— Comincio a rendermi conto da dove vengono tutte le referenze che Charlie ha raccolto su di lei — disse LuAnn sorridendogli, accennò alla stalla e aggiunse: — Se cavalcare conta come hobby, quello è il mio. Lei sa stare in sella, Matt?
— Non sono un cavallerizzo… ma neanche mi faccio sbattere giù al primo tentativo.
— Faremo una cavalcata insieme, un giorno o l’altro. Ci sono posti molto belli qui intorno.
— Lo so. Ho fatto lunghe passeggiate da queste parti prima che lei comprasse la proprietà. La sua è stata davvero un’ottima scelta.
— È stato Charlie a trovare Wicken’s Hunt.
— Un uomo per tutte le stagioni.
— Un uomo molto valido. Sarebbe tutto molto più difficile senza di lui.
Riggs annuì lentamente, senza guardarla. — Deve essere bello avere qualcuno così nella propria vita.
Charlie li stava aspettando sulla soglia dell’ingresso posteriore di Wicken’s Hunt. Nel vederlo, Riggs ebbe la sensazione che ci fosse stato un mutamento nell’atmosfera. Ne ebbe la conferma notando l’occhiata che passò tra lui e Catherine.
Riggs capì al volo che questo era veramente il momento di andare. — Ancora grazie per il pranzo — disse a entrambi. — Sono certo che avrete un pomeriggio pieno di impegni. E anch’io ho qualche appuntamento. — Poi si rivolse a LuAnn: — Mi faccia sapere che cosa decide per lo studio, Catherine.
— Lo farò. E lei mi faccia sapere quando vuole fare quella cavalcata.
— Senz’altro.
Dopo che Sally Beecham ebbe accompagnato l’ospite alla porta, LuAnn seguì Charlie nel suo studio.
— Pemberton lo ha trovato.
Quella di LuAnn era un’affermazione, non una domanda. Charlie annuì con decisione.
— Chi è?
— Non sappiamo chi è, sappiamo che cosa è.
— Vale a dire?
— Un nostro affezionato vicino di casa.
— Di che diavolo stai parlando, Charlie?
— Di un villino a non più di cinque chilometri da qui, lungo la Statale 22. Un posto piuttosto isolato. Ricordo che diedi un’occhiata a quell’appezzamento quando stavamo pensando di costruire qualcosa di nuovo. Un tempo c’era una grossa villa che doveva essere molto somigliante alla nostra. Adesso rimane solo il villino del custode. Ed è quello che il nostro uomo ha preso in affitto.
— E ci sono un sacco di sentieri che da là portano fino a Wicken’s Hunt — confermò LuAnn. — Quell’individuo potrebbe tenerci d’occhio da un pezzo.
— È esattamente questo che mi preoccupa. — Charlie tolse di tasca un foglio di carta e lo aprì sulla scrivania. — Pemberton mi ha dato tutte le indicazioni per arrivarci.
LuAnn studiò la piantina, imprimendosela nella memoria. Charlie aprì il cassetto della scrivania, ne estrasse la calibro 38 e riempì il tamburo.
— Niente colpi di testa, Charlie.
— Senti, procediamo come d’accordo, va bene? — Si mise in tasca l’arma evitando lo sguardo duro di lei. — Vado là e cerco di capire che cosa succede.
— Io vengo con te.
— Tu non vai da nessuna parte con nessuno!
— Charlie, io insisto.
— Potrebbe essere pericoloso, LuAnn!
— A me, lo dici?
— Sai esattamente che cosa intendo. Lascia che prima veda io com’è la situazione, che mi chiarisca le idee su questo tizio. Non ho la minima intenzione di correre rischi, te lo assicuro.
— E allora la pistola a che cosa ti serve?
— Ho detto che io non ho intenzione di correre rischi. Lui è un’altra storia.
— Continua a non piacermi, Charlie.
— Credi che io ci sguazzi? Ma che alternativa abbiamo? Dovesse succedere qualcosa, non voglio che tu ti trovi in mezzo.
— Non spetta a te combattere le mie battaglie!
Charlie le sfiorò una guancia. — Voglio che tu e Lisa siate al sicuro. È una scelta di vita, da parte mia. Lo è da molto tempo. — Le sorrise.
