— Dimentichi che io ti amo.
LuAnn s’inchiodò, i loro sguardi s’incontrarono nella penombra, le parole di lui le rimbalzarono nella mente.
— Mi rendo conto che non è il momento migliore per dirtelo, LuAnn — la strinse più forte con un braccio solo. — Ma per me è importante che tu lo sappia, comunque vada a finire.
LuAnn rimase in silenzio, immobile contro di lui.
— Probabilmente hai già sentito questa canzone fino alla noia — riprese Riggs. — Da uomini molto più…
Lei gli chiuse la bocca con una mano. Quando parlò, la voce le tremava: — Hai ragione, Matt: ho sentito questo ritornello da altri uomini. Ma per la prima volta sto davvero ascoltando.
LuAnn scivolò sopra di lui. Ci volle un certo sforzo per togliergli la camicia senza fargli troppo male alla ferita. Ci volle uno sforzo ancora più grande per gettarsi alle spalle gli incubi generati da dieci anni di fughe, sotterfugi, menzogne e paure.
Avrebbe potuto essere anche l’ultima volta in assoluto. Non aveva più importanza. La bocca di lei scese sulla sua, la trovò. I loro corpi si unirono e restarono stretti l’uno all’altra per molto tempo, prima di cadere in un sonno profondo.
Charlie aprì gli occhi e si girò verso il telefono. Erano passate un paio d’ore da quando LuAnn lo aveva chiamato aggiornandolo sui recenti sviluppi della situazione. Così Jackson si chiamava in realtà Peter Crane. Questa informazione non valeva nulla per lui, ma era fondamentale per gli uomini dell’Fbi che dovevano stanarlo. D’altra parte, se Jackson sapeva che la sua vera identità era stata scoperta, poteva diventare un elemento ancora più pericoloso.
Si alzò dal divano, le ginocchia più molli del solito. La stanchezza del viaggio si faceva sentire. Ma a breve avrebbe rivisto LuAnn. E Riggs, naturalmente. A quanto pareva, quell’uomo sarebbe riuscito a tirare LuAnn fuori dai guai. Gli sembrava un miracolo. Si affacciò alla soglia della stanza accanto per dare un’occhiata a Lisa, che dormiva tranquillamente. Guardò i lineamenti delicati della bimba, così simili a quelli della madre. Sarebbe diventata alta come lei, ne era certo. Dieci anni erano passati come un lampo. Che ne sarebbe stato di tutti loro, nel futuro? Che ne sarebbe stato di lui, Charlie? La presenza di Riggs lo metteva fuori gioco. LuAnn si sarebbe presa cura di lui, ma nulla sarebbe più stato come prima. Al diavolo! Ne era valsa la pena, per trascorrere questi anni con lei.
Il trillo del telefono lo strappò dai suoi pensieri. Controllò l’orologio: le due di notte. Alzò il ricevitore.
— Charlie, sei tu?
— Ma chi parla?
— Matt Riggs.
— Riggs?… Cristo, dov’è LuAnn? Sta bene?
— Alla grande, Charlie. L’hanno preso, amico! Hanno arrestato Jackson!
— Alleluja! E dove l’hanno beccato, quel figlio di puttana?
— Charlottesville. Il Bureau teneva d’occhio l’aeroporto. Jackson e suo fratello gli sono caduti letteralmente in braccio.
— Suo fratello? Quale fratello?
— Roger Crane. I Federali non sanno ancora se c’entri nell’intera faccenda, ma non credo che gliene freghi poi molto. Era Peter Crane che volevano e lo hanno avuto. Ora vogliono che LuAnn torni a Washington per deporre contro di lui.
— A Washington? E quando?
— Domani mattina.
— Allora il nostro incontro quaggiù a Danville salta.
— Per questo ti sto chiamando. Tu e Lisa dovete fare le valigie e mettervi in rotta per Washington. Adesso, Charlie. Potete arrivare in mattinata. L’appuntamento è all’Hoover Building, all’incrocio tra la Nona Strada e Pennsylvania Avenue. Vi aspettano.
— E come la mettiamo con l’accusa di omicidio per LuAnn?
— Ho già sistemato tutto quanto io. Loro beccano Jackson, e LuAnn se ne va libera come l’aria. Immunità completa.
