Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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A Laura piaceva quell’uomo e pensò che avessero molti punti di vista in comune. Sembrava ragionevole, gentile. Tuttavia aveva poca speranza di convincerlo a tenere la bocca chiusa. «La polizia non può proteggermi, dottore. Nessuno può proteggermi se non io stessa e forse quell’uomo che ha appena curato. Queste persone che ci inseguono… sono spietate, implacabili e sono al di là della legge.»

Brenkshaw scosse la testa. «Nessuno è al di là della legge.»

« Loro lo sono, dottore. Mi ci vorrebbe un’ora per spiegarle il perché, e poi, probabilmente non mi crederebbe. Ma la prego, se non vuole avere i nostri cadaveri sulla coscienza, tenga la bocca chiusa su quanto è successo. Ma non solo per qualche giorno, per sempre!»

«Be’…»

Laura lo stava studiando e comprese che non sarebbe servito a nulla. Ricordò ciò che le aveva detto prima nell’anticamera, quando lo aveva avvertito di non mentire sulla presenza di qualche altra persona nella casa: lui non mentiva, aveva detto, perché dire la verità rendeva sempre la vita più semplice. Dire la verità era un’abitudine di vita. E in quei pochi minuti si era resa conto che era veramente un uomo insolitamente sincero. Persino ora, mentre lei lo pregava di mantenere il segreto sulla loro visita, non era capace di dire quella bugia che l’avrebbe tranquillizzata e l’avrebbe fatta uscire dal suo ambulatorio. Lui la guardò con espressione colpevole e non riuscì a mentire. Avrebbe fatto il suo dovere quando lei sarebbe partita, avrebbe compilato un rapporto per la polizia. I poliziotti l’avrebbero cercata nella sua casa vicino a Big Bear, dove avrebbero scoperto le tracce di sangue, se non i corpi dei viaggiatori del tempo, e dove avrebbero trovato centinaia di bossoli, finestre infrante, muri segnati dai fori dei proiettili. Domani, o forse il giorno seguente, la notizia sarebbe apparsa su tutti i giornali… Il rumore che aveva sentito mezz’ora prima forse non era un aereo di passaggio. Forse era ciò che aveva pensato al momento: un tuono molto lontano, a venticinque o trenta chilometri di distanza.

Ancora dei tuoni in una notte senza pioggia.

«Dottore, mi aiuti a vestirlo», disse Laura, indicando il suo Custode sul lettino accanto. «Faccia almeno questo per me, visto che mi tradirà.»

Brenkshaw trasalì visibilmente alla parola tradire.

Prima aveva mandato Chris di sopra a prendere degli indumenti di Brenkshaw: camicie, magliette, giacche, pantaloni, un paio di calze e un paio di scarpe. Avevano più o meno la stessa taglia.

Al momento il ferito indossava solo un paio di slip sporchi di sangue, ma Laura sapeva che non c’era tempo per fargli indossare tutti i vestiti. «Mi aiuti solo a infilargli la giacca, dottore, porterò il resto con me e lo vestirò più tardi. La giacca sarà sufficiente per proteggerlo dal freddo.»

Con riluttanza, Brenkshaw sollevò il ferito e lo mise a sedere sul lettino. «Non dovrebbe essere mosso.»

Laura lo ignorò e mentre cercava di infilare il braccio destro di Stefan nella manica della giacca di velluto a coste, disse a Chris: «Vai nella sala d’attesa che dà sulla strada. Lì è buio. Non accendere le luci. Vai alla finestra e controlla la situazione. Per l’amor di Dio non farti vedere!»

«Pensi che siano qui?» chiese il bambino in tono spaventato.

«Se non sono ancora qui, lo saranno presto», rispose Laura, infilando l’altro braccio del suo Custode nella manica della giacca.

«Di che cosa state parlando?» chiese Brenkshaw, mentre Chris si precipitava nella camera accanto e da lì nella buia sala d’attesa.

Laura non rispose. «Forza, mettiamolo sulla carrozzella.»

Insieme sollevarono il ferito dal lettino e lo sistemarono nella carrozzella allacciandogli una cintura attorno alla vita.

Mentre Laura avvolgeva i due vasi di medicinali nei vestiti e ne faceva un fagotto, Chris ritornò indietro correndo. «Mamma, sono arrivati proprio ora, devono essere loro, due macchine piene di uomini dall’altra parte della strada. Sono in sette o otto. Che cosa facciamo?»

