosse un’ora antelucana, Carrick era vestito elegantemente con una giacca di tweed e un’immacolata camicia bianca con il colletto aperto.
«Harry, cosa ci fai qui?» domandò King.
«Bobby Battle e io siamo amici di vecchia data. Cioè, eravamo. E sono anche il consulente legale dell’ospedale. Mi hanno telefonato a casa. Ho appena finito di parlare con l’amministrazione. È un conflitto di interessi, sono pronto ad ammetterlo. Ma veniamo a voi. Avete visto Remmy?»
«No, se n’era già andata quando siamo arrivati.»
Carrick disse: «So cosa è stato trovato finora nella stanza di Bobby. Presumo che ci sia dell’altro».
«Sicuramente. Solo che ignoriamo che cosa.»
«Be’, non voglio trattenervi oltre, ma dobbiamo aggiornarci brevemente sul caso Junior Deaver.»
«Come procede?»
«Quelle che avete scoperto finora sono cose che mi occorreva sapere, ma non sono particolarmente utili alla nostra causa. Ho saggiato il terreno con il giudice della corte distrettuale riguardo a un eventuale patteggiamento, e tutto quello che ho ricavato finora con i miei sforzi è un silenzio glaciale. È fin troppo chiaro che è Remmy a comandare. Era mal disposta prima, e adesso con la morte di Bobby non credo proprio che la sua aggressività si placherà.»
«Probabilmente aumenterà» dichiarò Michelle.
«Probabilmente» ripeté Carrick con aria depressa. «Be’, non vi trattengo. Se ci sono novità sulla morte di Bobby fatemelo sapere.»
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