— Cristo, Riggs! È formidabile!… Mi hai dato la notizia più fenomenale degli ultimi dieci anni. LuAnn dov’è? Posso parlarle?
— E all’altro telefono con i Federali. Fammi un favore: devi dire a Lisa che la sua mamma le vuole tanto bene e che non vede l’ora di essere di nuovo con lei.
— Sarà fatto, amico!
Charlie chiuse la comunicazione e cominciò a preparare i bagagli. Cosa non avrebbe dato per vedere la faccia di quel figlio di puttana nel momento in cui l’Fbi gli arrivava addosso. Riempì in fretta la sua borsa da viaggio, e quella di Lisa. Tanto valeva andare a caricare la macchina e lasciare che la piccola dormisse ancora un po’. Con il cuore così leggero come non l’aveva da anni, Charlie aprì la porta della stanza, con le valigie in mano.
Immediatamente si bloccò. Sulla soglia c’era un uomo con un cappuccio nero e una pistola in pugno. Charlie reagì senza un brandello di esitazione, puro istinto, scaraventando entrambe le borse addosso alla sagoma. La pistola finì chissà dove per terra. In una frazione di secondo, il vecchio picchiatore del ring tornò a emergere, come se non avesse mai smesso. Afferrò l’uomo e lo trascinò nella stanza, mandandolo a sbattere contro il muro.
— Salve, Charlie. — Dietro di lui la porta si richiuse.
Charlie riconobbe la voce e si voltò, con una rapidità che colse Jackson di sorpresa. Il doppio ago dello storditore elettrico si conficcò nel suo petto, ma non prima che un ultimo, disperato pugno scaraventasse Jackson contro la porta.
La corrente elettrica continuò a fluire nel corpo di Charlie e nel suo sistema nervoso centrale. L’uomo cadde in ginocchio, mentre sussulti spastici lo scuotevano come una canna al vento. Cercò di resistere a quella forza inesorabile che sembrava trascinarlo sempre più giù, desiderando con tutta la sua volontà di potersi rialzare e distruggere l’avversario, ma il corpo si rifiutava di obbedire ai comandi.
Crollò di traverso, impotente, proprio mentre Lisa compariva sulla soglia della stanza, piccola, indifesa figura pietrificata dal terrore. Tentò un’ultima volta di rialzarsi, o meglio, riuscì solo a pensarlo, mentre Jackson chiudeva la distanza a passi rapidi, afferrava Lisa e le comprimeva una pezzuola sul naso e sulla bocca. Dieci, forse quindici secondi di inutile resistenza e Lisa si abbandonò inerte nella sua stretta, annullata dai vapori di cloroformio. Jackson la scaraventò tra le braccia del suo socio. — Portala nel furgone, e non farti vedere da nessuno.
L’uomo annuì debolmente, con il corpo ancora indolenzito per i pugni di Charlie. Da terra, quest’ultimo lo osservò inerme allontanarsi con Lisa. Poi il suo sguardo si spostò su Jackson, che si inginocchiava di fianco a lui.
— L’hanno preso, amico! — Non era la voce di prima. — Hanno arrestato Jackson! — Era la voce di Riggs!
Incapace di ogni reazione, Charlie poté solo guardare e aspettare.
Tornando al suo tono normale, Jackson disse: — Sapevo che la mia telefonata ti avrebbe fatto abbassare la guardia. Aprire la porta senza nemmeno dare un’occhiata fuori, con tutte e due le mani occupate e senza pistola. Che delusione! E pensare che eri stato così cauto e diligente nel verificare di non essere seguito. Per questo ho sistemato un trasmettitore miniaturizzato in ciascuna delle macchine del garage di Wicken’s Hunt, compresa la tua Range Rover. È materiale molto costoso, sai, Charlie? Spionaggio via satellite. Tu e la bambolina avreste potuto scappare fino in Antartide, ma io vi avrei trovato comunque.
Con un movimento fluido, Jackson sfoderò la micidiale lama di acciaio.
— Lascia che sia più preciso, Charlie: tu non hai la minima importanza. È Lisa che mi interessa, ma solo per far uscire LuAnn dal buco nel quale è tornata a rintanarsi. Lo storditore elettrico è un prodigioso strumento, non sei d’accordo? Uno dei pochissimi che permettano di avere il controllo assoluto sul soggetto da eliminare lasciandolo pienamente cosciente.
Читать дальше