«Sua madre le ha raccontato della signora Ramsey?»
«No, l’ultima volta che le ho parlato è stato domenica, il giorno prima che accadesse. L’ho letto sui giornali. Io leggo quotidiani americani. Che cosa state facendo per trovarla, detective?»
«Sono in contatto con tutti gli uffici che si occupano di persone scomparse, signore. Le ho telefonato per avere conferma che non ci siano luoghi dove sua madre possa essersi recata. Per esempio qualche parente, un…»
«No, nessuno», ribatté Flores. «Non conosce nessuno. Dunque non pensate che abbia a che fare con la signora Ramsey?»
«Non abbiamo nessun indizio in tal senso, signore…»
«Per piacere!» proruppe lui. «Non sono uno stupido! È possibile che sia venuta a conoscenza di qualcosa che la metta in pericolo?»
«Onestamente non le so rispondere, signor Flores. Finora non abbiamo trovato niente che ci induca a pensarlo. Sua madre non le ha mai fatto confidenze sui Ramsey che potrebbero essere rilevanti? Specialmente quando vi siete sentiti domenica scorsa?»
«No, non si è parlato di loro. Mi ha chiesto come andava il suo conto in banca. Mi spedisce i suoi soldi e io glieli verso. Sta risparmiando per comperarsi la casa.»
«Tutti i suoi soldi venivano spediti in El Salvador?»
«Tolto quello che serviva per pagare le tasse in America.»
«E in qualche conversazione precedente?» domandò Petra. «Che cosa pensava dei Ramsey?»
«Diceva che la moglie era giovane, simpatica, non troppo esigente.»
«E il signor Ramsey era esigente?»
«Un po’. Ha delle automobili di valore che voleva che venissero lucidate in continuazione. Ma era un buon posto di lavoro, meglio di quello che aveva prima. Gente sempre scontenta, non facevano che criticare.»
«Si ricorda come si chiamavano?»
«Abitavano in un’altra zona della città, a Brentwood. Hooper.
I signori Hooper. Lui passava sempre un dito sui mobili per vedere se c’era polvere. Lei beveva troppo e non la pagavano troppo bene.»
«Nomi di battesimo?»
«Non… aspetti, ho l’indirizzo qui sulla mia agenda… ecco, Hooper. Ho il numero.»
Petra lo trascrisse. «Li chiamerò, signor Flores.»
«Li chiamerò anch’io», replicò lui. «Ma non credo che mia madre sarebbe tornata da loro.»
«Nient’altro che possa dirmi sui Ramsey?»
«Quello che non le piaceva era l’assistente. Spettava a lui pagarle lo stipendio ed era sempre in ritardo con l’assegno. È andata un po’ meglio solo dopo che si è lamentata con la signora.»
«Parla del signor Balch?»
«Non mi ha mai detto come si chiama, ha solo detto che è uno… snob. Che si dà delle arie. A mia madre non piaceva.»
«E il signor Ramsey?»
«Non parlava molto di lui. Crede che abbia ucciso la moglie?»
«Signor Flores, a questo punto io non…»
«Va bene, va bene, a me importa solo mia madre.»
«Farò quello che posso per rintracciarla, avvocato. Per quel che ne sa lei non c’erano conflitti con il signor Ramsey? Nessun motivo perché sua madre decidesse di lasciarlo senza preavviso?»
«Non era a casa molto spesso. La villa era grande e a lei non piaceva restare sola.» Gli tremò la voce. «È successo qualcosa, lo sento.»
Petra aveva appena riattaccato, quando il telefono squillò. La voce era quella della centralinista in servizio alla stazione. «Ha chiamato un certo dottor Boehlinger.»
«Ha lasciato un messaggio?»
«Solo di ritelefonargli. Lo ha ordinato, non chiesto.»
Giusto ciò di cui aveva bisogno. Serrò i denti, compose il numero dell’albergo dove alloggiava Boehlinger. Era fuori. Ringraziamo la buona sorte anche nelle sue versioni più modeste.
Chiamò gli Hooper a Bel Air. Occupato. Forse era già in linea Javier Flores.
Provò di nuovo e le rispose una donna dalla voce gutturale. «Oh, Gesù, ho appena parlato con suo figlio. No, non l’ho vista.» Una risata nel naso. «Da quando in qua la polizia cerca di far rientrare gli illegali?»
