Dean Koontz - Lampi
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- Название:Lampi
- Автор:
- Издательство:Sperling & Kupfer
- Жанр:
- Год:1990
- Город:Milano
- ISBN:88-200-1025-9
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Mezz’ora dopo, in un altro quartiere, esausta e con un gran bisogno di riposare, utilizzò un cacciavite che aveva trovato in una cassetta per gli attrezzi che si trovava nel bagagliaio della Buick per rubare le targhe da una Nissan. Le sostituì a quelle della Buick , che infilò nel bagagliaio della macchina.
Sarebbero passati almeno un paio di giorni prima che il proprietario della Nissan si accorgesse della scomparsa delle targhe e anche quando l’avesse denunciata, la polizia non avrebbe prestato la stessa attenzione che dava ai furti delle auto. Solitamente le targhe venivano tolte da bambini che si divertivano a fare degli scherzi stupidi o da vandali e la polizia dava la precedenza a casi relativi a crimini molto più gravi. Questo era un altro dato molto utile che aveva appreso mentre svolgeva la ricerca per uno dei suoi libri, in cui un ladro di auto aveva giocato un ruolo secondario.
Si fermò tanto quanto bastava per coprire meglio il suo Custode e impedire che si prendesse un malanno. Gli infilò un paio di calzettoni di lana, le scarpe e un maglione. A un certo punto lui aprì gli occhi, la fissò e pronunciò il suo nome e Laura pensò che stesse uscendo dal suo torpore, ma poi scivolò nuovamente nel suo stato di incoscienza, farfugliando in una lingua che Laura non riuscì a comprendere, anche perché non riusciva a capire chiaramente le parole.
Da Riverside si diresse verso Yorba Linda, nella provincia di Orange, dove fermò l’auto in un angolo del parcheggio del supermercato Ralph, alle quattro e cinquanta del mattino. Spense il motore e le luci e slacciò la cintura di sicurezza. Chris invece era ancora assicurato alla sua cintura, appoggiato contro la portiera, profondamente addormentato. Sul sedile posteriore, il suo Custode giaceva ancora in stato di incoscienza, anche se il suo respiro era più regolare. Laura pensava che non sarebbe riuscita ad addormentarsi. Sperava semplicemente di raccogliere le idee e di chiudere gli occhi, ma nel giro di due minuti piombò nel sonno.
Dopo avere ucciso almeno tre uomini, dopo essere stata presa di mira ripetutamente, dopo aver rubato due auto, dopo essere sopravvissuta a una caccia che l’aveva fatta fuggire attraverso ben tre contee, si sarebbe aspettata di fare sogni orribili, di corpi dilaniati e di sangue, con il freddo suono metallico di un’arma automatica come musica di sottofondo per quell’incubo. Si sarebbe aspettata di sognare di perdere Chris, poiché era una delle ultime due luci che risplendevano ancora nella sua oscurità interiore — lui e Thelma — ed era terrorizzata al pensiero di andare avanti senza di lui. Invece sognò Danny e furono sogni bellissimi, non incubi. Danny era vivo e stavano festeggiando la vendita di Shadrach per più di un milione di dollari, ma c’era anche Chris e aveva otto anni, anche se in realtà Chris a quel tempo non era ancora nato. Erano a Disneyland, dove tutti e tre si facevano fotografare con Topolino e al Carnation Pavilion Danny le diceva che l’avrebbe amata per sempre, mentre Chris pretendeva di poter parlare come i maiali, un linguaggio tutto grugniti, che aveva imparato da Carl Dockweiler, che era seduto a un tavolo vicino con Nina e con il padre di Laura, mentre a un altro tavolo le fantastiche gemelle Ackerson stavano mangiando una coppa di gelato alla fragola…
Si svegliò tre ore più tardi, sentendosi riposata, soprattutto grazie a quella comunione familiare che il suo subconscio le aveva offerto. Il sole luminoso in un cielo senza nubi faceva scintillare le cromature dell’auto e dal finestrino posteriore penetrò un raggio splendente. Chris stava ancora dormendo. L’uomo ferito non aveva ancora ripreso conoscenza.
