Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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«Sì. E nella peggiore delle ipotesi, lascerebbe che il fratello venisse assassinato, piuttosto che violare i suoi principi e diventare lui stesso un assassino.»

«Pazzesco.»

Aggirarono l’estremità della costa e la strada riprese a scendere in un’altra vallata. I rami dei pini che sporgevano erano così bassi che raschiavano il tetto; blocchi di neve caddero sul cofano e sul parabrezza.

Laura azionò i tergicristalli e si chinò sul volante. Approfittò del cambiamento del terreno per tacere, per avere il tempo di pensare a come rendere quel concetto più chiaro. In quell’ultima ora avevano subito molta violenza; una violenza anche maggiore probabilmente li attendeva, e voleva che Chris assumesse il giusto atteggiamento di fronte a questa realtà.

Non voleva che si facesse strada in lui l’idea che le armi e i muscoli fossero sostituti accettabili della ragione. D’altro canto, non voleva che fosse traumatizzato dalla violenza e che imparasse a temerla, rinunciando alla dignità personale e rischiando la vita.

Alla fine riprese a parlare. «Alcuni pacifisti sono dei codardi camuffati, ma alcuni di loro credono veramente che sia giusto permettere l’omicidio di un innocente piuttosto che uccidere per impedirlo. Sbagliano perché evitando di combattere il male ne sono diventati parte integrante. Fanno del male quanto coloro che premono il grilletto. Forse questo è un concetto troppo complicato per te e probabilmente dovrai pensarci a lungo prima di comprenderlo, ma è importante che tu capisca che c’è una via di mezzo. Si deve cercare di evitare la violenza, di non essere mai i primi a farla esplodere, ma se qualcun altro inizia, bisogna difendere se stessi, gli amici, la famiglia, tutti coloro che si trovano in pericolo. Quando ho dovuto sparare a quegli uomini, mi è venuto un senso di nausea. Non sono un eroe. Non sono orgogliosa di averli uccisi, ma nemmeno me ne vergogno. Non voglio che tu sia orgoglioso di me per questo, né voglio che tu pensi che il fatto di averli uccisi sia stata una soddisfazione, che la vendetta in qualche modo mi faccia sentire meglio. Non è così.»

Chris rimase silenzioso.

«È troppo difficile da capire?» chiese Laura.

«No. Solo che ci devo pensare un po’», rispose Chris. «Immagino che in questo momento io stia pensando in un modo sbagliato, perché li voglio tutti morti, tutti quelli che hanno avuto qualcosa a che fare con… con ciò che è successo a papà. Ma ci penserò, mamma. Cercherò di essere una persona migliore.»

Laura sorrise. «So che lo farai, Chris.»

Durante la conversazione con Chris e nei minuti di silenzio che seguirono, Laura continuò a essere tormentata dalla sensazione di un pericolo imminente. Avevano percorso forse una decina di chilometri e ne restava un altro sul terreno accidentato e ancora tre o quattro di strada asfaltata prima di ricongiungersi alla Statale 38. Più andava avanti più era sicura che ci fosse qualcosa che aveva trascurato e che ulteriori problemi si stavano avvicinando.

Si fermò improvvisamente sul dorsale di un’altura, appena prima che la strada scendesse nuovamente e per l’ultima volta verso una vallata, e spense il motore e le luci.

«Che cosa succede?» chiese Chris.

«Nulla. Ho solo bisogno di pensare. E poi voglio dare un’occhiata al nostro passeggero.»

Scese dalla jeep e andò ad aprire il portellone, dove una pallottola era penetrata attraverso il finestrino. Pezzi di vetro si staccarono e caddero sul terreno ai suoi piedi. Si arrampicò nel vano e, chinandosi sul suo Custode, gli controllò il polso. Era ancora debole, forse persino più debole di prima, ma era regolare. Gli posò una mano sulla fronte e si accorse che non era più freddo; sembrava ardere all’interno. Dietro sua richiesta Chris le passò la torcia che si trovava nel vano portaoggetti. Scostò le coperte per vedere se l’uomo stesse sanguinando più di quando l’avevano caricato sulla jeep. La ferita era sempre brutta, ma non notò tracce di sangue fresco nonostante tutti gli scossoni che aveva subito. Sistemò di nuovo le coperte, restituì la torcia a Chris, scese dalla jeep e chiuse il portellone.

