Era una casa di undici stanze, in pietra e legno, circondata da trenta acri di terreno, non lontana dalla Statale 330, qualche chilometro più a sud di Big Bear. Una casa molto più costosa di quella in cui vivevano a Orange Park Acres. La proprietà era seminascosta fra grandi aceri, pini e ginepri e la casa più vicina non era visibile a occhio nudo. In occasione del loro primo week end in montagna, mentre stavano facendo un pupazzo di neve, sul limitare della foresta, a circa venti metri di distanza, spuntarono tre cervi che rimasero a guardarli incuriositi.
Chris rimase elettrizzato alla vista dei cervi e quando la sera andò a letto, era sicuro che i cervi fossero quelli di Babbo Natale. Quello era il posto dove andava a ritirarsi dopo il Natale e non al Polo Nord, come voleva la leggenda. Wind and Stars venne pubblicato nell’ottobre del 1987: un ennesimo grande successo. Il film tratto da Endless River uscì il Giorno del Ringraziamento, facendo registrare, nella prima settimana, incassi altissimi, più di qualsiasi altro film uscito quell’anno.
Venerdì 8 gennaio 1988, elettrizzati dalla notizia che Wind and Stars era per la quinta settimana consecutiva al primo posto nella lista dei best seller di Times , partirono alla volta di Big Bear appena Chris tornò da scuola. Il martedì successivo Laura avrebbe compiuto trentatré anni e avevano deciso di festeggiare il compleanno in anticipo, lassù in montagna, con la neve come glassa su una torta e il vento che cantava per lei.
Sabato mattina i cervi, abituati ormai alla loro presenza, arrivarono a pochi metri dalla loro casa. Ma Chris aveva ormai sette anni e a scuola aveva sentito dire che Babbo Natale non esisteva, perciò cominciava a dubitare che non fossero altro che dei comuni cervi.
Fu un week end meraviglioso, forse il più bello che avessero trascorso in montagna, ma dovettero interrompere prima del previsto il loro soggiorno. Secondo il programma iniziale sarebbero dovuti partire lunedì mattina alle sei e ritornare a Orange County in tempo per portare a scuola Chris. Domenica pomeriggio, però un’improvvisa bufera investì la zona e, nonostante fossero a soli novanta minuti dalle temperature miti della costa, il bollettino meteorologico annunciava che durante la notte sarebbero caduti circa sessanta centimetri di neve. Non volevano rischiare di rimanere bloccati dalla neve e fare perdere a Chris un giorno di scuola. Chiusero la grande casa e qualche minuto dopo le quattro erano già in viaggio verso sud, sulla Statale 330.
La California del sud è uno di quei rari posti al mondo dove si può passare da un paesaggio invernale a un caldo subtropicale in meno di due ore e per Laura quel viaggio era sempre una gioia e motivo di meraviglia. Tutti e tre indossavano calzettoni di lana, pantaloni, maglioni pesanti e giacche a vento, ma in meno di un’ora e un quarto avrebbero raggiunto climi più miti e nel giro di due ore non avrebbero indossato altro che una maglietta a maniche corte.
Laura era alla guida, mentre Danny, seduto davanti, e Chris, seduto dietro, stavano facendo un gioco che avevano inventato durante un viaggio precedente. La neve ricoprì rapidamente anche i tratti in gran parte protetti dagli alberi e negli spazi aperti la neve, che scendeva fitta fitta, vorticando sospinta dalle correnti capricciose dei venti montani, riduceva parzialmente la visibilità. Laura guidava con prudenza. Non aveva importanza se il viaggio invece delle solite due ore ne avesse richieste tre o quattro. Del resto erano partiti presto, perciò avevano tutto il tempo che volevano, tutto il tempo di questa terra.
Quando uscì dalla grande curva, qualche chilometro a sud della loro casa, e imboccò il pendio, vide una jeep rossa sul bordo e un uomo in mezzo alla strada. Stava scendendo dalla collina e si sbracciava per indicare loro di fermarsi.
Danny si sporse in avanti per cercare di vedere meglio. «Ha tutta l’aria di essere in panne. Ha bisogno di aiuto» disse.
