«Visto che sono di ritorno, possiamo entrare ad aspettarli?»
Priscilla alzò la pistola che stringeva nell’altra mano; fino a quel momento era rimasta nascosta alla vista dietro il suo grasso fianco. «A Lulu non va che faccia entrare gente in casa. E non ho modo di sapere se siete davvero quello che dite di essere.» La donna puntò la pistola contro King. «Ora, non voglio spararti perché sei troppo carino, ma se ci sarò costretta lo farò di sicuro, e farò fuori anche la tua bambolina pelle e ossa.»
King alzò le mani in un gesto di resa. «Nessun problema, Priscilla.» Fece una breve pausa e aggiunse: «Bella la sua pistola. È una Heckler Koch 9 mm, vero?».
«Che il diavolo mi porti se lo so» disse Priscilla. «Era di mio marito. Ma di certo so come usarla.»
«Ce ne staremo a gironzolare qui fuori, in attesa» disse King, scendendo i gradini all’indietro, senza voltare le spalle alla donna e tirandosi dietro Michelle.
«Fate pure» ribatté Priscilla. «Vedete solo di non rubarmi la Mercedes lì fuori» soggiunse, prima di chiudere la porta.
Michelle disse: «Bambolina pelle e ossa? Mi piacerebbe infilarle quella pistola su per il…».
King la afferrò per la spalla e la condusse di forza lontano dalla roulotte. «Vediamo di stare calmi e di restare vivi per giocare ai detective un altro giorno.»
Una volta lontani, King si chinò a terra, raccolse un sasso e lo scagliò in un piccolo burrone. «Perché pensi che Remmy Battle abbia lasciato il buco nello scomparto segreto nel guardaroba di Bobby? Ha assunto qualcuno perché le riparassero i danni nel suo guardaroba. Perché non fare lo stesso con quello di Bobby?»
«Forse è in collera con lui e non ha voluto sistemare le sue cose.»
«E pensi che sia in collera perché non sapeva dell’esistenza di un cassetto segreto nel guardaroba del marito né del suo contenuto?»
«Già che siamo in argomento, ho anch’io una pulce nell’orecchio» disse Michelle. «Perché la sua fede nuziale era in quel cassetto segreto? Ci ha fatto tutto un discorso su che grand’uomo è suo marito, allora perché non porta la fede? Non può essere perché è arrabbiata per via del nascondiglio segreto. Ha scoperto che esisteva solo dopo che il suo anello e gli altri preziosi sono stati rubati.»
«Potrebbe aver avuto il sospetto che Bobby le stesse nascondendo qualcosa, o forse avevano dei problemi nel loro rapporto. Come ha detto Harry, Bobby era un inguaribile dongiovanni e dormiva in giro. Oppure potrebbe averci mentito.»
Michelle fu improvvisamente folgorata da un’idea. «Pensi che Junior sia stato assoldato da qualcuno per irrompere in casa e rubare quello che c’era nel cassetto segreto di Bobby?»
«Chi ne sarebbe stato al corrente, a parte Bobby?»
«La persona che lo ha costruito.»
King annuì. «E questa persona poteva presumere che là dentro fossero nascosti dei valori. Anzi, potrebbe essere la stessa persona che ha costruito anche il guardaroba di Remmy. Bobby potrebbe averlo assoldato per farselo costruire senza prendersi la briga di farlo sapere alla moglie.»
Michelle disse: «Be’, suppongo si possa escludere che Remmy abbia incaricato Junior di commettere l’effrazione in casa e rubare il contenuto del cassetto segreto di suo marito. Se avesse saputo dov’era avrebbe potuto compiere il furto lei stessa».
«Se sapeva dov’era. Forse lo ignorava o non è riuscita a scoprirlo da sola, e ha incaricato Junior di trovarlo per lei e di farlo sembrare un furto con scasso.»
«Ma se lo avesse assoldato lei, non avrebbe chiamato la polizia.»
King scosse vigorosamente la testa. «Non è vero. E se Junior avesse fatto il doppio gioco con lei e avesse rubato i preziosi che le appartenevano mentre stava cercando il nascondiglio segreto di Bobby? E forse Junior non ha ancora raccontato tutto perché vuole vedere come si evolve la situazione.»
