Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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Compiaciuta di fronte a tanta iniziativa, Laura disse: «Abbiamo dodici cartucce nei due revolver e centoventi cartucce nei tre Uzi, perciò penso che non avremo bisogno di altro, indipendentemente da quello che succederà. Spingi fin qui quel carrello, presto. Stavo proprio cercando il sistema per portarlo fino alla jeep senza troppi scossoni. Questo mi sembra proprio che faccia al caso nostro».

I loro movimenti erano rapidi, come se si fossero esercitati per quella particolare emergenza, tuttavia Laura intuì che stavano perdendo troppo tempo.

Si aspettava che da un momento all’altro qualcuno cominciasse a colpire con violenza la porta.

Chris tenne fermo il carrello mentre Laura sollevava il ferito e lo adagiava sulla piattaforma. Una volta adagiata la testa, le spalle, la schiena e le natiche, Laura riuscì a sollevargli le gambe e a spingerlo come se fosse stata una carriola. Chris corse sul davanti per tenere una mano sulla spalla destra dell’uomo in modo che non scivolasse giù e per impedire che il carrello slittasse via da sotto il corpo. Ebbero qualche difficoltà a superare la soglia della porta in fondo alla lavanderia, ma alla fine riuscirono a portarlo nel box.

La Mercedes era sulla sinistra mentre la jeep si trovava sul lato destro e in mezzo c’era un passaggio libero. Trasportarono l’uomo fino alla jeep.

Chris aveva già aperto il portellone e aveva anche srotolato un tappetino da ginnastica per usarlo come materassino.

«Sei fantastico», gli disse Laura.

Insieme riuscirono a trasferire il ferito dal carrello nell’abitacolo della jeep attraverso il portellone aperto.

«Vai a prendere l’altra coperta e le sue scarpe che sono in cucina», ordinò a Chris.

Quando il bimbo tornò, Laura aveva finito di sistemare Stefan sul materassino. Gli coprirono i piedi nudi con l’altra coperta.

Mentre chiudeva il portellone, disse: «Chris, vai a sederti davanti e allaccia la cintura di sicurezza».

Ritornò di corsa in casa. La borsa con tutte le sue carte di credito era sul tavolo. La prese e se la mise a tracolla. Afferrò il terzo Uzi e fece per ritornare verso la lavanderia, ma non aveva fatto tre passi, che qualcosa colpì la porta del retro con una forza tremenda.

Laura si voltò di scatto alzando il fucile. Qualcosa colpì nuovamente la porta, ma l’anima di acciaio e i chiavistelli non potevano essere abbattuti con tanta facilità.

Poi l’incubo iniziò a ritmo incalzante.

Ci fu una raffica di mitra e Laura si gettò contro la parete del frigorifero, nascondendosi.

Stavano cercando di far saltare la porta, che però resistette anche a questo assalto. Le pallottole trapassarono le pareti ai lati del telaio rinforzato, forando il muro.

Le finestre del tinello esplosero, quando un secondo mitragliatore aprì il fuoco. Le veneziane di metallo oscillarono. Alcune stecche si spezzarono sotto le pallottole, ma i vetri frantumati rimasero in gran parte dietro le tende, rimbalzando sul davanzale e da lì a terra. Le porte del ripostiglio si scheggiarono e spaccarono sotto la pioggia di colpi. Pezzi di mattoni saltarono via da un muro. Le pallottole rimbalzarono sulla cappa di rame della cucina. Le pentole e i tegami di rame furono crivellati di colpi. La veneziana sopra la scrivania venne definitivamente strappata dal telaio e una mezza dozzina di stecche si abbattè contro la porta del frigorifero a pochi centimetri da dove si trovava Laura.

Il cuore le batteva all’impazzata e un fiotto di adrenalina aveva reso i suoi sensi quasi dolorosamente acuti. Voleva correre alla jeep e cercare di uscire prima che si rendessero conto che si stava preparando a partire, ma un istinto primitivo le impose di rimanere dov’era. Si schiacciò contro la parete del frigorifero, fuori tiro, sperando di non essere colpita da una pallottola di rimbalzo.

