— Dipende da che domanda è.
— Mi sembra giusto — concordò lui. — Ecco… me lo vuoi dire come diavolo sei andata a inguaiarti con un paraculo senza futuro come Duane Harvey?
Senza futuro… proprio così. Il modo in cui il suo corpo magro era crollato in avanti, riverso nel suo stesso sangue. Il modo in cui gli era sfuggito quel lieve gorgoglio estremo, forse una richiesta di aiuto. Una richiesta alla quale lei non aveva risposto. — Duane non è poi cosi male. — LuAnn si alzò e prese a passeggiare avanti e indietro. — Ha solo avuto un sacco di sfighe. La mia mamma era morta da poco. Io ero proprio a terra. Mi sono messa con Duane mentre cercavo di capire che cosa fare del resto della mia vita. O stai in quella contea e crepi in quella contea, o cerchi di battertela più svelto che puoi. Non esiste nessuno che viene a stare nella Contea di Rikersville, o almeno, io non ho mai sentito di nessuno. — LuAnn trasse un profondo respiro. — Duane era appena andato in questa roulotte nei boschi. Aveva un lavoro, allora. Mi trattava bene, e parlavamo di sposarci. Era tutto… diverso.
— Anche tu volevi essere una di quelli che restano e crepano in quella contea?
— Ma no, che diavolo! — esclamò lei folgorandolo con un’occhiata. — Io e Duane volevamo andare via. Io lo volevo sicuramente. E lui mi diceva che anche lui lo voleva. — LuAnn si fermò di fronte a Charlie. — Poi è venuta Lisa. E questo fatto per Duane ha cambiato le cose. Io non penso che avere una bambina fosse nei suoi piani. Ma la bambina è arrivata, ed è la gioia della mia vita. Solo che, dopo Lisa, le cose con Duane non sono più andate bene. Io sapevo che dovevo andarmene, e stavo cercando di capire come… Ed è stato allora che il signor Jackson mi ha chiamato.
LuAnn spostò lo sguardo alla finestra panoramica, ai milioni di luci scintillanti di New York. — Jackson mi ha detto che per prendere i soldi ci sono delle condizioni. — Tornò a guardare Charlie. — Io lo so che non lo fa perché mi vuole bene.
— Questo è poco ma sicuro — grugnì Charlie.
— Tu ce l’hai qualche idea su queste condizioni?
Charlie stava scuotendo la testa ancora prima che lei completasse la domanda. — So solo che con tutti i soldi che ti arriveranno non saprai nemmeno che cosa farci.
— Ma io i soldi li posso spendere come mi pare, giusto?
— Giusto. Tutti tuoi. Niente clausole scritte in piccolo. Puoi svuotare l’intera gioielleria Tiffany o costruire un ospedale per bambini ammalati di leucemia ad Harlem. La scelta sarà tutta tua.
LuAnn osservò nuovamente il vortice di luci e i suoi occhi presero a scintillare. Fu esattamente in quel momento che ebbe le risposte. Tutte le risposte! In quel preciso momento nella sua testa tutto sembrò combaciare alla perfezione, rendendole finalmente chiaro che cosa avrebbe fatto con il resto della sua esistenza.
E con quell’immensa fortuna.
— Avremmo dovuto rimanere in albergo e seguire la faccenda alla televisione. — Charlie si guardava intorno nervosamente. — Jackson mi mangerebbe vivo se sapesse che ho portato qui uno dei suoi “clienti”.
Qui era il quartier generale della Commissione Lotterie degli Stati Uniti d’America. Era situato in uno di quegli svettanti, nuovissimi grattacieli, sottili come lame di coltello, cresciuti attorno a Park Avenue. Nel gigantesco auditorium al pianterreno la folla era una massa ribollente in cui si aggiravano troupe delle principali reti televisive, giornalisti della carta stampata e operatori delle TV via cavo.
LuAnn, con Lisa stretta al petto, si trovava in prossimità del palco. — È tutto a posto, Charlie. Sotto tutta questa roba, non mi nota nessuno.
LuAnn portava occhiali da sole dalle lenti impenetrabili. I suoi lunghi capelli erano raccolti sotto un cappello da baseball con la visiera ruotata sulla nuca. Un ampio impermeabile Burberry nascondeva la sua figura atletica.