«Perché tutt’a un tratto mi viene da pensare che il caso è molto più complicato di quello che pensa la gente?» commentò stancamente Michelle.
«Io non ho mai pensato che fosse semplice.»
Si voltarono entrambi in direzione del furgoncino che stava arrivando davanti alla roulotte.
King esaminò gli occupanti della vettura e poi fissò Michelle. «Lulu deve essere riuscita a pagare la cauzione. Quello seduto sul sedile del passeggero è Junior Deaver. Vediamo se riusciamo a cavargli la verità.»
«Visto come sono andate le cose finora, fossi in te non ci spererei troppo. Le risposte franche e dirette scarseggiano da queste parti.»
Junior Deaver aveva l’aspetto di un uomo che si guadagnava da vivere con i lavori manuali. I jeans e la maglietta erano striati di macchie di vernice e sembravano coperti da uno strato permanente di calcina secca. Era alto più di un metro e novanta, con braccia grosse e dalla muscolatura poderosa, abbronzate dal sole, con numerose cicatrici, escoriazioni ormai secche e almeno cinque tatuaggi, in base al rapido conteggio eseguito da Michelle, dall’ampia gamma di soggetti: da formose ragazze a Lulu e al marchio della Harley-Davidson. Aveva radi capelli castani, e li portava lunghi e raccolti in un codino sulla nuca che purtroppo metteva in risalto il grigio e la stempiatura. Un pizzetto poco curato gli copriva parte del mento, e i basettoni cespugliosi gli scendevano lungo le sue guance da Babbo Natale. Junior sollevò in braccio la figlia più piccola, una bambina di sei anni dagli splendidi occhioni nocciola e con i codini, facendola scendere dal furgoncino con una tenerezza di cui Michelle non lo avrebbe mai creduto capace.
Lulu Oxley era magra e indossava un inappuntabile tailleur nero da ufficio e scarpe a tacco basso. I suoi capelli castani erano acconciati da una mano professionista in un complicato chignon a treccia, e portava occhiali molto chic, con la leggera montatura di metallo dorato. In una mano reggeva una ventiquattrore e con l’altra teneva un bambino di circa otto anni d’età. La terza figlia, una ragazzina sui dodici anni, scese dall’auto dopo di lei trascinandosi dietro una grossa cartella. Tutti e tre i figli indossavano la divisa di una nota scuola cattolica locale.
King si fece avanti e tese la mano a Junior.
«Sono Sean King. Harry Carrick ci ha affidato l’incarico di lavorare in sua difesa.»
Junior scambiò una rapida occhiata con Lulu, la quale annuì, dopo di che afferrò malvolentieri la mano di King e la strinse. Michelle vide il suo socio trasalire vistosamente prima che l’omone gliela lasciasse andare.
«Vi presento la mia socia, Michelle Maxwell.»
Lulu li studiò entrambi. «Harry mi ha detto che sareste venuti. Ho appena fatto uscire Junior su cauzione, e non voglio che torni dentro.»
«Non tornerò dentro» brontolò Junior. «Perché non ho fatto niente di male.»
Come pronunciò questa frase, la bambina che aveva in braccio cominciò a piagnucolare sommessamente.
«Oh, amore» disse l’omone. «Mary Margaret, adesso non ricominciare a piangere. Papà non va da nessuna parte tranne che a casa.» La piccolina continuò a singhiozzare.
«Mamma» chiamò Lulu «vieni a prendere i bambini, ti dispiace?»
Priscilla apparve sulla soglia, stavolta senza la pistola, e condusse in casa i due bambini più grandi prima di tendere le braccia a Mary Margaret e prenderla con sé ancora singhiozzante.
Lanciò un’occhiataccia infuocata a Junior. «Be’, di questi tempi lasciano uscire tutti di galera, vedo.»
«Mamma» esclamò Lulu in tono tagliente «vai dentro a badare ai bambini e basta.»
Priscilla mise giù Mary Margaret e la piccolina entrò di corsa nella roulotte. Quindi fece un segno verso King e Michelle. «Questo fustaccio dalla lingua di miele e la sua pollastrella sono venuti a farmi un mucchio di domande. Dicono che lavorano per Junior. Io dico che dovresti farli scappare a pistolettate dopo avergli detto dove possono andare.»
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