Si azzardò ad andare fino alla cabina telefonica che era accanto al supermercato, da dove poteva tenere d’occhio l’auto. Con delle monete che aveva in borsa, chiamò Ida Palomar, l’insegnante di Chris a Lake Arrowhead, per informarla che sarebbero mancati da casa per tutta la settimana. Non voleva che la povera Ida si recasse, ignara di tutto, nella casa di Big Bear, quella casa segnata dalle pallottole e macchiata di sangue, dove le squadre della polizia stavano senza dubbio lavorando alacremente. Non disse nemmeno da dove stava chiamando; e comunque non aveva intenzione di fermarsi a Yorba Linda molto tempo.
Dopo che fu ritornata all’auto, si sedette sbadigliando, stirandosi e massaggiandosi il collo, mentre osservava i primi acquirenti entrare nel supermercato poco distante. Aveva fame. Con gli occhi impastati di sonno e l’alito pesante, Chris si svegliò dopo una decina di minuti e Laura gli diede del denaro per andare al supermercato e comprare un pacco di dolcetti e due confezioni di succo d’arancia. Non era certo una colazione nutriente, ma almeno avrebbe dato loro un po’ di energia.
«E lui?» chiese Chris, indicando il suo Custode.
Si ricordò di quanto Brenkshaw le aveva detto a proposito del rischio che il paziente potesse disidratarsi. Ma sapeva anche che non poteva fargli ingerire dei liquidi mentre era ancora in stato comatoso. «Be’… prendi un succo d’arancia in più. Non è detto che non riesca a convincerlo a svegliarsi.» Mentre Chris stava per scendere dalla macchina, Laura aggiunse: «Forse è il caso di prendere qualcosa anche per pranzo, qualcosa che non vada a male… diciamo una pagnotta di pane e un vasetto di burro d’arachidi. Prendi anche un deodorante spray e una bottiglia di shampoo».
Chris fece un largo sorriso. «Perché non mi lasci mangiare così a casa?»
«Perché se non ti nutrì in un modo decente, finirai per avere un cervello ancora più svitato di quello che hai ora, ragazzo mio.»
«Persino ora che stiamo scappando da un branco di sicari, sono veramente sorpreso che tu non ti sia portata dietro un forno a microonde, delle verdure fresche e una bottiglia di vitamine.»
«Mi stai forse dicendo che sono una buona madre, ma pur sempre una scocciatrice? Complimento recepito, colpo incassato. E adesso vai.»
Stava per chiudere la portiera, quando Laura aggiunse: «Chris…»
«Lo so», disse il bambino. «Stai attento.»
Quando Chris se ne fu andato, avviò il motore e accese la radio per ascoltare il notiziario delle nove. Sentì due notizie che la interessavano: ciò che era accaduto nella sua casa a Big Bear e la sparatoria a San Bernardino. Come la maggior parte delle notizie, anche queste erano imprecise e non avevano molto senso. Ma confermavano che la polizia la stava cercando per tutta la California del sud. Secondo il radiocronista le autorità prevedevano di rintracciarla presto, soprattutto grazie al fatto che il suo volto era molto conosciuto.
Era rimasta molto sorpresa quando la notte prima Carter Brenkshaw aveva riconosciuto in lei Laura Shane, la famosa scrittrice. Non si reputava una celebrità, era solo una scrittrice di romanzi. Aveva fatto solo un giro di propaganda in occasione della pubblicazione di uno dei suoi primi romanzi, aveva detestato quel noiosissimo e faticoso viaggio e non aveva mai più ripetuto l’esperienza. Non era un’ospite regolare nei dibattiti televisivi. Non aveva mai sponsorizzato un prodotto in uno spot televisivo, né si era mai presentata in pubblico per sostenere un uomo politico. In linea generale aveva cercato di evitare di entrare nel circuito dei mass media. Non aveva mai avuto nulla in contrario a far pubblicare la propria fotografia sulla copertina dei libri, perché le sembrava una cosa innocua e all’età di trentatré anni poteva ammettere senza presunzione di essere una donna attraente, ma non avrebbe mai immaginato, come sosteneva la polizia, che il suo volto fosse molto conosciuto.
Ora si sentiva minacciata, non solo perché la perdita dell’anonimato la rendeva una preda più facile per la polizia, ma perché sapeva che diventare una celebrità, nella vita moderna, equivaleva a una perdita della capacità di autocritica personale e a un grave declino delle potenzialità artistiche. Pochi riuscivano a essere dei personaggi pubblici e nello stesso tempo degli scrittori di valore; la maggior parte sembrava essere corrotta dall’attenzione del pubblico. Laura temeva quella trappola tanto quanto temeva di essere scoperta dalla polizia.
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