Thomas Donovan mise il proiettile in canna e alzò la sicura. Poi tolse le chiavi di tasca e si diresse verso la porta sul retro.
LuAnn si sentì in trappola. Arretrò verso le ombre che avvolgevano il fondo del corridoio, cercando disperatamente una via d’uscita. Non ne esistevano. La porta sul davanti era chiusa a chiave e se avesse cercato di forzarla, l’uomo con la pistola l’avrebbe udita. Uscire dal retro era fuori discussione, si sarebbe trovata faccia a faccia con lui. Non le rimaneva che tentare di raggiungere il piano superiore. Ma poi?
La chiave girò nella serratura. Se l’uomo con la pistola avesse gettato anche solo una rapidissima occhiata attraverso la vetrata della porta, l’avrebbe vista subito. La porta si socchiuse.
Proprio in quel momento, da qualche parte nel bosco non troppo lontano, una sirena intermittente si mise a ululare, probabilmente un antifurto attivato.
Thomas Donovan si bloccò. Richiuse la porta di schianto e aggirò il villino di corsa, fino ad arrivare alla parte anteriore dell’edificio.
LuAnn ne approfittò per raggiungere la stessa finestra dalla quale era penetrata, scavalcarla e buttarsi fuori dalla casa, rotolando sul terreno.
L’antifurto lamentoso non aveva cessato di suonare.
Sporgendosi cautamente dal capanno, vide Donovan, la pistola puntata a braccio teso davanti a sé, muoversi nella direzione dalla quale proveniva il suono, allontanandosi dal villino. E da lei.
La mano apparve come dal nulla, coprendole la bocca e soffocandone il grido.
— Dov’è il suo cavallo? — sussurrò calma una voce d’uomo.
LuAnn smise istantaneamente di dibattersi e Matt Riggs la lasciò andare.
— Cento metri in quella direzione. — LuAnn indicò il lato opposto della radura. — Forse meno. È il suo, di antifurto?
Riggs annuì con decisione, mostrandole il piccolo comando a distanza attaccato alla chiave di avviamento della Cherokee.
— Pronta? — le domandò continuando a tenere d’occhio la sagoma di Donovan. — Adesso!
Scattarono allo scoperto simultaneamente, correndo verso il bordo della radura. Improvvisamente Riggs inciampò in una radice semiscoperta e cadde in avanti schiacciando accidentalmente il comando dell’antifurto che stringeva in mano. La sirena cessò di colpo di ululare. Donovan si girò nella loro direzione. Li vide. LuAnn aiutò Riggs a rimettersi in piedi ed entrambi ripartirono tuffandosi nel folto del bosco. Donovan si mosse verso di loro, facendo ampi gesti con la pistola spianata. — Ehi! — gridò.
— Fermi dove siete! — Continuò ad agitare l’arma, senza però fare fuoco. Non era un killer.
LuAnn correva come il vento, e Riggs non riusciva a starle dietro. Aveva preso una storta alla caviglia, e comunque non ce l’avrebbe fatta anche senza.
Quando raggiunse Joy, LuAnn montò in sella senza nemmeno toccare la staffa. Tese una mano al barcollante Riggs e lo aiutò a issarsi dietro di lei. Riggs le circondò la vita mentre già il cavallo era lanciato al galoppo nel labirinto della foresta, allontanandosi dalla radura.
Riggs si voltò un istante, ma Donovan non era più in vista.
— Quindi è questo il suo sistema… — esordì Riggs rompendo il silenzio che li aveva accompagnati per l’intera fuga.
— Quale sistema? — domandò LuAnn.
Avevano rimesso Joy nella stalla e ora stavano camminando verso Wicken’s Hunt.
— Quello per risolvere i problemi — lo sguardo di Riggs era carico di rabbia. — Fa irruzione da qualche parte e ficca il naso dappertutto, correndo il rischio di farsi ammazzare. Chissà poi perché lo trovo sorprendente: ha fatto l’identica cosa anche con me.
— Non ho fatto irruzione a casa sua. — LuAnn sostenne il suo sguardo accusatore. — E non le ho chiesto io di seguirmi.