«Dannazione!» esclamò Laura. «Non possiamo raggiungere la jeep adesso e non possiamo neppure uscire dalla porta laterale perché potrebbero vederci!»

Brenkshaw fece per dirigersi verso il suo studio. «Chiamerò la polizia…»

«No!»

Mise il fagotto con gli abiti, le medicine e la sua borsa fra le gambe del suo Custode e afferrò il fucile mitragliatore. «Al diavolo, non c’è più tempo! Deve aiutarmi a fare uscire la carrozzella dal retro, giù per gli scalini del portico posteriore.»

Alla fine riuscì a convincere il dottore, che afferrò la carrozzella e la spinse rapidamente attraverso una porta che collegava l’ambulatorio al corridoio. Laura e Chris lo seguirono lungo il buio corridoio, poi attraverso la cucina illuminata solo dalla tenue luce che proveniva dagli orologi digitali del forno e del forno a microonde. La carrozzella urtò con violenza contro la soglia che divideva la cucina dal portico posteriore, facendo sballottare paurosamente il ferito.

Laura si mise l’Uzi sulla spalla, infilò il revolver nella cintura, corse davanti a Brenkshaw e scese gli scalini. Afferrò la carrozzella dal davanti, aiutandolo a farla scendere fino al sentiero.

Lanciò uno sguardo verso il passaggio fra la casa e il box, quasi certa di veder già spuntare un uomo armato. A Brenkshaw bisbigliò: «Deve venire con noi. Se rimane qui la uccideranno, sono sicura che lo faranno».

Il medico si astenne nuovamente da qualsiasi commento e seguì Chris. Laura arrivò per ultima, imbracciando il fucile mitragliatore, pronta a voltarsi e ad aprire il fuoco se avesse udito un rumore provenire dalla casa dietro di loro.

Quando Chris raggiunse il cancello, lo aprì, ma all’improvviso un uomo vestito di nero avanzò dal vicolo, più scuro della notte che li circondava, tranne per il biancore lunare del volto e delle mani, non meno sorpreso di vederseli davanti di quanto lo fossero loro. Veniva dalla strada accanto alla casa e stava imboccando il vialetto per offrire una copertura sul retro. Nella mano sinistra luccicò sinistramente un fucile mitragliatore. Non era in posizione di tiro, ma prontamente cominciò a sollevarlo. Laura non poteva sparargli, non senza falciare anche suo figlio. Poi Chris reagì come per mesi Henry Takahami gli aveva insegnato. Il bambino roteò e con un calcio colpì il braccio destro dell’assassino, facendogli saltare dalla mano il fucile, che cadde nel prato con un tonfo. Chris calciò nuovamente, ma questa volta mirò ai testicoli dell’avversario. Con un grido di dolore, l’uomo cadde all’indietro, contro il pilastro del cancello.

A quel punto Laura aveva già girato la carrozzella e si era messa fra Chris e il killer. Impugnò l’Uzi per la canna, lo sollevò e abbattè il calcio sul cranio dell’assassino, colpendo con tutte le sue forze. L’uomo cadde nel prato, lasciando libero il passaggio, senza aver avuto la possibilità di lanciare un grido.

Gli eventi stavano prendendo un ritmo veloce, troppo veloce. Si trovavano in un prato in discesa, Chris aveva già oltrepassato il cancello e Laura lo stava seguendo, quando sorpresero un secondo uomo vestito di nero, gli occhi come fessure nel volto cadaverico. Un vampiro. Non era possibile eliminarlo con un colpo di karaté, perciò Laura dovette aprire il fuoco prima che l’uomo usasse il suo fucile. Sparò al di sopra della testa di Chris, un colpo preciso che colpì l’assassino nel petto e nel collo, praticamente decapitandolo mentre veniva catapultato all’indietro sul selciato del vialetto.

Brenkshaw aveva oltrepassato il cancello dopo di loro, spingendo la carrozzella nel vialetto e Laura era desolata di averlo coinvolto in quella faccenda, ma ormai non poteva tornare indietro. La strada sul retro era stretta, fiancheggiata su entrambi i lati dai giardini recintati delle case, con qualche box e i bidoni della spazzatura ammassati dietro ogni proprietà, debolmente illuminata dai lampioni che si trovavano agli incroci delle strade, alla fine di ogni isolato.

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