«Squadra Packard in soccorso!» gridò Chris dal sedile posteriore.
Laura rallentò e l’uomo cominciò freneticamente a far segno di portarsi sulla banchina.
Con una certa apprensione Danny disse: «C’è qualcosa di strano in lui…»
Sì, qualcosa di decisamente strano. Era il suo Custode speciale. La vista di quell’uomo, dopo tanti anni, sconvolse e terrorizzò Laura.
Era appena sceso dalla jeep rubata quando la Blazer uscì dalla curva in fondo alla collina. Mentre si affrettava verso l’auto, vide che Laura aveva cominciato a rallentare ma era ancora al centro della strada. Allora cominciò a farle cenno di fermarsi sulla banchina, il più vicino possibile al terrapieno. Dapprima continuò ad avanzare, come se pensasse che si trattava solo di un automobilista nei guai o di una persona pericolosa, ma quando fu più vicina, tanto da poter vedere il suo volto e forse riconoscerlo, obbedì immediatamente.
Mentre lo sorpassava e si portava velocemente sul tratto più ampio della banchina, a pochi metri dalla jeep, Stefan fece dietrofront, le corse incontro e spalancò la portiera. «Non so se qui è sufficientemente sicuro. Uscite. Dobbiamo allontanarci. Presto. Adesso! »
Danny obiettò: «Ehi, aspetti…»
«Fai quello che dice!» gridò Laura. «Chris, avanti, esci!»
Stefan afferrò la mano di Laura e l’aiutò a scendere. Mentre Danny e Chris si precipitavano a loro volta fuori dall’auto, Stefan udì il rumore di un motore che si stava avvicinando. Guardò verso la collina e vide che un grosso autocarro aveva superato la cima e stava scendendo verso di loro. Trascinando Laura dietro di sé, corse davanti alla Blazer.
Il suo Custode ordinò: «Sul terrapieno, avanti». E cominciò ad arrampicarsi sul cumulo di neve dura e ghiacciata, ammassata dagli spazzaneve.
Laura guardò verso la strada e vide che il camion, a meno di mezzo chilometro da loro, appena superato il dosso cominciava a sbandare paurosamente sul selciato insidioso, per proseguire la sua corsa trasversalmente. Se non fossero stati fermati, se il suo Custode non li avesse trattenuti, si sarebbero trovati proprio nel punto in cui l’autocarro aveva cominciato a perdere il controllo. E sarebbero stati travolti.
Accanto a lei, Danny, che stava prendendo Chris sulle spalle, aveva ovviamente visto il pericolo. L’autocarro avrebbe potuto proseguire nella sua folle corsa senza che l’autista riuscisse a controllarlo, avrebbe potuto schiantarsi contro la jeep e la Blazer. Trascinando Chris, balzò sul terrapieno innevato, gridando a Laura di muoversi.
Laura cominciò a salire, cercando dei punti d’appoggio a cui aggrapparsi. Ma la neve non era semplicemente ricoperta di ghiaccio, era dura come il marmo e in alcuni punti si sfaldava a blocchi tanto che Laura rischiò di cadere all’indietro sulla strada sottostante. Quando raggiunse il suo Custode, Danny e Chris, a cinque metri dalla strada, su un tratto di roccia stretto ma senza neve, vicino agli alberi, Laura ebbe l’impressione che quella salita fosse durata un’eternità. Il suo senso del tempo, in realtà, doveva essere stato distorto dalla paura, perché quando guardò di nuovo verso la strada, vide che l’autocarro stava ancora sbandando verso di loro, ed era a una sessantina di metri di distanza. Dopo aver compiuto un giro completo su se stesso si stava nuovamente mettendo di traverso.
L’autocarro trasportava un gatto delle nevi che apparentemente non era bloccato né assicurato in altro modo. Il guidatore aveva assurdamente fatto affidamento sulla forza d’inerzia per mantenerlo fermo. Adesso però il veicolo aveva cominciato a sbattere contro le pareti dell’autocarro e contro la cabina di guida. Per tutto il tratto di discesa i violenti colpi contribuirono a destabilizzare il veicolo, finché sembrò che l’autocarro, completamente inclinato, potesse rotolare su se stesso da un momento all’altro.
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