Tolse i pezzi di vetro dal finestrino del portellone e da quello anteriore dalla parte del guidatore. In questo modo il danno era meno evidente e non avrebbe attirato l’attenzione di un poliziotto o di qualsiasi altra persona.

Per un po’ rimase appoggiata contro la jeep nell’aria fredda, a osservare il paesaggio selvaggio immerso nell’oscurità, cercando di mettere d’accordo l’istinto e la ragione. Perché era così sicura che stava dirigendosi verso una situazione pericolosa e che la violenza di quella notte non era ancora giunta al termine?

Le nubi si sfilacciavano nel vento di alta quota che le faceva correre verso est, un vento che non aveva ancora raggiunto terra, dove l’aria era quasi stranamente ferma. La luna fece capolino fra quegli spiragli e illuminò di una luce soprannaturale il paesaggio ondulato ammantato di neve, i sempreverde privati del loro colore dall’oscurità e gli ammassi di formazioni rocciose.

Laura guardò verso sud dove, a pochi chilometri, il sentiero si ricongiungeva con la Statale 38 e tutto in quella direzione sembrava sereno. Guardò a est, a ovest, poi dietro di sé, a nord, da dove erano arrivati. Ovunque guardasse, sulle San Bernardino Mountains non c’era segno di abitazione umana, non una singola luce e tutto sembrava esistere nella sua purezza e pace primordiale.

Si pose le stesse domande e si diede le stesse risposte che avevano fatto parte di un dialogo interiore durante quell’ultimo anno. Da dove venivano gli uomini con le cinture? Da un altro pianeta? Da un’altra galassia? No. Erano esseri umani come lei. Perciò, forse venivano dalla Russia. Forse le cinture funzionavano come trasmettitori di materia, dispositivi simili alla camera di teletrasferimento che aveva visto nel film La mosca. Questo poteva spiegare l’accento del suo Custode nel caso fosse stato teletrasferito dalla Russia ma non spiegava perché non fosse invecchiato in quel quarto di secolo; inoltre, non credeva sul serio che l’Unione Sovietica o qualsiasi altra nazione fosse riuscita a perfezionare i trasmettitori di materia. Rimaneva il viaggio nel tempo.

Aveva considerato quella possibilità per alcuni mesi, anche se non si era sentita abbastanza sicura della sua analisi da farne menzione a Thelma. Ma se il suo Custode era entrato nella sua vita nei momenti cruciali attraverso il viaggio nel tempo, poteva aver compiuto tutti i suoi viaggi nello spazio di un singolo mese o di una settimana corrispondente alla sua era mentre per lei erano passati molti anni, perciò questa era la ragione per cui egli non sembrava invecchiato. Finché non avesse potuto fargli delle domande e sapere la verità, la teoria del viaggio nel tempo era l’unica sulla quale potesse operare: il suo Custode veniva da qualche mondo futuro ed evidentemente era un futuro spiacevole, perché quando aveva parlato della cintura le aveva detto: «Tu non vorresti andare dove ti porterebbe». E ricordava l’espressione terrorizzata dei suoi occhi. Non aveva idea del perché un viaggiatore del tempo tornasse indietro dal futuro per proteggere lei, fra tante persone, da tossicomani armati e incidenti. Non aveva tempo per esaminare le possibilità.

La notte era tranquilla, scura e fredda.

Stavano dirigendosi direttamente in una situazione pericolosa.

Lei lo sapeva , ma non sapeva di che cosa si trattasse né da dove sarebbe arrivata.

Quando ritornò nella jeep, Chris chiese: «Che cosa c’è che non va ora?»

«Senti, tu vai pazzo per film come Star Trek e Guerre stellari , perciò forse sei proprio il genere di esperto di ambientazioni di cui ho bisogno. Tu sei il mio esperto in materia arcana.»

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