Chi diavolo siete ? si chiese furiosa. Il fuoco cessò, ed ebbe la riprova che il suo istinto non si era sbagliato. Arrivarono gli uomini armati e presero d’assalto la casa. Il primo si arrampicò attraverso la finestra sventrata, sopra il tavolo della cucina. Laura si allontanò di qualche passo dal frigorifero e aprì il fuoco, scaraventandolo sul patio. Un secondo uomo, vestito di nero come il primo, entrò attraverso ciò che rimaneva della porta scorrevole del salone. Laura lo intravide attraverso l’arcata un attimo prima che lui la scorgesse. Puntò l’Uzi in quella direzione, sparando all’impazzata, distruggendo la macchinetta del caffè e polverizzando tutto ciò che si trovava sulla parete della cucina, poi lo falciò prima che lui puntasse la sua arma contro di lei.

Si era esercitata con l’Uzi, ma non di recente, e si stupì di quanto fosse maneggevole. Si stupì anche del disgusto che provava nel doverli uccidere, nonostante stessero cercando di massacrare lei e il suo bambino. Un’ondata di nausea la investì. Un terzo uomo si fece avanti nel salone ma Laura era pronta a uccidere anche lui, cento come lui. L’uomo però scattò all’indietro, fuori tiro, quando vide che i suoi compagni erano rimasti uccisi.

Ora la jeep.

Laura non sapeva quanti killer ci fossero fuori, forse solo quei tre, due morti e uno ancora vivo, o forse erano quattro, dieci, o un centinaio. Ma indipendentemente dal numero, non avevano certo previsto di ricevere una simile accoglienza e, soprattutto, una tale pioggia di fuoco. Perlomeno non da una donna e un bambino. E loro sapevano che il suo Custode era ferito e disarmato. Ora dovevano certo essere confusi, avrebbero cercato un nascondiglio per fare il punto della situazione e decidere la prossima mossa. Questa poteva essere la sua prima e ultima chance per scappare via con la jeep. Si precipitò nel box passando per la lavanderia.

Vide che Chris aveva acceso il motore della jeep quando aveva udito gli spari; dai tubi di scappamento fuoriusciva la nube bluastra dei gas di scarico. Mentre correva verso la jeep, la saracinesca del box cominciò ad alzarsi; evidentemente Chris aveva azionato il telecomando nell’istante in cui l’aveva vista.

Quando si sedette al volante, la saracinesca era aperta per un terzo. Inserì la marcia. «Stai giù!» gridò.

Mentre Chris obbediva prontamente, scivolando al di sotto del livello del finestrino, Laura lasciò il pedale del freno, premette l’acceleratore a tavoletta, lasciando il segno dei copertoni sul cemento e schizzò fuori. Schivò la saracinesca del box ancora in fase di apertura solo di qualche centimetro, scardinando l’antenna della radio.

I grandi pneumatici della jeep avevano un battistrada invernale. Avanzarono nella fanghiglia ghiacciata e nella ghiaia che costituivano il fondo del viale d’accesso, aderendo senza problemi e facendo schizzare proiettili di pietra e ghiaccio.

Alla sua sinistra vide sgusciare una figura scura, un uomo vestito di nero che stava attraversando il prato correndo, sollevando nuvole di neve, a una ventina di metri di distanza; una sagoma così indefinita che sarebbe potuta essere solo un’ombra, ma il rumore del motore venne coperto da quello di una raffica di arma da fuoco automatica. I proiettili colpirono la fiancata della jeep e il finestrino dietro di lei andò in mille pezzi, quello al suo fianco rimase intatto. Stava ormai viaggiando a tutta velocità, era fuori tiro, solo pochi secondi dalla salvezza, con il vento che fischiava attraverso il finestrino rotto. Laura pregò che nessuno dei pneumatici fosse stato colpito. Poi altre pallottole colpirono la lamiera o forse erano la ghiaia e il ghiaccio sollevati dalla jeep.

Quando raggiunse la statale alla fine del viale, Laura era certa di essere in salvo. Mentre frenava per svoltare a sinistra, guardò nello specchietto retrovisore e in lontananza vide un paio di fari nel box aperto. I killer erano arrivati alla sua casa senza un mezzo — Dio solo sapeva come avevano viaggiato, forse utilizzando quelle strane cinture — e ora stavano prendendo la sua Mercedes per seguirla.

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