— Sarà — borbottò lui scuotendo la testa. — Ma continua a non piacermi.
— Senti, dovevo venire a vedere. Non è lo stesso che stare seduti in camera a guardarla in TV.
— Jackson probabilmente chiamerà l’albergo subito dopo l’estrazione — brontolò Charlie.
— E io gli dico che mi sono addormentata e non ho sentito il telefono.
— Che idea grandiosa! — sibilò lui costringendosi ad abbassare la voce. — Vinci cinquanta milioni di verdoni e giustamente ti fai un sonnellino.
— Ehi! Io so già che vincerò — replicò LuAnn. — E allora cos’è tutta questa grande eccitazione?
Charlie si limitò a serrare le labbra, lanciando un’ennesima serie di penetranti occhiate all’auditorium e ai suoi occupanti.
La macchina per l’estrazione era sistemata su un tavolo collocato sul palco. Era lunga più di due metri, con dieci lunghi tubi di plastica trasparente. Ogni tubo era alimentato da un contenitore sottostante, pieno di palline da ping-pong. Su ogni pallina, c’era dipinto un numero. Nel momento in cui il sistema veniva attivato, una corrente d’aria faceva muovere in moto caotico le palline nei contenitori, finché una di esse veniva attirata nel tubo sovrastante e catturata da una specie di ventosa. A quel punto, il contenitore si chiudeva e la corrente d’aria passava ad agitare le palline nel secondo contenitore. E così via: un vortice caotico dopo l’altro, una ventosa dopo l’altra, una pallina numerata dopo l’altra, una scarica di adrenalina dopo l’altra. Fino a quando veniva completata l’intera combinazione vincente a dieci cifre.
Il pubblico era assiepato sotto il palco, espressioni nervose controllavano e ricontrollavano i numeri su fasci di biglietti tenuti fra dita contratte. Un giovanotto si era addirittura dotato di computer portatile. Sul video scorreva un inventario elettronico composto da centinaia di combinazioni possibili. Tutte perdenti.
In LuAnn Tyler il senso di colpa era scomparso, e lei non aveva alcun bisogno di ricontrollare la combinazione del suo biglietto. La sapeva a memoria: 0810080521, ovvero il compleanno suo e quello di Lisa, più l’età che lei stessa avrebbe avuto al suo prossimo compleanno. Tutta quella gente intorno sarebbe stata delusa, e lei si era preparata ad affrontare la loro delusione. Aveva deciso. Aveva capito che cosa fare. Sapeva di essere abbastanza forte da affrontare questo oceano di folla invece di rimanersene rintanata nella stanza del Waldorf-Astoria.
Nell’auditorium cadde all’improvviso un silenzio di tomba. Un uomo era comparso sul palco. Jackson! LuAnn strinse le palpebre nella luce dei riflettori. Si era quasi aspettata che fosse Jackson, ma quest’uomo era molto più giovane, e molto più attraente. Forse anche lui faceva parte della faccenda. O forse no. Comunque fosse, quello era l’uomo della fortuna.
LuAnn scambiò un sorriso teso con Charlie e riportò la propria attenzione sul palco. Una biondona sexy, miniabito aderente, calze di nylon fumé e tacchi a spillo, entrò da una quinta e si sistemò sorridendo accanto all’uomo, con le mani dietro la schiena.
— Buonasera a tutti! — esordì l’uomo della fortuna. — E benvenuti all’estrazione mensile della Lotteria Nazionale degli Stati Uniti d’America!
Sciami di telecamere si concentrarono sul suo volto da star del cinema.
— Questa estrazione è un evento storico. Il montepremi ufficiale, calcolato sugli ultimissimi dati di vendita dei biglietti in tutti gli Stati dell’Unione, ha polverizzato ogni precedente record della Lotteria Nazionale americana. Il montepremi ufficiale è…
L’uomo della fortuna fece una pausa a effetto, poi sganciò la bomba.
— CENTO-MILIONI-DI-DOLLARI!
L’intero auditorium proruppe in un “oooh” di sbalordimento. LuAnn stessa si ritrovò con la bocca spalancata. Cento milioni di dollari. Era perfino difficile immaginarla una somma di simile gigantesca entità. Charlie la osservò, scosse leggermente il capo ed ebbe un sorriso sornione.
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