Il motore era spento e l’interno della jeep era illuminato solo dalla luce della luna nascosta fra le nubi. Ma poteva vedere il viso di Chris abbastanza bene, perché in quei minuti che aveva trascorso fuori i suoi occhi si erano abituati all’oscurità. Lui la guardò un po’ sorpreso. «Di che cosa stai parlando?»
«Chris, come ti ho detto prima, ti racconterò tutto di quell’uomo che è sdraiato là dietro e delle altre strane apparizioni che ha fatto nella mia vita, ma ora non abbiamo tempo. Perciò non mi bombardare di domande, okay? Ma, supponiamo che il mio Custode — lo chiamo Custode visto che mi ha protetto da eventi terribili quando gli è stato possibile — sia un viaggiatore del tempo che provenga dal futuro. Supponiamo che non usi uno di quei marchingegni strani, supponiamo che sia tutto contenuto in una cintura che porta attorno alla vita, sotto i vestiti, e che si materializzi dall’aria quando arriva qui dal futuro. Mi segui fino adesso?»
Chris la guardava con gli occhi spalancati.
«È così?»
«Potrebbe essere, sì.»
Il bambino si liberò dalla cintura di sicurezza, si mise in ginocchio sul sedile e guardò l’uomo che giaceva nel vano.
«Cazzo!» esclamò.
«Date le circostanze insolite», disse Laura, «chiuderò un occhio sul tuo linguaggio.»
Chris la guardò timidamente. «Scusa. Ma un viaggiatore del tempo !»
Anche se fosse stata arrabbiata con lui la sua collera non sarebbe durata a lungo, vedendo la sua eccitazione e l’entusiasmo che non aveva mostrato in un anno, neppure a Natale quando si era immensamente divertito con Jason Gaines. La prospettiva di un incontro con un viaggiatore del tempo aveva risvegliato in lui il senso dell’avventura. Questo era l’aspetto splendido della vita: sebbene fosse crudele, era anche misteriosa, piena di meraviglia e di sorprese; a volte le sorprese erano così incredibili che si qualificavano come miracoli e nell’assistere a tali miracoli una persona scoraggiata poteva scoprire una ragione di vita e un bambino profondamente ferito vi poteva trovare la volontà di curarsi e una medicina contro la malinconia.
Laura disse: «Okay, supponiamo che quando vuole lasciare il nostro tempo e ritornare nel suo, egli prema un pulsante su una cintura speciale che indossa».
«Posso vedere la cintura?»
«Più tardi. Ricorda, hai appena promesso di non farmi tante domande.»
«Va bene.» Guardò ancora l’uomo, poi si voltò e si sedette, puntando la sua attenzione sulla madre. «Quando preme il pulsante, che cosa succede?»
«Semplicemente svanisce.»
«Wow! E quando arriva dal futuro, appare proprio dall’aria?»
«Questo non lo so. Non l’ho mai visto arrivare. Anche se penso che per qualche ragione sconosciuta ci siano i lampi e i tuoni…»
«I lampi di stanotte!»
«Sì, ma non ci sono soltanto i lampi. Va bene, supponiamo che sia tornato in tempo per aiutarci, per proteggerci da certi pericoli…»
«Come quel camion…»
«Noi non sappiamo perché vuole proteggerci. Non possiamo sapere il perché finché non ce lo dirà lui. Comunque, supponiamo che altre persone dal futuro non vogliano proteggerci. E noi non riusciamo a comprendere neppure le loro motivazioni. Ma uno di loro era Kokoschka, l’uomo che ha ucciso tuo padre…»
«E quei tizi che si sono presentati stanotte a casa nostra», chiese Chris, «anche loro vengono dal futuro?»
«Credo di sì. Avevano intenzione di uccidere il mio Custode, te e me. Invece noi abbiamo ucciso alcuni di loro e due li abbiamo lasciati nei guai con la Mercedes. Perciò… quale sarà la loro prossima mossa, Chris? Tu sei l’esperto in materia. Hai qualche idea?»
«Lasciami pensare.»
La luna si specchiava debolmente sul cofano sporco della jeep. All’interno faceva sempre più freddo. Il loro fiato si condensava e i finestrini stavano cominciando ad appannarsi. Laura accese il motore, il riscaldamento, lo sbrinatore, ma non le luci.
