Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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Adesso era il bambino a essere confuso. La guardò senza capire bene da dove venisse il denaro, come venisse messo da parte per un utilizzo futuro o come fosse difficile ottenerlo. «Be’, per un paio di giorni potremo semplicemente continuare a girare intorno, dormire nei motel…»

«Possiamo dormire nei motel solo se pago in contanti. Una carta di credito potrebbe essere sufficiente a farci rintracciare. Dopo di che non faranno che ritornare indietro nel tempo, alla notte in cui ho usato la carta di credito e ci uccideranno nel motel.»

«Allora usiamo i contanti. Ehi, possiamo sempre mangiare da McDonald. Non costa tanto e poi è buono. »

Lasciarono dietro di sé le montagne e la neve e si diressero a San Bernardino, una città di circa trecentomila abitanti, senza incontrare assassini. Doveva portare il suo Custode da un medico, non solo perché era in debito con lui per averle salvato la vita, ma anche perché senza di lui non avrebbe mai potuto sapere che cosa stava succedendo e probabilmente non avrebbe mai trovato una via d’uscita dal vicolo cieco in cui si trovavano.

Non poteva portarlo all’ospedale, perché gli ospedali tenevano dei registri attraverso i quali i suoi nemici del futuro avrebbero potuto rintracciarla. Avrebbe dovuto ottenere le cure mediche in segreto, da qualcuno a cui non avrebbe dovuto dire il suo nome o fornire spiegazioni riguardo al paziente. Poco prima di mezzanotte si fermò a una cabina telefonica vicino a una stazione di servizio. La cabina si trovava in un angolo abbastanza appartato della stazione. Era l’ideale, perché non poteva rischiare che un addetto notasse i vetri rotti della jeep o l’uomo svenuto.

Nonostante il pisolino di un’oretta che aveva avuto modo di fare a casa e nonostante l’eccitazione, Chris si era addormentato. Nel vano posteriore anche il suo Custode stava dormendo, ma il suo sonno non era né riposante né naturale. Per un lungo momento il suo respiro si fece ansimante.

Lasciò la jeep nel parcheggio, con il motore acceso, e andò nella cabina telefonica per consultare la guida. Dalle Pagine Gialle strappò l’elenco dei nominativi dei medici.

Dopo essersi fatta dare una piantina di San Bernardino dall’addetto alla stazione di servizio, iniziò a cercare un dottore che non svolgesse la sua attività in un ambulatorio o in una clinica, ma in uno studio collegato all’abitazione, una soluzione che fino a qualche anno prima era adottata dalla maggior parte dei medici nelle piccole città e nei villaggi. Ma adesso ormai pochi continuavano a tenere l’abitazione e lo studio insieme. Era perfettamente cosciente che più tempo impiegava a trovare aiuto, minori erano le possibilità che il suo Custode potesse sopravvivere.

All’una e un quarto, in un tranquillo quartiere residenziale di vecchie case, Laura arrivò davanti a una villetta bianca di due piani, in stile vittoriano, costruita in un’altra epoca, in una California ormai lontana, prima che tutto fosse costruito con lo stucco. Era situata ad angolo, con un box che poteva tenere un paio di macchine, seminascosta da ontani che erano spogli in quella stagione invernale. Quello era l’indirizzo del dottor Carter Brenkshaw, e sul limitare del vialetto d’accesso un piccolo cartello sospeso fra due paletti in ferro battuto le confermò di non avere sbagliato.

Proseguì fino alla fine dell’isolato e parcheggiò sul bordo della strada. Scese dalla jeep, prese una manciata di terra umida da un’aiuola davanti a una casa attigua e imbrattò le targhe meglio che poté.

Si pulì le mani nell’erba e quando tornò nella jeep trovò Chris sveglio, ma ancora intontito e confuso dopo aver dormito per più di due ore. Gli diede dei buffetti sulla guancia, gli ravviò i capelli e continuò a parlargli per svegliarlo. In suo aiuto venne l’aria fredda della notte che entrava dai finestrini rotti.

«Okay», disse Laura quando fu sicura che fosse sveglio, «ascolta attentamente, socio. Ho trovato un dottore. Puoi fingerti malato?»

«Certo.» Fece una smorfia come se stesse per vomitare da un momento all’altro e cominciò a lamentarsi.