Lei lo osservò mentre apriva la porta dello studio. — Charlie, ti prego, stai…
— Attento? Lo sono sempre.
LuAnn attese che se ne fosse andato, poi si precipitò nella sua stanza. Indossò jeans, maglione, stivali dalla suola robusta e un giubbotto di pelle. Corse alla stalla, sellò Joy e partì al galoppo, perdendosi nel labirinto di piste che solcavano le colline.
Era giusto che ognuno facesse le proprie scelte di vita. E che ognuno combattesse le proprie battaglie.
Matt Riggs sapeva che non sarebbe stato facile stare dietro alla Range Rover per l’angusta strada nei boschi senza farsi notare. Aveva comunque deciso di correre quel rischio. Seguiva Charlie dal momento in cui si era immesso sulla Statale 22 provenendo dalla strada privata di Wicken’s Hunt, dirigendosi quindi verso nord.
Ecco il mutamento di atmosfera tra il vecchio gorilla e Catherine Savage. E c’erano buone possibilità che questo preludesse a un nuovo sviluppo degli eventi. Il giorno prima, un amico di Riggs aveva visto Charlie e John Pemberton fare colazione insieme al Boar’s Head Inn. Da parte di Charlie, era stata una mossa abile. Per trovare qualcuno senza dare troppo nell’occhio, per esempio qualcuno come il tizio della Honda, Pemberton era la carta vincente.
Riggs rallentò facendosi distanziare un poco. Se qualcosa fosse andato storto, questa volta aveva con sé il suo fucile.
Charlie nascose la Range Rover dietro la massa d’alberi, diede una stretta al calcio del revolver che teneva in tasca e scese. Il vecchio villino a due piani del custode era visibile nel folto, un centinaio di metri più oltre. Charlie avanzò nel bosco e arrivò a ridosso del capanno sul retro dell’edificio. Ripulì dalla polvere il vetro di una delle finestre. C’era un veicolo avvolto dalla penombra nell’interno. La Honda nera. John Pemberton si era davvero meritato una bella donazione per una delle sue opere di beneficenza.
Charlie restò fermo per una decina di minuti. Nessun movimento, né dentro né fuori. Il posto appariva deserto. Ma se lo era, perché la macchina era ancora lì? Riprese ad avanzare con cautela.
Poco distante, Riggs teneva gli occhi puntati su di lui, poi spostò il binocolo per esplorare il bosco. Ma il bosco continuò a rimanere immoto e silenzioso. Neppure dalla casa proveniva alcun segno di vita. Riggs sapeva che quella quiete poteva non significare assolutamente nulla. Il tizio della Honda poteva essere in attesa che Charlie mettesse dentro il naso, per fargli una bella sorpresa.
Strinse con più forza il calibro 12 e aspettò.
La porta della baracca era chiusa. Charlie stava valutando le varie possibilità. Prima: spaccare il vetro a lato della serratura, infilare una mano e rimuovere il fermo dall’interno. Seconda: sfondare senza tante storie la porta a calci, dato che non sembrava granché robusta. Se dentro ci fosse stato qualcuno, queste due possibilità erano altamente sconsigliabili in quanto potevano significare buscarsi una pallottola in mezzo agli occhi. Ma anche se dentro non ci fosse stato nessuno, entrare con le cattive significava comunque lasciare tracce del proprio passaggio. Cosa che voleva evitare.
Charlie impugnò il revolver che spuntava dalla tasca e bussò alla porta. Nessuna risposta. Bussò di nuovo e attese. Infine lasciò scivolare la pistola in una delle tasche. Dall’altra estrasse un grimaldello e un altro paio di ferri del mestiere e si diede da fare. L’artrite non gli era ancora arrivata alle mani, e il lavoro sporco, una volta imparato, non lo si dimenticava più. Non gli ci volle molto per sistemare la serratura, un rudere con meccanismo standard. Con tanti ringraziamenti ai suoi maestri nelle patrie galere.
Charlie rimise in tasca gli arnesi da scasso, tornò a impugnare la .38 e aprì la porta. Era consapevole che poteva trattarsi di una trappola, ma se il tizio avesse fatto il furbo, lui non avrebbe esitato a sparare. Il che avrebbe innescato una reazione a catena dalle infinite variabili.
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