Chris disse: «Be’, vediamo, la loro missione è fallita, perciò non staranno certo in giro. Torneranno nel futuro da cui sono venuti».
«Quei due tizi sulla nostra automobile?»
«Sì. Probabilmente avevano già premuto i pulsanti sulle cinture di quei due tizi che hai ucciso, rimandando i loro corpi al futuro, perciò in casa non c’è nessun morto, nessuna prova che i viaggiatori del tempo siano mai stati là. A parte un po’ di sangue. Così, quando gli altri si sono impantanati, probabilmente hanno lasciato perdere e sono tornati a casa.»
«Perciò tu dici che non sono là dietro adesso? Che non torneranno a piedi verso Big Bear, magari per rubare un’automobile e cercare di trovarci?»
«No. Quello è troppo complicato. Voglio dire, hanno un modo più semplice per trovarci che non vagare qua attorno, come farebbero dei criminali comuni.»
«Che modo?»
Il bambino si sfregò la faccia e guardò fuori del finestrino la neve, il luccichio della luna e l’oscurità davanti a loro. «Vedi, mamma, non appena ci hanno persi, avranno pigiato i bottoni delle loro cinture per tornare al futuro e poi rifare un nuovo viaggio nel nostro tempo per sistemare un’altra trappola per noi. Sanno che abbiamo preso questa strada, perciò probabilmente hanno fatto un altro viaggio nel nostro tempo e hanno sistemato una trappola alla fine di questa strada e ora ci stanno aspettando là. Sì, ecco dove sono! Scommetto che è proprio là che ci stanno aspettando.»
«Ma allora perché non sono tornati indietro anche prima? Voglio dire, anche prima del loro primo viaggio a casa nostra e non ci hanno attaccati prima che il mio Custode si presentasse ad avvisarci?»
«Paradosso», disse il bambino. «Sai che cosa significa?»
La parola sembrava troppo complessa per un bambino della sua età, ma Laura rispose: «Sì, so che cos’è un paradosso. Qualcosa che in sé è una contraddizione, ma che è possibilmente vera.»
«Vedi, mamma, la cosa chiara è che il viaggio nel tempo è pieno di tutti questi possibili paradossi. Cose che non potrebbero essere vere, che non dovrebbero essere vere… ma che poi potrebbero anche esserlo.» Ora stava parlando con quel tono eccitato con cui descriveva i suoi film di avventura preferiti e i libri di fumetti, ma con più intensità di quanto non avesse mai fatto prima, probabilmente perché questa non era una storia fantastica, ma una realtà anche più sorprendente di un romanzo. «Supponiamo che tu sia tornata indietro nel tempo e abbia sposato tuo nonno. Allora saresti tu stessa tua nonna. Se il viaggio nel tempo fosse stato possibile, allora forse avresti potuto fare questo, ma allora come avresti mai potuto nascere se la tua nonna reale non avesse mai sposato tuo nonno la prima volta? Paradosso! O che cosa sarebbe successo se tu fossi tornata indietro nel tempo e avessi incontrato tua madre quando era bambina e l’avessi uccisa accidentalmente? Avresti semplicemente cessato di esistere — pop ! — come se tu non fossi mai nata? Ma se tu avessi cessato di esistere, allora come avresti potuto tornare indietro nel tempo la prima volta? Paradosso! Paradosso!»
Mentre lo fissava nella pallida luce lunare, Laura ebbe la sensazione di guardare un bambino diverso da quello che era solita conoscere. Ovviamente era al corrente della sua grande passione per i racconti di fantascienza, che attualmente sembravano affascinare la maggior parte dei bambini, indipendentemente dall’età. Ma finora non si era resa conto di quale influenza avessero esercitato sulla loro mente. Evidentemente, i bambini americani degli ultimi anni del ventesimo secolo, non solo vivevano una vita fantastica interiore più ricca di quella dei bambini di qualsiasi altra epoca storica, ma sembravano aver acquisito qualcosa che non era trasmesso da elfi, fate, fantasmi con cui le generazioni precedenti si erano divertiti: la capacità di pensare concetti astratti come lo spazio e il tempo in un modo che andava al di là della loro età intellettuale. Aveva la strana sensazione di parlare a un bambino e a uno scienziato spaziale che coesistevano nello stesso corpo.
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