«Non esagerare.» Laura gli spiegò ciò che aveva intenzione di fare.

«Un ottimo piano, mamma.»

«No, è una sciocchezza, ma è l’unico piano che ho in questo momento.»

Girò la jeep e tornò davanti alla casa di Brenkshaw. Parcheggiò nel vialetto d’accesso davanti al box chiuso che era più arretrato rispetto alla casa. Chris scese dalla jeep e Laura lo afferrò e lo tenne stretto contro di sé, alla sua sinistra, la testa sulla sua spalla. Chris si appoggiò a lei così che Laura poté sostenerlo solo con il braccio sinistro, anche se era abbastanza pesante. Il suo bambino non era più un bambino. Nell’altra mano stringeva il revolver.

Mentre trascinava Chris lungo il vialetto debolmente illuminato dalla luce che veniva da uno dei grandi lampioni sul ciglio della strada, Laura si augurò che nessuno dalle case adiacenti stesse osservando la scena. D’altra parte, non era poi così insolito che qualcuno si presentasse a casa di un dottore nel cuore della notte per chiedere aiuto.

Salì i gradini, attraversò il portico e suonò il campanello tre volte, in rapida successione, come avrebbe fatto una madre disperata. Attese solo qualche secondo prima di suonare ancora.

Dopo qualche minuto, quando ormai stava cominciando a pensare che non ci fosse nessuno in casa, le luci del portico si accesero. Vide un uomo che la stava osservando attraverso una finestrella a forma di ventaglio che si trovava nella parte superiore della porta. «Per favore», disse in tono disperato, tenendoli revolver di lato, dove non poteva essere visto. «Il mio bambino. Veleno! Ha ingerito del veleno!»

L’uomo aprì la porta verso l’interno. C’era una doppia porta di vetro che si apriva verso l’esterno e perciò Laura si spostò.

Era un uomo di circa sessantacinque anni, con i capelli bianchi, un volto dai tratti irlandesi, a eccezione del naso e degli occhi scuri che ricordavano un latino. Indossava una vestaglia marrone, un pigiama bianco e le pantofole. La scrutò attentamente da sopra gli occhiali e chiese: «Che cosa c’è signora?»

«Vivo a due isolati da qui. Voi eravate così vicino. E il mio bambino… veleno!» A questo punto, Laura mollò Chris che sgusciò via mentre lei puntava la canna della pistola contro la pancia dell’uomo. «Le farò saltare le budella se chiama aiuto.»

Non aveva intenzione di ucciderlo, ma il tono della sua voce suonò convincente, perché l’uomo annuì e non disse nulla.

«Lei è il dottor Brenkshaw?» L’uomo annuì di nuovo. «Chi c’è in casa, dottore?»

«Nessuno. Sono solo qui.»

«Sua moglie?»

«Sono vedovo.»

«Figli?»

«Sono tutti grandi e non abitano più qui.»

«Non menta.»

«Ho fatto della sincerità un’abitudine di vita», rispose lui. «In qualche occasione mi ha procurato dei guai, ma in generale dire la verità rende la vita più semplice. Senta, qui fa un freddo cane e la mia vestaglia è leggera. Lei può continuare a minacciarmi anche se entra in casa.»

Laura varcò la soglia e con la pistola sempre puntata contro il medico lo spinse dentro. Chris la seguì. «Tesoro», gli sussurrò, «dai un’occhiata a tutta la casa. Senza far rumore. Vai prima di sopra e non saltare nessuna stanza. Se c’è qualcuno, di’ che il dottore ha un’emergenza e ha bisogno del loro aiuto.»

Chris si diresse verso le scale e Laura tenne Carter Brenkshaw sotto tiro. Si udiva il ticchettio leggero di una pendola poco distante.

«Sa», disse il dottore, «sono sempre stato un grande appassionato di gialli.»

Laura corrugò la fronte. «Che cosa vuol dire?»

«Be’, più di una volta mi è capitato di leggere una di quelle scene in cui c’è una bellissima canaglia che tiene prigioniero l’eroe contro la sua volontà e, come accade il più delle volte, quando la situazione alla fine si ritorce verso di lei, soccombe all’inevitabile trionfo mascolino e finiscono per fare l’amore in modo selvaggio e appassionato. E ora che sono io il protagonista, perché devo essere troppo vecchio per godere del lato più piacevole di questa avventura?»

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