«Grazie, signora Hooper.» È stata lei ad assumerla quando era un’immigrata illegale, cara la mia signora. Clic.
Venne da lei Wil Fournier a mostrarle un foglio. Una quarantina di nomi, tutti spuntati eccetto tre. «Soffiate. Il nostro ladruncolo è stato avvistato in ogni angolo dello stato, ma sono quasi tutte fantasie. Chi ha aperto le porte del manicomio?» Si allentò la cravatta. Il palmo marrone della sua mano era macchiato di inchiostro. «Una simpaticona di San Francisco sostiene che è il figlio che ha abbandonato dopo averlo messo al mondo, stava per chiamare Unsolved Mysteries , i soldi le farebbero senz’altro comodo perché vuole diventare psicologa. Un tizio afferma che il bambino non è un bambino, è una specie di guru mistico, un’apparizione, si materializza nei momenti di crisi a ‘decretare i giudizi’. Potrebbe approssimarsi la fine del mondo.»
«Su questo potrebbe non avere tutti i torti», commentò Petra.
«Basta che non mi freghino la pensione», si preoccupò Fournier. Le indicò i tre nomi rimasti. «Questi sono plausibili. Due giungono dalla stessa località, un posticino che si chiama Watson, tra Bakersfield e Fresno. Nessuno dei due conosce il bambino per nome, ma tutti e due credono di averlo visto. Non mi sono sembrati né balordi né a caccia di soldi e mi sembra interessante il fatto di due segnalazioni giunte da un posto piccolo come quello. Ho provato le forze dell’ordine. Ordine sì, forti non direi, sono due in tutto ed erano tutt’e due fuori. Ho parlato con una donna che potrebbe avere cento anni. Quest’ultimo nome dev’essere di un avvoltoio, accento russo, ma almeno mi è sembrato con la testa sulle spalle. Sostiene di aver visto il bambino a Venice stamattina, ha descritto com’era vestito, T-shirt e jeans, ha detto che aveva l’aria di aver dormito per la strada, aveva tracce di sale sulla faccia, come se si fosse lavato nell’oceano. Era anche graffiato.»
«Un osservatore.»
«Per questo non l’ho scartato. Ha un baracchino di souvenir sull’Ocean Front a Venice e dice che stamattina ha venduto un cappello al ragazzo. Poi lo ha visto dirigersi verso nord. Gli è sembrato strano che fosse in giro da solo, un bambino di quell’età, in pieno giorno. E il fatto che abbia comperato un cappello. Non gli capita mai di vendere cappelli ai bambini.»
«Per nascondersi la faccia?»
Fournier si strinse nelle spalle. «Può essere. Se ha letto il giornale di oggi e sappiamo che è un avido lettore. D’altra parte, sei latitante, al verde, non sai più dove andarti a nascondere, qualcuno ti offre venticinquemila dollari se ti costituisci. A te non verrebbe voglia di incassare?»
«È un bambino, Wil. Probabilmente un bambino maltrattato. Perché dovrebbe fidarsi? Sentirsi abbastanza sicuro di sé da diventare calcolatore? E se ha assistito all’omicidio, può essere troppo impaurito per pensare ad arricchirsi.»
«Forse hai ragione. O magari non è stato lì durante il delitto e pensa che non valga la pena affannarsi troppo. Il russo comunque ha messo gli occhi sulla ricompensa.»
Petra ne lesse il nome a voce alta. «Vladimir Zhukanov.»
«Un’altra cosa», aggiunse Fournier. «Il fatto che sia russo. Non voglio sembrare prevenuto, ma sai anche tu che razza di fregature è capace di tirare quella gente.» Ripiegò la sua lista e la intascò. «Passerò a trovarlo. Ho un appuntamento a Santa Monica questa sera, vado a cena al Loew’s. Ci sei mai stata?»
Petra scosse la testa.
«Zhukanov dice che terrà aperto fino a tardi per parlarmi. Per finire, Schoelkopf mi ha chiamato di nuovo nel suo ufficio, mi ha spremuto per un po’. Potrei essere costretto a dargli qualcosa, Barb. Dopodiché, bam, finisce tutto in pasto ai giornali e noi a correre di qua e di là come giocattolini a molla.»
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