— Non ho seguito lei — la corresse Riggs. — Ho seguito Charlie. Ed è la seconda volta in due giorni che lei rischia il collo con una violazione di domicilio. Di questo passo, le sue nove vite saranno esaurite entro il prossimo week-end.
LuAnn continuava a camminare imperterrita, braccia conserte, senza guardarlo. Riggs si fermò.
Lei lo imitò, e abbassò lo sguardo per un istante. Poi sospirò e rialzò gli occhi su di lui. La sua espressione si era ammorbidita, e anche il tono della voce era conciliante.
— La ringrazio, Matthew. Ancora una volta. Ma più distanza c’è tra lei e noi, meglio sarà. Glielo assicuro. Può lasciar perdere la costruzione della recinzione. Il contratto è annullato. Non credo che rimarrò a lungo da queste parti. — LuAnn scrollò le spalle. — Ma non si preoccupi: pagherò il suo conto comunque. — Indugiò con lo sguardo sul volto di lui, cercando di respingere dentro di sé sensazioni che non provava da molto tempo e che ora la spaventavano. — Buona fortuna, Matthew. — Sì voltò e si allontanò verso casa.
— Catherine!
Lei si fermò. Si girò.
— Mi parli, Catherine. Mi dica cosa diavolo sta succedendo. Potrei aiutarla.
— Nessuno è in grado di aiutarmi.
— Questo non può saperlo.
— Lo so, invece.
LuAnn si voltò definitivamente e riprese ad allontanarsi.
— In caso lo avesse scordato — l’apostrofò Riggs — ora sono senza macchina.
— Prenda la mia…
LuAnn gli gettò un mazzo di chiavi senza nemmeno girarsi. Riggs le afferrò al volo.
— … È parcheggiata davanti alla casa. La tenga quanto le pare. Io ne ho un’altra.
Riggs rimase immobile sull’erba, le chiavi nel pugno contratto, scuotendo la testa in segno di frustrazione.
— Dove accidenti sei stata?
— Indovina.
Charlie l’aspettava sulla soglia del suo studio, appoggiato allo stipite della porta. Era pallido, un dettaglio che lei colse immediatamente.
— LuAnn, ti avevo detto…
— Riggs ti ha seguito. Non solo: mi ha di nuovo salvato la pelle. — LuAnn palesò un sorriso privo di calore. — Se continua così, dovrei prendere in considerazione l’idea di sposarlo.
Charlie diventò ancora più pallido. — È entrato nel villino?
— Lui no. Ma io sì.
— E quanto… quanto hai visto?
— Non qui. — LuAnn entrò nell’ufficio e chiuse la porta alle spalle di entrambi. — Lisa è in casa. Non voglio che senta.
Charlie andò al frigobar, si versò un triplo scotch liscio e ne ingollò metà in un colpo secco.
— Sembra che tu abbia visto molto più di me, Charlie!
— I ritagli di giornale su di te? Quelli sulla tua vincita alla lotteria? — Charlie scolò l’altra metà dello scotch. — E sui delitti della roulotte?
— Quelli li ho visti. Dopo il mio precedente incontro con quell’uomo, non ne sono stata sorpresa.
— Nemmeno io.
LuAnn sedette sul divano, senza staccare gli occhi da lui. — Ma evidentemente c’era dell’altro.
Un’espressione da animale braccato si disegnò sul volto di Charlie. L’espressione di qualcuno che non riuscisse a togliersi dalla mente i residui di un terribile incubo.
— Ho visto dei nomi.
— Che nomi?
— Una lista, e c’era anche il tuo. — Charlie posò il bicchiere vuoto con mani incerte. — Herman Rudy, Wanda Tripp, Randy Stith… Tutta gente che io ho… della quale mi sono occupato a New York.
LuAnn abbandonò il volto tra le mani, poi si rivolse a lui con una voce piena di dolorosa stanchezza. — Dobbiamo andarcene, Charlie. Adesso.
Lui andò a sedersi accanto a lei, le posò una mano sulla spalla. — Ascolta, possiamo tornare a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi dieci anni: scappare. Tu lo sai, io lo so.
— Ma questa volta potrebbe non funzionare…
— Perché questa volta qualcuno sa della frode alla Lotteria Nazionale e sa anche che LuAnn Tyler e Catherine Savage sono la stessa persona. La nostra copertura è saltata.
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